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Dal Vangelo secondo Luca Lc 21,5-19
“In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta». 
Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine». 
Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.
Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere.
Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. 
Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».”

 

 

 

TO.03.02.23

 

Ill.mo Signor Presidente della Corte Costituzionale Augusto Barbera

Ill.mo Capo dello Stato Sergio Mattarella

Ill.mo Presidente del Senato

Ill.mo Presidente della Camera

Ill.ma Presidente del Consiglio

 

In questi giorni e’ in approvazione l’atto della Camera: n.1515 , Senato n.674. - "Interventi a sostegno della competitività dei capitali e delega al Governo per la riforma organica delle disposizioni in materia di mercati dei capitali recate dal testo unico di cui al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, e delle disposizioni in materia di società di capitali contenute nel codice civile applicabili anche agli emittenti" (approvato dal Senato) (1515) .

L’articolo 11 (Svolgimento delle assemblee delle società per azioni quotate) modificato al Senato, consente, ove sia contemplato nello statuto, che le assemblee delle società quotate si svolgano esclusivamente tramite il rappresentante designato dalla società. In tale ipotesi, non è consentita la presentazione di proposte di deliberazione in assemblea e il diritto di porre domande è esercitato unicamente prima dell’assemblea. Per effetto delle modifiche apportate al Senato, la predetta facoltà statutaria si applica anche alle società ammesse alla negoziazione su un sistema multilaterale di negoziazione; inoltre, sempre per effetto delle predette modifiche, sono prorogate al 31 dicembre 2024 le misure previste per lo svolgimento delle assemblee societarie disposte con riferimento all’emergenza Covid-19 dal decreto-legge n. 18 del 2020, in particolare per quanto attiene l’uso di mezzi telematici. L’articolo 11 introduce un nuovo articolo 135-undecies.1 nel TUF – Testo Unico Finanziario (D. Lgs. n. 58 del 1998) il quale consente, ove sia contemplato nello statuto, che le assemblee delle società quotate si svolgano esclusivamente tramite il rappresentante pagato e designato dalla società. Le disposizioni in commento rendono permanente, nelle sue linee essenziali, e a condizione che lo statuto preveda tale possibilità, quanto previsto dall’articolo 106, commi 4 e 5 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, che ha introdotto specifiche disposizioni sullo svolgimento delle assemblee societarie ordinarie e straordinarie, allo scopo di contemperare il diritto degli azionisti alla partecipazione e al voto in assemblea con le misure di sicurezza imposte in relazione all’epidemia da COVID-19. Il Governo, nella Relazione illustrativa, fa presente che la possibilità di continuare a svolgere l’assemblea esclusivamente tramite il rappresentante designato tiene conto dell’evoluzione, da tempo in corso, del modello decisionale dei soci, che si articola, sostanzialmente, in tre momenti: la presentazione da parte del consiglio di amministrazione delle proposte di delibera dell’assemblea; la messa a disposizione del pubblico delle relazioni e della documentazione pertinente; l’espressione del voto del socio sulle proposte del consiglio di amministrazione. In questo contesto, viene fatta una affermazione falsa e priva di ogni fondamento giuridico: che  l’assemblea ha perso la sua funzione informativa, di dibattito e di confronto essenziale al fine della definizione della decisione di voto da esprimere. Per cui non e’ vero che la partecipazione all’assemblea si riduca, in particolar modo, per gli investitori istituzionali e i gestori di attività, nell’esercizio del diritto di voto in una direzione definita ben prima dell’evento assembleare, all’esito delle procedure adottate in attuazione della funzione di stewardship e tenendo conto delle occasioni di incontro diretto, chiuse ai risparmiatori,  con il management della società in applicazione delle politiche di engagement.

Per cui in questo contesto, si verrebbe ad applicare una norma di esclusione dal diritto di partecipazione alle assemblee degli azionisti da parte di chi viene tutelato, anche attraverso il diritto  alla partecipazione alle assemblee dall’art.47 della Costituzione oltre che dall’art.3 della stessa per una oggettiva differenza di diritti fra cittadini azionisti privati investitori che non possso piu’ partecipare alle assemblee e ed azionisti istituzionali che invece godono di incontri diretti privati e riservati con il management della società in applicazione delle politiche di engagement.

Il che crea una palese ed illegittima asimmetria informativa legalizzata in Italia rispetto al contesto internazionale in cui questo divieto di partecipazione non sussiste. Anzi gli orientamenti europei vanno da anni nella direzione opposta che la 6 commissione presieduta dal sen.Gravaglia volutamente dimostra di voler ignorare.

Viene da chiedersi perche’ la maggioranza ed il Pd abbiano approvato questo restringimento dei diritti costituzionali ?

Tutto cio’ mentre Elon Musk ha subito una delle più grandi perdite legali nella storia degli Stati Uniti questa settimana, quando l'amministratore delegato di Tesla è stato privato del suo pacchetto retributivo di 56 miliardi di dollari in una causa intentata da Richard Tornetta che ha fatto causa a Musk nel 2018, quando il residente della Pennsylvania possedeva solo nove azioni di Tesla. Il caso è arrivato al processo alla fine del 2022 e martedì un giudice si è schierato con Tornetta, annullando l'enorme accordo retributivo perché ingiusto nei suoi confronti e nei confronti di tutti i suoi colleghi azionisti di Tesla.

La giurisprudenza societaria del Delaware è piena di casi che portano i nomi di singoli investitori con partecipazioni minuscole che hanno finito per plasmare il diritto societario americano.

Molti studi legali che rappresentano gli azionisti hanno una scuderia di investitori con cui possono lavorare per intentare cause, afferma Eric Talley, che insegna diritto societario alla Columbia Law School. Potrebbe trattarsi di fondi pensione con un'ampia gamma di partecipazioni azionarie, ma spesso si tratta anche di individui come Tornetta.

Il querelante firma i documenti per intentare la causa e poi generalmente si toglie di mezzo, dice Talley. Gli investitori non pagano lo studio legale, che accetta il caso su base contingente, come hanno fatto gli avvocati nel caso Musk.

Tornetta beneficia della vittoria della causa nello stesso modo in cui ne beneficiano gli altri azionisti di Tesla: risparmiando all'azienda i miliardi di dollari che un consiglio di amministrazione asservito pagava a Musk.

Gli esperti hanno detto che persone come Tornetta sono fondamentali per controllare i consigli di amministrazione. I legislatori e i giudici desiderano da tempo che siano le grandi società di investimento a condurre queste controversie aziendali, poiché sono meglio attrezzate per tenere d'occhio le tattiche dei loro avvocati. Ma gli esperti hanno detto che i gestori di fondi non vogliono mettere a repentaglio i rapporti con Wall Street.

Quindi è toccato a Tornetta affrontare Musk.

"Il suo nome è ora impresso negli annali del diritto societario", ha detto Talley. "I miei studenti leggeranno Tornetta contro Musk per i prossimi 10 anni". Questa e’ democrazia e trasparenza vera non quella votata da maggioranza e Pd.

Infatti da 1 anno avevo chiesto di essere udito dal Senato che mi ignorato nella totale indifferenza della 6 commissione . Mentre lo sono stati sia il recordman professionale dei rappresentanti pagati degli azionisti , l’avv.Trevisan , sia altri ispiratori e sostenitori della modifica normativa proposta. Per cui mi e’ stata preclusa ogni osservazione non in linea con la proposta della 6 commissione del Senato che ha esaminato ed emendato il provvedimento e questo viola i principi di indipendenza e trasparenza delle camera e senato: dov’e’ interesse pubblico a vietare le assemblee agli azionisti per ragioni pandemiche nel 2024 ?

La prova più consistente che tale articolo non ha alcuna ragione palese per essere presentato e’ che sono state di fatto rese permanenti le misure introdotte in via temporanea per l’emergenza Covid-19 In sintesi, il menzionato articolo 106, commi 4 e 5 - la cui efficacia è stata prorogata nel tempo e, da ultimo, fino al 31 luglio 2023 dall’articolo 3, comma 1, del decreto-legge 30 dicembre 2021, n. 228 - prevede che le società quotate possano designare per le assemblee ordinarie o straordinarie il rappresentante designato, previsto dall'articolo 135-undecies TUF, anche ove lo statuto preveda diversamente; inoltre, la medesima disposizione consente alle società di prevedere nell’avviso di convocazione che l’intervento in assemblea si svolga esclusivamente tramite il rappresentante designato, al quale potevano essere conferite deleghe o sub-deleghe ai sensi dell’articolo 135-novies del TUF. L'articolo 135-undecies del TUF dispone che, salvo diversa previsione statutaria, le società con azioni quotate in mercati regolamentati designano per ciascuna assemblea un soggetto al quale i soci possono conferire, entro la fine del secondo giorno di mercato aperto precedente la data fissata per l'assemblea, anche in convocazione successiva alla prima, una delega con istruzioni di voto su tutte o alcune delle proposte all'ordine del giorno. La delega ha effetto per le sole proposte in relazione alle quali siano conferite istruzioni di voto, è sempre revocabile (così come le istruzioni di voto) ed è conferita, senza spese per il socio, mediante la sottoscrizione di un modulo il cui contenuto è disciplinato dalla Consob con regolamento. Il conferimento della delega non comporta spese per il socio. Le azioni per le quali è stata conferita la delega, anche parziale, sono computate ai fini della regolare costituzione dell'assemblea mentre con specifico riferimento alle proposte per le quali non siano state conferite istruzioni di voto, le azioni non sono computate ai fini del calcolo della maggioranza e della quota di capitale richiesta per l'approvazione delle delibere. Il soggetto designato e pagato come rappresentante è tenuto a comunicare eventuali interessi che, per conto proprio o di terzi, abbia rispetto alle proposte di delibera all’ordine del giorno. Mantiene altresì la riservatezza sul contenuto delle istruzioni di voto ricevute fino all'inizio dello scrutinio, salva la possibilità di comunicare tali informazioni ai propri dipendenti e ausiliari, i quali sono soggetti al medesimo dovere di riservatezza. In forza della delega contenuta nei commi 2 e 5 dell'articolo 135-undecies del TUF la Consob ha disciplinato con regolamento alcuni elementi attuativi della disciplina appena descritta. In particolare, l'articolo 134 del regolamento Consob n. 11971/1999 ("regolamento emittenti") stabilisce le informazioni minime da indicare nel modulo e consente al rappresentante che non si trovi in alcuna delle condizioni di conflitto di interessi previste nell'articolo 135-decies del TUF, ove espressamente autorizzato dal delegante, di esprimere un voto difforme da quello indicato nelle istruzioni nel caso si verifichino circostanze di rilievo, ignote all'atto del rilascio della delega e che non possono essere comunicate al delegante, tali da ARTICOLO 11 42 far ragionevolmente ritenere che questi, se le avesse conosciute, avrebbe dato la sua approvazione, ovvero in caso di modifiche o integrazioni delle proposte di deliberazione sottoposte all'assemblea. Più in dettaglio, per effetto del comma 4 dell'articolo 106, le società con azioni quotate in mercati regolamentati possono designare per le assemblee ordinarie o straordinarie il rappresentante al quale i soci possono conferire deleghe con istruzioni di voto su tutte o alcune delle proposte all'ordine del giorno, anche ove lo statuto disponga diversamente. Le medesime società possono altresì prevedere, nell’avviso di convocazione, che l’intervento in assemblea si svolga esclusivamente tramite il rappresentante designato, al quale possono essere conferite anche deleghe o sub-deleghe ai sensi dell’articolo 135-novies del TUF, che detta le regole generali (e meno stringenti) applicabili alla rappresentanza in assemblea, in deroga all’articolo 135-undecies, comma 4, del TUF che, invece, in ragione della specifica condizione del rappresentante designato dalla società, esclude la possibilità di potergli conferire deleghe se non nel rispetto della più rigorosa disciplina prevista dall'articolo 135-undecies stesso. Per effetto del comma 5, le disposizioni di cui al comma 4 sono applicabili anche alle società ammesse alla negoziazione su un sistema multilaterale di negoziazione e alle società con azioni diffuse fra il pubblico in misura rilevante. Le disposizioni in materia di assemblea introdotte dalle norme in esame non sono state approvate dal M5S il cui presidente , avv.Conte, aveva introdotto tali norme esclusivamente per il periodo Covid. Per cui l’articolo 11 in esame, come anticipato, introduce un nuovo articolo 135- undecies.1 nel Testo Unico Finanziario, ai sensi del quale (comma 1) lo statuto di una società quotata può prevedere che l’intervento in assemblea e l’esercizio del diritto di voto avvengano esclusivamente tramite il rappresentante designato dalla società, ai sensi del già illustrato supra articolo 135-undecies. A tale rappresentante possono essere conferite anche deleghe o sub-deleghe ai sensi dell'articolo 135-novies, in deroga all'articolo 135-undecies, comma 4. La relativa vigilanza è esercitata, secondo le competenze, dalla Consob (articolo 62, comma 3 TUF e regolamenti attuativi) o dall’Autorità europea dei mercati finanziari – ESMA.

L’ESMA non e’ stata mai sentita dal sen.Gravaglia su questo articolo mentre la Consob ha espresso parere contrario che sempre lo stesso ha ignorato. Ma i soprusi non finiscono qui : il comma 3 del nuovo articolo 135-undecies.1 chiarisce che, nel caso previsto dalle norme in esame. il diritto di porre domande (di cui all’articolo 127-ter del TUF) è esercitato unicamente prima dell’assemblea. La società fornisce almeno tre giorni prima dell’assemblea le risposte alle domande pervenute. In sintesi, ai sensi dell’articolo 127-ter, coloro ai quali spetta il diritto di voto possono porre domande sulle materie all'ordine del giorno anche prima dell'assemblea. Alle domande pervenute prima dell'assemblea è data risposta al più tardi durante la stessa. La società può fornire una risposta unitaria alle domande aventi lo stesso contenuto. L’avviso di convocazione indica il termine entro il quale le domande poste prima dell'assemblea devono pervenire alla società. Non è dovuta una risposta, neppure in assemblea, alle domande poste prima della stessa, quando le informazioni richieste s

 

iano già disponibili in formato "domanda e risposta" nella sezione del sito Internet della società ovvero quando la risposta sia stata pubblicatma 7, del TUF relativo allo svolgimento delle assemblee di società ed enti. Per effetto delle norme introdotte, al di là delle disposizioni contenute nell’articolo in esame che vengono rese permanenti (v. supra), sono prorogate al 31 dicembre 2024 tutte le altre misure in materia di svolgimento delle assemblee societarie – dunque non solo quelle relative alle società quotate – previste nel corso dell’emergenza Covid-19. Questo che e’ un capolavoro di capziosità di un emendamento della sen.Cristina Tajani PD , ricercatrice e docente universitaria, di indifferenziazione parlamentare negli obiettivi : dal momento che le misure previste dall’art.11 in oggetto prevedono per essere applicabili il loro recepimento statutario, lo stesso viene ottenuto nel 2024 per ragioni di Covid,  con il rappresentante pagato , che ovviamente non porrà alcuna opposizione neppure verbale.

Illustri Presidenti se questa non e’ una negazione degli art.47 e 3 della Costituzione,  contro la democrazia e trasparenza societaria , cos’e ?

Al termine di questa mia riflessione vorrei capire se in questo nostro paese esiste ancora uno spazio di rispettosa discussione democratica o di tutela giuridica nei confronti di una decisione arbitraria di una classe dirigente qui’ palesemente opaca.

Confido in una vs risposta costruttiva di rispetto della libertà progressista di un paese evoluto ma stabile e garante nei diritti delle minoranze . Anche perché quello che ho anticipato con Edoardo Agnelli sul futuro della Fiat dal 1998 in poi si e’ tristemente avverato, e solo oggi, forse,  e’ diventato di coscienza comune ,  anche se a me e’ costato pesanti ritorsioni personali da parte degli organi di polizia e giustizia torinese e della Facolta’ di Economia Commercio di Torino . Ed ad Edoardo Agnelli la morte. Non e’ impedendomi di partecipare alle assemblee che Fiat & C ritorneranno in Italia, perché nel frattempo non esistono più a causa anche di chi a Torino e Roma gli ha concesso di fare tutto quello che di insensato hanno fatto dal 1998 in poi anche contro se stessi oltre che i suoi lavoratori ed azionisti, calpestando brutalmente chi osava denunciarlo pubblicamente nel tentativo, silenziato, di fermare la distruzione di un orgoglio e una risorsa nazionale. Giugiaro racconta che quando la Volkswagen gli chiese di fare la Golf gli presento’ la Fiat 128 come esempio inarrivabile. Oggi Tavares si presenta in Italia come il nuovo Napoleone , legittimato da Yaky e scortato dalla DIGOS per difenderlo da Marco BAVA che vorrebbe solo documentargli che l’industria automobilistica italiana ha una storia che gli errori di 3 persone non debbono poter cancellare. Anche se la storia finora ha premiato chi ha consentito il restringimento dei diritti in questo paese la frana del futuro travolgerà tutti.

Basta chiederlo a Montezemolo che tutto questo lo sa e lo ha vissuto direttamente.

 

Con ossequio.     

                                              Marco BAVA

 

 

 

TAVARES E  JAKY NEL 23

 

Un compenso da 36,5 milioni è adeguato per il ceo di una società capace di generare 18,6 miliardi di profitti e di versare ai soci quasi 8 miliardi? Per i proxy advisor […] no. In vista dell’assemblea del 16 aprile, […] Glass Lewis e Iss hanno raccomandato agli azionisti di Stellantis di votare contro gli stipendi percepiti […] dai manager del gruppo.



A loro giudizio, la paga del ceo Carlos Tavares è «eccessiva»: vale 518 volte il salario medio dei dipendenti di Stellantis che, intanto, sta attuando massicci piani di esuberi […].



[…] Iss ha criticato anche il benefit da 430 mila euro accordato al presidente John Elkann che ha potuto utilizzare l’aereo aziendale per scopi personali. I suggerimenti dei proxy sono di norma accolti dai fondi internazionali. Se al loro si aggiungesse il «no» del governo francese, socio di Stellantis al 9,9%, la relazione sui compensi potrebbe incorrere in una sfiducia. Dal valore consultivo, è vero; ma fortemente simbolico.

 

 

IL 10.12.23 PROGRAMMA TELEVISIVO SU L'OMICIDIO DI EDOARDO AGNELLI SU  PIAZZA LIBERTA', il programma di informazione condotto da Armando Manocchia,  su BYOBLU CANALE 262 DT CANALE

https://www.byoblu.com/2023/12/10/piazza-liberta-di-armando-manocchia-puntata-87/

https://youtu.be/_DJONMxixO8?si=rKoapPc2-8JtHha8

https://youtu.be/B05tTBK-w0E?si=O5XxvZFIr61tYU7w

https://www.youtube.com/watch?v=t0OrCSg1IZc

https://www.youtube.com/watch?v=Mhi-IY_dfr4

 

https://www.youtube.com/watch?v=ej0LPowV9YI

 

OSSERVAZIONI

  1. IL GRANDE AMICO DI EDOARDO CON CUI FECE VIAGGI ERA LUCA GAETANI
  2. EA NON FECE MAI NESSUNA CESSIONE DEI SUOI DIRITTI EREDITARI
  3. NE' EBBE ALCUN DISSIDIO CON GIOVANNI ALBERTO AGNELLI, DA CUI SOGGIORNAVA ANDANDO E TORNANDO DA GARAVICCHIO.
  4. INFATTI QUANDO CI FU L'EPISODIO DEL KENIA FU GIOVANNI ALBERTO AGNELLI AD ANDARLO A TROVARE.
  5. I LEGAMI CON LA SORELLA MARGHERITA NON EERANO STRETTI COME QUELLI CON I CUGINI LUPO RATTAZZI ED EDUARDO TEODORANI FABBRI. INFATTI NON ESISTONO LETTERE FRA EDOARDO E MARGHERITA .
  6. DEL CAMBIO DELLA SUCCESSIONE DA GIOVANNI ALBERTO A JAKY EA LO HA SAPUTO DALLA MADRE CHE NE HA CONVITO GIANNI PER NON PERDERE I PRIVILEGI DELLA PRESIDENZA FIAT,
  7. L'INTERVISTA AL MANIFESTO FU PROPOSTA DA UN GIORNALISTA DI REPUBBLICA PERCHE' LUI L'AVREBBE VOLUTA FARE MA NON GLIELO PERMETTEVANO.
  8. NON CI SONO PROVE CHE EA FOSSE DEPRESSO,
  9. LA PATENTE DI EA LA TENEVA LA SCORTA E NON ERA SUL CRUSCOTTO MA NEL CASSETTO DELLA CROMA EX DELL'AVVOCATO CON MOTORE VOLVO E CAMBIO AUTOMATICO, NON BLINDATA.
  10. LE INDAGINI SULL'OMICIDIO DI EA SONO TUTT'ORA APERTE PRESSO LA PROCURA DI CUNEO.

 

 

GRIVA QUANDO ENTRA IN SCENA ?

L’IMPERO DI FAMIGLIA: ECCO PERCHÉ ADESSO RISCHIA DI CROLLARE TUTTO

Estratto dell’articolo di Ettore Boffano per “il Fatto quotidiano”

È l’attacco al cuore di un mito: quello degli Agnelli. E a pagarne le conseguenze più dure potrebbe essere lui, l’erede che non porta più quel cognome, John Elkann.
A rischio di veder messo in ballo il ruolo che suo nonno gli aveva assegnato: la guida dei tesori di famiglia. Tutto passa per la Svizzera, dove Marella Caracciolo, vedova dell’avvocato, ha sempre dichiarato di avere la residenza sin dagli anni 70.
E con la cui legge successoria ha poi regolato i conti con la figlia: per escludere Margherita dalla propria eredità e, soprattutto, permettere al nipote di diventare il nuovo capo della dinastia.
[…] quella residenza […] ora piomba nell’inchiesta per frode fiscale della Procura di Torino. E i pm hanno poteri di accertamento rapidi e quasi immediati […]. Vediamo, punto per punto, che cosa c’è e che cosa indica quel documento e come potrebbe segnare i clamorosi sviluppi delle indagini.



1) La residenza svizzera. È decisiva: per stabilire se sono validi sia l’accordo e il patto firmati da Marella con la figlia a Ginevra nel 2004, sulla successione dell’avvocato e sulla sua, sia il testamento e le due aggiunte con i quali ha indicato come eredi i nipoti John, Lapo e Ginevra.
E infine per accertare la possibile evasione fiscale sul suo patrimonio. Trevisan spiega che la vedova dell’avvocato, dal 2003 sino alla morte nel 2019, non ha mai vissuto in Svizzera i 180 giorni all’anno necessari per poter mantenere quel diritto. “Ha trascorso ogni anno, in media, oltre 189 giorni in Italia, 94 in Marocco e solo circa 68 in Svizzera”. Se tutto saltasse, Margherita tornerebbe in campo nel controllo dell’impero Agnelli.



2) Gli “espedienti” sulla residenza. Il legale indica anche le presunte mosse per mascherare la permanenza di Marella in Italia. […] “Occorreva non far risultare intestate a Marella Caracciolo le utenze degli immobili in Italia e i relativi rapporti di lavoro... Un appunto del commercialista Gianluca Ferrero suggeriva che non fossero a lei riconducibili né dipendenti né animali, facendo risultare che i domestici fossero alle dipendenze di Elkann […]”.



3) Il personale delle ville. La ricostruzione di Trevisan […] sembrerebbe confermare i “consigli” di Ferrero. I magistrati […] stanno […] ascoltando le testimonianze di chi gestiva le residenze di famiglia. Il legale di Margherita ha contato oltre 30 dipendenti […]. I contratti erano intestati formalmente a Elkann, ma loro erano sempre al servizio della nonna.

4) I testamenti, veri o falsi. Nell’esposto, Trevisan affida alla Procura […] il compito di esaminare l’autenticità del testamento di Marella Caracciolo e delle due “aggiunte”, redatti dal notaio svizzero Urs von Grunigen. […] il legale aveva già sostenuto che, secondo due diverse perizie grafiche, almeno nella seconda “aggiunta” la firma della signora “appare apocrifa, con elevata probabilità”. Giovedì pomeriggio, la Guardia di Finanza si è presentata alla Fondazione Agnelli, proprio per acquisire vecchi documenti firmati da Marella e confrontare le firme.



5) Le fiduciarie di famiglia. Le Fiamme Gialle hanno anche prelevato migliaia e migliaia di pagine e documenti legati a quattro diverse fiduciarie, tutte citate nell’esposto di Trevisan. Due di esse, la Simon Fiduciaria e la Gabriel Fiduciaria facevano riferimento, un tempo, all’avvocato Franzo Grande Stevens e oggi sono state assorbite nella Nomen Fiduciaria della famiglia Giubergia e nella banca privata Pictet di Ginevra.
Che cosa può nascondersi in quegli “scrigni” votati alla riservatezza? Due cose, entrambe importanti. La prima […] riguarda il fatto se in esse sia potuto transitare denaro proveniente da 16 società offshore delle Isole Vergini britanniche, tutte intestate o a Marella Agnelli o a “membri della famiglia”, come la “Budeena Consulting Inc.” che, da sola, aveva in cassa 900 milioni dollari.
La seconda riguarda la possibilità che gli inquirenti possano trovare le tracce degli scambi azionari, tra la nonna e i nipoti, della “Dicembre”, la società semplice creata dall’avvocato nel 1984 per custodire il tesoro di famiglia e che oggi consente a John Elkann di gestire, a cascata, i 25,5 miliardi di patrimonio della holding Exor.


2. INCHIESTA ELKANN: LA GDF A CACCIA DI SOCIETÀ OFFSHORE

Estratto dell’articolo di Marco Grasso per “il Fatto quotidiano”

IL TESTAMENTO DI MARELLA CARACCIOLO CON LE INTEGRAZIONI E LE FIRME
IL TESTAMENTO DI MARELLA CARACCIOLO CON LE INTEGRAZIONI E LE FIRME

Margherita Agnelli […] dà la caccia ai capitali offshore di famiglia, che le sarebbero stati occultati nell’accordo sull’eredità. La Procura di Torino cerca i redditi, potenzialmente enormi, che sarebbero stati occultati al Fisco, attraverso fiduciarie collegate a paradisi fiscali.

Questi due interessi potrebbero convergere se cadesse il baluardo che finora ha protetto la successione della dinastia più potente d’Italia: la presunta residenza elvetica di Marella Caracciolo, moglie di Gianni e madre di Margherita. Se saltasse questo cardine, le autorità italiane potrebbero contestare reati tributari e sanzioni fiscali agli Elkann, e questa storia, come una valanga, potrebbe travolgere anche i contenziosi civili sull ’eredità, aperti in Svizzera e in Italia.

Sono tre gli indagati nell’in chiesta condotta dal procuratore aggiunto Marco Gianoglio e dai pm Mario Bendoni e Giulia Marchetti: Gianluca Ferrero, commercialista della famiglia Agnelli e presidente della Juventus; Robert von Groueningen, amministratore dell’eredità di Marella Agnelli (morta nel 2019); John Elkann, nipote di Marella, presidente di Stellantis ed editore del gruppo Gedi.

L’ipotesi è di concorso in frode fiscale e in particolare di dichiarazione infedele al Fisco per gli anni 2018-2019. In base all’intesa sulla successione di Gianni Agnelli nel 2004 […] Margherita accetta l’estromissione dalle società di famiglia in cambio di 1,2 miliardi; ottiene l’usufrutto su vari beni immobiliari e si impegna a versare alla madre Marella un vitalizio mensile da 500 mila euro. Di questi soldi non c’è traccia nei 730, da cui mancano in altre parole 8 milioni di euro (3,8 milioni di tasse).

Il perché gli investigatori si concentrino su quel biennio è presto detto: per chi indaga Marella Caracciolo, malata di Parkinson, era curata in Italia. La Procura ritiene che passasse gran parte del tempo a Villa Frescot, a Torino, oltre 183 giorni l’anno, la soglia dopo la quale il Fisco ritiene probabile che una residenza estera sia fasulla. Per questo ieri il Nucleo di polizia economico finanziaria di Torino […] ha sentito sei testimoni vicini alla famiglia: personale che di fatto lavorava al servizio di Marella, ma che era stato assunto dopo la morte del nonno da John Elkann o da società a lui riconducibili, un artificio che avrebbe rafforzato la tesi della residenza estera della nonna.

Questo è l’anello che mette nei guai l’erede della casata. Per i pm il commercialista Ferrero avrebbe disposto le dichiarazioni dei redditi infedeli, mentre l’esecutore testamentario svizzero le avrebbe controfirmate.

Ci sono inoltre le indagini commissionate da Margherita Agnelli all’investigatore privato Andrea Galli, confluite in un esposto in mano alla Procura. Lo 007 ha ricostruito le spese nella farmacia di Lauenen, villaggio nel cantone di Berna in cui sulla carta viveva Marella Caracciolo: dalle fatture fra il 2015 e il 2018 emergerebbe che le spese mediche coprivano il solo mese di agosto. […]

GLI INQUIRENTI cercano di ricostruire il flusso di redditi, la riconducibilità dei patrimoni e documenti originali in grado di verificare la validità delle firme sui testamenti. Se dovesse essere rimessa in discussione la residenza di Marella, si aprirebbe un nuovo scenario: il Fisco potrebbe battere cassa e contestare mancati introiti milionari per Irpef, Iva, successione e Ivafe (tassa sui beni esteri). Gli Elkann sono pronti a difendersi dalle accuse, e hanno sempre contestato la ricostruzione di Margherita.

 

 

DOPO 25 ANNI MARGHERITA HA PENSATO AI FRATELLI DI YAKY, LAPO E GINEVRA , COME GLI AVEVA DETTO EDOARDO:

Margherita Agnelli vuole costringere per via giudiziaria i suoi tre figli Elkann a restituire i beni delle eredità di Gianni Agnelli (morto nel 2003) e Marella Caracciolo (2019).

Un’ordinanza della Cassazione pubblicata a gennaio mette in fila, sintetizzando i «Fatti in causa», le pretese della madre di John Elkann nella sua offensiva legale. Il punto d’arrivo è molto in alto nel sistema di potere dei figli: l’assetto della Dicembre, la cassaforte (60% John e 20% ciascuno Lapo e Ginevra Elkann) azionista di riferimento dell’impero Exor, Stellantis, Ferrari, Juventus, Cnh ecc. (35 miliardi).


[…] La Corte suprema nella sua ordinanza si occupa di una questione tecnica laterale, annullando parzialmente […] la decisione del tribunale di Torino di sospendere i lavori in attesa dei giudici svizzeri. […] la Cassazione […] sintetizza in modo neutrale le richieste di Margherita e cioè, innanzitutto, «che sia dichiarata l’invalidità o l’inefficacia del testamento della madre».



E dunque «che sia aperta la successione legittima, sia accertata in capo all’attrice (Margherita ndr) la sua qualità di unica erede legittima della madre, sia accertata la quota della quale la madre poteva disporre e […] sia accertata la lesione della quota di riserva a essa spettante». A questo punto ci deve essere «la conseguente reintegra della quota mediante riduzione delle donazioni, anche dirette e dissimulate, e condanna dei convenuti (gli Elkann, ndr) alle restituzioni».

Il tema delle donazioni è fondamentale perché potrebbero essere i «mattoni» con cui si è costruita la governance a trazione John nella Dicembre. Margherita «in ogni caso ha chiesto la dichiarazione della sua qualità di erede del padre (...) e la condanna dei convenuti a restituire i beni dell’eredità del padre».



La manovra legale è dunque tesa ad azzerare tutto, proiettando Margherita nel ruolo di unica erede legittima della madre. E nell’eventuale riconteggio dell’eredità materna entrerebbero le donazioni anche «indirette e dissimulate».



JOHN ELKANN CON LA MADRE MARGHERITA AGNELLI AL SUO MATRIMONIO CON LAVINIA BORROMEO
JOHN ELKANN CON LA MADRE MARGHERITA AGNELLI AL SUO MATRIMONIO CON LAVINIA BORROMEO

Nella costruzione dell’attuale assetto della Dicembre con John al comando sono state decisive alcune transazioni con la nonna Marella dopo la morte (2003) di Gianni Agnelli. Secondo i figli de Pahlen, […] per il calcolo della quota legittima, nel perimetro ereditario della nonna Marella dovrebbe entrare anche il «75% della Dicembre, per il caso in cui si accertasse la simulazione degli atti di compravendita, il cui valore è stimato in euro 3 miliardi». Sostengono anzi che la nonna abbia «effettuato donazioni delle partecipazioni della Dicembre al nipote John per (...) circa 3 miliardi».



John Elkann e la madre Margherita entrano nella cassaforte come soci nel 1996, con Gianni Agnelli al comando. Nel ’99 l’Avvocato modifica lo statuto e detta il futuro: «se manco o sono impedito — è il senso — tutti i poteri vanno a John» che, alla morte del nonno, sale al 58%.
L’anno dopo (2004) Margherita vende per 105 milioni il 33% alla madre ed esce dalla Dicembre sulla base del patto successorio. Subito dopo la nonna cede tutto ai nipoti, tenendo l’usufrutto: John si consolida al 60%, una leadership che nel suo entourage giudicano «inattaccabile», a Lapo e Ginevra il resto. È l’assetto attuale di cui però s’è avuta notizia ufficiale nel 2021, dopo 17 anni di carte, transazioni e patti tenuti nascosti. Un bug temporale a dir poco anomalo per una delle più influenti società in Europa, inspiegabilmente tollerato per anni dalla Camera di Commercio di Torino. Anche su questo fa leva la strategia di Margherita per «scalare» il sancta sanctorum degli Elkann.

 

«La costruzione di una residenza estera fittizia» in Svizzera di Marella Caracciolo «ha avuto una duplice e concorrente finalità: da un lato, sotto il profilo fiscale, evitare l’assoggettamento a tassazione in Italia di ingenti cespiti patrimoniali e redditi derivanti da tali disponibilità; dall’altro, sotto il profilo ereditario, sottrarre la successione» della vedova dell’Avvocato «all’ordinamento italiano»: lo scrivono i magistrati di Torino nel decreto di sequestro che ha portato al blitz di ieri (7 marzo) della guardia di finanza, nell’ambito dell’inchiesta sull’eredità Agnelli e sulle presunte «dichiarazioni fraudolente» dei redditi di Marella Caracciolo. Per questo, è scattata anche una nuova ipotesi di reato: «truffa aggravata ai danni dello Stato e di ente pubblico (Agenzia delle entrate)».

Eredità Agnelli, i 734 milioni di euro lasciati da Marella e l'appunto sulla residenza svizzera: «Una vita di spostamenti»
CRONACA
Eredità Agnelli, i pm e gli appunti della segretaria di Marella Agnelli: «Sono la prova che non viveva in Svizzera»
Tra i beni in questione - secondo il Procuratore aggiunto Marco Gianoglio e i pubblici ministeri Mario Bendoni e Giulia Marchetti - ci sarebbero 734.190.717 euro, «derivanti dall’eredità di Marella Caracciolo».

Per la truffa aggravata sono indagati i tre fratelli Elkann, John, Ginevra e Lapo, lo storico commercialista della famiglia Gianluca Ferrero e Urs Robert von Gruenigen, il notaio svizzero che curò la successione testamentaria.
Gli investigatori - emerge dal decreto - hanno messo le mani anche su un documento di quattro pagine «riepilogante in forma schematica i giorni di effettiva presenza in Italia di Marella Caracciolo»: morale, nel 2015 la moglie di Gianni Agnelli dimorò «in Svizzera meno di due mesi», contro i 298 giorni passati in Italia. Nel 2018 il conto è di 227 giorni in Italia e 138 all’estero. Significativa anche la denominazione dell’ultima pagina del documento: «Una vita di spostamenti».

 

Un secondo "round" si è combattuto ieri davanti al tribunale del riesame di Torino tra la Procura subalpina e lo staff di avvocati che difendono i fratelli Elkann, indagati per truffa ai danni dello Stato per non aver pagato la tassa di successione su una porzione di eredità della nonna, pari a 734 milioni di euro.



I penalisti hanno impugnato il decreto con cui i pm il 6 marzo hanno disposto un nuovo sequestro dei documenti […] già acquisiti dai finanzieri durante le perquisizioni del 7 febbraio. E gli inquirenti hanno risposto depositando ai giudici materiale investigativo finora inedito, tra cui delle intercettazioni e soprattutto i tredici verbali del personale al "servizio" di Marella Caracciolo.



La tesi accusatoria - secondo cui John Elkann avrebbe fatto figurare che domestici e infermiere lavoravano per lui, «al fine di non compromettere la possibilità che la defunta nonna fosse effettivamente residente in Svizzera» - «appare largamente confermato dalle dichiarazioni» degli ex dipendenti sentiti come testimoni in Procura. In sostanza, quasi tutti hanno confermato che prestavano assistenza alla signora Agnelli quando lei risiedeva nelle dimore torinesi, ossia per la maggior parte dell'anno.

Nel locale caldaie dell'abitazione del pupillo di Gianni Agnelli, […] i militari del nucleo economico finanziario di Torino hanno trovato una ventina di faldoni con i documenti di «domestici, cuochi, autisti, governante, guardarobiera, maggiordomi». Per realizzare quella che i pm ritengono esser una «strategia evasiva», ossia non pagare le tasse sull'eredità in Italia, John avrebbe assunto formalmente il personale delle residenze di Villa Frescot, Villa To e Villar Perosa che «assisteva di fatto Marella Caracciolo».


A sommarie informazioni è stata sentita anche Carla Cantamessa, che si occupava della gestione amministrativa delle abitazioni riconducibili alla famiglia Angelli-Elkann. […] «al momento della perquisizione (del 7 febbraio, ndr) contattava immediatamente Gianluca Ferrero (il commercialista di famiglia indagato, ndr), avvisandolo dell'arrivo della Finanza e mostrando timore e preoccupazione per documenti che avrebbe dovuto "nascondere"».



In quel momento, però, i finanzieri stavano bussando anche alla porta del commercialista, che quindi ha subito riagganciato il telefono. Tra il materiale che le è stato sequestrato ci sono anche documenti sui «giardinieri dismessi dal 2020», ossia successivamente alla morte di Marella. La "prova del nove" è che quasi tutti i dipendenti assunti da John sono stati licenziati dopo che sua nonna, il 23 febbraio 2019, è deceduta.


Secondo i legali degli Elkann non esistono gli estremi del reato di truffa ai danni dello Stato nel caso di mancato pagamento della tassa di successione. Avvalendosi anche di un parere del professore Andrea Perini, docente di diritto penale tributario, hanno specificato […] che al massimo si tratta di un illecito amministrativo. Per i pm, invece, gli «artifizi e i raggiri» previsti dal reato di truffa si sono concretizzati proprio nel trucco della residenza in Svizzera di Marella, con il quale i tre nipoti avrebbero «indotto in errore» l'Agenzia delle entrate […], e così facendo avrebbero tratto «l'ingiusto profitto» di risparmiare tra i 42 e i 63 milioni di euro di tasse.



Tra l'altro, la «strategia evasiva» è esplicitata nel cosiddetto «vademecum della truffa» redatto da Ferrero, in cui si consiglia a chiare lettere «di non sovraccaricare la posizione italiana di Marella Caracciolo», facendo assumere i suoi dipendenti al nipote maggiore. L'altro punto su cui insistono le difese è il «ne bis in idem», il principio in base al quale non si può essere giudicati due volte per lo stesso fatto.

Ma la truffa ai danni dello Stato era già stata ipotizzata dalla Procura torinese prima che venisse eseguito il secondo sequestro, ora impugnato dagli Elkann e da Ferrero. I giudici, dopo quasi quattro ore di udienza, si sono riservati di decidere entro sabato prossimo. […]
 

 

 

 

 

LA FRAGILITA' UMANA DIMOSTRA LA FORZA  E L'ESISTENZA DI DIO: le stesse variazioni climatiche e meteriologiche  imprevedibili dimostrano l'esistenza di DIO.

Che lo Spirito Santo porti buon senso e serenita' a tutti gli uomini di buona volonta' !

CRISTO RESUSCITA PER TUTTI GLI UOMINI DI VOLONTA' NON PER QUELLI DELLO SPRECO PER NUOVI STADI O SPONSORIZZAZIONI DI 35 MILIONI DI EURO PAGATI DALLE PAUSE NEGATE AGLI OPERAI ! La storia del ricco epulone non ha insegnato nulla perché chi e morto non può tornare per avvisare i parenti !  Mb 05.04.12; 29.03.13;

 

 

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Marco Bava ABELE: pennarello di DIO, abele, perseverante autodidatta con coraggio e fantasia , decisionista responsabile.

Sono quello che voi pensate io sia (20.11.13) per questo mi ostacolate.(08.11.16)

La giustizia non esiste se mi mettessero sotto sulle strisce pedonali, mi condannerebbero a pagare i danni all'auto.

(12.02.16)

TO.05.03.09

IL DISEGNO DI DIO A VOLTE SI RIVELA SOLO IN ALCUNI PUNTI. STA' ALLA FEDE CONGIUNGERLI

PADRE NOSTRO CHE SEI NEI CIELI SIA SANTIFICATO IL TUO NOME VENGA IL TUO REGNO, SIA FATTA LA TUA VOLONTÀ COME IN CIELO COSI IN TERRA , DAMMI OGGI  IL PANE E LA ACQUA QUOTIDIANI E LA POSSIBILITA' DI NON COMMETTERE ERRORI NEL CERCARE DI REALIZZARE NEL MIGLIOR MONDO POSSIBILE IL TUO VOLERE, LA PACE NEL MONDO, IL BENESSERE SOCIALE E LA COMUNIONE DI TUTTI I POPOLI. TU SEI GRANDE ED IO NON SONO CHE L'ULTIMO DEI TUOI SERVI E FIGLI.

TU SEI GRANDE ED IO NON SONO CHE L'ULTIMO DEI TUOI SERVI E DEI TUOI FIGLI .

SIGNORE IO NON CONOSCO I TUOI OBIETTIVI PER ME , FIDUCIOSO MI AFFIDO A TE.

Difendo il BENE contro il MALE che nell'uomo rappresenta la variabile "d" demonio per cui una decisione razionale puo' diventare irrazionale per questa ragione (12.02.16)

Non prendo la vita di punta faccio la volonta' di DIO ! (09.12.18)

La vita e' fatta da cose che si devono fare, non si possono non fare, anche se non si vorrebbero fare.(20.01.16)

Il mondo sta diventando una camera a gas a causa dei popoli che la riempiono per irresponsabilità politica (16.02.16)

I cervelli possono viaggiare su un unico livello o contemporaneamente su plurilivelli e' soggettivo. (19.02.17)

L'auto del futuro non sara' molto diversa da quella del presente . Ci sono auto che permarranno nel futuro con l'ennesima versione come : la PORSCHE 911, la PANDA, la GOLF perche' soddisfano esigenze del mercato che permangono . Per cui le auto cambieranno sotto la carrozzeria con motori ad idrogeno , e materiali innovativi. Sara' un auto migliore in termini di sicurezza, inquinamento , confort ma la forma non cambierà molto. INFATTI la Modulo di Pininfarina la Scarabeo o la Sibilo di Bertone possono essere confrontate con i prototipi del prossimo salone.(18.06.17)

La siccità e le alluvioni dimostrano l'esistenza di Dio nei confronti di uomini che invece che utilizzare risorse per cercare  inutilmente nuovi pianeti dove Dio non ha certo replicato l'esperienza negativa dell'uomo, dovrebbero curare l'unico pianeta che hanno a disposizione ed in cui rischiano di estinguersi . (31.10.!7)

L'Italia e' una Repubblica fondata sul calcio di cui la Juve e' il maggiore esponente con tutta la sua violenta prevaricazione (05.11.17)

La prepotenza della FIAT non ha limiti . (05.11.17)

I mussulmani ci comanderanno senza darci spiegazioni ne' liberta'.(09.11.17)

In Italia mancano i controlli sostanziali . (09.11.17)

Gli alimenti per animali sono senza controllo, probabilmente dannosi,  vengono utilizzati dai proprietari per comodita', come se l'animale fosse un oggetto a cui dedicare il tempo che si vuole, quando si vuole senza alcun rispetto ai loro veri bisogni  alimentari. (20.11.17)

Ho conosciuto l'avv.Guido Rossi e credo che la stampa degli editori suoi clienti lo abbia mitizzato ingiustificatamente . (20.11.17)

L'elicottero di Jaky e' targato I-TAIF. (20.11.17)

La Coop ha le agevolazioni di una cooperativa senza esserlo di fatto in quanto quando come socio ho partecipato alle assemblee per criticare il basso tasso d'interesse dato ai soci sono stato o picchiato o imbavagliato. (20.11.17)

Sono 40 anni che :

1 ) vedo bilanci diversi da quelli che vedo insegnati a scuola, fusioni e scissioni diverse da quelle che vengono richieste in un esame e mi vengono a dire che l'esame di stato da dottore commercilaista e' una cosa seria ?

2) faccio esposti e solo quello sul falso in bilancio della Fiat presentato da Borghezio al Parlamento e' andato avanti ?

 (21.11.17)

La Fornero ha firmato una riforma preparata da altri (MONTI-Europa sono i mandanti) (21.11.17)

Si puo' cambiare il modo di produrre non le fasi di produzione. (21.11,17)

La FIAT-FERRARI-EXOR si sono spostate in Olanda perche' i suoi amministratori abbiano i loro compensi direttamente all'estero . In particolare Marchionne ha la residenza fiscale in Sw (21.11.17)

La prova che e' il femore che si rompe prima della caduta e' che con altre cadute non si sono rotte ossa, (21.11.17)

Carlo DE BENEDETTI un grande finanziere che ha fallito come industriale in quanto nel 1993 aveva il SURFACE con il nome QUADERNO , con Passera non l'ha saputo produrre , ne' vendere ne' capire , ma siluro' i suoi creatori CARENA-FIGINI. (21.11.17)

Quando si dira' basta anche alle bufale finanziarie ? (21.11.17)

Per i consiglieri indipendenti l'indipendenza e' un premio per tutti gli altri e' un costo (11.12.17)

La maturita' del mercato finanziario e' inversamente proporzionale alla sottoscrizione dei bitcoin (18/12/17)

Chi risponde civilmente e penalmente se un'auto o un robot impazziscono ? (18/12/17)

Non e' la FIAT filogovernativa, ma sono i governi che sono filofiat consententogli di non pagare la exit-tax .(08.02.18) inoltre la FIAT secondo me ha fatto più danni all'ITALIA che benefici distruggendo la concorrenza della LANCIA , della Ferrari, che non ha mai capito , e della BUGATTI (13.02.18).

Infatti quando si comincia con il raddoppio del capitale senza capitale si finisce nella scissione

Tesi si laurea sull'assoluzione del sen.Giovanni Agnelli nel 1912 dal reato di agiotaggio : come Giovanni Agnelli da segretario della Fiat ne e' diventato il padrone :

https://1drv.ms/b/s!AlFGwCmLP76phBPq4SNNgwMGrRS4

 

Prima di educare i figli occorre educare i genitori (13.03.18)

Che senso ha credere in un profeta come Maometto che e'un profeta quando e' esistito  Gesu' che e' il figlio di DIO come provato  per ragioni storiche da almeno 4 testi che sono gli evangelisti ? Infatti i mussulmani  declassano Gesu' da figlio di DIO  a profeta perché riconoscono implicitamente l'assurdità' di credere in un profeta rispetto al figlio di DIO. E tutti gli usi mussulmani  rappresentano una palese involuzione sociale basata sulla prevaricazione per esempio sulle donne (19.03/18)

Il valore aggiunto per i consulenti finanziari e' solo per loro (23.03.18)

I medici lavorerebbero gratis ? quante operazioni non sono state fatte a chi non aveva i soldi per pagarle ? (26.03.18 )

lo sfregio delle auto di stato ibride con il motore acceso, deve finire con il loro passaggio alla polizia  con i loro autisti (19.03.18)

Se non si tassa il lavoro dei robot e' per la mancata autonomia in termini di liberta' di scelta e movimento e responsabilita' penale personale . Per cui le auto a guida autonoma diventano auto-killer. (26.04.18)

Quanto poco conti l'istruzione per l'Italia e' dimostrato dalla scelta DEI MINISTRI GELMINI FEDELI sono esempi drammatici anche se valorizzati dalla FONDAZIONE AGNELLI. (26.04.18) (27.08.18).

Credo che la lotta alla corruzione rappresenti sempre di piu' un fattore di coesione internazionale perche' anche i poteri forti si sono stufati di pagare tangenti (27/04/2018)

Non riusciamo neppure piu' a produrre la frutta ad alto valore aggiunto come i mirtilli....(27/04/2018)

Abbiamo un capitalismo sempre piu' egoista fatto da managers che pensano solo ad arraffare soldi pensando che il successo sia solo merito loro invece che di Dio e degli operai (27.04.18)

Le imprese dell'acqua e delle telecomunicazioni scaricano le loro inefficienze sull'utente (29.05.18)

Nel 2004 Umberto Agnelli, come presidente della FIAT,  chiese a Boschetti come amministratore delegato della FIAT AUTO di affidarmi lo sviluppo della nuova Stilo a cui chiesi di affiancare lo sviluppo anche del marchio ABARTH , 500 , A112, 127 . Chiesi a Montezemolo , come presidente Ferrari se mi lasciava utilizzare il prototipo di Giugiaro della Kubang che avrebbe dovuto  essere costruito con ALFA ROMEO per realizzare la nuova Stilo . Mi disse di si perche' non aveva i soldi per svilupparlo. Ma Morchio, amministratore delegato della FIAT, disse che non era accettabile che uno della Telecom si occupasse di auto in Fiat perche' non ce ne era bisogno. Peccato che la FIAT aveva fatto il 128 che si incendiava perche' gli ingegneri FIAT non avevano previsto una fascetta che stringesse il tubo della benzina all'ugello del carburatore. Infatti pochi mesi dopo MORCHIO  venne licenziato da Gabetti ed al suo posto arrivo' Marchionne a cui rifeci la proposta. Mi disse di aspettare una risposta entro 1 mese. Sono passati 14 anni ma nessuna risposta mi e' mai stata data da Marchionne, nel frattempo la Fiat-Lancia sono morte definitivamente il 01.06.18, e la Nissan Qashai venne presentata nel 2006 e rilancia la Nissan. Infatti dal 2004 ad oggi RENAULT-NISSAN sono diventati i primi produttori al mondo. FIAT-FCA NO ! Grazie a Marchionnne nonostante abbia copiato il suo piano industriale dal mio libro . Le auto Fiat dell'era CANTARELLA bruciavano le teste per raffredamento insufficente. Quella dell'era Marchionne hanno bruciato la Fiat. Il risultato del lavoro di MARCHIONNE e' la trasformazione del prodotto auto in prodotto finanziario, per cui le auto sono diventate tutte uguali e standardizzate. Ho trovato e trovo , NEI MIEI CONFRONTI, molta PREPOTENZA cattiveria ed incompetenza in FIAT. (19.12.18)

(   vedi :  https://1drv.ms/w/s!AlFGwCmLP76pg3LqWzaM8pmCWS9j ).

La differenza fra ROMITI MARCHIONNE e' che se uno la pensava diversamente da loro Romiti lo ascoltava, Marchionne lo cacciava anche se gli avesse detto che aumentando la pressione dei pneumatici si sarebbero ridotti i consumi.

FATTI NON PAROLE E FUMO BORSISTICO ! ALFA ROMEO 166 un successo nonostante i pochi mezzi utilizzati ma una richiesta mia precisa e condivisa da FIAT : GUIDA DIRETTA.  Che Marchionne non ha apprezzato come un attila che ha distrutto la storia automoblistica italiana su mandato di GIANLUIGI GABETTI (04.06.18).

Piero ANGELA : un disinformatore scientifico moderno in buona fede  su auto elettrica. auto killer ed inceneritore  (29.07.18)

Puoi anche prendere il potere ma se non lo sai gestire lo perdi come se non lo avessi mai avuto (01.08.18)

Ho provato la BMW i8 ed ho capito che la Ferrari e le sue concorrenti sono obsolete ! (20.08.18)

LA Philip Morris ha molti clienti e soci morti tra cui Marchionne che il 9 maggio scorso, aveva comprato un pacchetto di azioni per una spesa di 180mila dollari. Briciole, per uno dei manager più ricchi dell’industria automotive (ha un patrimonio stimato tra i 6-700 milioni di franchi svizzeri, cifra che lo fa rientrare tra i 300 elvetici più benestanti).E’ stato, però, anche l’ultimo “filing” depositato dal manager alla Sec, sul cui sito da sabato pomeriggio è impossible accedere al profilo del manager italo-canadese e a tutte le sue operazioni finanziarie rilevanti. Ed era anche un socio: 67mila azioni detenute per un investimento di 5,67 milioni di dollari (alla chiusura di Wall Street di venerdì 20 luglio 2018 ). E PROSSIMAMENTE  un'uomo Philip Morris uccidera' anche la FERRARI .   (20.08.18) (25.08.18)

verbali assemblee italiane azionisti EXOR :

https://1drv.ms/f/s!AlFGwCmLP76pg3Y3JmiDAW4z2DWx

verbali assemblee italiane azionisti FIAT :

https://1drv.ms/f/s!AlFGwCmLP76phApzYBZTNpkGlRkq

 

Prodi e' il peccato originale dell'economia italiana dal 1987 (regalo' l'ALFA ROMEO alla FIAT) ad oggi (25.08.18)

L'indipendenza della Magistratura e' un concetto teorico contraddetto dalle correnti anche politiche espresse nelle lottizzazioni delle associazioni magistrati che potrebbe influenzarne i comportamenti. (27.08.18)

Ho sempre vissuto solo con oppositori irresponsabili privi di osservazioni costruttive ed oggettive. (28.08.18)

Buono e cattivo fuori dalla scuola hanno un significato diverso e molto piu' grave perche' un uomo cattivo o buono possono fare il bene o il male con consaprvolezza che i bambini non hanno (20.10.18) 

Ma la TAV serve ai cittadini che la dovrebbero usare o a chi la costruisce con i nostri soldi ? PERCHE' ?

Un ruolo presidenziale divergente da quello di governo potrebbe porre le premesse per una Repubblica Presidenziale (11.11.2018)

La storia occorre vederla nella sua interezza la marcia dei 40.000 della Fiat come e' finita ? Con 40.000 licenziamenti e la Fiat in Olanda ! (19.11.18)

I SITAV dopo la marcia a Torino faranno quella su ROMA con costi doppi rispetto a quella francese sullo stesso percorso ? (09.12.18)

La storia politica di Fassino e' fatta dall'invito al voto positivo per la raduzione dei diritti dei lavoratori di Mirafiori. Si e' visto il risultato della lungimiranza di Fassino , (18.12.18)

Perche' sono investimenti usare risorse per spostare le pietre e rimetterle a posto per giustificare i salari e non lo sono il reddito di cittadinanza e quota 100 per le pensioni ? perche' gli 80 euro a chi lavora di Renzi vanno bene ed i 780 euro di Di Maio a chi non lavora ed e' in pensione non vanno bene ? (27.12.18)

Le auto si dividono in auto mozzarella che scadono ed auto vino che invecchiando aumentano di valore (28.12.18)

Fumare non e' un diritto ma un atto contro la propria salute ed i doveri verso la propria famiglia che dovrebbe avere come conseguenza la revoca dell'assistenza sanitaria nazionale ad personam (29.12.18)

Questo mondo e troppo cattivo per interessare altri esseri viventi (10.01.19)

Le ONG non hanno altro da fare che il taxi del mare in associazione per deliquere degli scafisti ? (11.02.19)

La giunta FASSINO era inutile, quella APPENDINO e' dannosa (12.07.19)

Quello che l'Appendino chiama freno a mano tirato e' la DEMOCRAZIA .(18.07.19)

La spesa pubblica finanzia le tangenti e quella sullo spazio le spese militari  (19.07.19)

AMAZON e FACEBOOK di fatto svolgono un controllo dei siti e forse delle persone per il Governo Americano ?

(09.08.19)

LA GRANDE MORIA DI STARTUP e causato dal mancato abbinamento con realta' solide (10.08.!9)

Il computer nella progettazione automobilistica ha tolto la personalizzazione ed innovazione. (17.08.19)

L' uomo deve gestire i computer non viceversa, per aumentare le sue potenzialita' non annullarle  (18.08.19)

LA FIAT a Torino ha fatto il babypaking a Mirafiori UNO DEI POSTI PIU' INQUINATI DI TORINO ! Non so se Jaky lo sappia , ma il suo isolamento non gli permette certo di saperlo ! (13.09.19)

Non potro' mai essere un buon politico perche' cerco di essere un passo avanti mentre il politico deve stare un passo indietro rispetto al presente. (04.10.19)

L'arretratezza produttiva dell'industria automobilistica e' dimostrata dal fatto che da anni non hanno mai risolto la reversibilità dei comandi di guida a dx.sx, che costa molto (09.10.19)

IL CSM tutela i Magistrati dalla legge o dai cittadini visti i casi di Edoardo AGNELLI  e Davide Rossi ? (10.10.19).

Le notizie false servono per fare sorgere il dubbio su quelle vere discreditandole (12.10.19)

L'illusione startup brucia liquidita' per progetti che hanno poco mercato. sottraendoli all'occupazione ed illude gli investitori di trovare delle scorciatoie al alto valore aggiunto (15.10.19)

Gli esseri umani soffrono spesso e volentieri della sindrome del camionista: ti senti piu' importante perche' sei in alto , ma prima o poi dovrai scendere e cedere il posto ad altri perche' nessun posto rimane libero (18.10.19)

Non e' logico che l'industria automobilistica invece di investire nelle propulsione ad emissione 0 lo faccia sulle auto a guida autonoma che brucia posti di lavoro. (22.10.19)

L'intelligenza artificiale non esiste perche' non e' creativa ma applicativa quindi rischia di essere uno strumento in mano ai dittatori, attraverso la massificazione pilotata delle idee, che da la sensazione di poter pensare ad una macchina al nostro posto per il bene nostro e per farci diventare deficienti come molti percorsi dei navigatori  (24.11.19)

Quando ci fanno domande per sapere la nostra opinione di consumatori ma sono interessati solo ai commenti positivi , fanno poco per migliorare (25.11.19)

La prova che la qualità della vita sta peggiorando e' che una volta la cessione del 5^ si faceva per evitare i pignoramenti , oggi lo si fa per vivere (27.11.19)

Per combattere l'evasione fiscale basta aumentare l'assistenza nella pre-compilazione e nel pagamento (29.11.19)

La famiglia e' come una barca che quando sbaglia rotta porta a sbattere tutti quanti (25.12.19)

Le tasse sull'inquinamento verranno scaricate sui consumatori , ma a chi governa e sa non importa (25.12.19)

Il calcio e l'oppio dei popoli (25.12.19)

La religione nasce come richiesta di aiuto da parte dei popoli , viene trasformata in un tentativo di strumento di controllo dei popoli (03.01.20)

L'auto a guida autonoma e' un diversivo per vendere auto vecchie ed inquinanoroti , ed il mercato l'ha capito (03.01.20)ttadini

Il vero potere della burocrazia e' quello di creare dei problemi ai cittadini anche se il cittadino paga i dipendente pubblico per risolvere dei problemi non per crearli.  Se per denunciare questi problemi vai fuori dal coro deve essere annientato. Per cui burocrazia=tangente (03.01.20)

Gli immigrati tengono fortemente alla loro etnina a cui non rinunciano , piu' saranno forti le etnie piu' queste  divideranno l'Italia sovrastando gli italiani imponendoci il modello africano . La mafia nigeriana e' solo un esempio. (05.01.20)

La sinistra e la lotta alla fame nel mondo sono chimere prima di tutto per chi ci deve credere come ragione di vita (07.01.20)

Credo di avere la risposta alla domanda cosa avrebbe fatto Eva se Adamo avesse detto di no a mangiare la mela ?  Si sarebbe arrabbiata. Anche oggi se non fai quello che vogliono le donne si mettono contro cercando di danneggiarti. (07.01.20)

Le sardine rappresenta l'evoluzione del buonismo Democristiano  e la sintesi fra Prodi e Renzi,  fuori fa ogni logica e senza una proposta concreta  (08.01.20)

Un cavallo di razza corre spontaneamente e nessuno puo' fermarlo. (09.01.20)

PD e M5S 2 stampelle non fanno neppure una gamba sana (22.01.20)

non riconoscere i propri errori significa sbagliare per sempre (12.04.20)

la vera ricchezza dei ricchi sono i figli dei poveri, una lotteria che pagano tutta la loro vita i figli ai genitori che credono di non avere nulla da perdere  ! (03.11.21)

GLI YESMEN SERVONO PER CONSENTIRE IL MANTENIMENTO E LO SVILUPPO E L'OCCULTAMENTO DEGLI INTERESSI OCCULTI DEL CAPITALISMO DISTRUTTIVO. (22.04.22)

DALL'INTOLLERANZA NASCE LA GUERRA (30.06.22)

L'ITALIA E' TERRA DI CONQUISTA PER LE BANDE INTERNE DEI PARTITI. (09.10.22)

La dimostrazione che non esista più il nazismo e' dimostrato dalla reazione europea contro Puntin che non ci fu subito contro Hitler (12.10.22)

Cara Meloni nulla giustifica una alleanza con la Mafia di Berlusconi (26.10.22)

I politici che non rappresentano nessuno a cosa servono ? (27.10.22)

Di chi sono Ambrosetti e Mckinsey ? Chi e' stato formato da loro ed ora e' al potere in ITALIA ?
Lo spunto e' la vicenda Macron . Quanti Macron ci sono in Italia ? E chi li controlla ? Mckinsey e' una P2 mondiale ?
Mb

Piero Angela ha valutato che lo sbarco sulla LUNA ancora oggi non e' gestibile in sicurezza ? (30.12.22)

Le leggi razziali = al Green Pass  (30.03.23)

Dopo 60 anni il danno del Vaiont dimostra il pericolo delle scelte scientifiche come il nucleare, giustificato solo dalle tangenti (10.10.23)

 

 

 

LA mia CONTROINFORMAZIONE ECONOMICA  e' CONTRO I GIOCHI DI POTERE,  perche' DIO ESISTE,  ANCHE SOLO per assurdo.

IL MONDO HA BISOGNO DI DIO MA NON LO SA, E' TALMENTE CATTIVO CHE IL BENE NON PUO' CHE ESISTERE FUORI DA QUESTO MONDO E DA QUESTA VITA !

PER QUESTO IL MIO MESTIERE E' CAMBIARE IL MONDO !

LA VIOLENZA DELLA DISOCCUPAZIONE CREA LA VIOLENZA DELLA RECESSIONE, con LICIO GELLI che potrebbe stare dietro a Berlusconi. 

IL GOVERNO DEGLI ANZIANI, com'e' LICIO GELLI,  IMPEDISCE IL CAMBIAMENTO perche' vetusto obsoleto e compromesso !

E' UN GIOCO AL MASSACRO dell'arroganza !

SE NON CI FOSSERO I SOLDATI NON CI SAREBBE LA GUERRA !

TU SEI UN SOLDATO ?

COMUNICAMI cio' pensi !

email

 

 

Riflessioni ....

Sopravvaluta sempre il tuo avversario , per poterlo vincere  .Mb  15.05.13

Torino 08.04.13

Il mio paese l'Italia non crede nella mia teoria economica del valore che definisce

1) ogni prodotto come composto da energia e lavoro:

Il costo dell'energia può tendere a 0 attraverso il fotovoltaico sui tetti. Per dare avvio la volano economico del fotovoltaico basta detassare per almeno 20 anni l'investimento, la produzione ed il consumo di energia fotovoltaica sui tetti.

2) liberalizzazione dei taxi collettivi al costo di 1 euro per corsa in modo tale da dare un lavoro a tutti quelli che hanno un 'auto da mantenere e non lo possono piu fare per mancanza di un lavoro; ed inoltre dare un servizio a tutti i cittadini.

3) tre sono gli obiettivi principali della politica : istruzione, sanita', cultura.

4) per la sanità occorre un centro acquisti nazionale  ed abolizione giorni pre-ricovero.

vedi PRESA DIRETTA 24.03.13

chi e' interessato mi scriva .

Suo. MARCO BAVA

 

I rapporti umani, sono tutti unici e temporanei:

  1. LA VITA E' : PREGHIERA, LAVORO E RISPARMIO.(02.02.10)
  2. Se non hai via di uscita, fermati..e dormici su. 
  3. E' PIU'  DIFFICILE  SAPER PERDERE CHE VINCERE ....
  4. Ciascun uomo vale in funzione delle proprie idee... e degli stimoli che trova dentro di se...
  5. Vorrei ricordare gli uomini piu' per quello che hanno fatto che per quello che avrebbero potuto fare !
  6. LA VERA UMILTA' NON SI DICHIARA  MA SI DIMOSTRA, AD ESEMPIO CONTINUANDO A STUDIARE....ANCHE SE PURTROPPO L'UNIVERSITÀ' E' FINE A SE STESSA.
  7. PIU' I MEZZI SONO POVERI X RAGGIUNGERE L'OBIETTIVO, PIU' E' CAPACE CHI LO RAGGIUNGE.
  8. L'UNICO LIMITE AL PEGGIO E' LA MORTE.
  9. MEGLIO NON ILLUDERE CHE DELUDERE.
  10. L'ITALIA , PER COLPA DI BERLUSCONI STA DIVENTANDO IL PAESE DEI BALOCCHI.
  11. IL PIL CRESCE SE SI RIFA' 3 VOLTE LO STESSO TAPPETINO D'ASFALTO, MA DI FATTO SIAMO TUTTI PIU' POVERI ALMENO 2 VOLTE.
  12. LA COSTITUZIONE DEI DIRITTI DELL'UOMO E QUELLA ITALIANA GARANTISCONO GIA' LA LIBERTA',  QUANDO TI DICONO L'OVVIETÀ'  CHE SEI LIBERO DI SCEGLIERE  E' PERCHE' TI VOGLIONO IMPORRE LE LORO IDEE. (RIFLESSIONE DEL 10.05.09 ALLA LETTERA DEL CARDINALE POLETTO FATTA LEGGERE NELLE CHIESE)
  13. la vita eterna non puo' che esistere in quanto quella terrena non e' che un continuo superamento di prove finalizzate alla morte per la vita eterna.
  14. SOLO ALLA FINE SI SA DOVE PORTA VERAMENTE UNA STRADA.
  15. QUANDO NON SI HANNO ARGOMENTI CONCRETI SI PASSA AI LUOGHI COMUNI.
  16. L'UOMO LA NOTTE CERCA DIO PER AVERE LA SERENITA' NOTTURNA (22.11.09)
  17. IL PRESENTE E' FIGLIO DEL PASSATO E GENERA IL FUTURO.(24.12.09)
  18. L'ESERCIZIO DEL POTERE E' PER DEFINIZIONE ANDARE CONTRO NATURA (07.01.10)
  19. L’AUTO ELETTRICA FA SOLO PERDERE TEMPO E DENARO PER ARRIVARE ALL’AUTO AD IDROGENO (12.02.10)
  20. BERLUSCONI FA LE PENTOLE MA NON I COPERCHI (17.03.10)
  21. GESU' COME FU' TRADITO DA GIUDA , OGGI LO E' DAI TUTTI I PEDOFILI (12.04.10)
  22. IL DISASTRO DELLA PIATTAFORMA PETROLIFERA USA COSA AVREBBE PROVOCATO SE FOSSE STATA UNA CENTRALE ATOMICA ? (10.05.10)
  23. Quante testate nucleari da smantellare dovranno essere saranno utilizzate per l'uranio delle future centrali nucleari italiane ?
  24. I POTERI FORTI DELLE LAUREE HONORIS CAUSA SONO FORTI  PER CHI LI RICONOSCE COME TALI. SE NON LI SI RICONOSCE COME FORTI SAREBBERO INESISTENTI.(15.05.10)

  25. L'ostensione della Sacra Sindone non puo' essere ne' temporanea in quanto la presenza di Gesu' non lo e' , ne' riservata per i ricchi in quanto "e' piu' facile che in cammello passi per la cruna di un ago ..."

  26. sapere x capire (15.10.11)

  27. la patrimoniale e' una 3^ tassazione (redditi, iva, patrimoniale) (16.10.11)

  28. SE LE FORZE DELL'ORDINE INTERVENISSERO DI PIU'PER CAUSE APPARENTEMENTE BANALI CI SAREBBE MENO CONTENZIOSO: CHIAMATO IL 117  PER UN PROBLEMA BANALE MI HA RISPOSTO : GLI FACCIA CAUSA ! (02.04.17)

  29. GRAN PARTE DEI PROFESSORI UNIVERSITARI SONO TRA LE MENTI PIU' FRAGILI ED ARROGANTI , NON ACCETTANO IL CONFRONTO E SI SENTONO SPIAZZATI DIVENTANO ISTERICI ( DOPO INCONTRO CON MARIO DEAGLIO E PIETRO TERNA) (28.02.17)

  30. Spesso chi compera auto FIAT lo fa solo per gratificarsi con un'auto nuova, e basta (04.11.16)

  31. Gli immigrati per protesta nei centri di assistenza li bruciano e noi dobbiamo ricostruirglieli  affinché  li redistruggono? (18.10.20)

  32. Abbiamo più rispetto per le cose che per le persone .29.08.21

  33. Le ragioni  per cui Caino ha ucciso Abele permangono nei conflitti umani come le guerre(24.11.2022)

  34. Quelli che vogliono l'intelligenza artificiale sanno che e' quella delle risposte autmatiche telefoniche? (24.11.22)

L'obiettivo di questo sito e una critica costruttiva  PER migliorare IL Mondo .

  1. PACE NEL MONDO
  2. BENESSERE SOCIALE
  3. COMUNIONE DI TUTTI I POPOLI.
  4. LA DEMOCRAZIA AZIENDALE

 

L'ASSURDITÀ' DI QUESTO MONDO , E' LA PROVA CHE LA NOSTRA VITA E' TEMPORANEA , OLTRE ALLA TESTIMONIANZA DI GESU'. 15.06.09

 

DIO CON I PESI CI DA ANCHE LA FORZA PER SOPPORTALI, ANCHE SE QUALCUNO VORREBBE FARMI FARE LA FINE DI GIOVANNI IL BATTISTA (24.06.09)

 

IL BAVAGLIO della Fiat nei miei confronti:

 

IN DATA ODIERNA HO RICEVUTO: Nell'interesse di Fiat spa e delle Societa' del gruppo, vengo informato che l'avv.Anfora sta monitorando con attenzione questo sito. Secondo lo stesso sono contenuti in esso cotenuti offensivi e diffamatori verso Fiat ed i suoi amministratori. Fatte salve iniziative autonome anche davanti all'Autorita' giudiziaria, vengo diffidato dal proseguire in tale attivita' illegale"
Ho aderito alla richiesta dell'avv.Anfora, veicolata dal mio hosting, ricordando ad entrambi le mie tutele costituzionali ex art.21 della Costituzione, per tutelare le quali mi riservo iniziative esclusive dinnanzi alla Autorita' giudiziaria COMPETENTE.
Marco BAVA 10.06.09

 

TEMI SUL TAVOLO IN QUESTO MOMENTO:

 

IL TRIBUNALE DI  TORINO E LA CONSOB NON MI GARANTISCONO LA TUTELA DEL'ART.47 DELLA COSTITUZIONE

Oggi si e' tenuta l'assemblea degli azionisti Seat tante bugie dagli amministratori, i revisori ed il collegio sindacale, tanto per la Consob ed il Tribunale di Torino i miei diritti come azionista di minoranza non sono da salvaguardare e la digos mi puo' impedire il voto come e quando vuole, basta leggere la sentenza SENT.FIAT Mb

 

08.03.16

 

TEMI STORICI :

 

VIDEO DELLA TRASMISSIONE TV
Storie italiane
Puntata del 19/11/2019

SULLA MORTE DI EDOARDO AGNELLI

https://www.raiplay.it/video/2019/11/storie-italiane-504278c4-8e8c-4b79-becc-87d5c7a67be6.html

 

10° Convegno
 
La grafopatologia in ambito giudiziario
L’applicazione della grafologia in criminologia, nelle malattie neurologiche e psichiatriche nel contesto giudiziario
 
Roma, 7 Dicembre 2019
 
Auditorium Facoltà Teologica “S. Bonaventura”
Via del Serafico 1 - Roma

 
alle ore 17,50
 
Vincenzo Tarantino
Gino Saladini
 
Elio Carlos Tarantino Mendoza Garofani
Grafologo giudiziario, esperto in fotografia forenseGiornalista, Criminologo
 
Il “suicidio” di Edoardo Agnelli: aspetti medico-legali criminologici e grafopatologici.

 

Edoardo Agnelli è stato ucciso?" - Guarda il video

I VIDEO DELLE PRESENTAZIONI GIA' FATTE LI TROVI SOTTO

LA PARTE DEDICATA AD EDOARDO AGNELLI SU QUESTO SITO

 PERCHE' TORINO HA PAURA DI CONOSCERE LA VERITA' SULLA MORTE DI EDOARDO AGNELLI ?

Il prof.Mario DE AGLIO alcuni anni fa scrisse un articolo citando il "suicidio" di EDOARDO AGNELLI.  Gli feci presente che dai documenti ufficiali in mio possesso il suicidio sarebbe stato incredibile offrendogli di esaminare tali documenti. Quando le feci lui disconobbe in un modo nervoso ed ingiustificato : era l'intero fascicolo delle indagini.

A Torino molti hanno avuto la stessa reazione senza aver visto ciò che ha visto Mario DE AGLIO ma gli altri non parlano del "suicidio" di Edoardo AGNELLI ma semplicemente della suo morte.

Mb

02.04.17

 

 

grazie a Dio , non certo a Jaky,  continua la ricerca della verità sull'omicidio di Edoardo Agnelli , iniziata con i libri di Puppo e Bernardini, il servizio de LA 7, e gli articoli di Visto,  ora il Corriere e Rai 2 , infine OGGI  , continuano un percorso che con l'aiuto di Dio portera' prima di quanti molti pensino alla verita'. Mb -01.10.10

 

LIBRI SULL’OMICIDIO DI EDOARDO AGNELLI

www.detsortelam.dk

www.facebook.com/people/Magnus-Erik-Scherman/716268208

 

ANTONIO PARISI -I MISTERI DEGLI AGNELLI - EDIT-ALIBERTI-

 

CRONACA | giovedì 10 novembre 2011, 18:00

Continua la saga della famiglia ne "I misteri di Casa Agnelli".

Il giornalista Antonio Parisi, esce con l'ultimo pamphlet sulla famiglia più importante d'Italia, proponendo una serie di curiosità ed informazioni inedite

 Per dieci anni è stato lasciato credere che su Edoardo Agnelli, precipitato da un cavalcavia di ottanta metri, a Fossano, sull'Autostrada Torino - Savona, fosse stata svolta una regolare autopsia.

Anonime “fonti investigative” tentarono in più occasioni di screditare il giornalista Antonio Parisi che raccontava un’altra versione. Eppure non era vero, perché nessuna autopsia fu mai fatta.

Ora  Parisi, nostro collaboratore, tenta di ricostruire ciò che accadde quel giorno in un’inchiesta tagliente e inquietante, pubblicando nel libro “I Misteri di Casa Agnelli”, per la prima volta documenti ufficiali, verbali e rapporti, ma anche raccogliendo testimonianze preziose e che Panorama di questa settimana presenta.

Perché la verità è che sulla morte, ma anche sulla vita, dell’uomo destinato a ereditare il più grande capitale industriale italiano, si intrecciano ancora tanti misteri. Non gli unici però che riguardano la famiglia Agnelli.

Passando dalla fondazione della Fiat, all’acquisizione del quotidiano “La Stampa”, dalla scomparsa precoce dei rampolli al suicidio in una clinica psichiatrica di Giorgio Agnelli (fratello minore dell’Avvocato), dallo scandalo di Lapo Elkann, fino alla lite giudiziaria tra gli eredi, Antonio Parisi sviscera i retroscena di una dinastia che, nel bene o nel male, ha dominato la scena del Novecento italiano assai più di politici e governanti.

Il volume edito per "I Tipi", di Aliberti Editore, presenta sia nel testo che nelle vastissime note, una miniera di gustose e di introvabili notizie sulla dinastia industriale più importante d’Italia.

 

 

Mondo AGNELLI :

Cari amici,

Grazie mille per vostro aiuto con la stesura di mio libro. Sono contenta che questa storia di Fiat e Chrysler ha visto luce. Il libro e’ uscito la settimana scorsa, in inglese. Intanto e’ disponibile a Milano nella librerie Hoepli e EGEA; sto lavorando con la distribuzione per farlo andare in piu’ librerie possibile. E sto ancora cercando la casa editrice in Italia. Intanto vi invio dei link, spero per la gioia in particolare dei torinesi (dov’e’ stato girato il video in You Tube. )

http://www.youtube.com/watch?v=QLnbFthE5l0

Thanks again,

Jennifer

Un libro che riporta palesi falsita' sulla morte di Edoardo Agnelli come quella su una foto inesistente con Edoardo su un ponte fatta da non si sa chi recapitata da ignoto ad ignoti. Se fosse esistita sarebbe stata nel fascicolo dell'inchiesta. Intanto anche grazie a queste falsita' il prezzo del libro passa da 15 a 19 euro! www.marcobava.it

 

17.12.23

Il Sole 24 Ore:
 

La Giovanni Agnelli Bv ha deciso di rivedere anche il sistema di governance. Le nuove disposizioni, […] identificano tre interlocutori chiave tra gli azionisti: il Gruppo Giovanni Agnelli, il Gruppo Agnelli e il Gruppo Nasi. Si tratta di tre blocchi che raggruppano a loro volta gli undici rami famigliari storici. Il primo quello della Giovanni Agnelli coincide con la Dicembre e dunque pesa per il 40%. Segue il gruppo Agnelli con il 30% e il gruppo Nasi a cui fa capo il 20%. I componenti del cda della GA BV sono espressione proprio di questi tre “macro” gruppi famigliari della dinastia torinese.
Ognuno di loro esprime due rappresentanti nel board della Giovanni Agnelli Bv e uno nel board di Exor. Oggi il Gruppo Giovanni Agnelli ha indicato nel board della società olandese Andrea Agnelli e Alexander Von Fürstenberg. E questo nonostante Andrea Agnelli, che nel frattempo vive stabilmente ad Amsterdam, di fatto faccia parte di un altro blocco, quello del Gruppo Agnelli.
Per quest’ultimo i due membri del board sono Benedetto della Chiesa e Filippo Scognamiglio. Infine, per il gruppo Nasi Luca Ferrero Ventimiglia e Niccolò Camerana. I consiglieri del Cda della Bv sono nominati ogni 3 anni e decadono automaticamente al compimento di 75 anni. Ogni gruppo inoltre esprime un proprio rappresentante nel Cda di Exor che oggi sono Ginevra Elkann (Gruppo Giovanni Agnelli), Tiberto Ruy Brandolini D’Adda (Gruppo Agnelli) e Alessandro Nasi (Gruppo Nasi). Accanto al cda dell Bv resta in vita il Consiglio di famiglia, organo non deliberativo ma consultivo e formato da 32 membri.


Questa la nuova struttura societaria della
Giovanni Agnelli Bv per quote di possesso.

Dicembre (John Elkann , Lapo e Ginevra): 39,7%

Ramo Maria Sole Agnelli: 11,2%

Ramo Agnelli (Andrea Agnelli e Anna Agnelli): 8,9%

Ramo Giovanni Nasi: 8,7%

Ramo Laura Nasi-Camerana: 6%

Ramo Cristiana Agnelli: 5,05%

Ramo Susanna Agnelli: 4,7%

Ramo Clara Nasi-Ferrero di Ventimiglia: 3,4%

Ramo Emanuele Nasi: 2,5%

Ramo Clara Agnelli: 0,28%

Azioni proprie: 8,2%

 

Dovranno andare avanti le indagini della Procura di Milano con al centro il tesoro di Giovanni Agnelli, 13 opere d'arte che arredavano Villa
Frescot e Villar Perosa a Torino e una residenza di famiglia a Roma, sparite anni fa e ora reclamate dalla figlia Margherita unica erede dopo
la morte della madre e moglie dell'Avvocato, Marella Caracciolo di Castagneto, la quale aveva l'usufrutto dei beni.
Mentre riprenderà a Torino la battaglià giudiziaria sull' eredità lasciata dall'Avvocato, il gip milanese Lidia Castellucci, accogliendo in parte
i suggerimenti messi nero su bianco da Margherita nell'opposizione alla richiesta di archiviazione dell'inchiesta, ha indicato al pm Cristian
Barilli e al procuratore aggiunto Eugenio Fusco di raccogliere le testimonianze di Paola Montalto e Tiziana Russi, entrambe persone di
fiducia di Marella Caracciolo, le quali si sono occupate degli inventari dei beni ereditati, e di consultare tutte le banche dati «competenti»
comprese quelle del Ministero della Cultura e la piattaforma S.U.E.
(Sistema Uffici Esportazione).
Secondo il giudice, che invece ha archiviato la posizione di un gallerista svizzero e di un suo collaboratore indagati per ricettazione in base
alla deposizione di un investigatore privato a cui non sono stati trovati riscontri (secondo lo 007 avrebbero custodito in un caveau a Chiasso il
patrimonio artistico), gli ulteriori accertamenti potrebbero essere utili per identificare chi avrebbe fatto sparire la collezione composta da
quadri di Monet, Picasso, Balla, De Chirico, Balthus, Gérome, Sargent, Indiana e Mathieu.
Collezione di cui Margherita ha denunciato a più riprese la scomparsa, gettando ombre anche sui tre figli del primo matrimonio: John, Lapo e
Ginevra Elkann, e in particolare sul primogenito.
I quali «della sorte o delle ubicazioni di tali opere», hanno saputo «riferire alcunché».
E poiché ora lo scopo è recuperarle dopo che, per via dei vari traslochi, si sono volatilizzate, «appare utile procedere all'escussione» delle due
donne che «si sono occupate degli inventari degli immobili» e che, quindi, «potrebbero essere a conoscenza di informazioni rilevanti» in
merito agli spostamenti dei quadri e alla «eventuale presenza di inventari cartacei da esse redatti».
E poi per «verificare le movimentazioni di tali opere, appare opportuno» compiere accertamenti sulle banche dati comprese quelle del
ministero.
Infine, per effetto di un provvedimento della Cassazione, torna ad essere discusso in Tribunale a Torino il procedimento penale, promosso da
Margherita nei confronti dei figli John, Lapo e Ginevra Elkann per una questione legata all'; eredità di suo padre.
Il processo era stato sospeso in attesa dell'esito di due cause in Svizzera, ma ieri la Suprema Corte ha respinto il ricorso degli Elkann, come
hanno fatto sapere fonti legali vicine alla loro madre, e ha stabilito essere «pienamente sussistente la giurisdizione italiana», annullando l'ordinanza torinese.
«Nella verifica che tali giudici saranno chiamati ad effettuare - sottolineano gli avvocati - si dovrà tener conto anche della residenza abituale
di Marella Caracciolo», che a loro dire era in Italia, «e della opponibilità dell'accordo transattivo del 2004 nella successione Agnelli, con
possibili rilevanti ripercussioni sugli assetti proprietari della Dicembre», la società che fa capo agli eredi.

 

 

Fiat Nuova 500 Cabrio
Briosa e chic en plein air

Piacevole da guidare, la Fiat Nuova 500 Cabrio è una citycar elettrica dallo stile elegante e ricercato. Comoda solo davanti, ha una discreta autonomia e molti aiuti alla guida. Ma dietro si vede poco o nulla.

Quando lo dicevo io a Marchionne lui mi sfotteva dicendo che ci avrebbe fatto un buco. Ecco come ha distrutto l'industria automobilistica italiana grazie al potentissimo Fassino, grazie ai suoi elettori da 40 anni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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NON DIMENTICARE CHE:

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da fonti che MARCO BAVA ritiene affidabili. Ciononostante ogni lettore deve
considerarsi responsabile per i rischi dei propri investimenti
e per l'uso che fa di queste di queste informazioni
QUESTO SITO non deve in nessun caso essere letto
come fonte di specifici ed individualizzati consigli sulle
borse o sui mercati finanziari. Le nozioni e le opinioni qui
contenute in sono fornite come un servizio di
pura informazione.

Ognuno di voi puo' essere in grado di valutare quale livello di
rischio sia personalmente piu' appropriato.


MARCO BAVA

 

 

  ENRICO CUCCIA ----------MARCO BAVA

 

SITI SOCIETARI

 

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Ø     http://www.bancaprofilo.it

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Ø     http://www.centralelatte.torino.it

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Ø     http://www.mef.it/it/index.html montefibre

Ø     http://www.gruppozucchi.com

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www.taxjustice.net ; www.fanpage.it

www.ecobiocontrol.bio

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http://www.matrasport.dk/Cars/Avantime/avantime-index.html

 

 

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Veicoli d'interesse storico, la fiscalità e il redditometro;
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Norme per la circolazione dei veicoli storici;
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Veicoli d'interesse storico e collezionistico: circolazione e fiscalità 

 

 

 

http://delittodiusura.blogspot.it/2011/12/rete-antiusura-onlus.html

http://www.vitalowcost.it

http://www.terzasettimana.org

 www.attactorino.org SITO SOCIALE TORINESE

 

 

 

 http://www.giurisprudenzadelleimprese.it/

 

http://www.avvocatitelematici.to.it/

 

http://www.uibm.gov.it/

 

http://www.obiettivonews.it/

 

http://www.penalecontemporaneo.it

 

http://controsservatoriovalsusa.org/

 

http://www.borsaitaliana.it/borsa/notizie/price-sensitive/home.html?lang=it

 

http://www.societaquotate.com/

 

 

 

http://smarthyworld.com/renault.html

http://www.turbo.fr/renault/renault-avantime/photos-auto/

http://avantimeitalia.forumattivo.it/

http://it.wikipedia.org/wiki/PSA_ES_e_Renault_L7X

http://www.avantime-club.eu/

http://www.centropestelli.it/  scuola di giornalismo torinese

www.foia.it x la trasparenza

http://www.lingottoierieoggi.com la storia del lingotto

www.ipetitions.com PETIZIONI

http://www.casa.governo.it GUIDA AGEVOLAZIONI CASA

http://www.comune.torino.it/ambiente/bm~doc/report-siti-procedimenti-di-bonifica_informambiente.pdf AREE EX SITI INDUSTRIALI TORINESI DA BONIFICARE

 

 

 

 

 

ULTIMO AGGIORNAMENTO 19/04/2024 01.24.49

 

PUTIN ENTRA DEFINITIVAMENTE ALL'INFERNO E    Alexei Navalny IN PARADISO 

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POTETE 

SCARICARE

LA VERITA' SULLA FIAT E LA FAMIGLIA AGNELLI,  PERCHÉ QUELLA CHE FINORA E' STATA PRESENTATA NON E' LA VERITA':

  1. GABETTI, GRANDE STEVENS, DONNA MARELLA, MARCHIONNE E JAKY HANNO SFASCIATO TUTTO.

  2. L'AVVOCATO ED UMBERTO NON HANNO CAPITO I DANNI CHE POTEVANO CAUSARE ED HANNO CAUSATO GABETTI GRANDE STEVENS E DONNA MARELLA.

  3. GABETTI CON MARCHIONNE e DONNA MARELLA CON JAKY hanno ucciso la FIAT.

  4. GIANNI AGNELLI FREQUENTAVA BOBBIO , YAKY ELON MUSK.

  5. CARO YAKY GESU' AVEVA AUTOREVOLEZZA NON AUTORITA'.

LE LETTERE DI EDOARDO AGNELLI

BOSSI PRODI DE BENEDETI GIANNI AGNELLI SCALFARI 1 SCALFARI 2 PANELLA GIANNI AGNELLI 2

ORIGINALI CUSTODITI DALLA BIBLIOTECA DI SETTIMO TORINESE  LETTERA SETT.T

SE VUOI AVERE UNA COPIA  DELLE LETTERE DI EDOARDO AGNELLI  :

 https://1drv.ms/f/s!AlFGwCmLP76pgSdXDIwzmDgGSLkE

 

COMODATO EA COMODATO D'USO DI VILLA SOLE DOVE VIVEVA EDOARDO AGNELLI

DOCUMENTi SULLA DICEMBRE SOCIETA' SEMPLICE CHE CONTROLLA JUVE, FERRARI, STELLANTIS

DICEMBRE 2021

DICEMBRE 1984

il mio libro sui Piani INDUSTRIALI

Libro Mb

LA MIA TESI DI LAUREA IN GIURISPRUDENZA SUL PROCESSO AL SENATORE AGNELLI  PER AGIOTAGGIO

CON SENTENZA NEL 1912

TESI SEN AGNELLI

VEDETE  COME LAVORA UIBM   CHE MI HA BLOCCATO OGNI ATTIVITA' MENTRE CON EUIPO RIESCO A LA LAVORARE NORMALMENTE  

CACAO&MIELE\7228-REG-1547819845775-rapp di ricerca.pdf

 

Presentazione del libro “JUVENTUS SEGRETA”, autore Gigi MONCALVO

Martedì 5 marzo, alle ore 18, nella Sala Musica del Circolo dei Lettori di Torino

VIDEO:

https://youtu.be/jfPFSm35_W0

ALTRI VIDEO SULL'OMICIDIO DI EDOARDO AGNELLI :

 

https://www.byoblu.com/2023/12/10/piazza-liberta-di-armando-manocchia-puntata-87/

https://youtu.be/_DJONMxixO8?si=rKoapPc2-8JtHha8

https://youtu.be/B05tTBK-w0E?si=O5XxvZFIr61tYU7w

https://www.youtube.com/watch?v=t0OrCSg1IZc

https://www.youtube.com/watch?v=Mhi-IY_dfr4

 

 

 

19.04.24
  1. Sicilia, voto di scambio e corruzione indagato il vicepresidente leghista
    RICCARDO ARENA
    PALERMO
    Caterina Chinnici in effetti aveva, «ha una storia, ha un significato - diceva il deputato regionale siciliano Luca Sammartino nel maggio 2019 - è la Sicilia che non abbassa la testa, che ormai siamo diventati terra di... per i leghisti che ci devono venire a raccontare a noi siciliani come funziona il mondo». Cinque anni dopo il mondo è cambiato: Caterina Chinnici, eurodeputato e figlia del magistrato ucciso nel 1983 con la prima autobomba usata dalla mafia, è passata dal Pd a Forza Italia; anche Sammartino ha lasciato i dem ed è diventato il leader del Carroccio nell'Isola. Era pure vicepresidente della Regione, il giovane recordman delle preferenze in Sicilia, ma da ieri non è più nulla: si è dimesso per effetto di un'inchiesta della Procura di Catania, culminata con 11 misure cautelari, fra cui anche la sospensione di Sammartino, per un anno, dai «pubblici uffici ricoperti». I pm in realtà volevano arrestarlo ai domiciliari, ma il Gip Carla Aurora Valenti ha ritenuto sufficiente la misura interdittiva, per le accuse di corruzione e voto di scambio.
    L'imbarazzo ora, per l'ennesima inchiesta che, dal Piemonte alla Sicilia, passando per la Puglia, scuote la politica, è del centrodestra, con la Commissione Antimafia che ha subito chiesto gli atti di questa nuova inchiesta, e col sottosegretario leghista Claudio Durigon che parla di «provvedimenti che arrivano a un mese dalle elezioni europee». E se il presidente della Regione, Renato Schifani, sente vacillare il suo governo, retto da una maggioranza alquanto litigiosa, ma difende il suo ex vice (Sammartino, dice, ha agito «con decoro, lealtà e trasparenza») è significativo anche il quasi totale silenzio del Pd, nelle cui file all'epoca dei fatti Sammartino militava, forte delle 32.492 preferenze raccolte alle regionali del 2017. E per questa ragione l'attuale (ex) assessore regionale all'Agricoltura raccoglieva voti a favore della collega di partito Chinnici, estranea all'inchiesta e non indagata. Il problema è che i voti Sammartino li chiedeva a un consigliere comunale di un paesino etneo, Tremestieri, Mario Ronsisvalle, farmacista, interessato a non avere troppi concorrenti nella sua zona. Il sindaco del piccolo centro, Santi Rando, vicinissimo a Sammartino, era in guerra con Ronsisvalle, ma i due fecero pace grazie alla mediazione del deputato regionale del Pd. Il no all'allargamento del numero delle farmacie sarebbe stato cioè barattato con voti per la Chinnici.
    Lui, Sammartino, passato dall'Udc a una formazione regionale come Articolo 4, poi al Pd, infine a Italia viva e da lì al partito di Salvini, era convinto che il leader del partito rappresentasse «la disubbidienza e quindi è molto nei giovani», come gli suggeriva "Mariuccio" Ronsisvalle. Il «bel segnale» chiesto per la Chinnici fu dato da un collettore di voti, trait d'union con gli esponenti del clan mafioso Santapaola-Ercolano, Pietro Cosentino.
    Nel blitz è rimasto invischiato anche Francesco Santapaola, figlio del più famoso Nitto, boss stragista di Cosa nostra. Un pentito, Silvio Corra, aveva parlato di riunioni alle quali aveva «personalmente accompagnato Francesco detto "Colluccio". Corra aveva fatto i nomi di alcuni partecipanti: Rando, Cosentino «e un'altra persona di cui forniva una descrizione fisica, ma di cui non sapeva altro». Poi gli avevano fatto vedere le foto e lui aveva riconosciuto «l'effigie di Sammartino, di cui non sapeva il nome». Era il 2015, poco prima delle elezioni di Tremestieri. Magari il pentito ricordava male, però Sammartino aveva intuito il rischio di finire indagato e per questo, tra luglio 2019 e novembre 2020, con 600 euro versati a due carabinieri s'era fatto bonificare gli uffici dalle eventuali microspie. Per la serie non si sa mai.

 

 

18.04.24
  1. IL SILURO E' PARTITO  :  dubbi del Ministero dell'Ambiente sulla maxi-opera che dovrebbe collegare Calabria e Sicilia Chieste verifiche su costi, rischio tsunami e leggi sul paesaggio. Gli oppositori del piano: demolito
    Scontro sul ponte di Messina Pichetto rallenta Salvini "Il progetto è troppo vago"
    PAOLO BARONI
    ROMA
    Dai costi della maxiopera al rischio tsunami al rispetto di tutte le più recenti normative ambientali: è lunga a dismisura la lista delle richieste di chiarimento e di integrazione del progetto che il ministero dell'Ambiente ha rivolto alla società Ponte dello Stretto. I "nemici" del Ponte brindano e parlano di progetto «demolito», mentre sia il governo che la società incaricata di realizzare il collegamento tra Calabria e Sicilia tanto caro a Salvini ostentano tranquillità e minimizzano questo passaggio.
    Fatto sta che, completata la prima fase di analisi da parte della Commissione Via-Vas, il ministero dell'Ambiente e della Sicurezza energetica (Mase) ha trasmesso alla Società Stretto di Messina spa ben 239 richieste: 155 relative alla Valutazione di impatto ambientale (Via), mentre per la Valutazione di incidenza (Vinca) e la verifica delle conseguenze di sui siti protetti di interesse Ue (Natura 2000) sono state chieste 66 integrazioni. Altre 16 riguardano il Piano di utilizzo terre (Put) e 2 la cosiddetta Verifica di ottemperanza.
    In un documento di 42 pagine, firmato dal coordinatore della Commissione Via, Paola Brambilla, il ministero in particolare chiede alla Stretto di Messina di spiegare la compatibilità del progetto con gli aggiornamenti dei vincoli ambientali e paesaggistici e degli strumenti di pianificazione territoriale, una analisi più approfondita dei costi e dei benefici dell'opera e un quadro riassuntivo di tutti gli interventi previsti, «non limitandosi al solo elenco delle opere variate».
    Il Mase lamenta che Stretto di Messina non abbia descritto il sistema di cantierizzazione, limitandosi all'elenco delle aree di cantiere e non abbia fornito informazioni sufficienti sulla gestione e lo smaltimento di terre e rocce da scavo. Al committente viene richiesto «un quadro aggiornato e congruente» sulle «condizioni di pericolosità da maremoto» e l'aggiornamento delle stime sulla qualità dell'aria nella fase di cantiere e in quella di esercizio. Oltre a questo il ministero vuole anche dati più chiari e completi sull'impatto delle opere sull'ambiente marino, su corsi d'acqua ed acque sotterranee citando in particolare l'area dei Pantani di Ganzirri, in Sicilia. E ancora, vengono chieste integrazioni sul consumo del suolo, sugli studi geologici, sui rischi di subsidenza e di dissesto, sugli effetti sulle attività agricole, sul rumore a terra e sott'acqua, su vibrazioni e campi elettromagnetici oltre a maggiori dati sui rischi per biodiversità, flora, fauna, paesaggio e salute pubblica.
    «Il progetto definitivo del ponte sullo Stretto non sta in piedi» attaccano associazioni ambientaliste (Italia Nostra, Legambiente, Wwf, ecc.) e comitati locali che parlano di «passo falso» e di «farsa». Secondo Pichetto Fratin la richiesta di chiarimenti è invece «un atto tipico della prima parte del procedimento» e come ha poi spiegato a Matilde Siracusano, sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento, si tratta solo di «legittime integrazioni proporzionate ad un progetto enorme, con oltre 8 mila elaborati».
    Per i 5 Stelle il progetto del Ponte invece «non sta in piedi». «È un progetto vecchio, pieno di falle sul piano ingegneristico, ambientale, trasportistico e finanziario» accusa il presidente dell'M5s Giuseppe Conte, secondo cui quello del ministero dell'Ambiente è un «macigno» posto sul progetto del Ponte. Per Marco Simiani del Pd, «il ministero dell'Ambiente sconfessa clamorosamente Matteo Salvini, bloccando di fatto il progetto». Anche il Verde Angelo Bonelli è convinto che la Commissione tecnica del ministero abbia «demolito il progetto definitivo sul Ponte». Quindi rivolto al ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini e all'ad della società Stretto di Messina, Piero Ciucci, ha chiesto se esista davvero «un progetto definitivo? O quello presentato è quello di 15 anni fa già bocciato dal ministero?».
    Oltre al governo anche Ciucci ostenta serenità contestando le frasi degli ambientalisti («nessun passo falso, anzi, un altro importante passo avanti per la realizzazione del ponte») e assicurando che nei 30 giorni fissati dalla legge, come ha poi confermato anche il ministero guidato da Salvini, la società fornirà tutti i chiarimenti richiesti.
  2. LA CHIMERA DI SALVINI : «Di sicuro c'è solo che non si farà». Ne sono convinti tutti, a partire dal signore che si affaccia sull'uscio della "bottega di salumi di Celona Mariagrazia" e invita a mettere il naso all'insù: «Lo vede quel cavalcavia? Devono completarlo da ventisei anni». Lo sguardo punta su uno svincolo vertiginoso dell'autostrada che si chiama Giostra, con il viadotto Ritiro che attende di essere inaugurato dal 1997.
    Così non c'è da stupirsi se la costruzione del Ponte sullo Stretto - creatura mitologica quanto Scilla e Cariddi, i mostri che nel tratto di mare abiterebbero - a Messina venga considerata probabile come lo sbarco di un'astronave aliena. Per capirlo basta spostarsi nove chilometri più a nord, a Torre Faro, la punta all'estremo nord est della Sicilia, la più vicina alla Calabria, dove dovrebbe nascere il pilone siciliano. E qui tocca di nuovo guardare in alto, verso la cima del mastodontico traliccio dell'elettrodotto che ha funzionato tra le due sponde fino al 1985. Una Tour Eiffel in salsa siciliana, per tutti qui è "u Piluni". «Lo vede? È alto 235 metri - dice il titolare del bar che sta ai suoi piedi, i capelli sferzati dal vento che qui soffia sempre potente - pensi che quello del Ponte sarebbe alto quasi quattrocento. Ma chi vorrebbe salire lassù?».
    Un gigante, un ecomostro, come dice qui il popolo delle villette, dei ristoranti, dei residence, delle case di riposo (e, se potessero parlare, anche dei defunti del cimitero di Granatari) che si sono ritrovati nelle 1500 pagine dell'elenco degli espropri pubblicato dalla società Stretto di Messina. Una società nata nel lontano 1981, che già ha speso 130 milioni per studi e progettazione e che ne è costata altri 342 di penali e indennizzi con la messa in liquidazione nel 2013, quando il progetto del Ponte sembrava definitivamente archiviato.
    E adesso, adesso che «il mostro è resuscitato come in un film dell'orrore» - per dirla con Sebastiano Cambria, uno dei destinatari dell'esproprio - è sempre la società Stretto di Messina che dà i numeri di chi dovrebbe sloggiare: sono 2.792 gli intestatari di immobili e terreni per un totale di oltre 3.7 milioni di metri quadrati. Trecento edifici da demolire in Sicilia e 150 in Calabria, molti di più interessati a vario titolo da servitù, trasformazioni, cantieri temporanei.
    E l'epicentro è proprio a Torre Faro, nella riserva di Capo Peloro e dei laghetti di Ganzirri, area naturale protetta istituita dalla Regione siciliana nel 2001. «Il mostro dovrebbe nascere tra i due laghetti, sul canale che li collega, un paradiso naturalistico dove nidificano i cigni e dove sette anni fa ho comprato un terreno per passare la mia vecchiaia», dice Salvatore Rando, per trent'anni nostromo sulle navi Caronte che fanno la spola sullo Stretto.
    Anche lui ha la sua incompiuta da raccontare, d'altronde Messina ne annovera trentacinque: «Aspettiamo da dieci anni il nuovo porto di Tremestieri per l'imbarco dei mezzi pesanti che altrimenti appestano la città, il vecchio porto quando c'è scirocco si insabbia e i camion devono passare del centro. Mi creda, io sullo Stretto ci ho navigato una vita, basta mettere un servizio di aliscafi e di navi efficiente». Insieme con la moglie, è stato tra i primi la settimana scorsa ad accorrere alla manifestazione indetta dai comitati No ponte davanti al Palacultura, dove sono stati aperti gli sportelli per gli sventurati finiti nelle aree colorate sulle mappe di progetto: qui si possono depositare osservazioni per sessanta giorni.
    Se le sono passate di mano in mano, le mappe, sui tavolini allestiti per il presidio. Il colore che sembrerebbe più rassicurante, il rosa, nella legenda, è il girone più profondo dell'inferno: significa "sede ponte", cioè demolizioni, sorte che tocca per esempio ad Adele Baviera, «messinese da generazioni, non è solo questione di casa ma di esproprio di identità», dice. Poi c'è il purgatorio di chi salva la casa ma che rischia di ritrovarsi un muro di cemento davanti alla finestra come Marianna Giuffrida, docente di Diritto all'Università di Messina. E infine il paradiso di chi la sfanga ma felice non è. «Siamo tutti espropriandi – dice Daniele Iavacca, del comitato No Ponte –. Questa è la battaglia di una città che non vuole essere sventrata e devastata per un'opera inutile e dannosa». Invita a stare calmi in vista della valutazione del Cipess, sigla che sta per Comitato per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile. «Sviluppo sostenibile, mi viene da ridere – sbotta Mariella Valbruzzi, anche lei dei comitati No Ponte – il mostro dovrebbe sorgere in un'area naturale dove oggi bisogna chiedere permesso pure per cambiare il colore dell'intonaco di casa».
    La certezza, di tutti, è che l'opera non vedrà mai la luce. La paura, di tutti, è che il progetto possa avviarsi, e che Messina si trovi sventrata inutilmente, con un'altra incompiuta, questa volta devastante.
    «Il primo vincolo per la costruzione del Ponte – continua Iavacca – fu apposto nel 2003 e rinnovato alla scadenza, nel 2008, entrambe le volte dal governo Berlusconi. Dopo lo stop del governo Monti nel 2013, la gente ha comprato casa, ha acceso mutui ancora non del tutto pagati, ha fatto ristrutturazioni. Adesso si vuole resuscitare dal nulla un vincolo scaduto, uno dei paradossi su cui i nostri avvocati sono al lavoro».
    Ma dicono no al ponte pure tanti cittadini lontani dai luoghi dell'esproprio, gente che non vuole rivivere il trauma originario di Messina, il terremoto del 1908 che la rase al suolo, che fece 500 mila vittime, che cambiò per sempre il destino della città dove nacque Antonello, dove era di casa Caravaggio, il cataclisma che secondo alcuni plasmò anche l'animo degli abitanti di oggi: fatalisti, sfiduciati, rassegnati. Non si direbbe, ascoltando i combattenti del No Ponte: «Non ci fermeremo mai – dicono – giù le mani da Messina».
  3. L'ex ambasciatore al Cairo Massari racconta i dettagli della visita in obitorio Giallo sulla sua tutor egiziana in Inghilterra : "Come sapeva dov'era il corpo?"
    In aula l'orrore di Regeni "Torture su tutto il corpo" Nuovi dubbi su Cambridge

    Grazia longo
    roma
    Il racconto sulle torture subìte da Giulio Regeni è così straziante che i suoi genitori, Claudio e Paola, escono dall'aula. Molto intense e a tratti drammatiche le quattro ore di testimonianza dell'ex ambasciatore al Cairo Maurizio Massari, ieri mattina davanti alla prima Corte d'assise della capitale.
    Interrogato dal procuratore aggiunto Sergio Colaioccoripercorre quei drammatici giorni intercorsi tra la scomparsa, il 25 gennaio 2016 e il ritrovamento del corpo, il 3 febbraio 2016 sulla strada che unisce la capitale con Alessandria d'Egitto. La notizia del rinvenimento gli fu comunicata la sera del 3 febbraio dal viceministro degli esteri egiziano, nonostante in realtà la scoperta fosse avvenuta al mattino.
    Ma durante l'esposizione di Massari, oggi ambasciatore all'Onu a New York, emerge un elemento interessante che riguarda Maha Abdelrahman, la professoressa egiziana di Cambridge che assisteva Giulio al Cairo.
    «Ricordo che ho ricevuto alcuni messaggi dalla tutor di Regeni presso l'Università americana al Cairo. Fu lei a dirmi dove si trovava il corpo, mi consigliò di recarmi lì e di insistere affinché l'autopsia non venisse effettuata in Egitto». Una domanda a questo punto si impone: come faceva la professoressa a sapere che i poveri resti di Giulio si trovavano all'obitorio? Se lo domandano anche gli avvocati difensori degli imputati che chiedono se la tutor collaborasse con l'intelligence inglese.
    Questa eventualità non è nota al diplomatico e l'aggiunto Colaiocco si augura di poter ricevere una riposta direttamente dall'interessata. Maha Abdelrahmanse è stata infatti inserita nella lista dei testi da interrogare durante il processo in corso a Roma contro i quattro agenti della National Security egiziana.
    Tra le altre informazioni importanti fornite ieri dall'ambasciatore ci sono quelle relative al suo impegno di trovare notizie su Giulio, considerato che le autorità egiziane non collaboravano: «Contattammo anche persone della società civile egiziana in particolare quelle legate alla difesa dei diritti umani. Ci parlarono della ricerca di Giulio sui venditori ambulanti. Ci dissero che era "attenzionato" da tempo, che era stato fotografato. Legavano la sparizione all'attività di ricerca di Giulio. Tutto induceva a ritenere che Giulio fosse stato in qualche modo fermato dalle autorità egiziane, che ci fosse qualcosa legato alla sua attività di ricerca che poteva aver dato fastidio».
    Massari chiese ripetutamente di essere ricevuto dal ministro dell'Interno egiziano, ma l'incontro avvenne solo il 2 febbraio senza peraltro portare alcuna notizia utile. «La sera del 3 febbraio venni informato in via ufficiosa - ricorda il diplomatico - durante il ricevimento in ambasciata per la visita della ministra dello sviluppo economico Guidi. Annullammo subito la serata». Dall'Egitto allora come oggi nessuna verità.
  4. QUERELE DI STATO : Canfora rinviato a giudizio per diffamazione Meloni gli chiede 20mila euro di risarcimento
    "
    Storico e filologo
    Luciano Canfora
    valeria d'autilia
    bari
    Luciano Canfora andrà a processo. Lo storico, filologo, saggista e professore emerito 82enne dovrà rispondere di diffamazione aggravata nei confronti della premier Giorgia Meloni. Durante un incontro, in un liceo di Bari, la definì «neonazista nell'anima». Fatti che risalgono a due anni fa, quando lei era all'opposizione. E ora, stando al provvedimento del giudice dell'udienza predibattimentale, risulta necessario un approfondimento che solo un giusto processo dinanzi a un giudice terzo può garantire. Proprio per contestualizzare quelle parole. Nella sostanza: rinvio a giudizio. Ma la battaglia legale diventa, più in generale, un dibattito pubblico sulla libertà di pensiero e di critica da parte di un intellettuale tra i più accreditati.
    La decisione della giudice di Bari è arrivata nel pomeriggio di ieri. A sostegno dello storico, fuori dal tribunale, c'erano alcuni manifestanti convinti della natura «fortemente politica» della querela. Tutto era partito l'11 aprile 2022, da un suo intervento durante un incontro sul conflitto russo-ucraino. E, nella bufera, era finito subito un passaggio: «Anche la terribilissima e sempre insultata, poveretta, leader di Fratelli d'Italia trattata di solito come una mentecatta, pericolosissima, siccome essendo neonazista nell'animo si è subito schierata con i neonazisti ucraini, è diventata una statista molto importante ed è tutta contenta di questo ruolo».
    Per l'avvocato Luca Libra, che assiste la presidente del Consiglio, l'imputato avrebbe «leso l'onore, il decoro e la reputazione aggredendo la sua immagine, come persona e personaggio politico con volgarità gratuita e inaudita». Meloni, che si è costituita parte civile, ha chiesto un risarcimento danni di 20mila euro motivato «dal pregiudizio psicofisico sofferto e, soprattutto, dalla lesione alla reputazione, all'onore e all'immagine».
    Era stata lei stessa ad annunciare: «La querela non gliela toglie nessuno». A suo parere «parole inaccettabili, ancora una volta pronunciate da una persona che si dovrebbe occupare di cultura e formazione e che invece finisce a fare becera propaganda a giovani studenti».
    Secondo la difesa, il senso dell'intervento di Canfora è che il sostegno all'Ucraina avrebbe consentito alla leader di FdI, «solitamente emarginata e denigrata, di accreditarsi anche a livello internazionale come figura politica autorevole. È evidente il senso tutt'altro che diffamatorio delle espressioni utilizzate non per esprimere un proprio giudizio, bensì per descrivere - criticamente - l'atteggiamento delle forze politiche nei suoi confronti, prima e dopo la posizione assunta sulla guerra in Ucraina».
    Per Canfora, da settimane, si erano mobilitati in tanti. Dal quotidiano francese Libération a una sessantina tra associazioni e organizzazioni, ma anche semplici cittadini. «Difendiamo con forza – dice la Cgil Puglia - la libertà di pensiero e di opinione e la legittima critica politica». Per l'Anpi provinciale «la critica non è diffamazione, il libero pensiero non si processa» e palesa preoccupazioni «per la via che vari ministri hanno imboccato, chiamando in giudizio personalità della cultura critiche nei loro confronti».
    E poi i giovani. Come Link, Uds e Zona Franka, che parlano di «crociata contro la libertà di espressione che questo Governo in più forme sta portando avanti». Per il sindaco di Firenze, Dario Nardella, l'azione legale «è una dimostrazione di fragilità della presidente Meloni. Se fosse stata una persona più forte avrebbe chiamato Canfora e chiesto un chiarimento. La donna più potente del Paese ha bisogno di ricorrere al tribunale penale per colpire un intellettuale?».
    Analista storico e politico, per il suo vissuto e la passione civile, Canfora - di origini pugliesi - ha da sempre il sostegno di una vasta comunità antifascista: autore di saggi storici, per anni è stato iscritto al Partito comunista italiano e poi a Rifondazione comunista. Lo stesso Canfora aveva contestualizzato le sue parole: «Dire neonazista non significa dire nazista. Neonazista è, ad esempio, l'atteggiamento di chi usa le navi da guerra per respingere i migranti. Si tratta di comportamenti piuttosto recenti di una dirigente politica che ha le sue idee, secondo me troppo forti, sul terreno fondamentale della migrazione».
    La premier, probabilmente, sarà chiamata a deporre in aula. La procura di Bari aveva chiesto il rinvio a giudizio di Canfora, mentre il suo difensore Michele Laforgia che venisse prosciolto. «Resto convinto - ha detto l'avvocato - che un processo per un giudizio politico per diffamazione non si possa e non si debba fare, e che sia molto inopportuno farlo quando dall'altra parte ci sia un potere dello Stato». Il processo inizierà il 7 ottobre.
  5. Polemica sull'intervento in tv dello studioso, denunciato dai sindacati di polizia
    "Studenti manganellati da agenti drogati" Il professor D'Orsi ora rischia il processo
    grazia longo
    roma
    Le manganellate della polizia agli studenti di Pisa e Firenze? Colpa del sentimento «di rivalsa» e delle «droghe» da parte degli agenti. Parole che sono costate care al professor Angelo D'Orsi, denunciato alla magistratura da due sindacati della polizia.
    Il segretario generale del Siap, Giuseppe Tiani, precisa: «Il nostro legale, avvocato Gigante dello studio legale Picozzi e Morigi, ha depositato alla procura di Roma una denuncia querela nei confronti del professor Angelo D'Orsi». Una scelta « a tutela della dignità professionale, personale e delle famiglie dei poliziotti». L'accademico vanta cinquanta libri, cento saggi e quasi mille articoli scientifici. Allievo di Norberto Bobbio è ordinario di Storia del Pensiero Politico all'Università di Torino.
    Ha pronunciato le frasi incriminate durante la trasmissione «Quarta Repubblica» del 26 febbraio. Ecco cosa disse: «Quando vedo il poliziotto che manganella con un piacere di farlo, due cose mi vengono in mente. Uno, per quel manganello c'è una sorta di rivalsa sociale verso lo studente, quasi invidia, tu stai studiando sei un privilegiato, io non sto qui a farmi massacrare con stipendi bassi. E la seconda cosa è il fatto che troppo spesso, tanto sovente quei poliziotti, e me lo dicevano nelle interviste che ho fatto dal '69 al '72, hanno assunto delle droghe, hanno assunto delle sostanze per reggere il peso, questo però ti fa perdere anche i freni inibitori».
    Ma non finisce qui. Oltre al Siap anche un altro sindacato, l'Fsp ha denunciato D'Orsi. Il segretario Valter Mazzetti dichiara: «Abbiamo già dato mandato all'avvocato Pierilario Troccolo di procedere con la querela. Le parole del professore sono gravissime. Le riteniamo altamente calunniose, e lesive della dignità personale e professionale dei colleghi in servizio in quelle occasioni, ma anche di tutti gli altri, e che attraverso insinuazioni inaccettabili e scorrette gettano discredito sull'intera Polizia di Stato».
    E aggiunge: «I suoi messaggi, intrisi d'odio, di disprezzo, di ogni mancanza di rispetto sotto tutti i profili possibili, sono alla base della maggior parte dei problemi di ordine e sicurezza, e certamente delle aggressioni che il personale in divisa continuamente subisce».
    Dal canto suo, Angelo D'Orsi si definisce amareggiato per le denunce che «in passato sarebbero state impensabili. C'è un clima politico che non aiuta, basti pensare che il professor Luciano Canfora è stato denunciato dalla premier Meloni. Io non volevo ingiuriare proprio nessuno». Ma lei perché ha fatto quelle affermazioni? «Sono il frutto dei miei studi e delle mie interviste a fine degli Anni Sessanta e poi già Pasolini alludeva al fatto che i poliziotti fossero contrapposti agli studenti figli di papà». Sì, ma Pasolini mica insultava i poliziotti. «Neppure io li ho insultati. E poi non mi ha denunciato la Polizia, solo i sindacati».

 

 

17.04.24
  1. Denuncia contro Bibi: "Ospite nella villa di un miliardario Usa durante gli attacchi"
    La permanenza del primo ministro Benjamin Netanyahu nel fine settimana nella villa di Gerusalemme del miliardario americano Simon Falic (dotata di un bunker antiatomico) potrebbe costituire reato. A denunciarlo è il Movimento per il Governo di Qualità in Israele, che ha chiesto di indagare sulla questione, secondo quanto riporta il Times of Israel. In una lettera indirizzata al Procuratore Generale Gali Baharav-Miara e a Shlomit Barnea-Farago, consulente legale dell'Ufficio del Primo Ministro, Hiddai Negev afferma che, al di là della questione etica del soggiorno del premier a casa di un cittadino straniero in Israele, le azioni di Netanyahu potrebbero aver violato il divieto per i funzionari pubblici di accettare regali: «I servizi di alloggio e sistemazione in una villa spaziosa, forniti senza corrispettivo, possono equivalere a un regalo vietato e a una violazione delle norme relative alla ricezione di benefici».
  2. BANCHE E POLITICA:   La cura dimagrante ha sfiancato i partiti, e a dieci danni dall'abolizione dei finanziamenti pubblici la discussione sul sostegno alle forze politiche torna d'attualità. Lo stato dei bilanci delle forze politiche è assai precario: il contributo del 2 per mille non basta quasi mai a coprire le esigenze e le donazioni dei privati - con il tetto di 100mila euro - non riescono a colmare quasi mai la differenza. Basta scorrere gli ultimi rendiconti disponibili - quelli relativi all'esercizio 2022 - per avere un quadro d'insieme di grande difficoltà, fatta eccezione per Fratelli d'Italia: complessivamente i partiti hanno fatto registrare un patrimonio netto negativo di circa 106 milioni.
    La nuova legge sul finanziamento imposta dal governo Letta nel 2014 ha colpito come uno tsunami. Bastano alcuni dati per avere un'idea: il Partito democratico nel 2009 aveva un patrimonio netto di 168 milioni, ridotto a 600mila euro nel 2022. I dipendenti del Nazareno nel 2013 erano ancora 180, ora sono 107, di cui solo 75 a carico del partito - gravati da contratti di solidarietà - mentre cinque sono in distacco e 27 in aspettativa. Spiega il tesoriere Michele Fina: «A settembre scadono i contratti di solidarietà e dovremo capire se rinnovarli o se potremo farne a meno. Quando sono arrivato (un anno fa, ndr) i dipendenti erano circa 120, 95 dei quali a carico del partito. La riduzione è stata possibile grazie a pensionamenti, distacchi, incarichi nei gruppi parlamentari».
    Già, perché i gruppi parlamentari ormai stanno soppiantando "il partito" nella gerarchia, ribaltando lo schema del passato. Camera e Senato infatti distribuiscono ancora una rilevante somma a sostegno delle spese dei gruppi: circa 52 milioni nel 2022 (30,8 da Montecitorio e 22 da Palazzo Madama). Soldi ripartiti in base alla consistenza dei gruppi e che possono essere usati solo per le attività istituzionali. Di fatto, gli eletti hanno ormai molti più mezzi dei dirigenti di partito che non sono presenti in Parlamento.
    La drastica riduzione del personale ha riguardato anche Forza Italia, partito gravato da 98 milioni di debiti, perlopiù nei confronti della famiglia Berlusconi. Una situazione che ha costretto i vertici nel 2015 a licenziare una cinquantina di dipendenti su circa ottanta, con oneri per il personale calati dagli 1,8 milioni del 2013 agli 1,1 milioni del 2022. Da un anno c'è un nuovo tesoriere, il manager Fabio Roscioli scelto da Antonio Tajani al posto dei politici che tradizionalmente occupano quella carica.
    Sono stati ripristinati i contributi carico di parlamentari e consiglieri regionali (900 euro al mese da ciascuno) e si lavora per aumentare la raccolta di donazioni private. Contributi agli eletti li chiede anche il Pd, e non solo. In tanti hanno cominciato a chiedere una somma "una tantum" ai candidati alle politiche, che grazie alle liste bloccate e ai collegi uninominali possono evitare o quasi la fatica della campagna elettorale.
    Bilanci difficili anche per la Lega del vicepremier Matteo Salvini, che pure si è sdoppiata. Ovvero in Lega Nord, cioè il "vecchio" partito, e "Lega per Salvini premier". Un modo, tra l'altro, per non caricare il nuovo soggetto politico del noto debito di 49 milioni che andrebbe restituito allo Stato. Nonostante ciò, la Lega per Salvini premier nel 2022 ha chiuso con un patrimonio netto negativo pari a 25mila euro e 1,5 milioni di debiti. Il Movimento 5Stelle, pur registrando un patrimonio netto di 415mila euro, accumula debiti per 1,1 milioni. Sorride solo Fratelli d'Italia della premier Giorgia Meloni, che nel 2022 ha 2,6 milioni di patrimonio netto e appena 259mila euro di debiti.
    Il Pd, infine, è in testa alla classifica delle donazioni grazie al 2 per mille: nel 2022 otto milioni di euro, seguito da FdI con 4,8 milioni. In totale, i contribuenti hanno concesso ai partiti con il 2 per mille 24 milioni. Possono sembrare tanti, ma proprio il caso del M5s - che ha sempre combattuto i finanziamenti pubblici - dimostra che la politica ha bisogno di soldi: la struttura "leggera" del Movimento mostra i suoi limiti nelle elezioni amministrative e regionali, dove la mancanza di una rete capillare si riflette in risultati sempre peggiori di quelli delle politiche.
  3. Tre relazioni della Banca d'Italia finiscono nell'inchiesta su Visibilia: la ministra del Turismo accusata (con altre 16 persone) di aver falsificato i bilanci Le anomalie: imprese presentate come start-up per non dover mostrare perdite e fatture retrodatate come garanzie per ottenere i finanziamenti
    Garanzie di fondi pubblici e bonifici sospetti quei giri di denaro tra le società di Santanchè
    Le tappe della vicenda
    MONICA SERRA
    MILANO
    Facendo carte false e nonostante fossero già «fortemente indebitate con le banche», le società di Daniela Santanchè hanno ricevuto due prestiti dalla Popolare di Sondrio per 2 milioni 740 mila euro in tutto. Nel primo caso la richiesta è stata firmata, nel secondo supportata da una lettera della ministra del Turismo, che è riuscita così a ottenere la garanzia di fondi dello Stato, dichiarando «investimenti» o il «pagamento di fornitori» mai effettuati. Che giro abbiano fatto quei soldi pubblici e a cosa siano serviti lo racconta una delle tre relazioni che Marco Pacini e Stefano Guarnieri della Banca d'Italia hanno depositato l'11 aprile. E che sono finite agli atti dell'inchiesta che vede la senatrice di Fratelli d'Italia accusata, con altri sedici tra amministratori e sindaci del gruppo Visibilia, di aver falsificato per sette anni i bilanci delle società. Tra i vari bonifici annotati, in particolare, uno dei più consistenti, da un milione di euro, è stato effettuato proprio a favore della D1 Partecipazioni, di cui Santanchè è proprietaria al 90 per cento (salvo poi concedere l'usufrutto all'allora compagno e direttore del Giornale, Alessandro Sallusti) e Visibilia Srl al 10 per cento.
    Dopo essersi vista respingere la richiesta di finanziamento da 3 milioni di euro nell'ottobre del 2011, Visibilia Srl ha chiesto, alla Bps, 2 milioni l'anno successivo. E, in qualità di amministratrice unica, questa volta Santanchè ha firmato la domanda, «sostenendo falsamente» che la società fosse una start up, evitando così di dover «presentare i bilanci in perdita» e «limitandosi a presentare un bilancio previsionale che si sarebbe rivelato irrealistico». Non è ben chiaro come, ma Visibilia Srl è riuscita a ottenere un mutuo da 2 milioni di euro «assistito da garanzia del Fondo pubblico per le Pmi gestito da Mediocredito centrale, controgarantito da fondi comunitari». Per averlo, tra l'altro, a supporto della richiesta sono state allegate 103 fatture per gli «investimenti» da effettuare (ristrutturazione degli uffici, impianti, rete informatica, arredi e così via) che la società avrebbe dovuto realizzare con quei soldi garantiti all'80 per cento dal fondo pubblico. Peccato che le fatture fossero tutte retrodatate, «addirittura nel 2009 e nel 2010». Che fine hanno fatto i soldi? Dall'analisi dei conti della società «le principali movimentazioni sono verso Società europea di edizioni spa (editore del Giornale) e N.m.e. New Media Enterprise Spa (editore del free press Metro)» - quotidiani su cui la Visibilia veicolava la propria attività pubblicitaria - altre banche e (nel marzo 2013) verso la D1 Partecipazioni, al 90 per cento di Santanchè. Qualche pagamento ai fornitori arriva solo nel 2014, ma poca roba: 390 mila euro. Nel frattempo, al contrario di quanto scritto nei bilanci previsionali, il fatturato si dimezzava e «di frequente» le rate non venivano pagate. Tanto che il finanziamento è stato poi volturato due volte: prima da Visibilia Spa, che otteneva un allungamento del piano di rientro, poi da Visibilia Srl.
    Nel novembre del 2020 è la Concessionaria a ottenere un finanziamento da 740 mila euro, secondo quanto scrive la Banca d'Italia, sempre dalla Popolare di Sondrio, beneficiando della garanzia del Fondo delle «Misure temporanee in materia di aiuti di Stato a sostegno dell'economia nell'attuale emergenza Covid». Sempre dichiarando il falso (la società veniva anche questa volta presentata come una start up), i soldi stanziati per «garantire liquidità per il pagamento dei fornitori, del personale, degli agenti e dei tributi vari» sono stati in realtà utilizzati «in parte per finanziare l'aumento di capitale di Visibilia editore Spa e in parte per ripianare la situazione debitoria che si era formata prima dell'emergenza covid». Anche su questi profili di ipotetica truffa si stanno concentrando ora le indagini del Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf coordinato dalla procuratrice aggiunta Laura Pedio e dai pm Marina Gravina e Luigi Luzi. —
  4. ERA ORA :L'ultima sigaretta di Torino
    diego molino
    torino
    Torino si aggiunge al gruppo di città italiane che introducono il divieto di fumare all'aperto. Sarà infatti vietato accendere una sigaretta o swapare a una distanza inferiore a 5 metri da chi ci sta intorno. A meno che non ci sia un esplicito consenso da parte sua. Lo stop scatterà quindi alla fermata del bus, intorno ai tavolini di un dehors (dove spesso il nostro vicino è un incallito fumatore che ci manda di traverso l'aperitivo), nelle manifestazioni e nei parchi, se ci saranno persone vicine a noi.
    Uno scatto in avanti anche nella città della Mole che è stato sancito ieri in consiglio comunale, con l'approvazione di una delibera che modifica il Regolamento di polizia urbana. Chi sgarra - e qui si aprirà il dibattito su come garantire i controlli - rischia una multa di 100 euro. In altre città d'Italia lo stop è già realtà, come a Milano, dove la norma è stata introdotta nel 2021.
    Il cambio di passo è prima di tutto culturale e non è un caso che poco tempo fa lo stesso ministro della Salute Orazio Schillaci abbia annunciato di voler definire un provvedimento analogo, estendendo le limitazioni al fumo anche nei luoghi all'aperto. Oggi però una norma nazionale ancora non esiste, e allora ciascuna municipalità procede in ordine sparso.
    A Torino la proposta di delibera, approvata quasi all'unanimità, è stata avanzata da Silvio Viale, istrionico capogruppo di +Europa e Radicali. Fra un paio di settimane il divieto entrerà in vigore, dopo la pubblicazione su albo pretorio. «Può essere considerata una misura sanitaria, ma è soprattutto una questione di rispetto dei non fumatori e di buona educazione - espone le sue buone ragioni Viale -. Se fumo, mi sposto». Sono lontani anni luce, e meno male, i tempi in cui si vedevano sigarette accese dappertutto, nei cinema, alle riunioni di lavoro, nei bar. Tranquillizziamo però le compagnie di amici: in caso di esplicito consenso da parte di tutti i presenti, il fumo collettivo sarà ancora possibile. E a chi avanza dubbi sulla difficoltà a garantire il rispetto del divieto, lo stesso Viale dice: «Anche per chi passa con il semaforo rosso spesso non ci sono controlli, ma questa norma dà un indirizzo culturale ben preciso».
    La Torino sabauda, riservata e intima, da oggi si avvicina un po' di più all'obiettivo di diventare una città "smoke free". La lettera "v" aggiunta all'articolo 7 del Regolamento di polizia urbana dice infatti che è vietato «fumare in ogni caso in presenza di bambini o di donne in gravidanza e in ogni luogo all'aperto a una distanza inferiore a cinque metri da altre persone, senza il loro esplicito consenso». Non solo, ma estende il provvedimento a «sigarette, sigari, pipe, tabacco riscaldato, ogni prodotto a combustione e le sigarette elettroniche», ossia quello che in gergo viene definito swapare, e che fino a oggi era considerato una scorciatoia per poter fumare liberamente anche nei posti al chiuso, senza timore di essere guardati male dai non fumatori.
    Torino non è l'unica città ad aver imboccato questa strada. Milano, con il regolamento sulla qualità dell'aria approvato nel 2020, ha fatto anche di più: il divieto di fumare all'aperto nei parchi, nelle pensiline dei mezzi pubblici, allo stadio o nei cimiteri è in vigore dove ci siano persone nel raggio di 10 metri. Un'ordinanza simile fu emessa dal Comune di Modena nello stesso periodo. Sempre nel 2021 Volano, una cittadina del Trentino, lanciò il progetto "Volanonfuma", e il divieto arrivò già nel 2019 sulla spiaggia di Bibione. A Napoli lo stop al fumo nei parchi e nelle manifestazioni pubbliche fu introdotto addirittura nel 2007. Ad aprire la strada nel nostro Paese quasi vent'anni fa, il 10 gennaio del 2005, fu la legge Sirchia (dal nome del ministro che la propose) che impose il divieto di fumo nei luoghi pubblici al chiuso, in negozi, ristoranti, palestre e centri sportivi (le sole eccezioni erano gli spazi riservati ai fumatori e le abitazioni civili).
    Guardando al resto del mondo i provvedimenti virtuosi in questo senso non mancano. New York impose il divieto di fumo all'aperto nel 2011, a Tokyo oggi è proibito accendere una sigaretta per strada, Parigi ha reso "smoke free" i parchi cittadini, Barcellona le sue spiagge. E nel 2016 Melbourne diventò la prima città completamente senza fumo al mondo.

 

 

16.04.24
  1. ipersonico e difficile da intercettare
    Tra le armi usate dai Pasdaran il nuovo missile Kheibar Shekan
    Il massiccio raid con 331 tra droni e missili ha visto anche il debutto operativo del temuto nuovo ordigno balistico Kheibar Shekan, cioè il "distruttore di fortezze". Fa parte della terza generazione dei questo di tipo di armi iraniane. Lungo 11,4 metri, con un diametro di 80 centimetri può colpire obiettivi fino a 1450 chilometri di distanza con una carica esplosiva di 500 chili. Rispetto al predecessore Zolfaghar, la sua testata ha la possibilità di essere manovrata anche nelle fasi finali del lancio, per eludere la contraerea. Il Kheibar Sheikan è anche più veloce e arriva sul bersaglio a una velocità di Mach 3, vale a dire a 3700 chilometri all'ora. Tutte caratteristiche che lo rendono difficile da intercettare. A destra, una parte di un missile finita su una spiaggia israeliana. —
  2. Favori al boss col cellulare di Palazzo Chigi l'uomo misterioso e la mafia di Roma
    Andrea Palladino
    È una cintura gelatinosa, opaca, spesso impenetrabile la morsa della criminalità organizzata che circonda Roma. Immersa in un'apparente pax mafiosa, interrotta da cicli di sangue che lasciano morti sull'asfalto, la capitale è soprattutto una sorta di grande camera di compensazione, fatta di dialoghi sotterranei, connivenze, complicità. Uno status che dura da quando sotto il Colosseo facevano affari Frank Coppola e Pippo Calò.
    Non è mai stato facile parlare di mafie a Roma. Il primo processo che si è concluso per associazione mafiosa nella capitale non si è svolto nelle aule di piazzale Clodio, ma nel palazzo di giustizia di Velletri, il secondo circondario per numero di abitanti nel Lazio. L'indagine chiamata Appia, arrivata a conclusione con decine di arresti nel 2004, colpì il clan di 'ndrangheta Gallace, originario di Guardavalle e radicato dagli anni '60 tra Anzio e Nettuno, dopo anni di indagini complesse condotte dal reparto anticrimine del Ros.
    Oggi in quelle stesse aule è in corso il processo Tritone, il terzo per associazione mafiosa, inchiesta condotta dal pm romano Giovanni Musarò, che sta portando alla luce una galassia di connivenze forse senza precedenti. Forze dell'ordine, funzionari infedeli dello Stato e perfino un uomo di collegamento che, nel 2012, parlava con il capo indiscusso della locale di 'ndrangheta del litorale romano con un cellulare intestato alla presidenza del Consiglio dei ministri.
    Solo con l'inchiesta Tritone emerge la figura di spicco del gruppo Gallace di Anzio, oggi imputato di associazione mafiosa, Giacomo Madaffari, originario di Santa Cristina d'Aspromonte, accusato di essere capo locale e «formalmente organico alla 'ndrangheta con una dote di altissimo livello della cosiddetta Società Maggiore». Il Gotha della mafia. Il suo nome, però, già da anni circolava nelle aule del tribunale. Durante le udienze del processo Appia, il collaboratore di giustizia Antonino Belnome - uno dei primi a raccontare la forza del clan Gallace - aveva indicato con dettagli il profilo del capo Locale sul litorale romano: «Si chiama Giacomo, non so se è veramente il suo nome o un soprannome, ha una cinquantina d'anni, è originario della Calabria ma si è radicato a Nettuno da diverso tempo», disse il collaboratore di giustizia in un'udienza del 2011.
    Nel 2018 i carabinieri del gruppo provinciale di Roma, coordinati dal pm Musarò, riprendono in mano l'inchiesta del Ros Appia della fine degli anni '90, che si è conclusa solo nel 2020 con una serie di condanne definitive. Scoprono rapporti stretti con la politica locale, la penetrazione capillare nel tessuto sociale e l'esistenza di una rete di protezione. In un'udienza di quattro mesi fa riemerge un'indagine per narcotraffico condotta dalla squadra mobile romana tra il 2011 e il 2012, con al centro l'alleanza tra la famiglia Gallace e il gruppo romano Romagnoli. La Procura di Roma il 22 dicembre ha chiamato ad illustrare quell'indagine Sandro D'Anisi, coordinatore della settima sezione della squadra mobile di Roma. Gli spunti d'indagine all'epoca non finirono nelle informative finali, perché ritenute non utili per ricostruire l'attività di traffico organizzato di stupefacenti del gruppo Gallace-Romagnoli. Riletti oggi, però, offrono uno spaccato incredibile sul potere del clan.
    La villa di Giacomo Madaffari è una sorta di fortino, «lì c'era di tutto come elemento di disturbo per evitare le intercettazioni ambientali», ha raccontato in aula l'investigatore. Un luogo che secondo le informative di polizia era utilizzato per summit di alto livello e talmente impenetrabile che, anche nelle indagini più recenti, nessuno è mai riuscito a piazzare una microspia. Ci provarono per la prima volta nel settembre del 2012 gli agenti della squadra mobile romana, che già da mesi pedinavano e intercettavano i telefoni di Madaffari. «Abbiamo pensato che il giorno opportuno fosse il matrimonio del figlio, quando non c'era nessuno salvo il custode, un cittadino indiano», ha raccontato D'Anisi. E così il 13 settembre gli agenti in borghese tentano il colpo, preparato con cura. La villa, però, era piena di telecamere, molte nascoste. Gli obiettivi inquadrano quell'incursione, impedendo l'installazione dei microfoni ambientali. Madaffari cerca di capire chi fossero quegli uomini entrati nella sua proprietà: «guardie o ladri?», dice testualmente nelle telefonate intercettate nelle ore successive. Si allarma e mette in campo tutta la sua rete di relazioni. Attraverso una donna, moglie di un affiliato, entra in contatto con alcuni ufficiali poco fedeli della polizia. Ma non basta, serve un livello superiore.
    Il 28 settembre chiama tale «compare Luigi», uomo che poi incontra di persona due giorni dopo. Al telefono si danno del voi, «in segno di reciproco rispetto». Non è un telefono qualsiasi quello chiamato, ma un'utenza cellulare intestata alla presidenza del Consiglio dei ministri. Il sostituto commissario D'Anisi racconta, rispondendo al pm, che gli agenti riescono ad individuare l'interlocutore, tale Luigi Nolgo. Nei primi anni '90 era un semplice segretario di una scuola elementare e oggi appare in un elenco di Ata, il personale amministrativo del ministero della Pubblica istruzione. In grado, però, di usare un telefono intestato alla presidenza del Consiglio dei ministri. Originario dell'Aspromonte, compaesano di Madaffari, secondo le indagini della Squadra mobile presentate in aula durante l'udienza del processo Tritone, risulta essere stato controllato diverse volte insieme a «personaggi di rilievo della criminalità calabrese» e arrestato nel 1993 per detenzione di tre pistole non denunciate. Non solo. L'utenza telefonica di Nolgo - ha raccontato l'investigatore della mobile romana - in passato era stata associata ad un apparecchio cellulare collegato a sua volta con un numero di Luigi Monteleone, soprannominato "Bounty Killer" e arrestato nell'operazione Propaggine della Dda di Roma come "mastro di giornata" della locale di 'ndrangheta della capitale, guidata dalla potente famiglia degli Alvaro. Dopo questi link di peso, gli investigatori hanno analizzato i log degli accessi alle banche dati del ministero dell'Interno, per capire se qualcuno avesse cercato informazioni su eventuali indagini in corso contro Giacomo Madaffari. Il risultato fu positivo e decisamente sorprendente: il 4 ottobre un'utenza dell'Aisi - i servizi di sicurezza interni - aveva interrogato il sistema inserendo il nome del calabrese oggi sotto processo a Velletri con l'accusa di essere il capo della Locale di 'ndrangheta del litorale romano.
    Il processo Tritone è nella sua fase finale. Le indagini non sembrano finite: nei giorni scorsi a piazzale Clodio è stato convocato, come indagato per voto di scambio politico-mafioso, l'ex sindaco di Anzio Candido De Angelis. Un ex senatore del PdL, già membro della commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti, uomo di punta della politica locale in quota Lega al momento della sua elezione a primo cittadino nel 2018.

 

 

15.04.24
  1. UN PRESIDENTE CONSOB INCOMPATIBILE CON LA LEGGE DISUGUALE:   Avanzamenti di carriera negati. Assunzioni per chiamata diretta poco trasparenti. Gestione verticistica […]. Nelle sedi della Consob di Roma e Milano ieri le stanze erano vuote o quasi. Le rappresentanze sindacali dell'Autorità di controllo della Borsa hanno indetto uno sciopero per chiedere «un deciso cambio di rotta nella gestione del personale», ma le ragioni del malcontento sono molto più larghe.



    Paolo Savona, presidente dal 20 marzo del 2019, è nel mirino […]. La lista delle rimostranze contro l'economista nominato dal primo governo Conte è sempre più lunga. Più di una fonte interna […] racconta di un clima pessimo, di un'Autorità svuotata dei suoi compiti, incapace di svolgere il ruolo che la legge gli attribuisce. L'ultimo caso risale a pochi giorni fa.


    Il 3 aprile la Corte d'Appello di Roma dà ragione a Tim su una causa legata a un canone concessorio preteso dallo Stato nel 1998. Una causa che farà recuperare a Tim un miliardo di euro. La notizia trapela in anticipo rispetto al comunicato dell'azienda […]. Alle 17 il titolo ha un'impennata, in pochi minuti vengono scambiati milioni di pezzi. Una vicenda che avrebbe dovuto spingere immediatamente la Consob ad aprire un fascicolo, e invece l'Autorità ha fatto sapere di «monitorare» l'eventuale abuso di informazioni privilegiate. Una fonte che chiede di restare anonima spiega: «Ormai questa è la prassi. Non c'è partita sulla quale l'Autorità mostri i muscoli al mercato».

    Sono anni che […] si levano voci di questo tenore. Un'altra fonte racconta che spesso le segnalazioni degli uffici vengono rispedite dai piani alti «per approfondimenti» e sempre più raramente si traducono in azioni di vigilanza e sanzioni. In passato più volte sono trapelate frizioni fra Savona e alcuni commissari, fra i quali Paolo Ciocca, Giuseppe Maria Berruti e Anna Genovese, il cui mandato è nel frattempo scaduto.



    Negli anni Savona ha dovuto sostituire più di un dirigente che ha lasciato anzitempo l'incarico. Fra questi Carlo Deodato, oggi a Palazzo Chigi e per un solo anno segretario generale all'Autorità. Spiegò di essere costretto da ragioni formali, in realtà costretto da differenze di vedute con Savona.


    L'economista è accusato da più parti di gestire l'Autorità con «criteri politici», concentrato nelle uscite pubbliche a discettare più di macroeconomia che di vigilanza dei mercati. L'ultimo discorso alla comunità finanziaria, lo scorso giugno, ne è una plastica testimonianza. Savona parlò a lungo di politica economica e monetaria, inflazione, criptovalute, dedicando solo un accenno all'attività ispettiva della Consob.



    Savona fu nominato dal primo governo Conte, del quale era ministro degli Affari europei. Sulla base di ben due leggi - la Severino e la Madia - avrebbe dovuto essere incompatibile a quel ruolo. L'allora presidente della Camera Roberto Fico negò per due volte alla commissione Finanze […] le audizioni di Corte dei Conti e Anac per discutere delle possibili incompatibilità.

    Pochi mesi dopo, da presidente dell'Autorità, Savona attaccò dal palco del Meeting di Rimini Mario Draghi, reo di aver condotto da presidente della Banca centrale europea una politica monetaria che ha «esposto l'Italia alla speculazione». Nei mesi precedenti lo spread fra Btp e Bund era effettivamente schizzato all'insù, ma per via del contratto di governo Lega-Cinque Stelle che prospettava la cancellazione da parte della Bce di 250 miliardi di debito italiano e non escludeva l'uscita dell'Italia dall'euro. Un'ipotesi che lo stesso Savona aveva pubblicamente balenato […]
  2. Gli appalti sporchi
    GIUSEPPE LEGATO
    Rispetto al 2021 le interdittive antimafia emanate dalla Prefettura di Torino, e delle 8 altre province, nella regione sono quasi raddoppiate. Dalle 24 di tre anni fa si è passati alle 39 del 2022. Nel 2023 - i dati sono in lavorazione - vanno verso una conferma dei 12 mesi precedenti. Dall'edilizia al ciclo dei rifiuti ai trasporti e fornitura materiali, la lista è lunga. Il dato si sposa con un tentativo sempre più pressante delle articolazioni della ‘ndrangheta di entrare nell'economia legale del Nord Ovest. Le recenti operazioni lo hanno confermato.
    In una dinamica come questa, al netto delle operazioni giudiziarie che si susseguono contro le cosche (23 negli ultimi 13 anni), il capocentro della Dia di Torino, Tommaso Pastore sottolinea la necessità della prevenzione: «Bisogna rafforzarne i presidi non soltanto ed esclusivamente nella fase di aggiudicazione delle opere e conseguentemente degli appalti ma soprattutto nell'assegnazione dei lavori considerando la predisposizione della criminalità organizzata di infiltrarsi nella filiera degli appalti anche con l'obiettivo culturale ed economico del controllo del territorio».
    Pastore tocca il punto nodale della dinamica criminale. Le ditte di ‘ndrangheta – il dato è noto – non partecipano direttamente ai bandi di gara. L'esposizione sarebbe eccessiva e rischiosa. Entrano però nella catena a valle della grande commessa. «E l'aggressione – spiega il dirigente della Dia – non avviene quasi mai in forma diretta, ma attraverso l'infiltrazione delle ditte sane che si sono aggiudicate l'appalto». Ergo, solo con controlli più stringenti e numericamente più elevati si può cercare di mettere un argine a questa deriva. I numeri raccontano che ciò sta avvenendo.
    Nel 2022 le informazioni su ditte e uomini chieste dalle Prefetture alla Dia di Torino sono state all'incirca 50 mila. L'anno successivo poco più di 70 mila. Molte di queste originano dalle richieste delle aziende di iscrizione nelle white list, una sorta di imprescindibile patente antimafia che consente alle imprese di lavorare anche in regime pubblico. Questo screening sempre più in profondità genera pressione sui player mafiosi dell'edilizia, del trasporto, della fornitura di servizi. Ma non c'è altra via: «Appare sempre più importante cogliere i rischi di infiltrazione di società, imprese o individui che entrano in rapporto con la pubblica amministrazione». In aumento gli accessi ai cantieri, altro strumento fondamentale gestito dal Gia (Gruppo interforze antimafia) della Prefettura, che accerta tutti gli elementi rilevanti ai fini di un rischio di infiltrazione «relativi alle maestranze, ai mezzi – dice Pastore – alle ditte, ai contratti». Si effettuano soprattutto «su opere sulle quali in sede di Gia sono emersi degli alert». Evidentemente è più consono a opere di una certa rilevanza e impatto economico. In questo senso, essendo nota l'incidenza generale di un'eventuale interdittiva sulle aziende e sulle opere, le modifiche normative stanno portando avanti un principio di «prevenzione collaborativa attraverso la quale, in assenza di un'infiltrazione invasiva, si cerca un punto di equilibrio tra la prosecuzione dell'attività imprenditoriale e la necessità di eliminare i presupposti che hanno ispirato gli approfondimenti». È il caso dell'istituto «dell'amministrazione giudiziaria». Anche le confische alle cosche hanno registrato un corposo aumento e d'altronde – sottolinea il dirigente - l'aspetto più pericoloso è l'avvicinamento al mondo finanziario non tanto e non solo per eludere la normativa fiscale, ma quanto per riciclare i proventi del le attività tradizionali illecite in testa il traffico internazionale di droga».

 

 

 

14.04.24
  1. Diffamazione, maggioranza divisa
    Federico Capurso
    Roma
    Fratelli d'Italia dice di volere il carcere per i giornalisti che si macchiano di diffamazione. Fa sapere che gli emendamenti punitivi del suo senatore Gianni Berrino «restano, per ora», nonostante la contrarietà di tutte le altre forze politiche, dal Pd alla Lega, dal M5S a Forza Italia. Nel quartier generale del partito di Giorgia Meloni, visto il prevedibile muro alzato dagli alleati, sanno che la misura è destinata a essere bocciata.
    Il vero obiettivo a cui punta FdI, infatti, non è il carcere. La strategia, trapela da fonti di governo, sarebbe quella di alzare la minaccia della detenzione per poi ritirarla e far passare così più facilmente l'innalzamento delle sanzioni pecuniarie, fino a 120 mila euro, previsto nel ddl. Gli emendamenti di Berrino sul carcere, infatti, dovrebbero essere ritirati martedì prossimo, al vertice di maggioranza indetto dalla presidente della commissione Giustizia del Senato, Giulia Bongiorno. La regia dell'operazione ssarebbe del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro. E non a caso Berrino, vicino a Delmastro, più che del carcere vorrebbe parlare di altre novità del ddl, «di querela temeraria, della nomina di un responsabile settoriale, della nomina del responsabile per i titoli degli articoli». Di tutto, guarda caso, fuorché delle multe.
  2. L'azienda
    che regala il tempo

    In viaggio a Istanbul, tra gli elefanti della Namibia e in tour negli States
    andrea chatrian
    aosta
    «Non c'è nulla di più prezioso del nostro tempo» dice Davide Trapani. Lui, che in genere ne ha sempre poco, lo sa molto bene. Ad appena 22 anni, nel 2005, ha fondato la cooperativa Edileco che oggi, in Valle d'Aosta e non solo, è un'azienda di primo piano nell'edilizia ecocompatibile. E così, quando il Consiglio di amministrazione che presiede ha dovuto ragionare su come premiare per l'ottimo 2023 i 150 tra soci, dipendenti e collaboratori, è nata l'idea: regalarlo, il tempo. Per stare in famiglia, viaggiare, coltivare passioni o fare del bene. Tutti hanno avuto tre settimane di ferie extra a febbraio, che unite alla settimana di chiusura aziendale già prevista si sono tradotte in un intero mese a casa. Diciottomila ore di lavoro trasformate in tempo libero. Un'operazione che alla Edileco - che ha sede a Nus - è costata, su per giù, un milione di euro «e un sacco di problemi pratici, come la chiusura dei cantieri - dice Trapani -. Forse abbiamo perso dei clienti, ma volevamo dare un segnale, non solo economico, dopo un anno impegnativo». La decisione, votata dal Cda e da tutti i soci, è rimasta segreta fino all'ultimo: è stata comunicata pochi giorni prima di Natale.
    Claudia Buo, 51 anni e da nove mesi in Edileco, quasi non ci credeva. Troppo bello per essere vero. E invece. «In 30 anni di esperienza non mi era mai successo, all'inizio io come gli altri sono rimasta perplessa. C'è voluto un attimo per metabolizzare l'informazione e capire come usarlo, questo tempo». Lei e il marito Andrea Torasso, anche lui dipendente Edileco, l'hanno speso per una vacanza assieme alle figlie adolescenti. «La prima reazione di Andrea è stata "ma come faccio a non lavorare per un mese?"» poi la famiglia si è data una risposta: Istanbul. «È un bel modo di riconoscere il lavoro delle persone - dice Buo - spero diventi strutturale».
    Quando ha letto (e riletto, e riletto ancora) l'email aziendale che annunciava il premio di produzione Maria Vittoria Apostoli, 29 anni e impiegata nel Marketing e comunicazione, ha avuto una sola parola: «Elefanti!». Con la ong Ehra (Elephant-Human Relation Aid) ha passato tre settimane in Namibia, a fare volontariato in quelle zone dove la coabitazione tra elefanti e comunità umane spesso si fa difficile. «Ho sempre avuto la passione per gli elefanti, animali meravigliosi. Ne avevo già diversi adottati a distanza, ma questa è stata l'occasione per avere un ruolo più attivo. Abbiamo lavorato sia con la comunità sia, in modo non invasivo, con gli elefanti. Questo tempo lo usi tanto e bene». Anche Andrea Spelonca, progettista di 30 anni, si è dato da fare: tre giorni a Genova, due a Lisbona assieme ad alcuni colleghi dove hanno fatto anche un corso di ceramica e poi, per chiudere il bellezza, due settimane negli Stati Uniti tra Arizona, Nevada e California.
    L'Edileco ha potuto permettersi questa generosità anche perché gli affari vanno molto bene. «Negli ultimi anni siamo cresciuti molto in fretta - dice Trapani - quintuplicando il fatturato tra il 2020 e il 2023 (passato da 6 a 35 milioni di euro, ndr)». Anche al netto del peso del rialzo dei prezzi dei materiali «stiamo crescendo a tasso alto». Ma non è sempre stato facile. L'azienda in 20 anni ha attraversato momenti difficili ma quando la maggiore sensibilità ecologica ha contagiato anche il mercato immobiliare, era in pole position grazie all'esperienza maturata. «Abbiamo una lunga storia di welfare aziendale - dice Trapani - questa non è la prima iniziativa che mettiamo in campo: due anni fa abbiamo portato tutti a Tenerife per una 24 ore di corsa. I soldi hanno un valore relativo, teniamo molto ai nostri dipendenti». Quelli attuali e quelli futuri. «Molte attività si lamentano di non trovare manodopera, noi vogliamo anche dimostrare che vale la pena lavorare per noi, è un fattore di attrattività. Da inizio anno abbiamo già assunto decine di persone». Le ferie extra diventeranno strutturali? «Chissà. Di certo ci inventeremo qualcosa di altrettanto forte».
  3. PAGHERANNO SOLO I LAVORATORI COME AVEVO PREVISTO NEL 2008 : La grande frenata dell'elettrico Le case si orientano all'ibrido
    Omar Abu Eideh
    Roma
    Mentre in Germania si conferma il crollo di vendite delle auto elettriche, i costruttori rivedono i loro piani di elettrificazione globali. Osservando i dati del mercato tedesco (il più importante d'Europa), emerge come a marzo siano state immatricolate 31.383 vetture a batteria, in flessione di circa il 29% rispetto a marzo 2023. Un tonfo ancor più fragoroso di quello di febbraio, quando erano state registrate 27.479 vetture a batteria, in calo del 15,4% sul febbraio 2023.
    Fondi pubblici
    Un trend prevalentemente legato alla decisione del governo federale di interrompere gli incentivi all'acquisto di veicoli a basse emissioni: una decisione che dimostra, ancora una volta, come attualmente il mercato dell'automobile a batteria stia in piedi solo con l'ausilio dei soldi pubblici; lo comprova la quota di mercato delle vetture elettriche sulla piazza tedesca, in progressivo calo e non superiore al 12% nel mese di marzo.
    Tuttavia, il rallentamento della domanda per le auto elettriche non è solo un fenomeno regionale. Ecco perché molti costruttori stanno correggendo le loro strategie di elettrificazione: gli ultimi che si sono uniti al gruppo sono i coreani della Kia, che ritengono che la domanda di mercato per le automobili a batteria sia destinata a crescere fino al 2030, ma a un ritmo irregolare (soprattutto a breve termine), viziata dall'indebolimento dell'economia globale, dal taglio degli incentivi e dal lento sviluppo delle infrastrutture di ricarica.
    Le mosse di Kia
    Sicché per «rispondere agilmente ai cambiamenti del contesto di mercato», Kia rafforzerà la sua offerta di veicoli ibridi con sei modelli nel 2024, che diventeranno otto nel 2026 e nove nel 2028, e con opzioni di ibridizzazione «sulla maggior parte dei principali prodotti». Nel frattempo, la rinnovata Kia Sorento, in occasione dell'aggiornamento di metà carriera, reintroduce il turbodiesel da 2.2 litri di cilindrata. Una resurrezione non troppo sorprendente a dire il vero.
    I programmi di Ford
    Oltreoceano, invece, è Ford a rivedere le sue strategie di elettrificazione: il colosso di Dearborn aveva già ridimensionato i programmi produttivi di Bronco, F-150 Lightning e Ranger. Ora il costruttore annuncia cambiamenti anche per la fabbrica di Oakville, in Ontario: il veicolo a batteria che sarebbe dovuto essere assemblato in questo impianto dal prossimo anno non vedrà la luce prima del 2027.
    Se non altro, in California un team di tecnici è al lavoro su una nuova piattaforma "più piccola, a basso costo, redditizia e flessibile in grado di supportare veicoli elettrici da alti volumi di vendita". Tuttavia, come Kia, Ford è intenzionata ad ampliare la sua offerta di veicoli ibridi, col target di offrire propulsori termici elettrificati sull'intera gamma per gli Usa entro fine decennio.
    E Stellantis? L'ultima della multinazionale con una gamba in Italia riflette il momento buio dell'auto elettrica: dopo aver presentato e commercializzato i suoi multispazio Peugeot Rifter, Citroën Berlingo, Fiat Doblò e Opel Combo Life in configurazione esclusivamente elettrica, adesso il costruttore – complici le modeste vendite – introduce sui modelli sopraelencati le motorizzazioni diesel e benzina, che hanno prezzi d'attacco inferiori mediamente di 12 mila euro rispetto alle elettriche.

 

 

13.04.24
  1. Consob in rivolta contro il presidente Savona "Gestione verticistica e politica dell'Autorità"
    ALESSANDRO BARBERA
    ROMA
    Avanzamenti di carriera negati. Assunzioni per chiamata diretta poco trasparenti. Gestione verticistica del collegio e degli uffici. Nelle sedi della Consob di Roma e Milano ieri le stanze erano vuote o quasi. Le rappresentanze sindacali dell'Autorità di controllo della Borsa hanno indetto uno sciopero per chiedere «un deciso cambio di rotta nella gestione del personale», ma le ragioni del malcontento sono molto più larghe. Paolo Savona, presidente dal 20 marzo del 2019, è nel mirino della struttura interna. La lista delle rimostranze contro l'economista nominato dal primo governo Conte è sempre più lunga. Più di una fonte interna interpellata racconta di un clima pessimo, di un'Autorità svuotata dei suoi compiti, incapace di svolgere il ruolo che la legge gli attribuisce. L'ultimo caso risale a pochi giorni fa. Il 3 aprile la Corte d'Appello di Roma dà ragione a Tim su una causa legata a un canone concessorio preteso dallo Stato nel 1998. Una causa che farà recuperare a Tim un miliardo di euro. La notizia trapela in anticipo rispetto al comunicato dell'azienda che rende ufficiale la decisione. Alle 17 il titolo ha un'impennata, in pochi minuti vengono scambiati milioni di pezzi. Una vicenda che avrebbe dovuto spingere immediatamente la Consob ad aprire un fascicolo, e invece l'Autorità ha fatto sapere di «monitorare» l'eventuale abuso di informazioni privilegiate. Una fonte che chiede di restare anonima spiega: «Ormai questa è la prassi. Non c'è partita sulla quale l'Autorità mostri i muscoli al mercato».
    Sono anni che dall'interno della Consob si levano voci di questo tenore. Un'altra fonte racconta che spesso le segnalazioni degli uffici vengono rispedite dai piani alti «per approfondimenti» e sempre più raramente si traducono in azioni di vigilanza e sanzioni. In passato più volte sono trapelate frizioni fra Savona e alcuni commissari, fra i quali Paolo Ciocca, Giuseppe Maria Berruti e Anna Genovese, il cui mandato è nel frattempo scaduto. Negli anni Savona ha dovuto sostituire più di un dirigente che ha lasciato anzitempo l'incarico. Fra questi Carlo Deodato, oggi a Palazzo Chigi e per un solo anno segretario generale all'Autorità. Spiegò di essere costretto da ragioni formali, in realtà costretto da differenze di vedute con Savona. L'economista è accusato da più parti di gestire l'Autorità con «criteri politici», concentrato nelle uscite pubbliche a discettare più di macroeconomia che di vigilanza dei mercati. L'ultimo discorso alla comunità finanziaria, lo scorso giugno, ne è una plastica testimonianza. Savona parlò a lungo di politica economica e monetaria, inflazione, criptovalute, dedicando solo un accenno all'attività ispettiva della Consob.
    Savona fu nominato dal primo governo Conte, del quale era ministro degli Affari europei. Sulla base di ben due leggi - la Severino e la Madia - avrebbe dovuto essere incompatibile a quel ruolo. L'allora presidente della Camera Roberto Fico negò per due volte alla commissione Finanze (la guidava un'altra esponente dei Cinque Stelle, Carla Ruocco) le audizioni di Corte dei Conti e Anac per discutere delle possibili incompatibilità. Pochi mesi dopo, da presidente dell'Autorità, Savona attaccò dal palco del Meeting di Rimini Mario Draghi, reo di aver condotto da presidente della Banca centrale europea una politica monetaria che ha «esposto l'Italia alla speculazione». Nei mesi precedenti lo spread fra Btp e Bund era effettivamente schizzato all'insù, ma per via del contratto di governo Lega-Cinque Stelle che prospettava la cancellazione da parte della Bce di 250 miliardi di debito italiano e non escludeva l'uscita dell'Italia dall'euro. Un'ipotesi che lo stesso Savona aveva pubblicamente balenato, e che non gli impedì di diventare numero uno della Consob.
  2. «Un favore che dovremmo fare...dare qualche assunzione». Posti di lavoro, regali o soldi in cambio di voti e affidamenti. Secondo la procura, a Bari funzionava così. E ancora: «Qual è quello a cui devi offrire un gelato?». Tradotto: un impiego che le imprese beneficiarie di agevolazioni e appalti truccati, secondo gli investigatori, dovevano garantire alle persone segnalate dagli indagati. Nelle 244 pagine di ordinanza che ha fatto scattare arresti eccellenti, l'accusa di corruzione e truffa. Ai domiciliari i fratelli Alfonsino ed Enzo Pisicchio, il primo ex assessore all'Urbanistica della Regione Puglia dal 2017 al 2020 e, sino a mercoledì, anche commissario dell'agenzia regionale Arti per la tecnologia e l'innovazione e a capo, insieme al fratello, dei movimenti politici "Iniziativa democratica" e "Bari al centro". Ricandidatosi nel 2020, non fu eletto. L'altro «intermediario e faccendiere nei rapporti tra funzionari della pubblica amministrazione (comunale e regionale) e imprenditori».
    Tra i presunti beneficiari delle assunzioni, il marito di una consigliera comunale della provincia- risultata estranea all'inchiesta - una nipote di Pisicchio, un nipote di un altro parente, la figlia di un sindacalista.
    Alfonsino, quando era nella giunta regionale, avrebbe utilizzato la sua influenza politica «per una gestione clientelare del suo ruolo». L'ipotesi è di favori per ottenere il consenso elettorale attraverso «assunzioni di persone che assicurano il voto e avevano militato nel suo partito». Suo fratello sarebbe stato «esecutore delle direttive». Grazie alle loro relazioni, sarebbero stati in grado di «pilotare l'azione amministrativa» a vantaggio personale.
    Ed ecco che, tornando alla prima intercettazione, si tratterebbe di una richiesta illecita durante una cena. È il 2019: al tavolo ci sono il broker assicurativo Cosimo Napoletano, considerato il falsario e finito in carcere, e l'avvocato Paolo Scarpa, referente dell'imprenditore Diego De Fecondo (indagato), titolare di una società che, per l'accusa, tramite una polizza fideiussoria falsa preparata da Napoletano con la mediazione di Enzo Pisicchio, ha ricevuto dalla regione il 50% di un contributo di oltre 6 milioni. Per gli inquirenti, Napoletano avrebbe sottolineato l'interessamento di Pisicchio nella vicenda: «Una gentilezza per quel signore che ha fatto tutto», chiedendo in cambio l'assunzione di persone da lui segnalate.
    Secondo il gip, Alfonsino Pisicchio «è ancora politicamente attivo, così come lo sono le associazioni politico-culturali» di cui è coordinatore. «Questi non portano i voti. Ho bisogno di essere eletto», avrebbe detto lui stesso, stando ad una conversazione riportata dal fratello. Nell'inchiesta, già dal 2020, sono finiti anche alcuni elenchi di persone: avrebbero trovato occupazione in cambio di sostegno elettorale. Proprio in quell'anno, a tre mesi dalle regionali, i due fratelli furono oggetto di una perquisizione. Tra le ipotesi di reato, anche il finanziamento illecito delle attività elettorali: in particolare 156mila euro, di cui 65 mila ritrovati in casa di Enzo Pisicchio in quell'occasione.
    L'inchiesta coinvolge anche il funzionario comunale Francesco Catanese, ai domiciliari, che – per il suo aiuto in una gara pubblica a beneficio di una società partecipante - avrebbe ricevuto l'assunzione a tempo indeterminato della moglie in una delle aziende dell'imprenditore Giovanni Riefoli. Grazie all'intermediazione dei due fratelli, avrebbe alterato l'esito della procedura di gara per il servizio di riscossione tributi al comune di Bari in favore dell'azienda di Riefoli. Anche lui agli arresti domiciliari, si sarebbe impegnato ad assumere persone gradite a Pisicchio «che gli avrebbero assicurato un ritorno in termini elettorali». Interdizione dall'attività professionale per un anno per l'assicuratrice Grazia Palmitessa e il geologo Vincenzo Iannuzzi che si sarebbero divisi i proventi delle false polizze. Quest'ultimo, inoltre, avrebbe seguito diverse pratiche presso l'ufficio tecnico in cui operava il funzionario regionale Vincenzo Rinaldi, ora indagato. Per lui l'accusa è di atti contrari ai doveri d'ufficio nei procedimenti amministrativi di concessione per l'attività estrattiva nelle cave. In cambio avrebbe ottenuto 90mila euro da Napoletano e la «promessa di utilità» come un frigorifero e un pc. Rinaldi avrebbe dunque suggerito agli imprenditori di presentare come garanzia le fideiussioni assicurative procurate da Napoletano, consapevole della loro «falsità». Stando alle indagini, le polizze sarebbero state usate per i contributi erogati dalla regione alla Nir srl con la collaborazione di Enzo Pisicchio che avrebbe chiesto «vantaggi economici» all'imprenditore Diego De Fecondo, alla guida dell'azienda.
    Ma le inchieste di queste settimane hanno implicazioni anche sul piano politico. Al punto che Michele Laforgia, candidato sindaco di Bari per il M5S e una parte del centrosinistra, sceglie di fare un passo indietro. Non sulle ambizioni elettorali, quanto sul suo incarico professionale. Perché, sino a ieri, era anche il difensore di Alfonso Pisicchio. Ha rinunciato al mandato per «evitare, anche a tutela dell'indagato, qualsiasi ulteriore speculazione sulla presunta - e inesistente - interferenza fra la mia attività professionale, il mio impegno politico e la mia candidatura». Avvocato penalista, era stato nominato difensore di Pisicchio proprio a seguito della perquisizione di 4 anni fa. —
  3. Il pm da Reggio Calabria contro la 'ndrangheta La nomina sarà ratificata entro l'estate
    Csm, voto unanime della Commissione Bombardieri scelto come procuratore
    giuseppe legato
    La nomina dovrà essere ratificata al Plenum e le prime previsioni dicono che Torino avrà il suo nuovo procuratore non prima di fine luglio, ma sono caduti gli interrogativi: il nome è quello di Giovanni Bombardieri, oggi a capo dei pm della Procura distrettuale di Reggio Calabria, epicentro delle inchieste in Italia sulla 'ndrangheta insieme a quella di Catanzaro.
    La quinta commissione del Consiglio superiore della magistratura lo ha proposto, all'unanimità, a capo dell'ufficio giudiziario piemontese. Raramente si era assistito a una sorta di plebiscito. Nelle ultime due elezioni del procuratore di Torino (Armando Spataro prima e Anna Maria Loreto poi) si era arrivati al Plenum con una coppia di nomi a cui era seguito un voto sostanzialmente spaccato in due.
    Originario di Riace, 61 anni, Bombardieri è da otto anni procuratore di Reggio Calabria, ufficio nel quale ha mantenuto anche la delega alla direzione distrettuale antimafia.
    Entrato in magistratura nel 1989, nella sua carriera è stato giudice del Tribunale di Locri dal 1990 al 1995, poi sostituto procuratore della Dda di Roma fino al 2012 quando il Csm lo nominò procuratore aggiunto di Catanzaro. Incarico, questo, ricoperto dal magistrato calabrese fino al 2018 quando il Consiglio superiore della magistratura gli affidò la Procura di Reggio Calabria.
    Nel dibattito in V commissione, dove era assente solo il componente togato Andrea Mirenda, Bombardieri è stato valutato all'unanimità dagli altri consiglieri e ha avuto la meglio sugli altri aspiranti alla Procura di Torino, tra cui il procuratore aggiunto di Palermo Paolo Guido, il procuratore di Lodi Maurizio Romanelli (già Aggiunto di pubblica amministrazione e antimafia a Milano) e tutti i procuratori aggiunti interni: da Patrizia Caputo alla vicaria Enrica Gabetta (attuale reggente dell'ufficio), da Marco Gianoglio, a capo del pool che indaga sui reati economici, a Cesare Parodi, a capo del pool fasce deboli.
    Nei mesi la corsa alla procura ha perso anche un candidato titolato alla vittoria e cioè Giuseppe "Jimmy" Amato, uscito di scena dalla lunga corsa al vertice della procura ordinaria di Torino dopo che sempre la Quinta Commissione ha licenziato all'unanimità la sua candidatura a Procuratore generale di Roma.
    Sotto la guida di Bombardieri, la Dda di Reggio Calabria ha svolto delicatissime inchieste sulla 'ndrangheta. Ed è stato lui stesso a parlare della potenzialità offensiva di questa organizzazione all'inaugurazione dell'anno giudiziario a gennaio. Definendola come depositaria di «un ampio e diffuso sistema di potere in continua evoluzione di fronte alla quale è necessario – ha detto – porre la massima attenzione sulla sua capacità di interagire con il sistema legale nelle sue molteplici espressioni, in particolare, con quello economico e istituzionale». Troverà – in questo – a Torino, ampi margini di lavoro e sfide.
  4. Il gip sulle procedure seguite per gli Elkann "Corretta l'iscrizione nel registro indagati"
    Le iscrizioni nel registro degli indagati dei fratelli John, Lapo e Ginevra Elkann da parte della procura di Torino sono state effettuate nei tempi e nei modi corretti. Lo ha stabilito un gip del tribunale subalpino respingendo un'istanza delle difese. L'ambito è quello del procedimento che ruota intorno all'eredità di Gianni Agnelli. Il fascicolo era stato aperto nel dicembre del 2022 dopo un esposto di Margherita Agnelli, madre degli Elkann, e inizialmente non aveva indagati né ipotesi di reato. Nel febbraio del'23 da Margherita era arrivata una integrazione. La procura iscrisse il nome di John Elkann (per primo) solo dopo una serie di accertamenti svolti dalla guardia di finanza e, secondo quanto si è appreso, il gip si è detto del parere che seguì correttamente le procedure.

 

 

 

12.04.24
  1. LA FRANA MORALE DEL PD:   Emiliano nella bufera Altri due fedelissimi arrestati per corruzione
    Le tappe dell'inchiesta di Bari
    Niccolò Carratelli
    Valeria D'Autilia
    Roma-Bari
    Corruzione per tre appalti truccati. Nuova bufera politica e giudiziaria sulla Puglia: ai domiciliari i fratelli Alfonso, ex assessore regionale, ed Enzo Pisicchio. In tutto 7 le misure cautelari. Tra i reati contestati, corruzione per atto contrario ai doveri d'ufficio e per l'esercizio della funzione, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche.
    Per Alfonso Pisicchio alcune accuse risalirebbero a quando era assessore della giunta Emiliano. Avrebbe utilizzato «la sua influenza politica e le sue relazioni, tramite suo fratello Enzo, per una gestione clientelare del suo ruolo, con favoritismi per ottenere consenso elettorale, mediante assunzioni nelle imprese favorite o avvantaggiate di persone che assicurano il voto e che avevano militato anche nel suo partito». Nell'indagine della Guardia di Finanza, coordinata dalla procura di Bari, coinvolti anche il broker Cosimo Napoletano, in carcere, il dirigente comunale Francesco Catanese e l'imprenditore Giovanni Riefoli ai domiciliari. Due le persone interdette dall'attività professionale. Ci sarebbe stata la predisposizione da parte di un broker assicurativo di false polizze fideiussorie. Altre polizze false, per due società, sarebbero servite ad ottenere finanziamenti. Nell'ordinanza, il gip parla di «mercimonio delle pubbliche funzioni piegate a vantaggio personale e privato».
    I due fratelli e il partito "Iniziativa democratica" avrebbero ricevuto «almeno 156mila euro». La contestazione mossa sino al 2019 è finanziamento illecito ai partiti. Pisicchio in quel periodo era consigliere regionale e coordinatore del partito di cui suo fratello era presidente. Ad entrambi viene contestata anche la turbativa della gara d'appalto del comune di Bari per le attività di supporto alla riscossione della tassa sui rifiuti e sugli immobili. Avrebbero aiutato l'imprenditore, Giovanni Riefoli, ad avere informazioni utili: in cambio, Enzo Pisicchio avrebbe ricevuto beni (dal cellulare all'automobile) e l'assunzione fittizia della figlia. Per Alfonso l'assunzione di persone che «gli avrebbero garantito la preferenza elettorale». Già nel pomeriggio di ieri, a poche ore dagli arresti, erano arrivate le sue dimissioni da presidente dell'agenzia regionale Arti, con Emiliano che ha nominato un commissario al suo posto. Aprendo un piccolo giallo sulle tempistiche che ha scatenato le accuse di Mauro D'Attis (Forza Italia), vicepresidente Commissione nazionale Antimafia: «Emiliano ha commissariato Alfonso Pisicchio, che guidava l'Arti. Dopo poche ore, Pisicchio viene arrestato per corruzione. A pensar male si fa peccato, ma è evidente che Emiliano sapesse ciò che stava per accadere. Ergo, qualcuno lo ha avvisato. E questa è una cosa gravissima».
    Sul centrosinistra pugliese un nuovo terremoto. Prima l'operazione su mafia e politica a Bari con il sospetto di infiltrazioni dei clan nella municipalizzata dei trasporti e di influenze nelle elezioni del capoluogo nel 2019. Ai domiciliari la consigliera comunale Maria Carmen Lorusso. Un blitz che aveva spinto il Viminale a inviare una Commissione d'accesso. Poi le dimissioni dell'assessora regionale Anita Maurodinoia, tra le 72 persone coinvolte nell'inchiesta sulla presunta compravendita di voti per le elezioni comunali di Triggiano del 2021 e di Grumo Appula del 2020, quando si andò alle urne anche per le regionali.
    In questo quadro ad alta tensione, resta il nodo amministrative a Bari. Giusppe Conte non poteva sperare di meglio per alimentare la sua narrazione politica di paladino della moralità e della legalità, di fronte a un Pd invischiato in vicende di corruzione e voti "sporchi". Il presidente del Movimento 5 stelle è atteso questa mattina nella sede del Consiglio regionale per una conferenza stampa convocata per annunciare «la necessità di una svolta». Così si è espresso l'ex premier, aggiungendo che «continuare a mettere la testa sotto al tappeto non è più possibile». Dunque, una settimana dopo aver fatto saltare le primarie del centrosinistra per la scelta del candidato sindaco e poi bacchettato Elly Schlein per non essere riuscita a liberarsi di cacicchi e capibastone, eccolo pronto a un altro colpo.
    Di fronte alle sue vibranti accuse, in tanti hanno sottolineato la contraddizione di gridare allo scandalo del trasformismo e poi rimanere alleati con colui che questo fenomeno avrebbe agevolato nel corso degli anni. «Con che faccia resta in giunta e in maggioranza con Emiliano?», ha domandato, tra gli altri, Matteo Renzi. Sono quattro i consiglieri regionali M5s, di cui una, Rosa Barone, è assessora al Welfare. In questi giorni hanno continuato a lavorare regolarmente, osservando un prudente silenzio, in attesa di capire la strategia di Conte. A quale "svolta" pensa il leader M5s? Chi si aspetta il secondo strappo, dopo quello sulle primarie, probabilmente resterà deluso: non pare esserci l'intenzione di mollare Emiliano. La mossa a effetto da sfoderare in conferenza stampa sarebbe una proposta dal sapore provocatorio: creare un assessorato alla Legalità e sottoscrivere con il governatore un codice etico o un protocollo per la trasparenza, con una serie di impegni vincolanti per assessori, consiglieri e futuri candidati. Una sfida al presidente pugliese, per evidenziare ancora una volta le mancanze su questo terreno da parte sua e del suo partito. Ma anche una nuova puntata dello scontro a distanza con Schlein: della serie, se voi non siete capaci di fissare regole e paletti, per evitare che certi scandali si ripetano, ci pensiamo noi.
  2. Il santuario dei Gallo
    GIUSEPPE LEGATO
    Fino a ieri lo scenario dipinto dall'inchiesta della procura e del Ros di Torino sul ras delle tessere Salvatore Gallo e che ha sconvolto il Pd alla vigilia delle elezioni regionali del prossimo giugno, era concentrato su un sistema di consenso clientelare infarcito di favori, regalie e discutibili modalità di rapporti col mondo delle professioni finalizzati al progressivo aumento del proprio consenso politico.
    Ma c'è un'inchiesta della Dia del capoluogo che ha mappato per la prima volta un contatto diretto dei Gallo (padre e figlio, non indagati in quest'indagine) con boss conclamati della ‘ndrangheta calabrese. Si chiama Platinum, è divenuta pubblica il 5 maggio del 2021 e un mese fa ha raggiunto un giudizio di primo grado con 19 condanne, molte per mafia. Tra queste i fratelli di Chivasso Giuseppe e Mario, detto "Franco" Vazzana, ritenuti dal giudice affiliati al locale di Volpiano, roccaforte storica delle cosche di Platì dislocate al Nord Italia.
    I fratelli Vazzana – condannati entrambi a 6 anni e 8 mesi per associazione di stampo mafioso –rilevano un ristorante nei pressi del santuario di Belmonte (nel Canavese. È il 2018. L'investimento è corposo: 200 mila euro, ma gli affari vanno male: «L'attività – scrivono gli uomini del capocentro Tommaso Pastore - registrava una consistente perdita di fatturato a causa della cospicua riduzione del numero di pellegrini in visita, che si traduceva, per Franco Vazzana, in una scarsissima affluenza di avventori al proprio ristorante».
    E a poco era servito il corteggiamento per ottenere l'interessamento dell'allora senatrice di Forza Italia Virginia Tiraboschi «per la quale fu organizzato un aperitivo elettorale». Seguono altre iniziative. E già il titolo del paragrafo della Dia è un pugno in faccia per il re della Sitaf: «L'intercessione degli esponenti politici Gallo Raffaele e Gallo Salvatore nella questione inerente all'acquisto del Sacro Monte di Belmonte».
    In sintesi: Vazzana anelava che la Regione comprasse da una contessa la struttura per poterla riqualificare e rilanciare a tutto vantaggio del suo ristorante. Gallo senior, ex direttore del personale Sitaf «è considerato un faccendiere – scrive la Dia – e annovera diversi precedenti contro la pubblica amministrazione». Ma è l'uomo giusto per smuovere le acque. Con l'intermediazione di un imprenditore del settore alberghiero, Michele Troia, Franco Vazzana, affiliato da decenni alla ‘ndrangheta, inizia il pressing sui Gallo (padre e figlio).
    Ci sono vorticosi giri di telefonate con Troia a fare da triangolatore tra le istanze di Vazzana e le iniziative di Raffaele Gallo che – oltre a cotanto genitore - è consigliere regionale del Pd. Anche perché in Consiglio c'è una delibera che attende vagli tecnici in cui si ipotizza l'acquisto del santuario da parte dello stesso ente al prezzo di un milione. E così, tra la meta di luglio 2018 e la fine del mese, si passa da "una situazione di stallo" a una possibile accelerata. Che non si concretizzerà. Il 22 novembre Troia chiama il boss Vazzana: «Raffaele mi ha detto "Dì a Franco che i dirigenti funzionari, hanno dato parere favorevole ... Adesso l'iter è che Reschigna (Aldo, all'epoca vicepresidentein Regione della giunta Chiamparino) può fare la delibera, può comprarlo e poi si vedrà come valorizzarlo ... quindi, non è ancora fatta la delibera, ma si è in dirittura d'arrivo ... ti puoi spendere in questa maniera, però lui, quando arriverà la delibera eeehh ... allora poi li incontreremo ... con Raffaele abbiamo deciso che appena lui sa che tanto lo sa subito ... della delibera, allora poi li incontriamo e vediamo un po' di gente che per far vedere che comunque l'attore è stato lui, ecco"».
    Vazzana coglie l'assist: «Organizziamo una bella cena per far vedere che lui è riuscito a fare questa cosa». Poche ore dopo il boss aggiunge: «Lui, 'sto ragazzo (Raffaele Gallo ndr) qui ha detto che è rimasto lì a spingere, perchè chiaramente lui, suo padre è uno che conta proprio a livelli alti a Roma. E comunque suo padre ha cercato di dire "Insomma, facciamo una cosa che vada bene. visto che il ... Santuario. comunque. per il Canavese è un riferimento importante"». L'acquisto del Santuario da parte della Regione non è avvenuto né allora né fino ad oggi.

 

11.04.24
  1. Schianto tra due auto in corso Turati Coinvolto un Suv a guida autonoma
    Un'automobile a guida autonoma è stata coinvolta nell'incidente stradale avvenuto l'altro pomeriggio in corso Turati, quartiere Crocetta. Si tratta di una Volkswagen Touareg, in strada per un test drive. La vettura, per motivi da accertare, si è scontrata con una Toyota Yaris e un Suv Evo 5. Due persone, nello schianto, sono rimaste ferite e sono state trasportate, in codice verde, al Mauriziano. L'ipotesi è che a provocare l'incidente sia stata la mancata precedenza di una delle altre due auto, che si sarebbe immessa nel viale centrale di corso Turati mentre giungevano a velocità sostenuta le altre vetture. Sul sedile del conducente della Volkswagen era seduto un tecnico, non impegnato a manovrare il volante. Sul posto, dopo l'incidente, è intervenuta la polizia municipale, che ha bloccato il traffico in direzione sud. Le vetture sono state poi rimosse con l'ausilio dei carri attrezzi
  2. NESSUN CONTROLLO SUL CLIMA A TORINO :   «La nostra è una vittoria per tutte le generazioni». A Strasburgo, in un caldo martedì di primavera, 2500 donne svizzere (età media 74 anni) conquistano un risultato storico per il movimento ambientalista: il contrasto al cambiamento climatico è un diritto umano e la tutela della salute del Pianeta va di pari passo con la salute della nostra specie. Lo stabilisce la Corte europea dei diritti dell'uomo (Cedu), una sentenza inappellabile alla fine di un caso presentato dall'associazione KlimaSeniorinnen ("Anziane per la protezione del clima") che aveva fatto causa allo Stato svizzero per le lente e insufficienti politiche di riduzione delle emissioni. Per la giudice della Corte, Siofra O'Leary, il governo svizzero ha disatteso i suoi stessi obiettivi climatici: «Le generazioni future avranno probabilmente un fardello sempre più pesante dato dalle conseguenze degli attuali fallimenti e omissioni nella lotta al cambiamento climatico».
    Con 16 voti contro 1, la Corte ha stabilito che c'è stata una violazione dell'articolo 8 che sancisce il diritto a una tutela effettiva da parte delle autorità statali contro i gravi effetti dannosi dei cambiamenti climatici sulla salute, sul benessere e sulla qualità della vita. Il caldo eccessivo impedisce di vivere.
    Rosmarie Wydler-Wälti, svizzera settantenne si commuove alla notizia del verdetto. Agli avvocati continua a ripetere: «Ma è successo davvero?». E loro rispondono: «È il massimo risultato che potevamo ottenere. Abbiamo ottenuto qualcosa di inimmaginabile». La notizia non è esagerata: la sentenza è un precedente che cambierà d'ora in poi tutti i processi legati al clima d'Europa e del mondo. Gli Stati sono responsabili difronte ai cittadini.
    «La sentenza stabilisce un cruciale precedente giuridico vincolante», spiega fuori dalla corte di Strasburgo Ruth Delbaere dell'associazione Avaas, che ha seguito questo e altri climate litigations, ovvero casi dove associazioni e cittadini chiedono conto dell'inazione ambientale di aziende e governi. «Fungerà d'ora in poi da modello per come denunciare con successo il proprio governo per i fallimenti climatici, la loro inerzia e le inadempienze ai trattati internazionali come quello di Parigi del 2015».
    Il verdetto è stato accolto con entusiasmo dalla comunità ambientalista. Anche l'attivista svedese Greta Thunberg era presente a Strasburgo: «Questo è solo l'inizio: in tutto il mondo, sempre più persone portano i propri governi in tribunale per ritenerli responsabili delle loro azioni», ha dichiarato la fondatrice del movimento Fridays for future. «Utilizzeremo ogni strumento a nostra disposizione per ripetere sempre lo stesso messaggio. Le emissioni non sono ancora in calo e stiamo ancora andando nella direzione sbagliata».
    Nello stesso giorno la Cedu si è espressa su altri due casi simili. Uno è stato portato avanti da un uomo francese, che aveva fatto causa al governo di Parigi: per la Corte il caso era inammissibile. Il querelante non si può considerare una vittima privata dei diritti umani basilari secondo la definizione della Corte. Il terzo caso, altrettanto storico e importante, riguardava sei ragazzi portoghesi tra gli 11 e i 24 anni che avevano citato in giudizio 32 Stati europei (Italia compresa). Anche in questo caso la Corte ha dichiarato inammissibile la causa: i sei ragazzi non si erano mai appellati ai tribunali interni dello Stato, quindi per la corte non avevano ancora ricorso a tutti i mezzi legali per far valere la loro posizione. «Speravamo davvero di farcela» ha detto Sofia Oliveira, una delle adolescenti portoghesi. «Ma la cosa più importante è che la Corte nel caso delle donne svizzere ha stabilito che i governi debbano ridurre le emissioni per proteggere i diritti umani. La loro vittoria è una vittoria anche per noi e una vittoria per tutti».
    Le sentenze arrivano nello stesso giorni in cui Copernicus, il centro di studi sul clima dell'Ue, ha ufficializzato l'ennesimo record di temperatura: marzo è stato il marzo più caldo mai registrato. Da ben 10 mesi ogni mese è il più caldo di sempre.
    Il mondo ribolle ma finalmente qualcosa sta cambiando: vecchie e nuove generazioni si uniscono con l'obiettivo di salvarci. Greta, le "nonne" svizzere, i giovani portoghesi. Insieme per il Pianeta e per il futuro della specie.
  3. Le inchieste che hanno colpito il Pd
    Tutte le accuse a Sasà Gallo
    Arrivano le dimissioni di Gallo jr
    giuseppe legato
    Torino
    Credere che Salvatore Gallo, il ras delle tessere del Pd di Torino travolto dall'inchiesta per peculato, estorsione e corruzione elettorale, abbia creato il suo potere in virtù di una lunga serie di rapporti privilegiati con manager, dirigenti, politici e medici della città, è legittimo ma incompleto. Perchè per comprendere fin dove, quanto in profondità si sia estesa la lunga ragnatela di contatti influenti, serve leggere l'intercettazione registrata dal Ros il 19 ottobre del 2021 tra Gallo senior e il figlio Raffaele, consigliere regionale Pd.
    Stefano Lo Russo ha vinto le elezioni, è sindaco di Torino. È pressato da più fronti per le nomine degli assessori della giunta. Fa circolare la posizione che non esclude profili tecnici. «E Gallo si irrigidisce» scrive il pm Valerio Longi agli atti. «Raffaele tu ti sei fissato con ‘sta storia. Guarda che Fassino non voleva neanche più tuo fratello assessore ...ed è uscito il primo. Se non c'era Ignazio davanti a me che ha preso il telefono...ma tu dovevi vedere come lo ha trattato (riferito a Fassino). Ma guarda che Ignazio è a Roma e dico fai una telefonata a Letta (Enrico) e dica che...al suo "delfino" (Lo Russo ndr) che si comporti come uomo».
    Gallo parla di Ignazio Moncada, 74 anni, nativo di Modica. È attualmente rappresentante legale della società di diritto anglosassone Ida Capital Ltd che svolge l'attività di consulenza nonché di amministratore unico del Consorzio EdilPiemonte di Promozione e Coordinamento delle cooperative di edilizia abitativa. In passato ha ricoperto cariche di presidente di Fata Spa del Gruppo Finmeccanica e vice presidente di Musinet Engineering Spa del gruppo Sitaf (l'impero di Gallo), oltre al ruolo – con Franco Frattini ministro degli Esteri del governo Berlusconi - di membro del Comitato strategico del governo italiano per lo sviluppo e la protezione degli interessi nazionali in economia. Le cronache lo individuano malignamente come «un grande burattinaio». Meglio, un lobbista.
    Moncada incontra più volte a Torino Gallo senior. Affrontano temi di potere legati «anche all'acquisizione da parte del gruppo Gavio – scrive il Ros - delle quote societarie già della Città Metropolitana di Torino». Certo è un fatto che, dopo quella telefonata evocata e datata 2011 all'ex sindaco Fassino, Stefano Gallo, figlio di Salvatore, diventerà assessore allo Sport.
    In Comune, nel 2021, Gallo può contare su stretti rapporti con due dirigenti rilevanti nello scacchiere di palazzo Civico. Si tratta di Antonino Calvano, all'epoca dei fatti Direttore della divisione Patrimonio, Partecipate e Facility di Palazzo civico e dall'aprile 2022, vicedirettore generale. Una nomina in cui il Ros ventila un collegamento se è vero com'è scritto che quella promozione potrebbe essere «la riprova della perdurante influenza di Gallo Salvatore nelle nomine di vertice dell'amministrazione comunale». C'è ancora il supermanager Paolo Lubbia, direttore delle risorse finanziare e del servizio di Bilancio. Che Gallo senior chiama in causa nel giugno del 2021 quando – pur avendo interessato Galvano - non riesce a risolvere i problemi di un suo amico che deve sbloccare una questione legata a presunti abusi edilizi «che gli impediscono di accedere al Superbonus 110%». La richiesta a Lubbia, testuale, è di «massaggiare un pochettino» un architetto che ha in mano la pratica. «Perché questi – dice Gallo al telefono – sono amici molto importanti per la campagna elettorale». Le notizie dal fronte sono incoraggianti anche se non c'è ancora un ok definitivo, ma Gallo dimostra lungimiranza: «Vediamo di vincere il Comune che poi queste cose si risolvono anche con più facilità…». Il vecchio Sasà (così lo chiamano i compagni di partito) riusciva però ad arrivare anche a una delle principale partecipate del Comune e cioè Amiat, gestore della raccolta rifiuti.
    L'obiettivo, stavolta, è far spostare alcuni cassonetti del «porta a porta» posizionati in prossimità di un attività commerciale di via Nizza, pieno centro. «L'intervento di Gallo – si legge agli atti - era stato richiesto dal negoziante in cambio della promessa della raccolta di voti in occasione della tornata elettorale del 3 e 4 ottobre 2021 quale prezzo per la propria mediazione».
    E cosi Gallo chiamerà prima un dipendente della partecipata del Comune, poi un consigliere di Circoscrizione e infine – visto lo stallo – il funzionario Amiat Raffaele Mirra: «Ma scusa ma proprio lì li devono mettere? Dai che sono amici nostri». Replica di Mirra: «Fammi vedere un attimo e poi ti dico». Pochi minuti dopo: «Il mio collega combinazione era proprio li e hanno già trovato un compromesso li con i...con i nostri amici». Gallo è reattivo: «Dì al tuo collega di far capire che c'è stato un interessamento».
    Il copione si ripete su Gtt con una telefonata diretta a Paolo Golzio, ingegnere nucelare, prestato alla causa dei trasporti cittadini, nominato nel 2018 durante la reggenza Appendino, presidente della partecipata. Lo chiama il 13 aprile 2021 «Volevo notizie per quella fermata». Chiedeva fosse ripristinata quella del tram numero 4 in via Sacchi «per agevolare l'afflusso dell'utenza presso il centro analisi R.C.B». Sempre gente a lui vicina. Chiosa il giudice: «Le conversazioni sono esemplificative delle logiche perseguite da Gallo: la politica clientelare in spregio all'imparzialità della pubblica amministrazione, in cambio di sostegno elettorale e voti per i propri candidati». Politicamente, un epitaffio.
  4. Alla tavola di Sasà Le cene del camoscio con il gotha cittadino
    Aggiungi un posto a tavola: alle "cene del camoscio" nessuno deve sentirsi escluso. È il potere dei menu, dei risotti e dei favori che si intrecciano durante le serate tra amici, invitati a condividere i piaceri gourmet. Amici selezionati, s'intende: medici, direttori generali, avvocati, architetti, docenti universitari, professionisti. Il gotha di Torino. «Senza alcun colore politico», dice chi c'è stato.
    Tutti accolti nella rete di Salvatore Gallo, patron della politica, prima socialista e ora Pd, che preferisce le buone portate ai comizi e ai talk show. Tra le maglie dell'inchiesta spuntano episodi che raccontano i retroscena di questo sistema di conoscenze. Così, per caso i carabinieri intercettano una conversazione tra Sasà e un amico. Gallo gli ha dato una tessera per percorrere l'A32 senza pagare, ma l'interlocutore non è passato dal casello automatico. Un operatore solerte gli ha fatto notare che il nome sulla carta non corrispondeva. Che fare? Contattare Sergi, ad di Sitaf. «Massì, dai che l'hai conosciuto – diceva Sasà – È venuto anche alle nostre cene del camoscio. E anche a qualche altra cena. È Sergi, il direttore del traforo. Chiamalo, digli che ti serve un'altra tessera».
    Ecco fatto. Così funzionano i potentati locali: come una "grande famiglia". Sono i dopocena dei camosci. Scambi di favori che semplificano la quotidianità e fanno risparmiare.
    Quella "grande famiglia", Salvatore Gallo ha sempre saputo scegliersela e curarsela. Con iniziative organizzate da una ventina d'anni. Cene dei camosci, si chiamano così per un medico appassionato di doppiette che andava a cacciarli per allietare i palati degli amici. Le ultime due al Seven Village di Settimo. A quella dell'anno scorso, si racconta, hanno partecipato alcuni tra i vertici delle aziende sanitarie della regione. E c'era pure, dicono i ben informati, un pulmino per gli ospiti in attesa davanti alla clinica Fornaca.
    Ecco la politica di Sasà, mormorano i maligni: alle cene nessuno deve restare insoddisfatto. Chissà, magari in futuro, sarà riconoscente.

 

 

 

10.04.24
  1. IL SEGRETO DI GIANDUJA SUL PD :   Trent'anni di governo della città interrotti soltanto dal 2016 al 2021 dalla parabola di Chiara Appendino. La spia di qualcosa che si era guastato trattata invece come un incidente di percorso dopo il quale si poteva ricominciare come prima. Ed eccoli, al telefono, i capibastone del Pd torinese accapigliarsi per un posto nella giunta che Stefano Lo Russo sta componendo senza di loro. «Io non gli telefono perché lo mando affanculo completamente», si sfoga Salvatore Gallo al telefono con un altro dirigente del Pd. «Ma tu lo puoi fare. Dici... tagli fuori un gruppo che ti ha sostenuto dall'inizio?». L'epilogo è storia di questi giorni. Ma i semi affondano direttamente alla nascita del Pd, nel 2008.
    I protagonisti sono già tutti in campo. Seconde o terze linee. Salvatore Gallo con i suoi figli Raffaele e Stefano è entrato da poco nella Margherita attraverso l'ex vice sindaco del primo Chiamparino, Marco Calgaro. Anche Mauro Laus è nella Margherita: guida una cooperativa, Rear, che offre servizi di vigilanza. Diventerà una figura centrale, al pari di Gallo, anzi di più: da qualche mese è indagato, l'ipotesi è che abbia utilizzato fondi di appalti pubblici ricevuti da Rear per finalità private. Ci sono i cattolici: la corrente che fa capo a Davide Gariglio - bacino elettorale in Gtt, la municipalizzata dei trasporti - e quella di Stefano Lepri. Sull'altra sponda, la Pec: sta per Placido (Roberto), Esposito (Stefano), Chiama (Carlo), che la guidano. Placido è un gran collettore di voti dai metodi spicci: con Laus condivide le origini lucane e i lucani – nel Pd degli ultimi quindici anni – diventeranno un'entità mitologica quando si parla di preferenze. Esposito è l'ex capogruppo dei Ds in Provincia, Chiama assessore al Lavoro, sempre in Provincia. Nella stessa area si erge la stazza di Aldo Corgiat, potente sindaco di Settimo Torinese, fortezza rossa. Sono gli ex Ds. È l'epoca di Chiamparino rieletto sindaco con quasi il 70%: del partito non si cura e il partito lo vive con insofferenza e rassegnazione ma si adegua a una popolarità travolgente. Nel solco di quegli anni germoglia il partito di oggi.
    Il 2011 è un punto di svolta. Si fa avanti Piero Fassino ma sta nascendo la stella di Matteo Renzi e anche a Torino c'è chi vorrebbe rottamare. Davide Gariglio si candida alle primarie, le vecchie alleanze si scompongono. Con Fassino c'è una parte della Pec (Enzo Lavolta, che coordinerà la sua campagna elettorale e sarà assessore) e tutto il corpaccione del vecchio Pci. Ma non solo. A Giancarlo Quagliotti, ex capogruppo del Pci in Comune negli anni 80, Fassino delega la gestione dei rapporti politici sul territorio. Gallo è un suo vecchio sodale: entrambi arrivano da Sitaf, la società che gestisce la Torino-Bardonecchia. Per correre alle primarie servono le firme degli iscritti e in una mattina Gallo ne porta quasi 400 a Fassino. Un anno dopo ci sono le primarie per chi siederà in Parlamento e il copione si ripete: si vota il 29 dicembre, l'ordine di scuderia è sostenere Cesare Damiano (storico amico di Fassino) che travolge tutti (6 mila preferenze, 2 mila in più della seconda arrivata).
    Per ritagliarsi uno spazio Laus sceglie Gariglio. Ma quando Fassino lo doppia e si insedia a Palazzo Civico Laus comincia la sua marcia di avvicinamento ai "fassiniani" che nel frattempo – sempre tramite la regia di Quagliotti e le tessere di Gallo – hanno portato Fabrizio Morri alla guida del partito provinciale. Comincia l'era Gallo-Laus.
    A Roma invece è l'ora di Renzi. E le componenti sul territorio si riorganizzano. Gariglio e Lepri, che del rottamatore sono i sostenitori della prima ora, finiscono in Parlamento ma defilati. I renziani di Torino diventano i "fassiniani" che poi saranno lettiani e infine "bonacciniani". Altro rimescolamento, i delfini abbandonano i padri: Daniele Valle, fino a pochi giorni fa in predicato di essere candidato alla presidenza della Regione, si sgancia da Gariglio avvicinandosi a Laus; l'ex segretaria Paola Bragantini, un tempo vicina a Placido, entra in orbita fassiniana così come Nadia Conticelli che nel 2014 su spinta di Gallo viene inserita nel listino bloccato di Chiamparino per la Regione. Oggi è nell'area Schlein, è capogruppo in Comune e potrebbe essere capolista alle regionali.
    Nel 2014 Laus diventa presidente del Consiglio regionale: litiga un giorno sì e l'altro pure con il presidente Chiamparino; Gallo ha un figlio consigliere regionale e uno assessore a Torino. Il loro peso è sempre più determinante, così come l'intreccio politica-affari. Nel partito c'è chi accusa Laus di usare Rear per prendere voti. Stefano Esposito, eletto in Parlamento, conia lo slogan "partito delle autostrade": ce l'ha con l'accoppiata Quagliotti-Gallo in Sitaf, azienda controllata dal gruppo Gavio. Esposito nel frattempo è passato con i renziani attraverso i giovani turchi di Matteo Orfini, componente di cui fa parte anche Chiara Gribaudo, oggi vice presidente nazionale del Pd, area Schlein. È un ultrà della Tav, accusa un pezzo del partito di essere afono, forse perché ogni anno che passa senza Tav ingrassa i conti di Sitaf. Dall'altra sponda puntano il dito sul suo stretto rapporto con l'imprenditore dello spettacolo Giulio Muttoni. Nel 2020 la procura li indaga entrambi: il processo è ancora in corso ed è al centro di uno scandalo dato che per anni Esposito è stato intercettato abusivamente.
    I contendenti di una stagione escono di scena uno dopo l'altro, sacrificati da chi li aveva usati: nel 2022 Gariglio e Lepri vengono spediti a correre in due collegi durissimi e perdono, la stessa sorte era toccata nel 2018 a Esposito e Bragantini (che oggi fa la tassista e la presidente di Amiat, l'azienda dei rifiuti). Laus resta in piedi: prima deputato, oggi senatore.
    Anna Rossomando e Andrea Giorgis, big della sinistra schierati ai vari congressi ora con Orlando ora con Cuperlo, si accontentano della quota riservata alle minoranze. Gli spazi contendibili nel partito si riducono: Gallo-Laus, poco si muove senza di loro nonostante l'abnegazione di migliaia di militanti, iscritti e dirigenti. Ed è il loro asse a reggere l'urto di Roma, che nel 2021 vorrebbe un candidato sindaco scelto con il Movimento 5 Stelle. Tengono duro su Stefano Lo Russo. È la loro garanzia per continuare a comandare nel partito (e non solo, almeno così credono). L'attuale sindaco è un animale strano: dal 2006 naviga la politica cittadina senza mai essere organico a nessuna corrente eppure sempre in prima linea, in fondo perché è tra i non molti ad avere le carte in regola. A lui Laus e Gallo delegano la riconquista di Palazzo Civico. A Laus va bene: incassa la presidenza del Consiglio comunale per Maria Grazia Grippo e un assessorato per Mimmo Carretta che però è molto di più di una persona a lui vicina: è stato la spalla di Lo Russo nei durissimi anni di opposizione ad Appendino. A Gallo va malissimo: si affanna con il solito Quagliotti, si rivolge a Fassino, in nome dei vecchi tempi: «Abbiamo anche chiamato Piero», dice al telefono con un altro degli storici fassiniani, Gioacchino Cuntrò, ex segretario provinciale, ex tesoriere, ex consigliere comunale. «Dice che gli ha parlato (a Lo Russo, ndr)», gli risponde Cuntrò. A schermare il pressing su Lo Russo è Daniele Valle e nell'area Gallo si fa largo l'idea di essere stati fregati da Laus. «Ma vada a fare in c...», sbotta Gallo riferendosi a Lo Russo. «E che competenza ha Carretta? Di sta m...». «Hanno costruito tutto così per controllare tutto loro. L'assurdo sai qual è? Che mettono dentro quelli che hanno cercato di inc... e tengono fuori i sostenitori», chiosa Cuntrò. Gallo vede l'ombra della fine della sua influenza sul partito: «Siamo gli unici tagliati fuori e la cosa non funziona. Siamo tagliati fuori anche dopo cioè quando ci sarà il congresso, ci sarà la spartizione di qualche posto e se non ci siamo non ci siamo»
  2. LA MELONI CHE FA : Torino, un caso anche a destra " Al Mister preferenze di FdI offerti i voti della 'ndrangheta"
    GIUSEPPE LEGATO
    Torino
    Un'altra inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Torino racconta una storia di boss della 'ndrangheta, massoni e voti alle elezioni comunali del 2021 già finite nella bufera per la presunta corruzione elettorale dell'esponente socialista del Pd Salvatore Gallo. Ribattezzata "Timone", l'indagine è stata chiusa nei giorni scorsi e in migliaia di pagine racconta del saldo rapporto tra un noto massone di Torino Saverio Dellipaoli già candidato in passato per l'Udc, ex Maestro venerabile della Loggia Grande Oriente d'Italia e il boss delle cosche calabresi Francesco Napoli, mafioso conclamato e di rango. Dellipaoli, indagato dai pm Paolo Toso e Francesco Pelosi per aver favorito il boss in una serie di truffe su rilevanti fondi Covid, avrebbe a sua volta offerto e garantito un aiuto elettorale a mister preferenze di Fdi alle ultime elezioni comunali di Torino. Enzo Liardo.
    Dellipaoli, 64 anni, dipendente della Regione: ha solidi rapporti con direttori e direttrici di filiali di banca, amicizie politiche, soprattutto nell'Udc. In passato – e fino al 31 dicembre 2015 – è stato funzionario della Città Metropolitana di Torino. Conosce molta gente, ma ha anche amicizie "nere".
    Si vantava al telefono di essere immune da aggressioni da parte delle cosche calabresi «perché io appartengo a una struttura che si chiama massoneria, che non mi tocca nessuno, non mi vengono a cercare a casa». In realtà alcune settimane fa si sono presentati gli uomini del Gico della Finanza. Gli hanno notificato la misura cautelare dell'obbligo di firma perché «è del tutto evidente che Dellipaoli abbia messo a disposizione di un boss e del gruppo di riferimento di quest'ultimo, i suoi "contatti" afferenti al mondo bancario e finanziario nella consapevolezza di prestarsi per un esponente della criminalità organizzata, oltre alle conoscenze e rete di rapporti afferenti alla appartenenza massonica». Questa la contestazione dei magistrati, ma sullo sfondo, pur non assurgendo a rilievo penale, c'è altro. C'è un rapporto intanto tra Napoli e il massone. Il prino lo chiama "Dottor Saverio" e lui replica "Grande Franco". C'è confidenza: «È da una vita che ti seguo» dirà il funzionario regionale al boss in una delle centinaia di conversazioni intercettate. Una vita. La premessa è che Napoli muore di infarto, nel corso dell'indagine. Ma di lui parla Dellipaoli quando il 21 giugno del 2021 chiama Giuseppe Benvenuto «braccio destro di Napoli» riferendogli «di dovergli parlare di un discorso, sulla politica, che aveva già impostato col boss». Testuale: «Ecco poi dobbiamo fare un discorso, lo avevo già iniziato a fare io con l'amico ... con ... il poverino... con Franco...».
    Il massone, scrive il Gico, «ha introdotto il discorso legato al sostegno alla candidatura di Enzo Liardo (del quale non si è provata la consapevolezza della mafiosità dei potenziali elettori ndr) descrivendolo come «una persona che molto probabilmente farà il vice sindaco a Torino». Tra gli ulteriori soggetti «coinvolti da Dellipaoli per il sostegno della campagna elettorale di Liardo è stato identificato Filippo Rotolo, pregiudicato già coinvolto nell'operazione "Panamera" della Dia», Emetteva fatture inesistenti a favore di pregiudicati vicini alle cosche.
    In questo mondo Dellipaoli si muove e cerca voti per Liardo. sul quale punta moltissimo, lo insegue, promette voti: «Questi amici ti possono dare una mano davvero, sono persone che hanno sempre votato me e tu lo sai che io i miei 130, 150 li ho sempre presi!».
    Liardo «mostrandosi interessato e ringraziando» replica: «Tu la tua porca figura l'hai sempre fatta». L'aspirante consigliere, i cui rapporti con Dellipaoli sono datati («ti conosco da una vita, mi sei sempre piaciuto è una questione di empatia»), sottolineava «la sua forza elettorale nonché il previsto exploit che avrebbe conseguito alle elezioni, evidenziando come si considerasse già tra gli eletti. Tuttavia – annotano il Gico - aveva la necessità di arrivare primo nella lista di Fratelli d'Italia». Tradotto: «Il mio problema non è entrare... il mio problema è arrivare primo... perché c'è una sfida aperta... ma io son già dentro!».
    Questo avrebbe fatto si che in caso di vittoria del centrodestra sarebbe diventato, evidentemente in base ad accordi già presi, il vicesindaco di Torino: «Allora, io... sto rischiando... però non lo dire in giro perché non bisogna scoprirlo molto praticamente io dovrei arrivare primo, perché non vogliono farmi arrivare primo? perché io rischio di andare a fare il vicesindaco, hai capito?». E poi avrebbe alfieri politici d'eccezione. «Sono sponsorizzato bene da Maurizio Marrone e dall'onorevole Montaruli (estranei all'inchiesta ndr). C'è tutta una costruzione che non sto li a raccontarti». Chiaramente c'è un prezzo a questo appoggio: «Poi ovviamente ricordati di me» dirà Dellipaoli. E la Finanza: «La contropartita che gli richiedeva in cambio del suo sostegno elettorale era la partecipazione alle "Commissioni comunali", in qualità di membro, dalla quale ne avrebbe ricevuto vantaggi personali».
    A fine luglio 2021 si passa all'organizzazione dell'incontro, con il massone che scrive al consigliere: «Vengono quattro/cinque» persone che hanno un certo "peso" e che ti servono». La data è a metà agosto, ma a settembre la Finanza perquisisce Liardo, accusato di peculato per essere entrato in possesso (con l'ausilio di due tecnici dell'anagrafe indagati) di un cd con tutti dati degli elettori senza pagare un'imposta di 2.767,11 euro. Gli contestano il peculato e l'istigazione alla corruzione perché pur di avere quei file, – promise a un'altra dipendente un avanzamento di carriera. Da quel momento in poi i telefoni non parlano più.
  3. Mafia e voto di scambio, finisce in cella un ex esponente meloniano di Palermo
    Riccardo Arena
    Torino
    Il capopopolo si appoggiava al figlio del superkiller di mafia e a un faccendiere interessato a una variante al piano regolatore del Comune di Palermo, per "coltivare" sul verde agricolo cemento e attività commerciali. Tutto in cambio di voti, assunzioni e altre utilità, come trovare una sistemazione in un supermercato alle amanti dei mafiosi detenuti. Ma nonostante l'appoggio di Cosa nostra, Girolamo Russo, da tutti conosciuto come Mimmo, alle ultime elezioni comunali del capoluogo siciliano aveva portato a casa la miseria di 805 preferenze. Ieri l'esponente politico, da cui Fratelli d'Italia (il suo ultimo partito) ha subito preso le distanze, è stato arrestato dai carabinieri, assieme a Gregorio Marchese, figlio di Filippo detto Milinciana (melanzana), pluriergastolano e detenuto dagli anni delle guerre di mafia, e ad Achille Andò, terzo componente di un comitato d'affari che voleva lucrare sulla destinazione d'uso di alcuni terreni, per rendere necessaria una variante urbanistica e farli pagare a peso d'oro con gli espropri, in vista della loro trasformazione in aree a uso commerciale.
    Le accuse ruotano attorno alle collusioni mafiose, tra concorso esterno, estorsione, corruzione, traffico illecito di influenze, voto di scambio. Una storia che mette in forte imbarazzo il partito di Giorgia Meloni, pronto a precisare, attraverso il presidente cittadino Antonio Rini, che Russo era «un semplice iscritto privo di incarichi istituzionali» e che peraltro è stato subito sospeso, ieri. Dopo essere stato però tenuto dentro nonostante le sue opache parentele (primo cugino di un boss recentemente scomparso del Borgo Vecchio, Franco Russo, detto Diabolik) e i suoi più che discutibili comportamenti, sempre pronto a capeggiare le masse di precari alla ricerca di stipendi dalla pubblica amministrazione, con le file fuori dal suo Caf di corso Scinà, in pieno Borgo. Ma anche disponibile a prendere in carico – per farli uscire dal carcere – i detenuti che volevano ottenere l'affidamento in prova ai servizi sociali. La bocciatura nelle urne, datata 2022, aveva chiuso più di un ventennio da consigliere comunale fra centrodestra (soprattutto) e anche il centrosinistra di Leoluca Orlando.
    Insomma, l'identikit di un Masaniello, definizione che mutuava su di sé anche Gregorio Marchese, nel fare pressioni sull'avvocato che amministrava l'ippodromo, cercando di imporre la propria legge anche sulla struttura sportiva. In una conversazione intercettata, Marchese parlava di temi cari a Cosa nostra, di «filantropia per amore verso la città e verso il popolo, perché è un popolo abbandonato», paragonandosi a personaggi storici: «Lo sa chi sono io, sono Masaniello, oppure Giovanna D'Arco… lo Stato è contro il popolo e io con il popolo».
    Da presidente della commissione Urbanistica, Mimmo Russo avrebbe fatto favori e lavorato d'intesa col massone Andò, impegnato nel tentativo di realizzare un centro commerciale in zona di mafia, a Brancaccio. «Fondamentale è mandare al lavoro 7-800 famiglie – diceva ancora Marchese – anziché stare in mezzo alla strada». E allo stesso Russo, in una conversazione il complice ricordava il proprio sostegno: «A me interessa solo Mimmo, ché la nostra squadra deve partecipare alla rinascita di Palermo». E chissà di quale squadra e di quale rinascita parlava.
  4. ECCO PERCHE' LA CINA E' PERICOLOSA : «Futili». È l'etichetta posta da Cina e Russia agli incontri internazionali sulla guerra in Ucraina che non tengono conto degli interessi di Mosca. Quelle «legittime preoccupazioni di sicurezza» sin dall'inizio al centro della posizione di Pechino. È la presa di posizione forse più concreta che emerge dalla visita in Cina di Sergej Lavrov.
    Il ministro degli Esteri russo è stato ricevuto dall'omologo Wang Yi e dal presidente Xi Jinping, 48 ore dopo che sempre da Pechino la segretaria al Tesoro statunitense Janet Yellen aveva paventato «conseguenze significative» nel caso di sostegno cinese all'industria militare di Mosca. Con un Occidente che continua a chiederle di premere per fermare la guerra, Pechino fa capire che non parteciperà a negoziati o conferenze di pace senza la presenza russa. Sostenendo che la rielezione di Vladimir Putin garantisce ai russi un «futuro luminoso», dice anche che se si vuole trattare bisogna farlo con lui.
    Lavrov ha poi definito «illegali» le sanzioni occidentali. Per la Cina, schierarsi contro le sanzioni serve anche a criticare le restrizioni subite in ambito tecnologico e i sempre più probabili dazi di Usa e Ue sulla sua industria verde, auto elettriche comprese. Sono stati ricordati i 240 miliardi di interscambio del 2023, record a cui ha contribuito il netto aumento di importazioni cinesi di petrolio. Nessun aggiornamento sul Forza della Siberia 2, il nuovo gasdotto che moltiplicherà le forniture energetiche russe alla Cina. Sul progetto sembra avere più fretta il Cremlino, mentre Xi guarda anche ad altri progetti in Asia centrale. Ma potrebbero esserci novità nel faccia a faccia tra leader di maggio, di cui si è parlato nel dettaglio ieri. Sarà la terza visita a Pechino di Putin in poco più di due anni, la prima all'estero dopo la rielezione.
    Ribadito poi più volte l'obiettivo del rafforzamento della partnership strategica. Vero che si tratta di una formula utilizzata in tutti gli incontri bilaterali, ma stavolta sembra avere maggiore solidità, anche perché a Pechino c'è la sensazione che l'Occidente sia destinato a delle divisioni interne. A commento della visita di Lavrov, il tabloid nazionalista Global Times ha scritto che sempre piu Paesi della Nato sono destinati ad avvicinarsi alle posizioni dell'Ungheria, rivedendo dunque il supporto a Kiev.
    Cina e Russia si raccontano invece come impegnate nella creazione di un sistema internazionale più «giusto» e privo di logiche di «confronto tra blocchi», in cui Xi vede i due Paesi come forza in grado di «unire il Sud globale». Il tutto in un rapporto bilaterale basato su «non alleanza, non confronto e non presa di mira di terzi». Si dicono invece intenzionate a coordinare maggiormente la propria azione nelle piattaforme multilaterali, tra Nazioni Unite e i Brics allargati, visti sempre più come una sorta di anti G7.
    Ieri, intanto, Lavrov e Wang hanno chiesto il cessate il fuoco a Gaza e la creazione di uno Stato palestinese.
    La vicinanza politica alla Russia è funzionale alla Cina anche per i suoi interessi in Asia-Pacifico. Non è un caso che la visita di Lavrov sia avvenuta 24 ore prima di quella del premier giapponese Fumio Kishida alla Casa Bianca, a cui domani si aggregherà il presidente filippino Ferdinand Marcos Jr per un inedito summit trilaterale da cui usciranno nuovi accordi in materia di difesa. Il Giappone pare destinato a partecipare al patto di sicurezza Aukus (Australia, Regno Unito e Stati Uniti) che, a quel punto, per Pechino diventerebbe una sorta di Nato asiatica col compito di contenerla o «soffocarla». La stessa cosa che, nella prospettiva russa, avrebbe fatto l'Alleanza Atlantica nei suoi confronti in Europa orientale.
  5. Nove anni alla collaboratrice di Navalny Guidò proteste nella regione del Volga
    La Corte suprema della regione russa di Baschiria ha aumentato a nove anni e mezzo la pena detentiva per Lilia Chanysheva, collaboratrice di Alexei Navalny che guidava il gruppo dell'oppositore nella città di Ufa, nella regione del Volga. Chanysheva, arrestata nel 2021 durante una manifestazione di protesta contro la detenzione di Navalny, era stata inizialmente condannata a 7 anni e mezzo nel 2023, con l'accusa di «appello all'estremismo», di aver usato la sua posizione ufficiale per promuovere le «attività di una comunità estremista» e di aver creato un'organizzazione che «violava i diritti dei cittadini». A marzo l'ufficio del procuratore ha chiesto di estendere la sua pena detentiva a 10 anni, sostenendo che la sentenza originaria fosse stata «troppo clemente». Il giornale di opposizione Novaya Gazeta ricorda che le organizzazioni legate al leader dell'opposizione russa Alexei Navalny, fra cui la sua rete di uffici per la campagna elettorale e il suo Fondo anticorruzione, erano state dichiarate «estremiste» nel 2021 dal regime di Vladirmir Putin. —

 

 

 

 

 

09.04.24
  1. CORRE L’AUTO XIAOMI LO STEVE JOBS CINESE BATTE I MAESTRI DI APPLE

    Estratto dell’articolo di Gianluca Modolo per “la Repubblica”


    Già una decina di anni fa gli venne appiccicata addosso l’etichetta di “Steve Jobs cinese”. […]



    Solo che ora a Lei Jun quell’etichetta ormai sta stretta. L’uomo che nel 2010 fondò Xiaomi, oggi uno dei più popolari marchi di smartphone al mondo, sta superando i maestri della Silicon Valley: Apple ha detto addio a febbraio al proprio decennale progetto di costruire una macchina elettrica, mentre Lei ha fatto fare alla sua creatura il debutto nel mercato dei veicoli di nuova generazione.


    E che debutto: nelle prime 24 ore dal lancio della SU7 (prezzo 215.900 yuan, 28mila euro, più economica della Tesla Model 3) - avvenuto lo scorso 28 marzo - l’azienda di Pechino ha ricevuto ordini per quasi 90mila macchine. […]



    A questo 54enne che nel giro di quattordici anni ha saputo trasformare Xiaomi nel terzo produttore di telefoni al mondo - un marchio che oggi in Cina è onnipresente, dalle valigie alle lavatrici - l’idea di lanciarsi nell’iper competitivo e ormai affollato mercato delle macchine elettriche cinesi venne tre anni fa. […]

    Lei si è laureato in Informatica all’Università di Wuhan: ateneo al quale l’anno scorso ha fatto una cospicua donazione (1,3 miliardi di yuan, oltre 160 milioni di euro). Prima di Xiaomi è stato un investitore chiave nella scena Internet cinese degli esordi, co-fondando startup come Joyo.cn, venduta poi ad Amazon nel 2004 per 75 milioni di dollari.



    Forbes stima il suo patrimonio netto in 12,9 miliardi di dollari (153esima persona più ricca al mondo). Un anno fa l’Osservatorio anticorruzione ucraino ha inserito Xiaomi - e Lei Jun - nella lista degli “sponsor di guerra internazionali”, accusando l’azienda di Pechino di mantenere gli affari in Russia nonostante le sue azioni militari contro Kiev. […]
    Nelle intenzioni di Lei dovrà fare concorrenza a Tesla e Porsche. La cinque posti vanta un sistema operativo che funziona anche con i suoi smartphone ed elettrodomestici consentendo agli utenti di controllare tutti i tipi di dispositivi mentre sono in macchina.



    Secondo i media statali cinesi, il suo impianto alla periferia di Pechino è in grado di produrre 150mila auto all’anno, con piani di espansione che ne raddoppierebbero la capacità. Navigare in un mercato molto competitivo e in piena “guerra dei prezzi” non sarà però impresa facile per Lei e la sua Xiaomi.



    Anche Huawei sta guadagnando terreno con il suo marchio Aito, il cui modello M7 è attualmente il quarto veicolo elettrico più venduto in Cina. L’ambiziosa scommessa sui veicoli elettrici arriva in un momento di rallentamento della crescita degli acquisti in Cina. Gli enti del settore prevedono una crescita delle vendite del 25% per il 2024, in calo rispetto al 36% dello scorso anno e al 96% del 2022. […]


    2 - AUTO ELETTRICA LOW COST, TESLA CI RIPENSA LA CINA È TROPPO FORTE

    Estratto dell’articolo Michela Rovelli per il “Corriere della Sera”



    Non è stato un inizio di anno roseo per Tesla. E la novità forse più attesa da mercati, investitori e dagli stessi clienti sembra ormai essere sfumata. Secondo un’indiscrezione di Reuters la società avrebbe sospeso il suo progetto di creare una vettura elettrica economica. Nota con il nome in codice Redwood, il modello più piccolo e compatto — nonché low cost — era l’arma con cui combattere i sempre più numerosi concorrenti che offrono alternative dal listino più conveniente.



    […] Musk smentisce Reuters — «Stanno mentendo (ancora)» — e rilancia con un post su X in cui anticipa un nuovo progetto. […]sarebbe pronto a presentare i suoi primi robotaxi il prossimo agosto: lo ha dichiarato lui stesso in un tweet senza aggiungere molto di più. Ma possiamo immaginare che si tratti di un servizio di auto a guida autonoma che i cittadini possono prenotare per spostarsi in città. Un servizio che potrebbe sfruttare proprio lo scheletro delle ricerche e delle progettazioni della sua vettura compatta ed economica.


    Tesla ha in effetti bisogno di nuove strategie. Nei primi tre mesi del 2024 ha registrato un crollo delle vendite, in calo dell’8,5 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. E non è bastata la decisione di abbassare i costi delle sue vetture — in particolare i modelli Model Y in Europa — per riuscire a convincere nuovi clienti a investire.



    Pesa in particolare il mercato cinese, quello più sviluppato ma anche più difficile perché caratterizzato da una sempre più agguerrita concorrenza locale sul fronte dei veicoli elettrici. A cominciare da Byd, che con le sue auto ha appena festeggiato il sorpasso di Tesla come primo produttore mondiale grazie a una forte accelerata nel 2023. […]

 

 

 

 

 

 

 

08.04.24
  1. Conte e Salvini al compleanno del direttore Tg1
    Buon compleanno Gian Marco Chiocci. L'ecumenico direttore del Tg1, ex di Adnkronos e del Tempo, per la festa dei 60 anni sull'Appia Antica a Roma, sabato ha messo insieme il segretario della Lega Matteo Salvini e il leader del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte, l' unico capo politico di opposizione che, dopo aver dato una mano alla destra per la nomina di Chiocci, non ha da ridire sulle scelte editoriali filo-governative del primo tg del servizio pubblico. C'era Antonio Angelucci, editore dei tre quotidiani di destra Il Giornale, Libero e Il Tempo, pronto ad acquistare l'agenzia Agi (operazione contro cui lo stesso Conte ha protestato cinque giorni fa nel corso di un sit-in). All'evento tanta destra e mezzo governo: il senatore di Forza Italia e proprietario della Lazio Claudio Lotito accompagnato da un'aquila reale al braccio; i ministri dell'Interno Matteo Piantedosi e della Cultura Gennaro Sangiuliano; il leader di Noi con l'Italia Maurizio Lupi. L'invito per il party era firmato da Osho, l'autore satirico che Chiocci aveva voluto al Tempo quand'era direttore.
  2. Tutti i cantieri dei boss
    giuseppe legato
    ludovica lopetti
    Gian Carlo Bellavia è un self made man. Nel senso che si è saputo brillantemente riciclare da un passato ingombrante per divenire in una quindicina di anni un noto imprenditore a capo – di nome o di fatto secondo i pm – di aziende che hanno finanche triplicato il loro fatturato iniziale. La Dda di Torino e il Ros dei carabinieri ne avevano chiesto l'arresto e invece è rimasto un avviso di garanzia – con tanto di perquisizione – per concorso esterno in associazione mafiosa. Ma è una figura paradigmatica per comprendere come l'autostrada A32 non abbia ospitato soltanto le fameliche ditte della famiglia di ‘ndrangheta Pasqua (padre e figlio) dietro la quale si stagliavano le forze mafiose di San Luca. Quell'arteria autostradale, negli anni, ha dato lavoro anche ad altre ‘ndrine, altre famiglie e altri boss di un certo calibro "portati" – per l'accusa – nei cantieri della Sitaf proprio dal signor Bellavia.
    Che si è ripulito bene di una storia vecchia di quasi 30 anni. Il 21 maggio 1996 fu arrestato a seguito della rapina di 937 mila franchi ovvero 855 milioni di vecchie lire messa a segno in danno della Vierofin SA sita in Coldrerio, Palazzo Pindo (Cantone del Ticino).Tornato In Italia già nel 2001 inizia la sua personale scalata che lo porterà a entrare nelle grazie di Roberto Fantini, arrestato (ai domiciliari) perché agevolava l'ingresso dei boss di San Luca nei cantieri Sitaf. Ecco, non sarebbe stato il solo. Scrivono il pm Valerio Longi titolare dell'inchiesta che «Bellavia Gian Carlo dispone di diverse società a lui riconducibili in modo diretto e indiretto attraverso le quali nel tempo trasferiva risorse acquisite dai principali clienti, Sitalfa (concessionaria di Sitaf e responsabile dei lavori di manutenzione dell'arteria) e Gruppo Cogefa, a soggetti appartenenti o contigui a sodalizi di 'ndrangheta, pagando le relative fatture».
    I nomi sono un mappamondo dei mandamenti delle principali cosche calabresi trapiantate al Nord. C'è ad esempio Gianfranco Violi, «emerso quale imprenditore in stretti rapporti con Antonio Agresta, capo del locale di Volpiano», ma anche con Antonio Serratore, colonnello delle cosche vibonesi in Piemonte e in Liguria con base logistica a Moncalieri e La Loggia, Franco Mandaradoni, altro imprenditore legato mani e piedi alla famiglia Serratore-Arone «e Roberto Greco esponente della ‘ndrina di San Mauro Marchesato (Crotone)» colpite più volte da inchieste, non ultima quella denominata San Michele, sempre del Ros del 2016. D'altronde le presentazioni/recensioni qualificate devono avere un senso se è vero come è vero che uno dei Pasqua arrestati spiega a Fantini che Bellavia «è proprio una brava persona. Lo hanno attaccato (arrestato, ndr) in Germania, ma è una persona per bene».
    Come poi le ditte dell'esponente crotonese Roberto Greco siano riuscite a lavorare per Bellavia e quindi per Sitaf è presto detto: «Bellavia attendeva il pagamento da parte di Sitalfa S.p.a. delle fatture per poi provvedere al pagamento delle società di Greco». Già in questa fase «emergeva che l'inserimento di quest'ultimo – annota il Ros – nei lavori gestiti dai Pasqua era stato richiesto da Antonio Agresta», uno – per intenderci – per il quale i carabinieri e la procura avevano chiesto (senza successo) due anni fa l'applicazione del 41 bis in carcere perché continuava, dal penitenziario, a impartire ordini. Dell'ingresso di Greco su richiesta di Agresta nei cantieri dell'autostrada non è felice Pasqua: «Quello (Antonio Agresta) se l'è presa in c...o. Ora fatti la galera, gli hanno dato vent'anni, le chiavi le hanno buttate». Ma i Greco lavorano lo stesso, perché Agresta è Platì e quindi non si può dire di no.

 

 

07.04.24
  1. HO SEMPRE SAPUTO CHE C'ERANO ANCHE SE I PRESIDENTI NEGAVANO :   ass per l'autostrada gratis a politici, primari e avvocati A Torino i favori del ras Pd
    Le accuse a Gallo
    Su La Stampa di ieri
    giuseppe legato
    Torino
    Una tessera di partito non si nega a nessuno, ma nemmeno una card autostradale per superare – indenni dal pagamento – i varchi della A32 Torino-Bardonecchia. Il sistema (in generale) quantomeno clientelare messo in piedi dal potentissimo uomo del Pd piemontese Salvatore Gallo, raccontato dai carabinieri del Ros in 1440 pagine, ha mille volti (non per forza reati), che sembrano mutuati da un'Italia vecchia di 30 anni che si credeva cancellata dagli scandali giudiziari.
    Da tre giorni "il re della Sitaf" concessionaria autostradale di cui è stato vertice e manager, è indagato per corruzione elettorale, estorsione e peculato. Scrivono i carabinieri che «l'influenza da lui esercitata nei confronti della Sitaf permetteva al predetto - sebbene non avesse più alcuna carica all'intero della società - di disporre di un non trascurabile numero di tessere di servizio per il passaggio gratuito ai varchi autostradali da omaggiare a piacimento a terze persone». Non per banale amicizia ma «sempre nell'ottica di coltivare rapporti di interesse in cambio di utilità».
    Una pletora di professionisti (medici, colletti bianchi, giornalisti e politici) alla corte del re della Sitaf (non indagati) scandisce decine di pagine agli atti e racconta il suo personalissimo modo di intendere le relazioni. Il 2 aprile 2021 Gallo contattava la dottoressa Maria Rosa Conte direttrice del reparto di Cardiologia del Mauriziano e docente alla Facoltà di Medicina e Chirurgia del San Luigi di Orbassano: «L'ho chiamata per farle gli auguri e dirle che ancora per quest'anno me le hanno portate. Quindi se ha bisogno di quella tesserina per Bardonecchia...». Replica della dirigente medica: «Lei mi dica poi se ha bisogno per lei e per sua moglie. Venite alla Fornaca: non paga niente, questo è ovvio».
    Il 20 gennaio 2021 Antonello Angeleri, già consigliere regionale e dal 2022 consigliere comunale della Lega a Torino chiedeva a Gallo se per il 2021 - nonostante la quota azionaria già appartenuta alla Città metropolitana di Torino rilevata dal gruppo Gavio - fosse riuscito a procurargli una tessera: «Ti chiedevo una cosa, ma secondo te quest'anno riusciamo lo stesso ad avere una tessera lì?». Gallo, intercettato, replica secco: «Ah, bella domanda, ma perché ci vai ancora in montagna?». E Angeleri: «No, ma ci va tutte le settimane mia figlia Francesca». Controreplica: «Per lei non ti preoccupare». Anche Francesco Martino, medico del Gradenigo telefona a Gallo senior: «Non è ancora arrivata sta tessera giusto? Perché mia moglie mi rompe i c….i». Gallo ha sempre la risposta giusta: «Me le portano la prossima settimana così ti do anche lo Skipass».
    Sono in molti a chiedere lumi sull'arrivo delle tessere magiche che permettono di non pagare i 12,80 euro richiesti ai caselli di Avigliana e Salbertrand ed evidentemente reputati eccessivamente onerosi. Il fatto è che in quei giorni nella sede della Sitaf ci sono gli ispettori di Deloitte e quando Gallo chiama il suo co-indagato Salvatore Sergi direttore operativo della A32, lo sollecita con una certa insistenza: «Mandamene 3 o 4 domani mattina: sono per delle persone a cui non posso dire di no». Sergi gli spiega che in quei giorni la manovra è complicata dalla presenza del nuovo management: «Non scivoliamo su una buccia di banana». E però alla richiesta del proprio medico di base, la dottoressa Laura Capello, non si può che rispondere affermativamente. Gallo la chiama: «Non sono ancora arrivate, ma se ti serve perché vai su ti do la mia personale che vale su tutte le autostrade».
    Il 15 febbraio 2021, Deloitte a parte, la situazione si sblocca. E partono le prime chiamate: «Ho quella cosina». Che verrà lasciata nella buca delle lettere. Due giorni dopo chiama il dottor Felice Salvatore Caviglia, medico ortopedico del Gradenigo (Gruppo Humanitas): «Ti volevo dire che ho quella tesserina». E lui: «Vado in montagna sabato per cui passo quando sei in sede». La ritirerà negli uffici di IdeaTo, l'associazione politica di Gallo. Ancora due giorni e Gallo chiama Francesco Quaglino, medico chirurgo al Maria Vittoria: «Quand'è che ci possiamo vedere che ti do quella tesserina?». E l'altro: «Giovedì mattina faccio un salto da te». Il 2 marzo è il turno di Paolo Appendino, medico del Mauriziano. Ventiquattro ore dopo si presenterà da Gallo per il ritiro.
    Francesco Germinaro è invece un dipendente del Ministero della Difesa, iscritto ad IdeaTo. Deve rinnovare la tessera e chiama Gallo: «Bonifico o contanti?». Il politico replica: «Come preferisci ma se vieni di persona ti do quel tesserino cosi ci guardiamo negli occhi perché c'è la campagna elettorale e dobbiamo impegnarci tutti». A quel punto – annota il gip - Germinaro ne approfitta per chiedere intercessione per un suo amico: «Ha una associazione culturale, ha fatto domanda alla Crt per avere un sostegno alle sue attività». Gallo «non si tira indietro». Le immancabili tessere autostradali ritornano: «Con tutto ‘sto casino (restrizioni da Covid, ndr) non l'abbiamo usata molto». Ma accetta lo stesso. Nei giorni delle primarie del candidato sindaco di centrosinistra di Torino, un'altra dottoressa chiama Gallo. Premette: «Io e mio marito siamo usciti adesso: abbiamo fatto il nostro dovere!». Ma subito dopo: «Siamo qui a Bruere (al casello) e mi hanno ritirato la tessera». Gallo non è impreparato: «Lo so ti stavo chiamando ma è cambiata la proprietà e ci hanno messo tutti sulla lista nera». Sitaf, difatti, aveva appena ritirato tutte le tessere «nella disponibilità dei soggetti indicati da Gallo». Per i carabinieri «un'implicita ammissione dell'illegittimità della pratica». Nelle stesse ore un casellante di Sitaf chiama direttamente Gallo. «Qui è transitato un signore con una tessera a tuo nome, ma dal varco presidiato. La prossima volta digli di passare da quello automatico». Gallo ha toni concitati, chiede il nome. Ed è il neurochirurgo Francesco Zenga a bordo di una Bmw S2. Lo chiama: «Ti giro il numero di quello che hai conosciuto alle cene del camoscio e te ne fai dare un'altra». È Salvatore Sergi, direttore del personale Sitaf. Solo un avvocato rifiuterà: «Ti incontro pure ma per salutarti, non per altro. Io vado al mare». Il giudice non ha concesso l'arresto di Gallo, chiesto dalla Dda «pur ravvedendosi indizi di colpevolezza in ordine al reato di peculato». —
  2. Caso Purgatori, CHE AVEVA INDAGATO SU EMANUELA ORLANDI , la perizia inguaia i medici "Non si sono accorti dell'infezione al cuore", I MEDICI DEL PAPA NON LA HANNO VOLUTA VEDERE ?
    Grazia Longo
    Roma
    È vero, Andrea Purgatori, era un malato oncologico, ma la causa della sua morte, il 19 luglio scorso, è da ricondurre ad un'endocardite batterica, un'infezione al cuore non riconosciuta. Inoltre nel suo cervello non sono state trovate metastasi, come invece hanno sempre sostenuto i dottori dell'équipe del professor Gualdi indagati per colpa medica.
    Ecco i punti fermi emersi dalla superperizia ordinata dalla procura di Roma ed eseguita da due professori ordinari dell'Università Tor Vergata, Luigi Tonino Marsella, (Medicina legale) e Alessandro Mauriello (Anatomia patologica).
    Nelle 115 pagine della perizia si evidenzia che «la causa terminale di morte è da ricondursi ad una insufficienza cardio-respiratoria in soggetto con endocardite trombotica delle valvole aortica e mitrale». Ma i professionisti che lo curavano, compreso il medico di base, Guido Laudani, che pure era un cardiologo, non se ne erano accorti. Laudani è indagato insieme al professor Gianfranco Gualdi, il dottor Claudio Di Biasi e la dottoressa Maria Chiara Colaiacomo .
    Gli ultimi tre erano convinti che, dopo il cancro ai polmoni, il noto giornalista e conduttore tv di La 7, avesse metastasi al cervello e per questo lo sottoposero a una massiccia radioterapia. Un altro specialista, il professor Alessandro Bozzao della casa di cura Villa Margherita, era invece convinto che non si trattasse di metastasi ma di ischemie. Dopo la denuncia dei familiari del giornalista, il pm Giorgio Orano e l'aggiunto Sergio Colaiocco hanno aperto un fascicolo e il 21 marzo hanno avviato l'incidente probatorio per cristallizzare non solo l'autopsia, ma anche i referti iniziali, in particolare le lastre sulla base delle quali sono state diagnosticate le metastasi al cervello.
    La famiglia, assistita dagli avvocati Michele e Alessandro Gentiloni Silveri, ha sempre sostenuto che quella radioterapia al cervello non era necessaria e ha debilitato ulteriormente il giornalista e ora la super perizia dà loro ragione. Si legge infatti che «gli accertamenti istologici e di immunoistochimica hanno permesso di escludere con certezza la presenza di ripetizioni metastatiche a livello cerebrale sul reperto autoptico».
    In merito al quesito sulla eventuale «colpa medica» sollecitato dalla procura, la super perizia intravede delle responsabilità e sottolinea come una tempestiva diagnosi sull'endocardite batterica avrebbe ritardato la morte del paziente. Sarebbe bastata «la somministrazione di un'adeguata terapia antibiotica». E ancora: «In merito alla sussistenza del nesso di causalità possiamo affermare che le condotte dei sanitari abbiano influito sul determinismo del decesso. In tal senso si rappresenta come una tempestiva diagnosi avrebbe con elevata probabilità logica concesso al Purgatorio di sopravvivere più a lungo fermo restando la gravità della malattia oncologica che avrebbe comunque determinato a distanza di tempo il decesso del paziente».
    Quanto all'errore della diagnosi sulla presenza di metastasi nel cervello, i professori Marsella e Mauriello suggeriscono la consulenza di un neuroradiologo ma ribadiscono che la tesi delle metastasi cerebrali ha complicato il quadro. Essi infatti scrivono: «In merito alle condotte del professor Gialdi, del dottor Di Biaso e della dottoressa Colaiacono, rimettendo inevitabilmente la valutazione tecnica a uno specialista Neuroradiologo, riteniamo evidenziare che la refertazione dell'esame eseguito in data 8 maggio 2023 se ritenuta errata ha concorso al ritardo diagnostico e al decesso del Purgatori, avendo diagnosticato senza margini di dubbio le lesioni cerebrali riscontrate come metastasi, escludendo ipotesi alternative e indirizzando quindi tutto il successivo iter clinico».
    La famiglia di Andrea Purgatori, attraverso gli avvocati Gentiloni Silveri, commenta: «Ringraziamo la procura per aver disposto la superperizia. Purtroppo ha dimostrato ciò che noi sostenevamo dall'inizio e cioè che la radioterapia al cervello è stata inefficace se non dannosa. Fondamentale il fatto che non abbiano visto l'infezione al cuore». —
  3. CI SONO SEMPRE STATE , CI SONO ORA, MA NON SI VOGLIONO VEDERE: Il 5 novembre 2020 Roberto Fantini, l'ex manager di Sitaf che favoriva le aziende delle ‘ndrine di San Luca nei subappalti della Sitaf, società concessionaria dell'autostrada A32 Torino-Bardonecchia, chiama il potente politico del Pd Salvatore Gallo: «Allora io ho già trovato il vino... devi però... andarlo a prendere... per evitare che io poi devo passare, caricarmelo in macchina eccetera». Non è Barbera, ma è champagne. Sei casse. Che Gallo ritirerà in una gastronomia di via Principi D'Acaja 40, vicino alla Procura. Il regalo arriva al termine di un lungo, articolato e vittorioso interessamento dell'ex socialista transitato nelle fila del Partito democratico e ora indagato dal pm Valerio Longi per corruzione elettorale, peculato ed estorsione, a proposito di una struttura medica, ma forse meglio un vero e proprio poliambulatorio, di stanza a Leini, via Atzei 27.
    Si chiama "Centro fisioterapico canavesano" (estranei ai fatti). Il suo direttore, Paolo Mattana (non indagato) ha da tempo una pratica ferma: vuole ampliare i locali e quadruplicare le attività specialistiche. Da quattro a quindici. C'è però bisogno di un lasciapassare della commissione di vigilanza dell'AslTo4. Che non arriva. Così Fantini, da 72 ore ai domiciliari per concorso esterno in associazione mafiosa, interessa il suo amico "Sasà" Gallo. «Mattana aveva piacere di fare un pranzo frugale con te e Raffaele (Raffaele Gallo, figlio di Gallo senior). Dammi la disponibilità di qualche giorno». Per via delle ristrettezze imposte dalla pandemia l'incontro slitta per qualche giorno. I pranzi vengono prenotati e disdetti: «Ma io ci tengo che veniate. Per vedere cosa ha fatto» dice Fantini a Gallo. Che replica: «Va bene, se ci tieni molto ci andiamo». Ma intanto il manager colluso coi boss chiama anche Mattana: «Gli fai fare un giro e alla fine gli sottoponi la questione, gli dici dov'è la pratica, che cosa hai fatto, quando l'hai presentata. Fatti un promemoria». Scrive il Ros: «L'incontro avviene il 29 ottobre 2020».
    Lo champagne viene prenotato il 5 novembre. Il giorno prima, Mattana ha scritto a Fantini «informandolo che il giorno precedente la commissione di vigilanza ha effettuato il sopralluogo». Gallo è sul pezzo. Scrive all'amico imprenditore: «Ti volevo dire che la pratica procede bene, le cose stanno andando avanti». Il 23 dicembre Gallo informa Fantini «che l'assessorato regionale alla Sanità aveva espresso parere favorevole all'istanza di Mattana». Il 26 gennaio arriva la tanto attesa Pec. Ma c'è un errore. Non tutte le specialità sono state accordate e l'imprenditore di Leini va in crisi. Chiama Fantini: «Non va bene, così posso solo ampliare i locali ma non posso mettere la diagnostica: quindi niente risonanze! Hai capito?». Gallo torna in pista anche perché Fantini si è innervosito per il protrarsi dei tempi. Il tono del politico si fa duro: «Se non era per i no…aspettava due anni». E ancora: «Fammi mandare mail e tutto anche quello che ti hanno risposto». Fissa un incontro con il capo della commissione di vigilanza a medicina legale. E finalmente l'11 marzo, arriva l'autorizzazione completa. «Tutto a posto è arrivata adesso» esulta Mattana. Ma Gallo mette subito le cose in chiaro: «Ho fatto telefonare a quelle persone che hai conosciuto anche tu, di Chivasso, di Torino. E gli ho detto: "Mettetegli la pratica sotto il naso e fategliela firmare". Adesso – dice Gallo a Mattana – possiamo anche festeggiare e poi speriamo di non avere bisogno ma se così fosse mi fai la radiografia o qualcos'altro no?». —

 

 

 

06.04.24
  1. IL VALORE DEI DATI : Nel suo business non ci sono marchi noti al grande pubblico, non è proprietario di squadre di calcio, non ha partecipazioni rilevanti in grandi aziende quotate, non frequenta salotti pettegoli, non ha nemmeno il nome sul campanello delle sue case a Milano, Sankt Moritz, Londra, New York, La Maddalena, Pisa, Canouan (Caraibi), è cultore della riservatezza e di una vita normale, per sé e per i figli, dove i riflettori dei curiosi non sono contemplati.
    Andrea Pignataro, bolognese, 53 anni, passaporto inglese, residenza a Sankt Moritz, domicilio a Milano, laurea in economia a Bologna, PhD in matematica a Londra, ex trader a Salomon Brothers, autore con il suo gruppo Ion di una dirompente scalata negli ultimi anni tra aziende di software, analisi e dati, è diventato l’imprenditore che, dopo innumerevoli acquisizioni estere, più ha speso (o investito) in Italia dal 2021: 5,7 miliardi.
    Ha rilevato Cedacri, Cerved, Prelios e partecipazioni bancarie in Illimity e Cassa di Risparmio Volterra, pagando anche un ticket istituzionale da 50 milioni per il 2% di Mps.

    E ora Forbes l’ha inserito al secondo posto nella classifica dei miliardari italiani dopo Giovanni Ferrero (43,8 miliardi) e davanti a Giorgio Armani (11,3 miliardi), attribuendogli un patrimonio di 27,5 miliardi. Entra in classifica per la prima volta e verrebbe da chiedersi dov’era prima e con quali criteri viene fatta la classifica.

    Il fatto è che il gruppo Pignataro è un sistema assai complesso di società, oltre 300, nessuna quotata in Borsa, che rispecchia anche nella pubblicazione dei dati finanziari l’indole riservata del proprietario. Quindi calcolare in modo plausibile il patrimonio reale e complessivo dell’imprenditore bolognese è un esercizio quasi impossibile.


    Ma come ha fatto dal nulla a balzare al secondo posto, più che doppiando Armani?

    Lo dice il bilancio 2022 della sua cassaforte lussemburghese Itt dove si legge che è stata rivalutata da 881 milioni a 20,9 miliardi la partecipazione nella Ion Investment Corporation, cioè la capofila delle più importanti aziende del gruppo.

    […] i ricavi aggregati sarebbero di oltre 3 miliardi (non ci sono cifre ufficiali) con margini di guadagno elevatissimi anche se meno dei 2,2 miliardi, cifra che ufficiosamente veniva fatta trapelare. Altrettanto elevato è l’indebitamento. Questo dei debiti (compresi tassi, scadenze e garanzie) è un punto centrale perché l’ammontare, sebbene anche qui non vi siano dati ufficiali, è piuttosto consistente: tra i 10 e i 16 miliardi, secondo varie fonti.


    …] il gruppo di Pignataro è dunque un concentrato di intelligence finanziaria, un maxi polo del fintech che gestisce miliardi di dati sensibili. Annovera società leader anche all’estero come Mergermarket, Dealogic, Fidessa, Acurise. Ha tra i suoi clienti governi, il 30% delle banche centrali del mondo e duemila tra le più importanti società del pianeta (Amazon, Microsoft, Procter & Gamble, Daimler, ecc.).

    L’ultima operazione in Italia è stata l’acquisizione da 1,3 miliardi di Prelios che recentemente, confermano da Ion, ha ricevuto l’autorizzazione dalla Presidenza del Consiglio per i poteri legati al golden power.

    …] Nel patrimonio personale sono compresi decine di immobili in centro a Milano, a Pisa oltre che esclusive proprietà e terreni in Sardegna alla Maddalena per un valore totale (solo immobili) di almeno un centinaio di milioni. E poi ha investito quasi 300 milioni per uno sviluppo immobiliare nell’esclusiva isola caraibica di Canouan, arcipelago delle Grenadine.
    Gestisce il gruppo con un ristretto numero di fedelissimi e controlla al 100 per cento tutto tranne la capofila delle attività in Italia. Solo qui troviamo una piccola pattuglia di soci che affianca l’85,7 per cento in mano a Pignataro: il fondo sovrano di Singapore Gic con il 10%, storico partner, e poi la milanese Serfis della famiglia Strazzera, Nanni Bassani Antivari (famiglia degli yacht Wally, ex proprietaria della BTicino), Kenneth Schiciano, senior advisor di Ta Associates e i top manager del gruppo Luca Peyrano e Kunal .
  2. Undici anni fa la denuncia del senatore Dem
    Il 27 marzo 2013 fu l'allora senatore Stefano Esposito, all'epoca componente della commissione parlamentare antimafia a presentarsi spontaneamente al Ros dei carabinieri svelando «un sistema opaco utilizzato da Sitalfa per l'affidamento diretto degli appalti». Basato sui «doppi contratti. Con diverse percentuali di ribasso: una al 20% e una al 40%». Esposito aveva svelato anche «i meccanismi di sovrafatturazione». Il gip: «Le dichiarazioni di Esposito fornivano diversi elementi di conoscenza rispetto alle dinamiche poi contestate». —
  3. Appaltopoli in Piemonte Cirio "licenzia" il garante che dava incarichi ai boss
    giuseppe legato
    torino
    Terremoto politico-giudiziario in Piemonte e a Torino a due mesi dalle elezioni regionali. Dalle infiltrazioni della ‘ndrangheta nei cantieri di diverse autostrade italiane a un sistema di corruttela elettorale che ha permesso a uno storico esponente del partito democratico, Salvatore Gallo, di far eleggere alle ultime elezioni comunali della città (2021), tre dei 17 consiglieri dem nell'assise civica. È il risultato dell'inchiesta della procura e del Ros dei carabinieri che ha portato in carcere (ai domiciliari) l'ex manager Roberto Fantini, già ad di Sitalfa, società controllata da Sitaf che si occupa della manutenzione dell'autostrada Torino-Bardonecchia. L'accusa è di concorso esterno in associazione mafiosa. Per il pm Valerio Longi Fantini agevolava le cosche della ‘ndrangheta negli appalti dell'arteria che collega il capoluogo alle località sciistiche. Ma sempre Fantini – e qui scoppia il primo caso politico - il 22 novembre del 2022, è stato nominato, dal consiglio regionale, in quota Pd, componente dell'Orecol, una sorta di Osservatorio che deve garantire la legalità e la trasparenza degli appalti su opere decise dalla giunta regionale. Una comica, anzi no. Appresa la notizia da La Stampa il presidente della regione Alberto Cirio ha imboccato subito la strada che porterà alla revoca di Fantini in quell'ente. Lo ha fatto di concerto con il presidente di Orecol, Arturo Soprano, ex magistrato di punta della Corte d'Appello. Annunciando decisioni immediate che consentano all'organismo di controllo di proseguire il lavoro con regolarità». L'imbarazzo è stato palpabile ma ha lasciato presto spazio a una scelta chiara. A un cambio di passo.
    Lunedì l'apposita commissione del consiglio regionale formalizzerà la procedura di decadenza di Fantini «per intervenuta assenza dei criteri di moralità necessari per il ruolo». L'imprenditore agevolatore delle ditte dei boss («nella piena consapevolezza della statura criminale degli stessi» si legge agli atti) era stato proposto da Raffaele Gallo, consigliere regionale uscente del Pd e figlio di Salvatore Gallo, protagonista della seconda «anima» dell'indagine che ha svelato un diffuso sistema di corruzione elettorale che ha contraddistinto parte delle consultazioni comunali di Torino del 2021. Il presunto protagonista è Salvatore Gallo, ex socialista, «capobastone» (in senso politico) di consenso, tessere e voti, già noto come «re della Sitaf», di cui è stato a lungo e fino a poco tempo fa alto dirigente. Transitato nel Pd come «fassiniano» di ferro, ha continuato a mantenere inalterato un ampio consenso riproposto mai scalfito da inchieste e maligni giudizi dei competitor. Con una serie di favori, ma anche minacce (è indagato anche per estorsione) e un approccio di spiccata indole clientelare sarebbe riuscito – questa è l'ipotesi di corruzione elettorale che gli viene contestata – a far eleggere in consiglio tre membri del partito democratico (non indagati). Lo avrebbe fatto arrivando a ventilare a un impiegato della Sitaf «il licenziamento o il demansionamento» nel caso in cui non avesse lavorato nella campagna elettorale dei suoi candidati legati all'associazione (da Gallo stesso fondata), IdeaTo. I guai di Gallo senior hanno generato a catena altri terremoti. Il ruolo del capolista dem alle prossime regionali blindato fino a ieri sul figlio Raffaele Gallo, è in forte discussione. Sarà comunque candidato, ma pare, non come alfiere di lista. Con una nota, i vertici del Pd Domenico Rossi e Marcello Mazzù, chiedono le dimissioni di Fantini e si smarcano: «Valuteremo con estremo rigore le situazioni che stanno emergendo e le carte processuali».
  4. così le cosche si sono prese le autostrade
    torino

    Ore 20.53 del 17 settembre 2015. Nelle cuffie dei carabinieri del Ros di Torino che indagano sulla Sitalfa, società deputata alla manutenzione dell'autostrada A32 Torino-Bardonecchia per conto della controllante Sitaf, finisce una telefonata tra un tale Massimo Franciulli e Domenico Claudio Pasqua. Il primo è procuratore del grande gruppo di costruttori Itinera. Di più: è responsabile per la multinazionale del cantiere di allargamento dell'autostrada A4 nel tratto tra Mercallo Mesero e Milano collegato alla grande manifestazione Expo di Rho Fiere. Il secondo è stato arrestato l'altroieri dalla Dda di Torino per associazione a delinquere di stampo mafioso. Pasqua è un boss imprenditore visto e considerato che con una serie di società "a lui riconducibili" lavora nei subappalti di tutti i più grandi player italiani del bitume e delle grandi opere autostradali. «Stasera facciamo bunga bunga?» chiede a Franciulli (non indagato ndr). A mezzanotte si accorderanno per partire verso Uboldo (Svizzera) «perché lì ci vanno anche i gendarmi e che c…o vuoi più di così. Ora però vedi di accelerare che c'ho voglia». Annota il gip: «Entrambi emergono come assidui frequentatori di night e meretricio». Il fatto è che le ditte di Pasqua lavoreranno anche in quel cantiere e Franciulli «consapevole della caratura criminale dell'interlocutore», li chiamerà spesso e volentieri: «Tuo padre mi ha detto che sta arrivando un bilico vostro nuovo. Apposto aggiudicato!» dice al boss che, nel ringraziare, replica: «Io ormai sono praticamente un tuo dipendente».
    È solo la prima di tante collaborazioni che la ditta di questa famiglia che sostiene «di avere San Luca alle sue spalle» ha aperto negli anni nel lucroso settore del movimento terra. Attenzione agli incastri. Scrive il gip di Torino: «L'indagine ha permesso di accertare i rapporti tra i Pasqua e i vertici dirigenziali di Sitalfa controllata di Sitaf. Società quest'ultima a capitale parzialmente pubblico. Anas – si legge - è azionista pubblico in passato di maggioranza oggi di minoranza (seppur rilevante) il cui principale socio di maggioranza è Astm spa holding del gruppo Gavio che controlla Itinera, società che a sua volta si occupa della costruzione manutenzione di autostrade e realizzazioni di grandi opere». Casualità o meno, è un fatto che anche col Gruppo Gavio emergano vicinanze attenzionate dal Ros. Il giudice Luca Fidelio, attingendo dalle conversazioni tra Pasqua e il procuratore di Itinera, racconta come «emergano rapporti strettamente confidenziali con soggetti inseriti all'interno del gruppo Gavio». È lo stesso Pasqua a raccontare di essere stato «fermato» su un altro cantiere del Nord Italia: «Gli ho detto: sono il nipote di Gavio, sono venuto su dalla Calabria. E loro: "Minchia ok è tutto libero". Mi hanno spostato tutti i birilli».
    Non c'è solo dunque la Sitalfa col suo ex manager Roberto Fantini arrestato per concorso esterno in associazione mafiosa ad essere stata infiltrata (in segmenti di appalti e subappalti) dalle cosche di ‘ndrangheta. C'è pure un'altra azienda molto nota sempre nella galassia della famiglia Fantini, la Cogefa. «Pasqua – scrivono i carabinieri del Ros - si vanta di aver introdotto in quei cantieri i mezzi degli Sgrò (altro cognome della galassia della malavita organizzata)». Adesso però vuole lavorare lui: «Lasciali a casa e prendi i miei camion» dirà al telefono. Il padre di Pasqua, anche lui arrestato per mafia, sottolineerà: «Comandiamo noi lì, mica loro» intendendo Cogefa. La segretaria lo spiegherà il 20 luglio 2020, intercettata, a un imprenditore che si propone per partecipare agli appalti: «Quello (Pasqua) chiama e gli dice: togli quelli e metti i miei». Certo è che molti dei funzionari/dipendenti delle principali società di costruzione stradale di questo Paese «hanno consapevolezza della statura criminale di Pasqua». E ci parlano lo stesso, agevolano l'ingresso dei suoi camion nei cantieri. Permettendo loro di sovrafatturare. Esempio: «Questa qua di luglio è proprio fasulla al massimo. Minchia siamo dei falsari di Van Ghogh. Hanno spostato 18 mila metri cubi di terra? Praticamente una montagna».
    Ancora «Pasqua ha paventato di ritirare i propri mezzi dal cantiere compreso tra Novara Est e Milano per lavori di ammodernamento della A4 per conto della committente Ghisolfa Scarl se non gli fosse stato riconosciuto un conteggio maggiorato rispetto alle ore effettivamente lavorate». Dirà: «O mi dai qualche ora in più o me ne vado». Resterà anche lì.
    C'è ancora un'altra telefonata. Vincenzo Colosimo, responsabile acquisti della Sitalfa, chiama Pasqua esclamando: «Mi ha detto Roby (Fantini ndr) di telefonarti perché ci hanno rubato un camion a Bussoleno. Siccome voi siete del mestiere Roby mi ha detto di dirtelo». La risposta del boss è lapidaria: «Hai fatto bene».
    I camion di Pasqua parteciperanno a una frazione di subappalto in opere connesse al nuovo ponte di Genova. Riceveranno poi un'interdittiva antimafia. Che non li fermerà dall'entrare a lavorare coi bilici nel cantiere del grattacielo della Regione. Non ha l'iscrizione alla whitelist: «Se figura che lavoro per voi non c'è bisogno di quella risposta che aspetto», «trovando disponibilità dell'interlocutore». Si chiude cosi: «Fallo venire senza problemi». Il Ros fotograferà i mezzi a un passo dalla sede della Regione.
  5. CONTE
    il mercante di voti

    irene famà
    torino
    «Allora, sta campagna elettorale? Qualche telefonata la puoi fare anche se sei sulla sedia a rotelle? Se perdo è anche colpa tua». Il cinismo nel vecchio leone della politica non ha freni. In fondo, per uno che ha solcato i mari impetuosi della Prima Repubblica, parlare di voti proponendo un aiutino per accelerare un ricovero in ospedale è un gioco da ragazzi.
    Salvatore Gallo conosce tutti. E sa come muoversi. Ottantacinque anni, al tempo del Psi era considerato un pezzo da novanta al fianco di Bettino Craxi. Era il tempo di "mani pulite", della battaglia con la Dc e il Pci. Poi il craxismo è finito. Ma Salvatore Gallo, «Sasà», è rimasto ed ha cambiato pelle.
    Personaggio di spicco del Pd torinese, si è conquistato uno spazio tutto per sé. Volto di spessore, insieme al figlio Raffaele. Nel 2008 fonda l'associazione IdeaTo, corrente del Partito Democratico. E in vista delle elezioni amministrative del 2021 si muove per cercare preferenze. Non per sé, ma per questo o quel candidato che vuole piazzare nei posti giusti.
    Condottiero di voti, secondo la procura che lo accusa di corruzione elettorale, è espressione del clientelarismo. «Favoriva amici e sostenitori privati nell'ottenere alcune concessioni e autorizzazioni della pubblica amministrazione in cambio di sostegno elettorale e voti». Per fidelizzarli, insomma.
    Salvatore Gallo si muove per far ottenere a questo o a quello assunzioni, promozioni, nomine. Telefona a «persone di fiducia» per sbloccare una pratica per il cambio di destinazione d'uso di un terreno. Oppure per un condono edilizio che stava bloccando l'ecobonus.
    E ancora. Prova a far spostare i cassonetti dei rifiuti lontano dai negozi degli amici, porta la fermata dell'autobus davanti a uno studio medico molto frequentato dagli anziani. Sullo sfondo, la campagna elettorale. Che lui non manca di ricordare a nessuno dei suoi interlocutori.
    Uomo della Prima Repubblica, per IdeaTo crea una pagina Facebook. I social, però, decisamente non gli si addicono. I follower sono 118 e l'ultimo post è del 2018. Lui agisce in un altro modo: potere, controllo. E amicizie.
    Sfrutta, si legge nelle carte dell'inchiesta torinese, «l'influenza esercitata dal figlio Raffaele». Procede senza esclusione di colpi. Si scontra con le altre correnti del Partito Democratico. I suoi modi spavaldi erano conosciuti ai più. Ma tant'è. Il pensiero è sempre stato: «in politica si gioca un po' sporco».
    Sarà stato merito suo o no, ma gli investigatori annotano che i candidati per i quali Gallo chiedeva un sostegno, ce l'hanno fatta: chi in Comune, chi in circoscrizione. Otto eletti. E, per il gip, l'esito della tornata elettorale ai suoi occhi «è viatico per acquisire maggiore potere e orientare con facilità ancora maggiore le scelte della pubblica amministrazione».
    Questione di potere. E conoscenze. «Così da ottenere provvedimenti di favore confidando proprio nella presenza, nei vari organi elettivi, di componenti che avevano beneficiato del suo sostegno e della sua «macchina elettorale». Puntava a ottenere un assessorato. Il sindaco Lo Russo non l'ha concesso. «Vuole persone competenti, sulle materie specifiche» si legge nell'ordinanza.
    Uomo di incarichi rilevanti, negli ultimi anni Gallo si è accomodato ai vertici delle società autostradali. Sino al 2021 è stato direttore di Sitalfa, concessionaria della Sitaf che gestisce l'autostrada A32.
    Pure lì, stando all'inchiesta, diventa questione di conoscenze e potere. Anche dopo la pensione, Salvatore Gallo avrebbe continuato a beneficiare di erogazioni di denaro. Tessere di rimborsi per la benzina, per i ristoranti.
    Poi i voti. Secondo le accuse avrebbe minacciato di licenziamento un dipendente di Sitalfa, candidato in circoscrizione a Torino, se non avesse corso insieme ai suoi uomini. «Ho visto che hai i santini di quello là. Ho visto», s'infuriava al telefono intercettato dagli investigatori. E ad altri ricordava: «Bisogna fargli sentire la pressione. Se si comporta male, questo qua deve avere vita difficile». Parola di Sasà. —
  6. PD ATTORE PROTAGONISTA : «Vediamo di vincere il Comune. Che poi queste cose si risolvono anche con più facilità». Quali cose? Favori, assunzioni, promozioni, nomine, una pratica, un aiuto qualsiasi. «Non per spirito di fratellanza o per nobili intenti - osserva il giudice - bensì per guadagnare crediti da spendere in occasione delle competizioni elettorali». Pacchetti di voti da far confluire su quei candidati del Pd che voleva piazzare in Sala Rossa e nelle circoscrizioni. Così ha ragionato e si è mosso Salvatore Gallo, 85 anni, figura storica della politica a Torino, finito al centro di un'inchiesta dei carabinieri del Ros sulle infiltrazioni della 'ndrangheta in Piemonte.
    Accusato di corruzione elettorale, al telefono, intercettato dagli investigatori, diceva: «Facciamo entrare i nostri che sono amici veri». La logica del «do ut des» alla vigilia delle amministrative 2021.
    Presidente di IdeaTo, associazione culturale costola del Pd, padre di Raffaele Gallo, consigliere regionale Dem, il mondo della politica lo conosce bene. E così, si legge nelle carte dell'inchiesta, mette in moto la sua «macchina elettorale». La procura gli contesta un episodio in particolare. A un amico riesce a far ottenere una visita da un noto chirurgo ortopedico. C'è una lunga lista d'attesa, ma lui gli prende appuntamento nel giro di dieci giorni. «Questo è il numero uno a Torino. Se non c'ero io... Questo ti costa 50 voti di preferenza. Non sto scherzando. Sennò non chiedere più niente. Devo vincere».
    Ci poi sono poi tanti episodi che non costituiscono reato, ma che secondo il gip sono uno spaccato della "politica clientelare" orchestrata da Gallo. Si muove per far trasferire il figlio di un amico in un pronto soccorso della città, nonostante in struttura non ci fossero posti. Accelera la pratica di un centro fisioterapico di Leini per ottenere un'autorizzazione per la variazione dei locali e l'ampliamento delle attività specialistiche. E ancora. Cerca un «tecnico più sereno», più malleabile, per far accogliere negli uffici del Comune una pratica di cambio di destinazione d'uso di un terreno, un altro per far rivedere un condono edilizio così che i suoi "amici" possano ottenere l'ecobonus. «Ci serve un tecnico - dice - che guardi con un'ottica diversa».
    Si mobilita perché la fermata del tram 4 in via Sacchi venga ripristinata davanti a un centro d'analisi frequentato da molti anziani. «Siamo in campagna elettorale» commenta invitando a tesserarsi. Prova a far spostare i cassonetti dei rifiuti lontano da un negozio in via Nizza. Ma questa è una «cosa delicata», di mezzo c'è il codice della strada, difficile da forzare. Così trova un compromesso.
    Nel «sistema Gallo» i voti non si possono disperdere. Meno che mai per le altre correnti del Pd. Rimprovera uno dei suoi, visto a fare pubblicità a un candidato della corrente che fa capo al senatore Mauro Laus. «La nostra squadra è la nostra squadra - urlava - Devono uscire i nostri». Salvatore Gallo, secondo le accuse, arriva a minacciare un dipendente di Sitaf, a dirgli che se non avesse seguito le sue indicazioni di voto gli avrebbe fatto perdere il lavoro.
    Il 3 e il 4 ottobre 2021, a Torino si vota. L'impegno di Sasà, secondo il gip, porta in Sala Rossa Antonio Ledda, Caterina Greco e Annamaria Borasi. E 2.500 voti. Altri cinque finiscono nelle circoscrizioni.
    Do ut des: così ragiona Gallo. Che vuole un assessorato. Ma le cose non vanno come sperato. «I suoi auspici non trovano l'appoggio del neo sindaco». Lo Russo non chiama nessuno di IdeaTo e si riserva nomine anche esterne ai partiti, «vuole persone competenti sulle materie specifiche». Sasà s'infuria. Spinge il figlio Raffaele a contattare Lo Russo per «indurlo a miti consigli», annuncia di volersi rivolgere all'allora segretario del partito, Enrico Letta. Contatta l'ex sindaco Fassino, si rivolge a Giacchino Cuntrò, ex segretario provinciale Pd di Torino. Lo esorta a chiamare Lo Russo, a ricordargli «che il gruppo IdeaTo lo aveva sostenuto sin dall'inizio della campagna elettorale». E se la prende con l'assessorato dato a Domenico Carretta: «Ma che competenze ha? Ma vada a quel paese».
    Tutto inutile. Deve accontentarsi della nomina di un suo "amico" a vice direttore generale del Comune. E al telefono rifletteva: «L'assessorato è andato com'è andato. Però ci stiamo giocando anche una bella partita». Pensa in grande: «Abbiamo vinto il Comune. È la premessa per vincere la Regione».
  7. "Ogni conflitto ha le sue regole, questo no I cooperanti di Wck non dovevano morire"
    Uski Audino
    Berlino
    «Ci sono regole in ogni guerra e questo vale anche per Gaza» spiega a La Stampa Juliette S. Touma, direttrice della Comunicazione per l'agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa) dopo l'incidente costato la vita a 7 operatori umanitari. «Si tratta di regole severe che vanno rispettate» perché «quello che è accaduto a World Central Kitchen non sarebbe dovuto accadere» dice al telefono da Amman.
    Dopo l'attacco che ha provocato la morte di 7 operatori umanitari vi sentite nel mirino?
    «Da quando è iniziata la guerra Unrwa ha registrato la morte di 177 colleghi in Gaza, molti dei quali sono stati uccisi durante lo svolgimento delle proprie mansioni. Gaza è diventata probabilmente il posto più pericoloso al mondo dove prestare aiuti umanitari ora. Come Onu abbiamo avuto il numero più alto di collaboratori uccisi mai registrato prima. Solo in marzo due colleghi sono morti quando le forze israeliane hanno colpito un magazzino dell'Unrwa, nonostante si trattasse di una struttura "fuori dal conflitto"».
    Cosa significa "fuori dal conflitto"?
    «Unrwa condivide le coordinate delle sue strutture con le parti in conflitto, compreso l'esercito israeliano. La ragione per cui lo facciamo è che per legge i luoghi delle Nazioni Unite, inclusi gli ospedali, devono essere protetti a tutti i costi. Invece, in oltre trecento episodi abbiamo registrato attacchi alle nostre strutture».
    Quanto è frequente nei teatri di guerra che le sedi umanitarie siano degli obiettivi? È una situazione normale?
    «Non è normale. Gli operatori umanitari dovrebbero essere protetti da tutte le parti in conflitto. Quando condividiamo come Unrwa i movimenti dei nostri convogli con l'esercito israeliano lo definiamo un processo di "deconflitto". È un procedimento molto dettagliato di condivisione di informazioni che include i nomi e la nazionalità delle persone che sono sul convoglio, il numero dei veicoli che ne fanno parte, le strade che percorrerà, le coordinate Gps, una cartina e una lista dettagliata del contenuto che si sta trasportando. Inoltre rimaniamo in contatto con l'esercito israeliano durante tutto lo spostamento. Tuttavia per tre volte i convogli dell'Unrwa sono stati attaccati da Tsahal, sia nel viaggio di andata che di ritorno verso il Nord di Gaza».
    Anche l'organizzazione Usa colpita ha condiviso i dati. Cosa può essere successo?
    «Non lo so. Dovete chiederlo all'esercito israeliano».
    Alcune organizzazioni umanitarie hanno annunciato che sospenderanno le loro attività a Gaza. Quale reazione si aspetta dagli operatori?
    «Gaza adesso ha bisogno di più operatori, non meno. Quello che dovrebbe accadere è che l'esercito israeliano rispetti queste figure e si astenga dall'attaccarle. Ci sono regole in ogni guerra e questo include anche la guerra a Gaza».
    Gli aiuti umanitari potrebbero diminuire?».
    «Dovrebbero aumentare non diminuire. Come operatori umanitari stiamo combattendo contro il tempo, Gaza sta precipitando verso la carestia. Chiediamo che le autorità israeliane revochino la decisione di vietare a Unrwa di andare a Gaza Nord. Se non ci andiamo, ancora più bambini moriranno di disidratazione e di malnutrizione e molti adulti moriranno per mancanza di assistenza medica e cibo in quella parte di Gaza».
    Rimarrete a Gaza?
    «Come Unrwa non abbiamo alcun piano di smobilitazione. È necessario che l'esercito israeliano protegga i nostri convogli, rispetti le regole della guerra, che sono molto severe e prevedono che gli operatori umanitari, i loro convogli e le strutture siano sempre tutelati.
  8. I TANTI DUBBI SU URSULA : L'approdo in un porto politicamente sicuro - quello di Atene - con un equipaggio di fedelissimi che parlano la sua stessa lingua - il tedesco - per cercare di rimanere a galla nelle sempre più tormentate acque della campagna elettorale. A un mese esatto dal congresso di Bucarest, che con scarso entusiasmo e molte defezioni l'ha nominata candidato di punta del Partito popolare europeo, Ursula von der Leyen inizierà ufficialmente domani dalla capitale greca il suo viaggio verso la riconferma alla guida della Commissione europea. Missione che con il passare dei giorni sembra sempre più difficile, visto che nell'ultimo mese è stata travolta dalle proteste per l'accordo siglato con l'Egitto, dall'inchiesta della procura europea sul "Pfizergate" per il maxi-appalto sui vaccini negoziato direttamente con l'ad della casa farmaceutica e dalle accuse di "favoritismo politico" per aver assegnato al compagno di partito Markus Pieper la nomina a inviato speciale dell'Ue per le piccole e medie imprese, un incarico da 17 mila euro al mese che gli eurodeputati ora minacciano di bloccare.
    Per provare a ripartire, Von der Leyen ha deciso che il suo trampolino di lancio sarà il congresso di Nuova democrazia, il partito del premier Kyriakos Mitsotakis che per primo gli aveva dato il suo sostegno. Un partito solido alla guida di un governo solido che consentirà alla presidente della Commissione di salire sul palco sotto l'insegna del Ppe senza quell'imbarazzo che invece potrebbe trovare altrove. In Paesi come Spagna, Francia o la stessa Germania, Von der Leyen rischia di ritrovarsi costretta a fare campagna elettorale per i partiti della sua famiglia politica che si trovano all'opposizione, ben sapendo che per essere riconfermata dovrà avere il sostegno anche dei leader di quei governi.
    Si tratta di un complicato esercizio politico-diplomatico che l'ha convinta ad affidarsi alla persona a lei più vicina per gestire al meglio la campagna elettorale: Bjoern Seibert, l'alto funzionario che cinque anni fa l'ha seguita dal ministero della Difesa di Berlino a Bruxelles per guidare il suo gabinetto europeo. Dopo la presidente, è considerato l'uomo più potente all'interno di Palazzo Berlaymont. Per assumere l'incarico di direttore della campagna elettorale, per conto del Ppe, le regole lo costringeranno a mettersi in aspettativa non retribuita da oggi e fino almeno alla data del voto. Non potrà tornare nel suo ufficio al tredicesimo piano del Berlaymont, utilizzare il computer fornitogli dall'esecutivo europeo e nemmeno gestire le relazioni istituzionali con i suoi pari ruolo. Per intenderci: è lui la persona che tiene direttamente i contatti con l'amministrazione Biden. Lasciare la Commissione sguarnita in questa fase è certamente un rischio, «ma evidentemente - fa notare un alto funzionario Ue - Von der Leyen considera molto più rischiosa la corsa per la rielezione e dunque ha scelto di investire tutte le sue risorse in questa partita».
    La scelta di affidarsi a Seibert ha già provocato malumori e sollevato dubbi all'interno del palazzo della Commissione, anche perché la sua aspettativa terminerà ufficialmente il 9 di giugno, ma la vera partita elettorale inizierà subito dopo, quando Von der Leyen dovrà conquistarsi il consenso del Consiglio europeo e successivamente dell'Europarlamento. E non è questo l'unico fattore di malessere nei corridoi dell'esecutivo Ue, visto che anche il portavoce della sua campagna elettorale è stato scelto tra i funzionari di Palazzo Berlaymont: sarà l'austriaco Alexander Winterstein. Nulla di strano, se non fosse che soltanto un mese fa - il giorno prima del congresso di Bucarest - era stato promosso a "direttore della comunicazione politica" della Commissione. Il sospetto che si sia trattato di una "ricompensa anticipata" si è subito fatto largo dopo l'annuncio da parte del Ppe.
    Ai tempi in cui lavorava come vice-portavoce della Commissione guidata da Jean-Claude Juncker, Winterstein era considerato dai giornalisti una sorta di "muro di gomma" per la sua incredibile abilità nel non dare risposte durante le conferenze stampa. Ora dovrà cercare di proteggere Von der Leyen dal bombardamento politico che si preannuncia fitto da qui al 9 giugno e che potrebbe annientare una candidatura che fino a pochi mesi fa sembrava blindata. «Bruxelles è un posto che non sopporta gli accentramenti di potere verso una singola figura - ragiona una fonte diplomatica che ben conosce le dinamiche nella capitale Ue - e non appena arriva qualcuno che ne acquisisce troppo, subito si aziona il meccanismo per mettergli i bastoni tra le ruote».
  9. Armani "commissariata"
    Andrea Siravo
    Milano
    Da sei mesi a questa parte, con regolarità, un ispettore del controllo qualità della Giorgio Armani andava a verificare la bontà delle finiture di vari modelli delle borse dei brand di «Re Giorgio». Non nel laboratorio che aveva il contratto di fornitura da quasi 300 mila euro per 1.118 accessori in pelle, ma in un opificio/dormitorio dell'hinterland milanese. Un capannone industriale con le postazioni di lavoro attaccate a un refettorio di fortuna e anguste camere da letto soppalcate molto lontano dagli atelier dove si confezionano le collezioni moda dell'imprenditore-stilista.
    Un luogo – stando agli accertamenti dei carabinieri del nucleo ispettorato del lavoro di Milano – in cui lavorano e abitano pochi tra sarti e tintori, perlopiù cinesi, a ritmi massacranti per soddisfare la richiesta produttiva con paghe in alcuni casi anche di 2/3 euro all'ora. Ieri, per aver agevolato in modo colposo il loro sfruttamento sotto forma di omessa vigilanza, il Tribunale di Milano ha messo in amministrazione giudiziaria per un anno Giorgio Armani Operations, il braccio industriale del gruppo. Un provvedimento non di natura penale, ma di carattere preventivo che vedrà un consulente nominato dalle giudici affiancare il management di GA Operations per correggere «una cultura di impresa gravemente deficitaria sotto il profilo del controllo, anche minimo, della filiera produttiva della quale la società si avvale». Valutazione non condivisa dalla casa di moda: «La società ha da sempre in atto misure di controllo e di prevenzione atte a minimizzare abusi nella catena di fornitura. La Giorgio Armani Operations collaborerà con la massima trasparenza con gli organi competenti per chiarire la propria posizione rispetto alla vicenda». Eppure, secondo i pm Paolo Storari e Luisa Baima Bollone, la società di Armani era consapevole quantomeno della violazione contrattuale commessa dalle ditte appaltatrici, la milanese Manifatture lombarde e la bergamasca Minoronzoni, quest'ultima già emersa nel caso analogo di Alviero Martini spa, che impedisce loro la possibilità di subappaltare la produzione. Lo dimostra un audit interno del luglio 2020 svolto alla Manifatture lombarde in cui il certificatore D. T. pur rilevando undici criticità nelle procedure aziendali «non ha accertato e riportato» proprio «l'unico requisito necessario a ottemperare le obbligazioni commerciali sottoscritte, e cioè che la società appaltatrice non aveva un reparto produzione».
    Agli atti dell'istruttoria ci sono anche poi le testimonianze dei lavoratori. Come quella di una sarta italiana, poco più che ventenne, assunta con contratto part-time da 20 ore settimanali. È lei stessa a dire che in realtà lavora per 10 ore giornaliere dal lunedì al sabato.
    Un dato accertato anche dal sequestro di un "quadernone" in cui sono annotate le ore di lavoro "in nero" di ciascun lavoratore. Della pervasività del sistema di subappalti illeciti nel settore dell'alta moda ne parla un imprenditore cinese che produce le cinture di pelle per Armani e altri marchi: «Tutte le ditte cinesi, non devono figurare come aziende di produzione. Ricordo una volta in cui una impiegata della Minoronzoni ci fece nascondere, sia il sottoscritto che altri 3 o 4 imprenditori cinesi, in un angolo dell'ufficio a luci spente e chiuso da un separè, perché quel giorno si presentarono degli agenti di controllo qualità di un marchio molto importante». Intanto dal Tribunale del capoluogo lombardo arriva la proposta di «avviare, riattivando analoghe iniziative poste in essere per esempio nel settore della logistica da parte della Prefettura di Milano, un tavolo che consenta in via ulteriormente preventiva di cogliere le criticità operative degli imprenditori del settore della moda »

 

05.04.24
  1. SCOPPIA UN'ALTRA GUERRA CONTRO ISRAELE :  La preoccupazione è strisciante. L'establishment di sicurezza israeliano e la popolazione si apprestano ad affrontare le prossime ore in massima allerta e in apprensione. «Sono giorni cruciali, in cui questa guerra prenderà una nuova direzione. Vedremo un'escalation regionale. Oppure l'avvio di un processo di ridimensionamento», dice Amos Yadlin, ex capo dell'intelligence della difesa israeliana.
    Teheran minaccia di attaccare Israele. Tutta la leadership iraniana ha giurato vendetta allo Stato ebraico per l'uccisione del comandante Mohammad Reza Zahedi e del suo vice Mohammad Hadi Rahimi, generali di brigata della Forza Quds, braccio delle operazioni estere del Corpo delle Guardie rivoluzionarie islamiche. Qualsiasi "schiaffo" promesso dal leader supremo l'ayatollah Ali Khamenei, che sia a scopo di ritorsione o di deterrenza, rischia di provocare un'escalation.
    Il Pikud HaOref, la protezione civile, non ha diramato aggiornamenti nelle linee guida e il portavoce militare, nel rivolgersi alla popolazione, ha cercato di mostrarsi il più rassicurante possibile. Non c'è necessità di «acquistare generatori, scorte di cibo o prelevare denaro contante – ha ribadito Daniel Hagari –. La mia unica raccomandazione è restare vigili e sintonizzati per gli aggiornamenti».
    Anche se non si sono registrate anomalie nel comportamento dei cittadini, l'ansia transita nelle conversazioni. C'è la ragazza che sdrammatizza, raccontando di essere andata al supermercato per fare scorta di cibi in scatola, ma «ero l'unica, mi sono sentita stupida». Poi però chiede in chat «ci dovremmo preoccupare? Non penso di farcela a sopportare un'ulteriore guerra». E c'è l'istruttrice della palestra che racconta del fidanzato partito per un "miluim" (servizio di riserva) fuori programma. Ha confermato anche Tsahal di aver congelato i congedi per le truppe combattenti e richiamato i riservisti per rafforzare la difesa aerea, mentre il portavoce ripete che Israele sta prendendo sul serio ogni minaccia e che gli aerei da combattimento sono pronti per «una varietà di scenari». Aharon Haliva, il capo dell'Aman (l'intelligence militare) ha messo in guardia i suoi uomini. Ha detto che il Paese dovrà affrontare «giorni complessi» e che non è ancora detto che «il peggio sia alle nostre spalle».
    Disturbi e interferenze nel funzionamento del Gps e delle app di navigazione (dal 7 ottobre – per motivi di sicurezza – all'ordine del giorno al confine meridionale con la Striscia di Gaza e settentrionale con il Libano) si sono verificati anche nel centro di Israele. A Tel Aviv alcuni automobilisti che cercavano il percorso più veloce per muoversi in città, si sono visti geolocalizzati a Beirut.
    Amos Yadlin ha tratteggiato – ed escluso – due possibili scenari. In passato gli iraniani hanno attaccato le ambasciate israeliane nel mondo, da Buenos Aires a Nuova Dheli. «La sensazione è che vogliano essere più incisivi e mi sento di escludere questa ipotesi», ha detto. Una risposta attraverso Hezbollah, sostiene Yadlin, potrebbe essere rispedita al mittente per i rischi di pesanti conseguenze sul Libano. L'opzione più probabile per l'analista è «un attacco diretto, con droni o un lancio di missili balistici o da crociera, dall'Iran verso Israele». E oggi, secondo lui, sarebbe proprio il momento più probabile. «Non sarei sorpreso se gli iraniani decidessero di agire in questo ultimo venerdì di Ramadan, che è il Quds Day», il Giorno di Gerusalemme, la ricorrenza annuale iraniana a sostegno dei palestinesi. E che coincide anche con la vigilia dei primi sei mesi dall'attacco su Israele del 7 ottobre.
    Ma esiste anche una previsione più ottimistica e opposta allo scenario più tetro. «Tutto è legato all'accordo per gli ostaggi. Se dovesse concretizzarsi, andremmo incontro come minimo a sei settimane di cessate il fuoco a Gaza e una pausa anche sul fronte nord», osserva Yadlin. È la direzione che sembra voler imprimere anche la telefonata di ieri sera tra il presidente Usa Joe Biden e il premier israeliano Benjamin Netanyahu. È necessario «un cessate il fuoco immediato» per «proteggere i civili innocenti» a Gaza e migliorare la situazione umanitaria, ha ribadito il capo della Casa Bianca.
    Tre giorni dopo l'attacco israeliano «inaccettabile» che ha ucciso sette operatori umanitari della ong World Central Kitchen, il portavoce militare sta per presentare un aggiornamento sui risultati delle indagini. Il gabinetto di guerra ha passato la nottata ad affrontare i temi delle tensioni con l'Iran, dell'aumento degli aiuti per Gaza e dei negoziati per l'accordo con Hamas.
  2. GLI USA MOLLANO ISRAELE : Joe Biden striglia Benjamin Netanyahu dopo l'uccisione dei sette operatori umanitari di World Central Kitchen a Gaza e lo invita a prendere misure più concrete per la protezione dei civili nella Striscia. Il tutto mentre Israele prosegue le sue operazioni militari a dieci giorni dall'approvazione della risoluzione 2728 del Consiglio di Sicurezza della Nazioni Unite sul cessate il fuoco. Nella telefonata di ieri al premier israeliano l'inquilino della Casa Bianca «ha chiarito la necessità che Israele annunci e attui una serie di passi specifici, concreti e misurabili per affrontare i danni ai civili, le sofferenze umanitarie e la sicurezza degli operatori umanitari» e ha fatto presente che «la politica degli Stati Uniti rispetto a Gaza sarà determinata dalla nostra valutazione dell'azione immediata di Israele su questi passi». Biden «ha sottolineato che un cessate il fuoco immediato è essenziale per stabilizzare e migliorare la situazione umanitaria e proteggere i civili innocenti, e ha esortato il primo ministro a dare potere ai suoi negoziatori per concludere senza indugio un accordo per riportare a casa gli ostaggi».
    Sempre nel corso del colloquio telefonico durato 45 minuti il comandante in capo «ha sottolineato che gli attacchi contro gli operatori umanitari e la situazione umanitaria generale sono inaccettabili». A rincarare la dose è stato il segretario di Stato Usa Antony Blinken, secondo cui «i passi presi da Israele a Gaza per la protezione della vita dei civili sono insufficienti e inaccettabili». «Le democrazie danno valore alla vita umana, ogni vita umana è importante, questo ci divide dai terroristi, se perdiamo questo perdiamo la differenza fra noi e i terroristi», ha aggiunto il numero uno della diplomazia Usa. «Se non vediamo un cambiamento nelle politiche di Israele ci sarà un cambiamento delle nostre politiche verso Israele - ha aggiunto Blinken condannando il raid che ha ucciso i cooperanti della Ong World Kitchen -. Non é il primo di questo tipo, ma deve essere in ogni caso l'ultimo».
    Il presidente americano e il premier israeliano, tuttavia «hanno discusso anche delle minacce iraniane contro Israele e il popolo israeliano» e Biden «ha chiarito che gli Stati Uniti sostengono fortemente Israele di fronte a tali minacce».
    Il tutto a quattro giorni di distanza dal raid compiuto dallo Stato ebraico a Damasco con un attacco alla rappresentanza diplomatica iraniana nella capitale siriana che ha portato all'uccisione sette alti funzionari delle Guardie rivoluzionarie. L'amministrazione Biden ha inoltre approvato il trasferimento di migliaia di bombe a Israele nello stesso giorno del raid a Gaza che ha ucciso sette operatori umanitari di World Central Kitchen.
    Un portavoce del dipartimento di Stato precisa tuttavia che l'ok è arrivato «prima» dell'attacco al convoglio umanitario e addirittura prima dell'inizio della guerra a Gaza. Ciò detto, la strategia di Washington nell'approccio con l'alleato israeliano continua a essere dicotomica, così come era emerso con l'approvazione della risoluzione 2728 per il cessate il fuoco a Gaza, che ha incassato il via libera del Consiglio di Sicurezza grazie all'estensione degli Usa, i quali tuttavia si sono affrettati a sottolineare il carattere non vincolante dello stesso provvedimento.
  3. OMICIDI ISRAELIANI : Quasi 26.000 bambini sono stati uccisi o feriti a Gaza in 6 mesi di guerra. Il bilancio è stato stilato da Save the Children, l'organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine o i bambini a rischio e garantire loro un futuro. Nei sei mesi trascorsi dagli attacchi del 7 ottobre, più di 13.800 minori sono stati uccisi e 113 in Cisgiordania, mentre più di 12.009 bambini sono stati feriti a Gaza e almeno 725 in Cisgiordania. Ad almeno 1.000 bambini sono state amputate una o entrambe le gambe e circa 30 dei 36 ospedali sono stati bombardati, lasciandone solo 10 parzialmente funzionanti. Distrutto quasi il 90% degli edifici scolastici e circa 260 insegnanti sono stati uccisi. Il 70% di abitazioni danneggiate o distrutte e 1,4 milioni di persone stanno usando le scuole come rifugi. Metà della popolazione ormai è alla fame.
  4. HA DISTRUTTO E CONTINUA A FARLO LA SANITA' PUBBLICA: Il professor Franco Locatelli, oncoematologo di fama mondiale e presidente del Consiglio superiore di sanità di solito è uno che non si schiera. Ma questa volta non ci ha pensato due volte a firmare insieme ad altri 13 scienziati l'appello a salvaguardia del nostro Ssn. «Per non dover nemmeno ipotizzare che i pazienti non abbiano più l'accesso gratuito alle terapie innovative più costose».
    Professore, cosa l'ha spinta a scendere in campo a difesa del nostro Ssn?
    «Lo stesso intento degli altri firmatari dell'appello: richiamare l'attenzione di tutti, non solo della politica, sulla necessità di salvaguardare l'Ssn, che è patrimonio del nostro Paese. Tra quattro anni compirà mezzo secolo e abbiamo il dovere morale di preservarlo integro ed efficiente per le generazioni future. La nostra stupenda Costituzione con l'articolo 32 non solo tutela la salute come diritto fondamentale, ma stabilisce la gratuità delle cure agli indigenti. Su questo iniziamo ad udire qualche scricchiolio insidioso. Vorrei anche aggiungere che poiché la sanità pubblica è finanziata dalla fiscalità generale, ogni tassa elusa va ad indebolire l'Ssn e a privare di cure gratuite gli indigenti».
    Sta dicendo che i condoni varati a raffica dal governo finiscono per indebolire anche l'Ssn?
    «Dico che più risorse possiede lo Stato, maggiore può essere l'investimento in sanità».
    Lei però lavora nel privato…
    «Si ma quello del Bambin Gesù è un privato no profit che offre cure gratuite a tutti. Addirittura, attraverso aiuti umanitari garantiamo trattamenti sofisticati anche a bambini che arrivano da Paesi meno fortunati del nostro. In 14 anni al Bambin Gesù non mi è stato mai negato una sola volta il permesso di somministrare terapie anche molto costose ai miei piccoli pazienti».
    Da quanto lavora nel servizio pubblico?
    «Da quando nel 1988 ho iniziato con le guardie mediche, prima di passare ad occuparmi di oncoematologia al Policlinico San Matteo di Pavia».
    In tutti questi anni come ha visto cambiare la sanità?
    «Non c'è dubbio che l'avanzamento tecnologico ha consentito di migliorare la cura. Ma è anche vero che con la maggior durata dell'aspettativa di vita sono sorti problemi sui quali va posta attenzione. Mi riferisco soprattutto alla continuità di assistenza tra ospedale, territorio e domicilio dei pazienti, sempre più anziani e alle prese con più cronicità. Per questo credo occorra rivalorizzare la figura del medico di famiglia, magari dando dignità accademica alla loro formazione oggi affidata a corsi regionali».
    Da una vita si dedica alla cura dei bambini. Cosa la angoscia pensando come potranno essere assistiti in futuro?
    «Non sono angosciato per loro, che saranno sempre e comunque oggetto di prioritaria tutela, ma per il dover anche solo ipotizzare che i malati del nostro Paese non abbiano più l'accesso gratuito alle cure, soprattutto a quelle innovative più costose. Già oggi vediamo quel che succede con gli ultrasessantacinquenni, che in un caso su quattro rinunciano alle cure che il servizio pubblico non è riuscito a garantire in tempi accettabili».
    Nell'appello denunciate anche le crescenti diseguaglianze territoriali…
    «Nonostante il sottofinanziamento continuiamo ad avere performance invidiabili, con una mortalità prevenibile o trattabile su valori nettamente inferiori a quella di Paesi vicino il nostro. Questo con un finanziamento di spesa pubblica pari a 132 miliardi contro i 271 della Francia e i 423 della Germania. Ma questo detto, non possiamo dimenticare che è anche vero che a Trento si ha un'aspettativa di vita di 3 anni maggiore rispetto a chi nasce in Campania e lo stesso dicasi per la mortalità perinatale al Sud rispetto al Nord del Paese. Sono cose che artigliano la mia coscienza di uomo prima ancora che di medico».
    Ha dei nipotini?
    «Una nipotina di sette anni».
    In che Paese immagina potrà crescere?
    «Il Paese che sogno per lei è quello nel quale tutti abbiano pari opportunità di studio, di crescita e di ambire alla professione prescelta. Senza doversi preoccupare della tutela del bene più prezioso: la salute».
    I giovani preferiscono i guadagni della chirurgia estetica alla fatica del Pronto soccorso. Cosa occorre per risvegliare la passione?
    «Con un po' di autocritica dico che noi professori universitari dovremmo trasferire non solo conoscenze, ma anche valori. Però è indubbio che per quelle scuole di specializzazione in crisi di vocazione occorrerà pensare anche a incentivi economici, altrimenti tra qualche anno rischiamo di non avere più anatomopatologi che interpretano gli esami istologici. E sarà necessario anche colmare le gravi carenze di infermieri, incentivandoli non solo con stipendi adeguati, ma prevedendo percorsi di carriera che siano motivanti».
    Lei è un pioniere delle Car T, che insieme ad altre terapie stanno sempre più personalizzando le cure. Ma con l'efficacia aumentano anche i costi. Come li sosteniamo?
    «Prima di tutto investendo in terapie che producano davvero significativi benefici per i pazienti. Poi auspico modelli di rimborso basati, oltre che su un ragionevole margine di profitto, sui reali costi di sviluppo, validazione e produzione, che ad esempio per le Car T realizzate in ambito universitario sono molto più bassi di quelli industriali. Altrimenti le cure innovative più efficaci se le potrà permettere solo chi ha un'assicurazione. Come succede negli Usa, dove prima di curarti ti chiedono la carta di credito. Un modello egoistico che nessuno dei firmatari vuole. Ma verso il quale qualche segnale ci dice che rischiamo di andare».
  5. I PRIMATI ELETTORALI DEL PD: La Puglia e il Pd scossi da un nuovo terremoto giudiziario. Al centro Anita Maurodinoia, sino a ieri assessore regionale del Partito democratico, indagata nell'inchiesta della procura di Bari su una presunta compravendita di voti che ha portato alla rielezione di Antonio Donatelli a sindaco di Triggiano.
    Ai domiciliari il primo cittadino e il marito dell'assessore, Sandro Cataldo. Dieci le misure cautelari. Secondo gli inquirenti, un'associazione finalizzata alla corruzione elettorale avrebbe permesso di comprare voti, anche al prezzo di 50 euro l'uno, alle elezioni amministrative del 2020 nel comune di Grumo Appula, e del 2021 a Triggiano. La stessa cosa sarebbe accaduta anche per l'elezione alle regionali di Maurodinoia nel 2020: soprannominata «Lady Preferenze», aveva sfiorato i 20mila voti, dopo averne conquistati (l'anno prima) oltre 6mila alle comunali di Bari a sostegno del candidato sindaco Antonio Decaro con la lista Sud al centro, movimento fondato dal marito. Ora è stata costretta a dimettersi da assessore regionale ai Trasporti e dagli organismi del Pd. Maurodinoia risulta coinvolta anche in un'altra indagine, quella che - a fine febbraio - aveva fatto scattare 130 arresti a Bari per un presunto sistema di mafia e voto di scambio alle elezioni comunali del 2019, spingendo la magistratura a disporre l'amministrazione giudiziaria per le sospette infiltrazioni dei clan nella municipalizzata di trasporti. Proprio l'inchiesta della Dda aveva indotto il ministro Piantedosi a nominare una commissione d'accesso per valutare l'eventuale esistenza di condizionamenti mafiosi nel consiglio comunale di Bari. Mentre, entro aprile, sia Emiliano che Decaro saranno ascoltati in commissione Antimafia.
    «Mi è stato sempre evidente che in Puglia c'erano e permangono opacità forti nel sistema di potere legato all'attuale governo regionale» attacca la dirigente di Italia Viva, Teresa Bellanova. La Lega Puglia parla di «vicende sconcertanti» e ricorda quelle che definisce «imbarazzanti polemiche del comune di Bari contro il Viminale» e «l'inquietante comizio» di Emiliano con Decaro. Proprio il presidente pugliese chiede di abbassare i toni: «A coloro che stanno già strumentalizzando questa vicenda dico che, così come sono garantisti con un ministro, dovrebbero esserlo con chiunque altro» e poi fa sapere che Maurodinoia si è dimessa «nonostante ritenga di essersi comportata correttamente». Decaro, invece, dice di non essere sorpreso. «La corruzione, la compravendita ci sono» e ricorda di aver fatto tre denunce durante le ultime elezioni: «Due di quelle erano per persone che votavano per liste legate al mio nome». Ma Fratelli d'Italia, con il senatore Ignazio Zullo, non ci sta e accusa Decaro di aver «convissuto politicamente ed amministrativamente con il voto di scambio, premiato con ingressi in maggioranza, nomine in giunta e vari incarichi».
  6. INIZIO DEGLI ESEMPI POLITICI DEL PD : È tutto nei nastri di una maresciallo che l'8 febbraio 2021 registra la sua fonte, tale Armando De Francesco, ex consigliere municipale di Bari, che lo contatta per parlargli «di cose incredibili». E sceglie quell'uomo in divisa perchè sa che c'è un pregresso tra il militare e il bersaglio delle sue rivelazioni. C'è dell'astio. Dice: «Senti, allora io ho tutti questi contatti, più di 2000 persone che noi ogni anno, ogni volta che facevamo la campagna elettorale, noi compravamo i voti. Ti dico anche il sistema che facevamo: lui che è un genio, su questo bisogna riconoscerlo, lui aveva un sistema infernale che nessuno sa al mondo secondo me. Lui ti sapeva dire se tu lo votavi o meno attraverso questa tecnica». Lui è Sandrino Cataldo, referente del Movimento "Sud al centro", coinvolto da ieri in un'operazione della procura di Bari guidata dal magistrato Roberto Rossi che ipotizza la corruzione elettorale in diversi scrutini comprese le elezioni regionali nelle quali è stata eletta la moglie Anita Maurodinoia, ex assessora regionale ai Trasporti indagata pure lei e per questo protagonista di dimissioni lampo. «Quando si dice che il voto è segreto - racconta la fonte - è bugia perché tu lo scopri dopo due secondi, attraverso il suo metodo e quello quando andava a vedere che c'era ti pagava altrimenti non ti pagava». Infine: «A te diceva metti la "X" sul sindaco, non metterla sul partito e scrivi Anita Maurodinoia. All'altro che veniva diceva: "Quanti siete in famiglia? Quattro? Ti do 200 euro ma nella tua sezione voglio trovare questi quattro voti come ti ho detto!" Avevamo 7-8 formule di voto». De Francesco, di fronte ai pm, ritratterà tutto: «Non ho mai parlato di Cataldo che è il mio padrino politico». Finirà indagato "perché – si legge - le risultanze investigative ex post combaceranno perfettamente con i contenuti delle dichiarazioni rese al maresciallo» e l'inchiesta partirà lo stesso. Riscontri su riscontri svolti dai carabinieri per scoperchiare un presunto sistema clientelare di voto avrebbe inquinato anche le elezioni amministrative a Grumo Appula del 20 e 21 settembre 2020 e per le regionali che si svolgevano contemporaneamente. Nell'inchiesta rientra anche una presunta compravendita di voti per le elezioni amministrative del 3 e 4 ottobre 2021 a Triggiano per la quale il sindaco, Antonio Donatelli è stato messo ai domiciliari.
    Dell'associazione per delinquere finalizzata alla corruzione elettorale avrebbe fatto parte anche il candidato consigliere comunale a Grumo, Nicola Lella, poi diventato assessore alla Sicurezza e alla Polizia municipale e ieri arrestato. Tra le promesse in cambio del voto c'era anche quella di ottenere un posto di lavoro. Ma non solo. Un'intercettazione racconta altre utilità: «La signora è venuta di nuovo e ha detto: ho tutti gli amici di mio figlio per votare, faccio venire mio figlio per il rappresentante di lista, però voglio la bombola del gas». Un altro ancora ricordava di avere «10 figli» per sottolineare la necessità del pagamento del voto. "E anche lei vuole la bombola che non ha il gas per cucinare" si legge ancora.
    L'inchiesta poggia su due clamorosi ritrovamenti fatti dalla polizia giudiziaria. Il primo è relativo a un database che conteneva più di duemila numeri di telefono, copie fronte retro delle carte d'identità e relativa scheda elettorale corrispondenti ad altrettante persone che – nell'ipotesi dell'accusa – avrebbero «ricevuto un corrispettivo di denaro in cambio del voto». Gli inquirenti – agli atti – sottolineano - l'avvenuta «acquisizione dei dati personali di numerosissimi elettori (nome, cognome, indirizzo, recapito telefonico e sezione elettorale), con vera e propria "schedatura" in elenchi in ordine alfabetico e mediante la raccolta e la catalogazione di copia dei documenti d'identità e delle tessere elettorali, che costituivano un database informatico/anagrafìco nella disponibilità dell'associazione a delinquere (promossa - in ipotesi d'accusa – da Cataldo ndr), riportante i nominativi di elettori da contattare in costanza delle consultazioni amministrative e sulla cui base verificare ex post l'effettivo esercizio del voto secondo gli accordi corruttivì proposti dell'associazione». Il secondo in un cassonetto dei rifiuti di Bari. Gli indagati ne parlano al telefono: «Qua è buio, non ci sta nessuno il bidone è pure vuoto, lo sto riempendo adesso» dice un indagato. Annotano i pm: «S tratta di diverse pagine con nomi, cognomi e cellulari. Accanto ai segni di spunta abbinati ai nomi degli elettori compare la citazione "Anita" o "Sandro". Quest 'ultimo elemento lascia con pochi dubbi ipotizzare che detti nominativi siano appunto riconducibili a soggetti particolarmente vicini e o avvicinati ad Anita Maurodinoia e o a suo marito. Sandro Cataldo».
  7. SI SAPEVA MA SI NASCONDEVA: Secondo il Ros dei carabinieri che ieri lo ha arrestato e messo ai domiciliari per concorso esterno in associazione mafiosa, aiutava ditte legate mani e piedi alla 'ndrangheta ad acquisire appalti sottosoglia nella ricca torta della manutenzione dell'autostrada Torino-Bardonecchia. Ma anche nel raddoppio del Frejus e in opere connesse alla Tav. Ma Roberto Fantini, 58 anni, dal 2006 al 2021 ex patron di Sitalfa concessionaria della Sitaf che gestisce la A32, figura, ad oggi, tra i componenti dell'Osservatorio regionale sulla legalità e trasparenza degli appalti della giunta Cirio. L'ente si chiama Orecol ed è deputato a «supportare la Giunta regionale e gli organismi in house nella formazione e nell'attuazione dei piani di prevenzione della corruzione, al fine di garantire il rispetto dei principi di trasparenza, legalità e buon andamento dell'azione amministrativa delle strutture della Giunta».
    Sembra una parodia. Fantini è un uomo dai mille volti, secondo gli inquirenti. Da un lato, accanto a ex magistrati del calibro di Arturo Soprano (ex presidente della corte d'Appello di Torino, del tutto estraneo all'inchiesta ndr), avrebbe dovuto vigilare «sulla regolarità delle commesse stabilite dalla giunta regionale», mentre dall'altro avrebbe favorito società riconducibili alle famiglie di San Luca, capitale della mafia calabrese in Aspromonte, in una serie di lavori, tutti al di sotto dei 200mila euro, inerenti il tratto autostradale.
    Imbarazzo in Regione. Nelle prossime ore si valuteranno i provvedimenti da prendere «perché - spiegano fonti istituzionali qualificate - la vicenda evidenzia la perdita dei requisiti di onorabilità necessari per il ruolo». L'assemblea di Palazzo Lascaris lo aveva nominato, in quota Pd, con 11 preferenze accordate il 22 novembre 2022. Tra i votanti figura anche Raffaele Gallo, Pd. Lui non c'entra niente con l'indagine nella quale però è finito il papà, Salvatore, storico esponente prima del Psi a fianco di Bettino Craxi e poi del Partito Democratico, considerato da più voci, forse malignamente, «il re della Sitaf». È accusato di peculato per rimborsi non dovuti anche fino a 1600 euro, corruzione elettorale ed estorsione. Nei guai anche l'attuale amministratore delegato di Sitaf Salvatore Sergi (concorso in peculato).
    Un'inchiesta che racconta luci e ombre della Torino-Bardonecchia, da sempre considerata al centro degli interessi della criminalità organizzata calabrese che per prima si stanziò (ormai negli Anni 70) proprio a Bardonecchia, ma mai finita ufficialmente al centro di un'indagine per mafia.
    Gli investigatori avrebbero mappato più di dieci anni di lavori e incarichi nei quali la malavita calabrese avrebbe messo pesantemente le mani. Coi suoi mezzi, i suoi operai, le sue modalità: ricatti, minacce, estorsioni e violenze. Insomma: il vocabolario dei boss. Il pubblico ministero che iniziò a indagare su questo buco nero oggi non c'è più. Si chiamava Antonio Smeriglio che prima di morire ha sempre combattuto il crimine organizzato. E non è un caso che alcune ditte finite nei guai ieri già comparissero in una sua inchiesta del 2016 ribattezzata San Michele. Oggi tornano. Quelle dei Pasqua, ad esempio. Nomi legati al mandamento jonico delle cosche. Padri e figli, generazioni che si rincorrono.
    Il più anziano, Giuseppe, 80 anni, considerato capo della «locale» di Brandizzo, comune alle porte di Torino. Domenico, 53 anni, e Michael Luca, soprannominato «Luca Bazooka», boxeur salito sui ring del mondo da Torino a New York. Al telefono, intercettati, dicevano: «Noi abbiamo dietro quelli di San Luca, non ci deve toccare nessuno». Parlavano dei Nirta e dei Pelle, famiglie di élite della mafia calabrese imparentati coi Pasqua. Decine gli indagati difesi tra gli altri, dagli avvocati Cosimo Palumbo e Antonio Foti.
  8. DOVE E' FINITO L'ART.21 DELLA COSTITUZIONE ? Prof a giudizio per la querela di Lollobrigida
    «Il ministro Lollobrigida mi ha querelato e sono rinviata a giudizio con l'accusa di diffamazione. L'udienza in tribunale a Roma è il 15 maggio». A darne notizia, in un post su Facebook, è Donatella Di Cesare, professoressa di filosofia teoretica all'Università «La Sapienza» di Roma spiegando che la vicenda è nata dopo un suo commento alla «formula "sostituzione etnica" che il ministro ha pronunciato al congresso Cisal il 18 aprile 2023 suscitando molto scalpore». «La sera dello stesso giorno, quando mi è stato chiesto di commentare, ho detto che "il nazismo è stato un progetto di rimodellamento etnico del popolo e il mito complottistico della sostituzione etnica è nelle pagine del Mein Kampf di Hitler"». «Duole constatare che un ministro, dal suo posto di potere, denunci una privata cittadina - continua la docente -. Soprattutto preoccupa l'abuso di querele per tacitare le voci del dissenso intellettuale. Non mi faccio, tuttavia, intimidire. Ho fiducia nella magistratura e mi difenderò in tribunale».
  9. Nel 1992 la prima inchiesta quand'era al vertice dell'ospedale San Luigi Dieci anni fa la lite nel partito: fu accusato di "pilotare" gli iscritti
    L'eterno ritorno di Sasà dai guai con Mani Pulite al mercato delle tessere

    paolo griseri
    A confronto delle accuse rimediate quando era potente, all'epoca di Tangentopoli, l'improprio utilizzo di fondi della Sitaf cui, peraltro, aveva diritto, è poco più di una bazzecola. Salvatore Gallo, detto "Sasa", ha attraversato tempeste ben più intense di quella che sembrerebbe dover fronteggiare oggi, stando a ciò che trapela dalla procura di Torino.
    Il recente passato suggerisce di prendere con qualche cautela le accuse dei pm di corso Vittorio Emanuele che rischiano, molti anni dopo, di rivelarsi una bolla di sapone. Ma è un fatto che la navigazione di "Sasa" è stata spesso caratterizzata da indagini, inchieste, avvisi di garanzia. La prima e più clamorosa è del 1992 quando Gallo era al vertice dell'ospedale di Orbassano e venne accusato di una gestione spensierata e non disinteressata degli appalti e delle forniture. Erano settimane dure per i craxiani. Le inchieste di Milano stavano facendo a pezzi soprattutto il partito di Bettino e il sistema di potere che aveva costruito nelle amministrazioni locali con la motivazione di contrastare Dc e Pci: i democristiani prendevano i soldi dagli americani, i comunisti da Mosca e i socialisti di Craxi si arrangiavano in qualche modo. La storia delle mazzette di Gallo sembrava inserirsi perfettamente nella narrazione.
    Sarebbe un errore credere che, finito in modo non glorioso il craxismo, Gallo abbia deciso di abbandonare la politica. Anzi. A differenza di altri socialisti che costituirono il nerbo politico di Forza Italia, "Sasa" migrò nel Pd torinese diventandone uno dei personaggi di spicco. La rete di relazioni che lo aveva fatto emergere nel Psi, trasformandolo in uno dei ras torinesi di Giusi La Ganga, si trasferì armi e bagagli nel nuovo partito nato dalla fusione tra Ds e Margherita. Gallo è stato considerato, negli anni Dieci, uno dei capi della "corrente autostradale" insieme a Giancarlo Quagliotti e altri amministratori delle infrastrutture, nell'epoca in cui il quadrante Nord-Ovest era il regno di Marcellino Gavio. "Sasa" era dirigente della Sitaf, società dall'atteggiamento a dir poco ambiguo sulla vicenda della Tav. Ufficialmente contraria alla protesta, in realtà le strizzava l'occhio per la semplice considerazione che ogni giorno di ritardo nella partenza del supertreno erano soldi freschi versati dai tir al casello di Bardonecchia.
    Nulla in realtà ha scalfito in questi anni il peso di Salvatore Gallo nel Pd. Epica fu la lite nel partito dieci anni fa quando Gallo fu accusato di governare con sospetti spostamenti di tesserati il potere interno al partito. Repentine migrazioni di interi gruppi nelle sezioni per orientare il voto sui gruppi dirigenti: 141 "stranieri" in una sezione di 600 iscritti a Torino Nord.
    Nonostante le proteste delle anime belle, scandalizzate dai suoi metodi, Gallo è sempre rimasto al suo posto. È anzi riuscito a piazzare il figlio Stefano nella giunta comunale e il figlio Raffaele in consiglio regionale. Perché "Sasa" non ha solo le tessere ma controlla anche i voti. E senza i voti nessun integerrimo intellettuale è in grado di finire in Parlamento, nel consiglio regionale e in quelli dei comuni. Così la critica al signore delle tessere non è mai arrivata alle estreme conseguenze. In fondo un Gallo fa comodo a tutti. È facile farsi eleggere con i voti degli altri. Anche se cammellati. Come si dice? Turandosi il naso. Che poi, a essere precisi, lui questa cosa delle tessere l'ha sempre negata. E ci mancherebbe: «Signore delle tessere io? Ma non diciamo fesserie. Di tessere ne controllo una sola, la mia».
  10. 'ndrine nel raddoppio del frejus e nei cantieri legati al tav
    Torino-Bardonecchia un buco nero di affari tra politica e cosche

    irene famà
    giuseppe legato
    La Torino-Bardonecchia come un intricato buco nero di interessi, affari, ricchezza, potere, favori, voti. Su cui la 'ndrangheta ha cercato di mettere le mani. Per anni. Lo racconta un'inchiesta della procura sui lavori di manutenzione dell'A32 dal 2014 al 2021. Sul raddoppio del Frejuse e su opere connesse al cantiere Tav. Coinvolti esponenti della famiglia Pasqua e alcuni nomi di spicco di Sitaf, la società che gestisce l'autostrada, e Sitalfa, la società appaltatrice.
    Sotto accusa Giuseppe Pasqua, ottant'anni, considerato capo della locale a Brandizzo; Domenico, 53 anni, e Michael Luca, soprannominato "Luca Bazooka", boxeur salito sui ring del mondo da Torino a New York. «Noi abbiamo dietro quelli di San Luca», dicevano al telefono, intercettati dai carabinieri. E quelli di San Luca sono i Nirta e i Pelle, famiglie di spicco della criminalità organizzata calabrese. I Pasqua, difesi alcuni dall'avvocato Cosimo Palumbo, gestiscono società di movimenti di terra, costruzioni, trasporti. Tramite una rete di amicizie, sostengono gli inquirenti coordinati dal pubblico ministero Valerio Longi, riescono ad aggiudicarsi gli appalti. Come? Tramite l'escamotage delle assegnazioni dirette di appalti sottosoglia. Diversi interventi di manutenzione dell'autostrada sarebbero stati quantificati in importi inferiori ai duecentomila euro, così da non rendere obbligatoria la pubblicazione di un bando. E quindi la procedura comparativa di più aziende partecipanti.
    A chiamare direttamente queste ditte sarebbe stata Sitalfa. E così nell'indagine è finito anche Roberto Fantini. Il manager, amministratore delegato di Sitalfa sino a metà 2021. Avrebbe favorito la aziende dei Pasqua. Garantendo loro lavori e risorse economiche. Il manager, tra i più conosciuti nel settore autostradale, si trova ai domiciliari con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa.
    In un altro filone dell'inchiesta Echidna che ha travolto la Torino-Bardonecchia, compare anche il nome di Salvatore Gallo, 85 anni. Esponente del Psi ai tempi di Craxi, direttore di Sitalfa sino al 2021. Figura storica della politica torinese, anche dopo la pensione avrebbe continuato a beneficiare di erogazioni di denaro. Tessere di rimborsi per la benzina, per i ristoranti. La procura lo accusa di peculato. Uno si aggira intorno al 1.500 euro.
    I magistrati gli contestano anche la corruzione elettorale. Secondo le accuse, avrebbe promesso ad alcune persone di intercedere in vari enti in cambio dell'appoggio elettorale ai candidati del Pd da lui sostenuti alle ultime elezioni comunali di Torino. E una presunta estorsione. Avrebbe minacciato un operaio Sitaf di fargli perdere i l lavoro se non avesse seguito i suoi consigli di voto.
    Un faro, poi, è stato acceso su Salvatore Sergi, attuale direttore della Sitaf. Indagato per concorso in peculato, avrebbe fornito i benefit a Gallo. Un'inchiesta, quindi, che racconta di un'autostrada a due velocità. Con gallerie occulte. E i Pasqua che, con minacce e intimidazioni nei confronti dei concorrenti, avrebbero cercato di infiltrarsi. Due le persone in carcere, cinque ai domiciliari. Difesi, tra gli altri, dai legali Antonio Foti e Antonio Mencobello, sono accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, ricettazione e detenzione illegale di armi.

 

 

 

04.04.24
  1. SCELTA PER L'INTERESSE POLITICO:   «Basta con i medici gettonisti, è una pratica inaccettabile, i cittadini meritano di esse curati da chi ha una specializzazione adatta. Senza gettonisti i medici torneranno nel servizio sanitario pubblico: serve un drastico cambiamento di corso».
    Così tuonava il ministro Orazio Schillaci, appellandosi ai governatori durante la Conferenza delle Regioni ospitata a Torino. Era l'ottobre 2023: da allora la Sanità pubblica ha continuato a perdere medici, e infermieri, i gettonisti non sono mai spariti di scena. La Lombardia, che aveva deciso di fare piazza pulita, ed era partita di slancio, deve misurarsi con il Tar. Nelle altre regioni si traccheggia: qualche Asl è riuscita a ridurre il ricorso del personale a gettone, nessuna ha potuto emanciparsene. Non solo: il ricorso ai gettonisti, partito dai Pronto soccorso, si è progressivamente esteso a reparti che non hanno a che fare con l'emergenza-urgenza.
    Così non sorprende che in questi giorni i medici torinesi siano raggiunti dalla mail seriale inviata da una società, tra le molte su piazza, in cerca di personale per turni di guardia medica e interdivisionale presso gli ospedali di Ivrea, Cuorgnè (diurni, in orario 8-20) e Lanzo Torinese (notturni, dalle 20 alle 8): «È il professionista a indicare le disponibilità mensili e preferenza di presidio, la tariffa è di 720 euro a turno». Requisiti: specializzazione Medicina generale/Medicina interna, o esperienza di almeno 3 anni in ruoli analoghi». Si parte il primo maggio.
    «La Medical Service Assistance ha vinto la gara per il servizio di assistenza medica per i gli ospedali di Ivrea, Cuorgnè e Lanzo e in particolare per garantire H24 l'attività a favore dell'accoglienza e ricovero dai pronto soccorso di Ciriè, Cuorgnè e Ivrea nei reparti di Medicina», conferma l'Asl Torino 4, alle prese con una decina di medici in meno rispetto al necessario.
    Se 720 euro vi sembrano molti, nei pronto soccorso la tariffa riconosciuta è ancora più alta. Sapendo, come premesso, che ormai il discorso esula dai pronto.
    In Piemonte, dal 2020 al 2021, solo quattro Asl non hanno fatto ricorso ai medici a gettone, spiegava recentemente il sindacato Anaao Assomed sulla base di un rapporto della Corte dei Conti: «I reparti con maggiore necessità di appoggiarsi alle coop sono il pronto soccorso, seguito dalla Pediatria, Ginecologia, Rianimazione e Radiologia. Se nel 2020 le specialità che dovevano esternalizzare erano 7, nel 2022 sono salite a 14. In particolare, dal 2022 compare la spesa di oltre un milione per la Psichiatria, che negli anni precedenti non c'era». Ma il fenomeno comincia a permeare anche l'Oncologia, la Nefrologia, l'Ortopedia, la Medicina interna.
    Così in una regione che in cinque anni (2019-2023) ha pagato 34 milioni per ingaggiare personale sanitario "gettonista" - la terza in Italia per spesa sostenuta dopo Lombardia (56 milioni) e Abruzzo (51) -, e dove la speranza di trovare la soluzione al rebus è legata ad un nuovo bando, il più attrattivo possibile, per assumere smarcandosi dalle coop: il primo era stato un flop.
    Secondo altri dati, risalenti a qualche mese fa, soprattutto nei Pronto soccorso un medico su dieci è in affitto. Almeno tre su dieci negli ospedali più grandi e sotto organico di Milano, Venezia e Torino. In Lombardia, secondo i dati della regione, i turni gestiti dalle cooperative sono oltre 45 mila, in Veneto 42 mila, mentre in Emilia Romagna ci si limita a circa 600 turni. E così via.
    Chiara Rivetti, segretaria Anaao Assomed Piemonte, non ha dubbi: «Esternalizzare i turni rovina l'ambiente di lavoro: il senso di équipe e la possibilità di formare un gruppo affiatato vengono meno con le prestazioni occasionali di medici che oggi ci sono e domani non più». Non aveva dubbi nemmeno Alberto Cirio, l'anno scorso, commentando l'appello del ministro: «Nessuno di noi è innamorato dei gettonisti, ne farei volentieri a meno, ma se l'alternativa è chiudere i reparti, allora dico che la salute dei cittadini viene prima».
  2. BLUFF DI FAMIGLIA: Prima si sarebbe spacciata per avvocata con una badante romena, per poterla seguire in un processo di lavoro. E poi avrebbe scritto anche una finta sentenza, vantandosi con la cliente di aver vinto la causa. È la vicenda per la quale Diletta Verdini, figlia del primo matrimonio dell'ex senatore Denis, ha patteggiato un anno di reclusione davanti al gip di Firenze Agnese Di Girolamo. Tentata truffa e falso le ipotesi di reato contestate alla donna. A scoprire quanto sarebbe accaduto è stata la stessa cliente: non vedendo arrivare i soldi previsti dalla sentenza, avrebbe incaricato un nuovo avvocato di seguire la sua vicenda.
  3. IL DESTINO ETERNO DI ISTRAELE SCRITTO 2000 ANNI FA:   Un attacco a un convoglio, una rotta sicura che sicura non era, sette morti e le forze armate israeliane che il giorno dopo garantiscono di «indagare sull'incidente». Non è l'inizio di aprile del 2024 e non è Gaza. È il 2006, la guerra è in Libano, il convoglio colpito è a Marjayoun. All'inizio di agosto del 2006 l'esercito israeliano conquista la base di quello libanese a Marjayoun, città cristiana a otto chilometri dal confine. Unifil, in contatto con le truppe di Tel Aviv, organizza l'evacuazione, predisponendo un percorso pianificato in direzione Beirut e scortando i mezzi. Secondo l'allora portavoce delle Nazioni Unite, Milos Strugar, le forze israeliane erano state informate in anticipo del passaggio del convoglio e avevano dato il via libera. Rotte definite sicure dalle forze israeliane, dunque. Eppure poche ore dopo centinaia di veicoli carichi di forze armate libanesi, civili, e un giornalista dell'Associated Press, viene attaccato dall'aeronautica israeliana. Otto bombe che uccisero 7 persone e ne ferirono 36. Allora come oggi l'esercito israeliano promise un'inchiesta dettagliata, allora come oggi dichiarò di aver «identificato movimenti sospetti lungo la rotta».
    Tragiche analogie o consuetudine?
    Ieri, Itay Epshtain, consulente in diritto e politiche umanitarie e consigliere speciale di Nrc (Norwegian Refugee Council), ha scritto che «l'uccisione mirata da parte di Israele degli operatori umanitari della World Central Kitchen non è un tragico incidente, come affermato dai funzionari israeliani, ma il culmine di problemi normativi che risalgono a decenni fa» e che hanno legittimato un atteggiamento permissivo dell'uso della forza. Epshtain, riannodando i fili della storia e guerre più recenti di quella libanese, cita eventi legati al conflitto a Gaza del 2009, quando l'esercito israeliano attaccò varie sedi delle Nazioni Unite, come il centro sanitario di Bureij, dove – si legge nel rapporto stilato dopo l'attacco – le forze armate non avevano fatto «sforzi sufficienti né preso precauzioni per proteggere né i civili né il personale delle Nazioni Unite». Violazioni diventate sistemiche che non potevano essere giustificate dall'opportunità militare, «un degrado giuridico» lo definisce Epshtain, che ha portato negli anni ad attacchi «privi di adeguata distinzione e precauzione».
    L'attacco di due giorni fa, che conta tra le vittime anche operatori occidentali, è solo l'ultimo di una lunga lista che, dall'inizio della guerra, ha ucciso 173 membri e colpito 161 strutture delle Nazioni Unite e ucciso centinaia di civili che in quelle strutture cercavano riparo.
    Per il primo ministro Netanyahu un «errore» su cui un «organismo indipendente condurrà un'indagine approfondita».
    Per il presidente statunitense Joe Biden, suo più stretto alleato, è la prova che Israele «non sta proteggendo gli operatori umanitari di cui i civili hanno disperatamente bisogno».
    La fame come arma di guerra
    Un giorno prima dell'attacco al convoglio di World Central Kitchen (Wck) a Deir Al-Balah, la rivista statunitense The New York Review ha pubblicato un lungo e dettagliato articolo di Neve Gordon e Muna Haddad, studiose ed esperte di diritti umani sul conflitto israelo-palestinese. Il titolo era «La strada verso la carestia».
    Gordon e Haddad non si limitano a ricostruire le dichiarazioni dei leader politici e dei vertici delle forze armate israeliane dopo l'attacco di Hamas del 7 ottobre (a Gaza «non esistono sono civili innocenti», Presidente Isaac Herzog, 13 ottobre; «non entreranno un grammo di aiuti umanitari... solo centinaia di tonnellate di esplosivi», ministro Itamar Ben Gvir 17 ottobre; «Non permetteremo l'assistenza umanitaria sotto forma di cibo e medicinali dal nostro territorio alla Striscia di Gaza», Primo Ministro Benjamin Netanyahu, 18 ottobre, etc), ma ripercorrono il controllo che dal 1967, anno in cui occupò per la prima volta la Striscia di Gaza, Israele ha fatto del paniere alimentare palestinese, modificando l'apporto nutrizionale dei suoi abitanti e utilizzando il cibo come arma per gestire la popolazione.
    «Per decenni – scrivono le studiose – Israele ha sistematicamente danneggiato la capacità della Striscia di produrre i propri generi alimentari, diminuendo il suo accesso all'acqua potabile e al cibo nutrizionale».
    Quando Israele ha occupato Gaza, vivevano lì circa 400 mila palestinesi, il 70% rifugiati, fuggiti o espulsi dalle loro case durante la Nakba (la catastrofe dello sfollamento forzato) del 1948. Per decenni Israele ha controllato tutto: acqua, elettricità, medicine e ospedali, sistema giudiziario e istruzione.
    Fino alla fine degli anni Ottanta la strategia sul cibo fu quella di garantire o aumentare l'apporto calorico pro capite degli abitanti per – riportano gli Archivi di Stato Israeliani – «normalizzare l'occupazione e placare la resistenza».
    Farli mangiare di più e meglio, insomma, affinché i rifugiati palestinesi si rassegnassero a non voler tornare da dove venivano.
    Poi, nel 1987, dopo la prima Intifada, l'atteggiamento è cambiato: la limitazione del valore nutrizionale e la creazione di insicurezza alimentare tra i palestinesi di Gaza sono diventate centrali nella strategia di contro-insurrezione. Nel 2000, dopo la seconda Intifada, Israele ha limitato progressivamente la circolazione di persone e merci, distrutto fattorie, raso al suolo terreni agricoli, sradicato alberi, consolidato il controllo aereo e marittimo tanto che due anni dopo il British Medical Journal riferì che il numero di bambini a Gaza affetti da malnutrizione era raddoppiato in meno di 24 mesi. Nel 2005 Israele ha smantellato gli insediamenti nella Striscia, circondandola di basi militari e creando una zona cuscinetto che ha divorato e eroso altri terreni agricoli palestinesi poi, nel 2007, quando Hamas ha vinto le elezioni e preso il potere, Israele ha imposto un blocco totale, limitando il carburante, l'elettricità e consentendo l'accesso solo ai beni essenziali alla sopravvivenza: «Gli alimenti vietati includevano cioccolato, coriandolo, olio d'oliva, miele e alcuni frutti, tutti definiti da Israele come "articoli di lusso". La quota di carne fresca per l'intera popolazione era fissata a trecento vitelli alla settimana».
    Nel 2012, dopo una battaglia legale di tre anni e mezzo dell'organizzazione per i Diritti Umani Gisha, il governo israeliano è stato costretto a pubblicare un documento confidenziale del 2008 in cui descriveva «le linee rosse per il consumo di cibo nella Striscia di Gaza», mentre il governo guidato dall'allora primo ministro Ehud Olmert inaspriva le restrizioni alla circolazione di mezzi e persone. Il documento calcolava il numero minimo di calorie necessarie a garantire un'alimentazione sufficiente alla sussistenza senza lo sviluppo di malnutrizione e serviva a determinare la quantità di alimenti che potevano essere ammessi ogni giorno. In media, il minimo ammontava a 2.279 calorie pro capite al giorno, che potevano essere fornite da 1.836 grammi di cibo, ovvero 2.575 tonnellate di cibo per l'intera popolazione di Gaza. Le statistiche servivano per capire a quanti tir consentire l'accesso, quali fossero le linee rosse per non scendere sotto i livelli di guardia della malnutrizione e quali alimenti fossero ritenuti non indispensabili. Per esempio: l'hummus semplice poteva entrare, quello con i pinoli no. Era ritenuto bene di lusso.
    Nel 2022 l'Unrwa ha fornito cibo a più di un milione di rifugiati a Gaza, quattordici volte di più rispetto al 2000, scrivono Gordon e Haddad.
    A fine 2022, l'81% dei rifugiati nella Striscia viveva al di sotto della soglia di povertà, l'85% delle famiglie acquistava cibo dagli scarti dal mercato e più di tre quarti delle famiglie stavano riducendo sia il numero di pasti giornalieri sia la quantità di cibo in ciascun pasto.
    Da ben prima che Hamas attaccasse Israele il 7 ottobre, la crisi umanitaria a Gaza era nota a tutti. Già prima il cibo che entrava nella Striscia era ampiamente insufficiente.
    Aiuti internazionali bloccati
    Il 1° aprile, le Nazioni Unite hanno diffuso l'ennesimo appello per chiedere di sbloccare l'accesso degli aiuti umanitari, appello che fa seguito agli ordini della Corte Internazionale di Giustizia (Icj) che ha chiesto a Israele di rispettare i suoi obblighi come firmatario della Convenzione sul genocidio e aprire i valichi di frontiera per consentire l'ingresso di aiuti sufficienti nell'enclave. Oggi, a quasi sei mesi dal 7 ottobre, a Gaza sono morte oltre 32 mila persone, più di 13 mila bambini. I feriti sono 75 mila, tre quarti delle infrastrutture civili sono distrutte o danneggiate e il 75% della popolazione ante guerra della Striscia, cioè un milione e settecentomila persone, è sfollata dalle proprie abitazioni. I palestinesi continuano a morire sotto le bombe, oppure mentre cercano di sfamarsi. Una dozzina sarebbero rimasti uccisi dai lanci aerei di pacchi alimentari, morti annegati mentre cercavano di recuperarli in mezzo al mare, o morti perché colpiti dalla caduta di scatole di aiuti.
    Dopo l'attacco al convoglio di World Central Kitchen, Anera, un gruppo umanitario con sede a Washington che opera nei territori palestinesi da decenni, ha sospeso le operazioni a Gaza, dove aveva contribuito a fornire circa 150 mila pasti al giorno. E, secondo il sito americano Axios, gli Emirati Arabi Uniti, principale finanziatore della rotta che guida gli sforzi per portare cibo via mare a Gaza, avrebbero deciso di interrompere il loro coinvolgimento nel corridoio marittimo verso Gaza finché Israele non avrà assicurato che gli operatori umanitari nell'enclave saranno protetti. Anche World Central Kitchen ha sospeso le attività nella regione.
    «Questo non è solo un attacco contro il Wck – ha scritto ieri Erin Gore, Ceo dell'organizzazione – è un attacco alle organizzazioni umanitarie che si presentano nelle situazioni più terribili in cui il cibo viene utilizzato come arma di guerra. E questo è imperdonabile».
  4. Gli Usa avvertirono Mosca: il Crocus obiettivo dell'Isis
    giuseppe agliastro
    mosca
    Gli Stati Uniti avevano avvertito la Russia che il Crocus City Hall «era il potenziale obiettivo» di un attacco terroristico, e lo avevano fatto «più di due settimane prima» della strage: a sostenere questa ipotesi sono alcuni funzionari americani «ben informati dei fatti» che hanno parlato al Washington Post sotto anonimato. Il Cremlino si serra dietro un «no comment» affermando che sia una questione di competenza dell'intelligence. Ma le parole dei dirigenti Usa sono in netto contrasto con la versione di Mosca, che sostiene che l'avvertimento americano fosse troppo generico per prevenire l'attentato, e intanto - senza aver finora fornito una sola prova - continua a puntare il dito contro Kiev e i suoi alleati.
    La strage nella sala concerti è stata più volte rivendicata dai terroristi dell'Isis, ma il Cremlino continua a insistere su una poco chiara «pista ucraina». Ieri è stata la volta di Nikolai Patrushev, uno dei più fedeli alleati di Putin: il segretario del Consiglio di sicurezza russo ha dichiarato che bisogna «stabilire tempestivamente chi è la mente e lo sponsor di questo crimine orribile», poi ha aggiunto che «le tracce portano ai servizi ucraini», ma che «tutti sanno bene» che Kiev «è completamente controllata dagli Usa». Fino a questo momento però dalla Russia sono arrivate tantissime parole e zero prove.
    Parlando della guerra, Mosca sostiene che dopo la strage il numero di chi vuole arruolarsi nell'esercito russo è «aumentato significativamente» e che negli ultimi 10 giorni in 16.000 hanno firmato per combattere in Ucraina. Secondo le forze russe, «la maggior parte» dei nuovi volontari avrebbe «indicato come motivo principale» per l'arruolamento «il desiderio di vendicare le vittime» dell'attentato. Le parole di Mosca non sono verificabili né per ciò che riguarda i numeri né per ciò che riguarda le presunte ragioni degli arruolamenti. Ma combaciano ovviamente con la narrazione del Cremlino. E diversi analisti temono che Putin voglia incolpare Kiev per poi giustificare un'eventuale escalation nell'invasione dell'Ucraina.
  5. POLITICI INCAPACI MA PIACCIONO : Alla prima nevicata fuori stagione, al primo temporale primaverile, a ogni raffica di vento fuori misura, ecco che si dimenticano i record di temperatura e i mesi di prolungata siccità. E si alza il coretto stonato di chi dice, ma come, non doveva fare più caldo? E le nevicate al Sud? Non dovevamo morire di sete? E tutta questa pioggia? Prima di tutto, si dovrebbe evitare di confondere il tempo meteorologico con il clima: il primo è quello che incontriamo sulla porta di casa la mattina quando usciamo, il clima è, invece, la media negli anni di quelle condizioni meteo. Dunque una giornata di freddo e neve a primavera non vuol dire che il riscaldamento globale sia cessato, così come un'ondata su in pieno gennaio non significa che il clima si stia riscaldando. Però una differenza c'è: oggi si registrano quasi trenta giorni all'anno con temperature al di sopra dei 32°C, contro i venti del Duemila e i dieci degli anni Settanta. Dunque sappiamo per certo che fa più caldo, mentre non abbiamo tanti giorni equivalenti di gran freddo.
    Sappiamo inoltre che la prolungata siccità non viene certo risolta da piogge abbondanti, quando queste sono concentrate in poche ore: un terreno troppo secco non riesce ad accogliere così tanta acqua in così poco tempo, così quella in eccesso ruscellerà in superficie e finirà in corsi d'acqua troppo piccoli per evacuarla in breve tempo, anche per l'eccesso di asfalto e cemento che ci abbiamo appoggiato sopra. Sappiamo, infine, che la neve fonderà in brevissimo tempo e certo non rimpinguerà le falde profonde e che le temperature torneranno a salire per un'estate, a spanne, torrida come poche prima.
    Tempeste, cicloni, venti inesauribili e mareggiate sono comunque figli della crisi climatica in atto, anzi il cambiamento del clima risiede piuttosto in questa estrema variabilità, tale che il surriscaldamento di oceani e atmosfera potrebbe scatenare addirittura supercelle di tempesta, fredde, nell'emisfero boreale. In quel caso la causa sarebbe la modifica o l'interruzione della corrente del golfo, dovuta all'arrivo catastrofico di acque di fusione dei ghiacciai: il clima della Scandinavia o delle isole britanniche è infatti oggi più mite di quello che sarebbe se non fossero toccate dalle correnti oceaniche calde. Un grande freddo che deriva dal grande caldo.
    Gli esperti di clima sostengono che la temperatura media globale del pianeta è aumentata di 1,1°C rispetto all'era preindustriale (1850-1900) e sta già avendo impatti diffusi e disastrosi che vanno dalle mortifere ondate di calore, alla siccità, fino alle inondazioni a carattere violento e imprevedibile e agli eventi meteorologici estremi. Una cascata di eventi collegati che, se si dovesse oltrepassare la soglia di 1,5°C entro la fine del secolo, avrà effetti devastanti e irreversibili sull'ecosistema globale e sulle generazioni future. Purtroppo i dati del Production Gap, cioè della differenza fra lo scenario auspicato (+1,5°C) e quello catastrofico (+ 2°C e oltre), elaborato in base agli investimenti delle compagnie gaspetrocarboniere, indicano che quello reale è già quello catastrofico, cioè che se le corporation rispetteranno le loro tabelle di marcia, la temperatura crescerà di circa 2,7°C. Per questo nessuna battaglia contro il cambiamento climatico può prescindere dalla cessazione di ogni forma di sussidio ai gaspetrocarbonieri (foraggiati, solo in Italia, con oltre due miliardi di euro pubblici negli ultimi anni) e dall'impedire categoricamente di estrarre più anche solo una goccia di petrolio, dovendo restare sottoterra per sempre oltre l'80% del carbone e oltre la metà di petrolio e gas, se si vuole restare nello scenario +1,5°C che gli stessi governi del mondo si sono dati a Parigi nel 2015.
    Dunque una buona notizia ci sarebbe: invertire di 180° la rotta consentirebbe di restare nello scenario raccomandato dagli scienziati. Ed è solo questione di volontà politica, non di tecnologia. Basterebbe ridurre le emissioni climalteranti globali del 43% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2019, attraverso il cosiddetto phasing-out dei sussidi alle fonti fossili entro il 2030, che può consentire una riduzione del 10% delle emissioni globali. E con la decarbonizzazione del settore elettrico attraverso il phasing out del carbone, entro il 2030 per i Paesi OCSE ed il 2040 a livello globale; e del gas fossile entro il 2035 per i Paesi OCSE ed il 2040 a livello mondiale. Ma questo significherebbe, fra l'altro, abbandonare le auto endotermiche e abitare in case passive, esattamente ciò contro cui si battono alcuni arretrati governi europei, che si illudono di poter ancora fare economie con l'ambiente ridotto al tappeto. Significherebbe avere una visione del mondo futuro libera dai combustibili fossili, visione che oggi viene vista come una pericolosa deriva anarchica.

 

03.04.24
  1. l dottor Rand Paul e il senatore Gary Peters annunciano un'indagine bipartisan sulla ricerca sulla biodifesa e sulle scienze della vita

    Recentemente, in qualità di membro di rango della Commissione per la sicurezza interna e gli affari governativi del Senato (HSGAC), io, insieme al senatore Gary Peters (D-MI), presidente dell'HSGAC, ho annunciato un'indagine congiunta sulle minacce alla sicurezza nazionale poste dalla ricerca biologica ad alto rischio e tecnologia negli Stati Uniti e all’estero.

    ImageInsieme, prevediamo di tenere udienze e condurre una supervisione a livello governativo su settori quali la ricerca ad alto rischio nelle scienze della vita, la biodifesa, la biologia sintetica, le carenze in termini di biosicurezza e bioprotezione, le capacità di allarme rapido per epidemie emergenti o possibili attacchi e le potenziali origini del virus COVID-19. 19 pandemia.

    Questo sforzo di supervisione bipartisan valuterà e identificherà le misure per mitigare i rischi e le minacce emergenti e di lunga data che potrebbero provocare gravi incidenti biologici, siano essi intenzionali, accidentali o naturali. L’indagine cercherà inoltre di aumentare la trasparenza e rafforzare il controllo sulla ricerca nel campo delle scienze della vita finanziata dai contribuenti, sui laboratori negli Stati Uniti e all’estero e sull’individuazione delle minacce biologiche.

    È ormai giunto il momento che il Senato conduca un’indagine bipartisan sulle origini del COVID-19 e, come parte di questa indagine, finalmente terremo udienze in commissione per fare proprio questo. Per evitare che si verifichi una pandemia più catastrofica, dobbiamo comprendere la natura della biotecnologia finanziata dagli Stati Uniti e ritenere responsabili coloro che si impegnano in rischiose ricerche sul guadagno di funzione.

    Questa indagine è innovativa e segna il primo esame a livello governativo della ricerca ad alto rischio nel campo delle scienze della vita, finanziata dai contribuenti. Negli ultimi tre anni ho bussato alle porte delle agenzie federali, cercando incessantemente informazioni su COVID-19, ma è stata a dir poco una caccia all'oca. Per evitare di ripetere gli errori del passato, è fondamentale comprendere appieno i pericoli derivanti dall’impegno in una ricerca biologica potenzialmente pericolosa. Ciò implica puntare i riflettori sulle lacune enormi nella supervisione dei processi e delle procedure di ricerca federali.

 

 

 

02.04.24
  1. MOLTO GRAVE : Sindrome dell'Avana
    la
    pista russa
    JACOPO IACOBONI
    Gli stessi ufficiali dei servizi segreti militari russi (GRU) che avvelenarono nel Regno Unito Sergey Skripal, appartenenti alla famigerata unità 29155, stanno paralizzando almeno dal 2015 diplomatici e agenti americani in tutto il mondo con attacchi mirati fatti con un'arma acustica segreta, che usa microonde e ultrasuoni e causa quella che è nota ormai come "sindrome di Havana" – un'improvvisa malattia che causa gravi danni al cervello e all'orecchio provocando fortissimo mal di testa, perdita di equilibrio, in alcuni casi anche sordità da un orecchio (il nome alla sindrome fu dato perché una serie di agenti e diplomatici Usa cominciarono a soffrirne a Cuba). Ma la rivelazione di un'inchiesta di The Insider, Der Spiegel e della trasmissione tv "60 Minutes" non è la sola.
    La Stampa può raccontare un particolare estremamente inquietante di quello che sarebbe un grave atto di guerra contro gli Stati Uniti: si sapeva già che – come rivelammo su questo giornale – diverse delle spie russe dell'Unità 29155 sono entrate e uscite liberamente in questi anni dagli aeroporti dell'Italia (Milano e Roma), ma ora sappiamo che due di loro avevano regolari visti italiani, e sono partiti dall'Italia per almeno una delle loro missioni con l'arma acustica, avvenuta a Francoforte.
    La cosa naturalmente può imbarazzare molto il Belpaese, perché gli attacchi dei russi con l'arma acustica sarebbero un casus belli con gli Stati Uniti, rimontando ad atti di guerra contro personale diplomatico e militare americano. E l'Italia si troverebbe nella scomoda posizione di non aver vigilato adeguatamente su chi entra e esce nei nostri confini.
    Per iniziare, The Insider ha scoperto che i viaggi di alcune spie russe di questa unità del Gru coincidono con la cronologia e la geografia di alcuni casi diagnosticati a diplomatici Usa di "sindrome di Havana", e due vittime di due degli attacchi (avvenuti a Francoforte e Tbilisi) hanno riconosciuto due dipendenti dell'unità 29155 prima o immediatamente dopo l'attacco e li hanno identificati dalle foto. Senonché, dai loro passaporti scopriamo anche che due degli attentatori russi della "sindrome dell'Avana" avevano visti italiani e usavano l'Italia come propizio hub d'ingresso nell'Unione europea. Il 25 settembre 2015, Denis Sergeev (nome fittizio Sergey Fedotov) volò da Mosca a Milano. Diversi mesi prima aveva ottenuto un visto Schengen multi-ingresso rilasciato dall'Italia, che gli offriva un facile accesso in assenza di controlli alle frontiere, a quel tempo, tra 26 paesi europei e anche la Svizzera. Ma comunque sia aveva preferito entrare nello spazio comune europeo attraverso il Paese che gli aveva rilasciato il visto. Ossia l'Italia. Un altro - il colonnello Evgeny Kalinin - entrò dall'Ungheria, volò a Budapest fingendosi un corriere diplomatico russo. Un altro, Igor Gordienko, entrò da Parigi (proveniente da Mosca) con un visto Schengen rilasciato dalla Francia.
    L'11 ottobre altri tre "turisti" russi, in realtà membri dell'unità 29155, entrarono in Europa tutti viaggiando sotto false identità: il capo, il colonnello Ivan Terentiev, vice del comandante dell'unità Andrey Averyanov, era anche lui minuto di un comodo italiano, e volò da Mosca a Milano. Il suo aiutante, il tenente colonnello Nikolay Ezhov, volò da Mosca a Vienna, sempre l'11 ottobre.
    Fino a oggi c'è stata una forte riluttanza ufficiale degli Usa a parlare dei tanti casi di sindrome dell'Avana tra agenti e diplomatici americani - specialmente quelli con un background di operazioni di successo riguardanti la Russia. Alcuni dei funzionari colpiti lamentano di esser stati abbandonati senza protezione e per molto tempo. Una spiegazione potrebbe essere, secondo uno degli autori di questa inchiesta (Roman Dobrokhtov), che le rivelazioni potrebbero avere un impatto molto grande, perché ovviamente attaccare fisicamente diplomatici e agenti Usa equivale a un atto di guerra, e può essere considerato casus belli. E naturalmente se Washington dovesse riconoscere che americani nel mondo sono stati fisicamente attaccati da uomini dei servizi russi, le conseguenze potrebbero essere imprevedibili.
    Tra l'altro, secondo i documenti pubblicati da The Insider, quegli stessi uomini dell'unità 29155 del GRU che entravano e uscivano dall'Italia stavano sviluppando quelle che chiamano «armi acustiche», ossia armi basate sull'uso di energia a microonde puntata contro esseri umani. Anatoly Chepiga e Alexander Mishkin (i due avvelenatori di Skripal) alcuni anni prima, nel 2015, erano stati diversi giorni a Milano, prima di ripartire per Ginevra. Come anche Sergeev (il capo del trio). Ora apprendiamo che la stessa Accademia scientifica del GRU presso la quale Mishkin si è laureato (e dove lavorano il medico del GRU Sergey Chepur e il membro 29155 Kovalchuk) - aveva emesso un documento che ordina di studiare le conseguenze della "sindrome dell'Avana".
    Sergeev (col nome Sergey Vyacheslavovich Fedotov) risultava anche imbarcato in un volo delle tre di pomeriggio del 4 marzo 2018 da Londra a Fiumicino - poche ore dopo che l'ex spia sovietica passata all'MI6, Sergey Skripal, e sua figlia Yulia sono collassati, avvelenati, a Salisbury nel Wiltshire, in Inghilterra. La mattina dopo, è a Mosca, al "Conservatorio", la scuola militare del GRU. Ma questa è ormai già storia. —
  2. LA VOLONTA' DI DIO : Le carrozzine per sportivi prodotte a Buttigliera d'Asti sono sbarcate agli Australian open, al Roland Garros,a Wimbledon e agli Us Open. Utilizzate dai disabili in tutto il mondo a fare sport, sono anche servite per girare il film «Corro da te» con Miriam Leone e Pierfrancesco Favino. Le produce Costantino Perna, che racconta con entusiasmo la sua avventura, mentre cammina con l'aiuto di un bastone nella sua officina. Tutto ha inizio in una data ben precisa: «Il 29 marzo è il mio secondo compleanno, non riesco a considerare quello che mi è successo come una disgrazia ma come un opportunità». Quella sera del 2010 Perna, allora titolare di un'azienda meccanica di precisione, sta guidando. È vicino a Chieri quando un animale sbuca dai prati e balza dal nulla in mezzo alla strada. Forse un gatto, forse una lepre, Costantino non capisce bene ma, d'istinto, si aggrappa al volante. Sterza bruscamente. Lo schianto è terribile, come il dolore alla schiena. La luce si spegne e scende l'oscurità sui suoi ricordi. Quando si riaccende, Costantino è sdraiato in un letto d'ospedale del reparto di Unità Spinale di Torino. La diagnosi è di quelle senza appello: lesione midollare. «Il mondo - ricorda Costantino - mi è crollato addosso con tutto il suo peso». Ma è ancora vivo. L'uomo si aggrappa a questo, aiutato anche dal personale dell'ospedale. «Sono momenti in cui è facile abbandonarsi alla disperazione - dice Costantino - ma il primario del reparto voleva che capissimo che il mondo va avanti: semplicemente lo farà diversamente».
    Il personale sanitario organizza attività sportive ogni pomeriggio: basket, canottaggio, tennis, ping-pong. Costantino però non riesce a partecipare come vorrebbe e non ne capisce il perché. Ci riesce quando, per caso, gli viene data una carrozzina diversa. Su quella nuova si trova a suo agio, riesce a fare movimenti che prima non gli riuscivano, è più stabile. Dopo un tempo che sembra non avere mai fine, ritrova il sorriso e la voglia di vivere. Nella sua mente di meccanico di precisione scatta qualcosa. La stanza d'ospedale si trasforma in laboratorio e ufficio progettazione: «Con il mio compagno parlavamo di ruote, rotelle e intelaiature - ricorda - discutevamo su come renderle migliori».
    Costantino viene dimesso dopo quasi un anno, esce su una carrozzina e con un'idea. Nel 2013, grazie alla sua competenza e ai pezzi che forgia personalmente nella sua officina, questa idea prende forma e nasce la prima carrozzina sportiva interamente prodotta a Buttigliera D'Asti. Si chiama Advantage: «Per brevettarla mi occorreva prima fondare un'azienda», prosegue. Assieme alla carrozzina nasce la Lab3.11. Dove «lab» sta per laboratorio, «3» per terzo piano e «11» l'interno, cioè le coordinate della stanza d'ospedale dove la carrozzina è stata progettata.
    Dopo tre anni Costantino si alza dalla sedia a rotelle e inizia a camminare con il bastone. Ancora oggi, i dolori ogni tanto tornano e quando è stanco usa la carrozzina, ma non smette di andare avanti. «Qualche anno dopo - racconta - incontro Giulia Capocci, numero quattro del ranking mondiale del tennis paralimpico e le propongo di provare un nuovo prototipo di carrozzina sportiva». Giulia parte da Arezzo per Torino, con tanto sano scetticismo, ma dopo la prova i dubbi svaniscono. «Voglio giocare con questa» sentenzia l'atleta. Nel 2019 partecipa al grande slam: Australian Open, Roland Garros, Wimbledon e Us Open. «Fu un anno fenomenale - dice Costantino - accompagnammo Giulia sui campi di tutto il mondo». Nasce un'amicizia. La tennista, dopo il ritiro, inizia a collaborare con la Lab3.11 e lo fa tutt'ora: segue l'estero e il commerciale. Adesso sono ben tre i tennisti paralimpici ai primi posti del ranking mondiale che utilizzano le carrozzine nate in una stanza d'ospedale: Gustavo Fernandez (3°), Martin De La Puente (4°), Stephane Houdet (7°). Ma non sono i soli. «Costruiamo e esportiamo ausili in tutto il mondo - dice Perna - siamo la Ferrari piemontese delle carrozzine». Dalle Far Oer, alle Falkland, in California, le richieste arrivano da ovunque. Arriva anche il cinema: «Un giorno ricevo la chiamata del regista Riccardo Milani che stava progettando il rifacimento di un film franco-belga del 2018, "Tout le mond Debout"». Una storia d'amore tra sport e disabilità. Milani voleva i dettagli, voleva l'accuratezza, voleva l'esperienza di vita. Costantino gliela fornisce: «Abbiamo collaborato a tutto tondo alla realizzazione del film, mi hanno dato anche la piccola parte dell'allenatore della protagonista». La protagonista è Miriam Leone, partecipa anche Pierfrancesco Favino e nasce «Corro da te», uscito nella sale cinematografiche nel marzo di un anno fa. «Ricordo con gioia le lezioni di tennis che impartimmo a Miriam seduta sulla carrozzina: il film doveva essere realistico e lo fu».
    Costantino non dimentica nessuno. Non può farlo. «Forniamo le nostre carrozzine alle scuole del Cremonese - racconta Costantino - per un progetto didattico». Nessuno deve rimanere indietro e troppo spesso i ragazzi con disabilità non possono partecipare alle lezioni di educazione fisica per mancanza di ausili. Adesso, nelle scuole di Cremona, non è più così. Divisi in quattro elementi, di cui uno su una carrozzina e gli altri tre no, tutti fanno sport insieme. Con un risvolto ancora più importante: quando le carrozzine non sono utilizzate restano in palestra e vengono usate da tutti. «Grazie ai loro docenti – racconta Costantino - i ragazzi si mettono nei panni di chi le deve usare per forza: una grande lezione di vita e di empatia». Da questa collaborazione nasce un progetto, pubblicato anche sulla piattaforma del ministero dell'Istruzione. «La malattia non deve impedire a nessuno di vivere: per me è stata la svolta per cominciare di nuovo a farlo – racconta Costantino – questa è la grande lezione che ho imparato, quattordici anni fa, quando sono rinato»
  3. I LAZZARO DEL 23: Banchieri dagli stipendi stellari, sì, ma non tutti sono uguali. Non se la banca in questione è pubblica, perlomeno. Lo sa bene Luigi Lovaglio, amministratore delegato di Banca Monte dei Paschi di Siena, che nonostante il lavoro svolto finora per risanare l'istituto di credito si ritrova quasi in fondo alla classifica dei ceo di banche più pagati in Italia. Il problema, se così vogliamo chiamarlo, è il "salary cap" stabilito con la Commissione europea in occasione del salvataggio della banca: lo stipendio del manager non può superare di 10 volte la retribuzione media dei dipendenti Mps. E così nel 2023 Lovaglio ha percepito un compenso che non arriva al milione di euro, 947.400 euro per essere precisi, stando a quanto emerso dalla relazione sulla politica di remunerazione 2024. La somma è composta da una parte fissa di 473.700 euro, soggetta al tetto salariale, e da un bonus di pari importo, maturato proprio per aver superato tutti gli obiettivi, compreso un utile di oltre 2 miliardi lo scorso anno e il ritorno a un dividendo dopo oltre due lustri, previo aumento di capitale da 2,5 miliardi nel 2022 sulla cui riuscita pochi, forse, avrebbero scommesso.
    Per fare una comparazione, nel 2020, quando era in Creval, Lovaglio aveva guadagnato oltre 3 milioni. Tra l'altro il top manager di Siena non potrà incassare la quota variabile perché è subordinata all'uscita della partecipazione dello Stato dalla banca.
    Giusto o sbagliato che sia mettere un tetto salariale, sicuramente non è una scelta di mercato. Guardando infatti agli stipendi degli altri ceo di banche, il più pagato è Andrea Orcel, ad di Unicredit, che nel 2023 riceverà un compenso di 9,75 milioni, di cui 3,25 fissi e 6,5 variabili, rispetto ai 7,5 dell'esercizio precedente. Orcel stacca di parecchio il secondo classificato, e cioè Alberto Nagel, numero uno di Mediobanca. Per l'esercizio 2022-23 il banchiere ha ricevuto una remunerazione totale di 5,8 milioni, il 30% in più rispetto ai 4,5 milioni del 2021-22, per via dell'erogazione di una quota dell'incentivo di lungo termine maturato nel piano quadriennale. Nagel supera quindi il ceo di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, che nel 2023 ha percepito un compenso pari a 4,098 milioni divisi tra una componente fissa (2,620 milioni), invariata dal 2016, e 1,478 milioni dalle quote dei premi legati agli anni precedenti. A questo compenso va poi ad aggiungersi la componente in azioni ricevuta, pari a 1,647 milioni, per un totale di 5,745 milioni. Il presidente della banca Gian Maria Gros-Pietro, per intenderci, ha percepito compensi complessivi per 940 mila euro, tanti quanto Lovaglio.
    A seguire ci sono poi il numero uno di Banco Bpm, Giuseppe Castagna, il cui compenso complessivo nel 2023 dovrebbe aggirarsi attorno ai 3 milioni e Piero Luigi Montani, ad di Bper Banca, per il quale al momento è noto solo il compenso dell'esercizio 2022, pari a 1,15 milioni.
    Se si vuole veramente guadagnare come banchiere conviene però andare in altri paesi europei. Nel Vecchio continente il più pagato è senza dubbio Sergio Ermotti, ceo di Ubs, che nei primi nove mesi dal suo insediamento (era il 1° aprile 2023) ha guadagnato 14,4 milioni di franchi (pari a circa 14,7 milioni di euro). Di questi 2,1 milioni costituiscono il salario fisso e 12,3 milioni la parte variabile come "performance award", inevitabilmente legata al gran lavoro di integrazione con la storica rivale Credit Suisse che il top banker sta portando avanti.
    In Spagna troviamo la prima e unica donna cioè Ana Botin di Banco Santander (11,7 milioni nel 2022), seguita nel Regno Unito da C.S. Venkatakrishnan di Barclays (11 milioni) e in Germania da Christian Sewing di Deutsche Bank (9,9 milioni).
  4. L'EREDITA' DI CHIAMPARINO :   «Degrado. Ai tempi delle Olimpiadi 2006 era inimmaginabile che Sestriere si sarebbe ridotto così». Paolo De Chiesa, slalomista della Valanga Azzurra, va all'attacco. «Il paese è in uno stato di abbandono, di incuria. C'è mancanza totale di amor proprio». Il più giovane di quella squadra che scrisse parte della storia della Nazionale italiana di sci alpino, documenta con uno smartphone. Pubblica il video sui social: «Ribelliamoci. Invertiamo la rotta». E a Sestriere, in uno degli ultimi weekend con gli impianti aperti, non si parla d'altro. I maligni mormorano: «Si vorrà candidare». I cauti si informano: «E il sindaco? Come ha risposto?». Tutti ne discutono. «Degrado è eccessivo. La parola corretta è incuria».
    Valanga De Chiesa, verrebbe da dire. A iniziare dal pattinoire. «Pericoloso, abbandonato, con i ferri delle armature che escono da tutte le parti - dice - Dovrebbe esserci un cartello che ne vieta l'ingresso». La neve, va da sé, copre le magagne. E rende tutto poetico. I cavi non si vedono, le bottiglie di birra abbandonate lì accanto sono state tolte. «Lanceremo una gara per costruire un nuovo albergo 4 stelle. Un grosso hotel, vitale per il nostro turismo», rassicura il sindaco Giovanni Poncet. E il pattinaggio? «Sarà ricollocato in un'altra zona del paese».
    De Chiesa annuncia altre puntate della «rassegna sul degrado». Ci sono i muri scrostati delle Torri simbolo del paese e degli ex Villaggi degli atleti delle Olimpiadi. E ancora. La scaletta pericolante di piazza Fraiteve, il parcheggio sulle piste che è una distesa di fango. Il Palazzetto dello Sport che tanto bello non è.
    «Come in tutti i posti ci sono zone più curate e più abbandonate». Fabrizio Benitendi, che Sestriere lo frequenta da una vita ed è pure stato maestro di sci, si tiene lontano dal fuoco incrociato. «Certo, bisognerebbe focalizzarsi sulla manutenzione ordinaria. E pianificare quella straordinaria. Ma tutto questo è da osservare in un'ottica di miglioramento. Abbiamo le piste più belle che ci siano, con pendenze gradevoli e impegnative». Nessuno, sulle piste, apprezza la polemica. «Non serve a nulla. Servono progetti per migliorare ciò che non funziona».
    Ma che voto dareste a Sestriere? Un gruppo di torinesi, che al Colle ha una seconda casa e ci passa le vacanze da oltre trent'anni, si sbilancia. «Con la neve un bel sette. Senza neve? Non classificato». Addirittura? «Massì. La questione non è il pattinaggio. Mancano i servizi per le famiglie, un golf club, una piscina. Quella comunale è chiusa perché non hanno trovato un accordo. Manca un turismo di un certo livello e le strutture alberghiere sono poche e dall'esterno fatiscenti». Monginevro, sostengono, è un vicino scomodo. «Hanno tutto, compreso delle ottime offerte per i giri in bicicletta e tutto ciò che riguarda il turismo alternativo allo sci». Il Trentino Alto Adige? Esempio da imitare, a cui ambire.
    Per rispondere all'attacco dello slalomista, il sindaco sceglie i dati: «Usciamo da due stagioni record e anche questa è stata ottima». Elenca progetti e investimenti. Sulle isole ecologiche, ad esempio. E per rifare il manto stradale. «Ci teniamo più che mai». L'attacco di De Chiesa è stato eccessivo? Poncet non si sbilancia.
    E i torinesi in vacanza riassumono, polemiche a parte: «Sestriere ce l'hai nel cuore. E ci torni sempre per affetto e comodità». Anche se tutto non è perfetto. —

 

 

01.04.24
  1. Un mandato europeo dietro le missioni italiane dai golpisti del Niger
    francesco olivo
    roma
    Le missioni delle autorità italiane in Niger non sono il frutto di un'iniziativa autonoma. Dietro c'è un mandato europeo, con un messaggio da recapitare, «l'Occidente è ancora qui», e un pericolo da scampare, l'egemonia incontrastata di Putin in Africa. Il viaggio a Niamey del generale Giovanni Caravelli, direttore dell'Aise, i servizi di sicurezza esteri, raccontato ieri da La Stampa, e quello di metà marzo del segretario generale della Farnesina Riccardo Guariglia e di Francesco Paolo Figliuolo, Comandante del vertice interforze, nascono da una riunione dei ministri degli Esteri dell'Ue. C'è la politica, insomma, e non solo l'attività di intelligence. La prima cerca una presenza che contrasti le crescenti influenze russe (è di quattro giorni fa l'ultima telefonata di Putin ai leader del Sahel), la seconda si concentra più sulle rotte dei migranti.
    I diplomatici italiani hanno lavorato a lungo su questo dossier. Siamo a fine febbraio e a Bruxelles si parla del caso Niger. Il colpo di Stato del luglio precedente ha avuto come conseguenza la fine dello strapotere francese in uno degli Stati chiave per gestire la lotta al terrorismo e le rotte dei migranti. Le posizioni degli occidentali si distanziano sin dall'inizio. Parigi preme per un intervento militare di una coalizione composta da alcuni Paesi dell'Unione africana. L'Italia è nettamente contraria, come dichiarato dal ministro degli Esteri Antonio Tajani e da quello della Difesa Guido Crosetto. Nel Paese, infatti, dopo il ritiro dei francesi restano i soldati italiani, presenti con la missione Misin, autorizzata nel 2018 dal Parlamento. Per il momento restano anche i militari americani (una base all'aeroporto della capitale e una nel nord per la guerra alle milizie jihadiste). Mentre l'ipotesi dell'intervento armato perde consistenza, l'Ue per mesi non prende una decisione. Alla riunione di febbraio arriva la svolta: il Niger si sta avvicinando a Mali e Burkina Faso, due Stati finiti completamente nelle mani di Mosca e non si può restare a guardare. L'Italia chiede di abbandonare le ipotesi di disimpegno. La Francia, ancora scottata da un colpo di Stato che non ha saputo frenare è contraria, ma Germania, Spagna e Belgio (presidente di turno dell'Ue) sposano la linea pragmatica e anche Borrell si allinea. Quello che Tajani spiega ai colleghi è che essendo saltati tutti i «quadri regionali» bisogna «trovare un dialogo» con le nuove autorità, «non bisogna lasciare un vuoto che potrebbe essere riempito da altri attori concorrenti. Un Sahel senza Ue significa penetrazione politico-militare della Russia ed economica della Cina». L'obiettivo italiano è legato a uno dei punti fissi del governo di destra: il controllo dei flussi migrato(ri. Mohamed Bazoum, il presidente deposto dai militari, aveva inserito un sistema di visti che impediva il passaggio dei gruppi di immigrati verso nord. I golpisti del generale Abdourahamane Tchiani hanno liberalizzato i passaggi alle frontiere, utilizzando le rotte migratorie come strumento di pressione verso gli occidentali.
    Da quelle riunioni di Bruxelles a oggi la questione è diventata ancora più urgente. Da una parte un attacco jihadista ai militari nigerini ha dimostrato che la giunta militare ha bisogno del sostegno dell'Occidente. Dall'altra però sono peggiorate le relazioni di Niamey con gli Stati Uniti (una recente missione di Washington è finita molto male). Un altro degli obiettivi italiani è quello di convincere i nuovi potenti del Niger che chiudere la base americana è un errore, da lì infatti si monitora, attraverso i droni, tutta la regione, strumento decisivo nel contrasto alle milizie islamiste. Il sostegno alla lotta al jihadismo è quello che sta promettendo anche Vladimir Putin: dopo l'uscita di scena della Wagner, la Russia sta rafforzando la sua presenza militare nei Paesi del Sahel schierando forze direttamente controllate dal ministero della Difesa. Mercoledì scorso Putin si è intrattenuto a lungo al telefono con il presidente del Mali, il colonnello Assimi Goita promettendo cooperazione contro «le minacce del terrorismo». La prova che anche nella geopolitica vale la regola: i vuoti si riempiono. Al di là del confine la situazione non è ancora questa: «Non ospiteremo militari russi» è la promessa fatta dai ministri nigerini alle delegazioni italiane. Ma fino a quando? Nel dubbio Figliuolo ha consegnato una promessa di Crosetto: siamo pronti a riattivare l'addestramento per paracadutisti e forze speciali.

 

 

 

ESCLUSIONE COSTITUZIONE DI PARTE CIVILE , COME AZIONISTA ATLANTIA, NEL PROCESSO A CARICO DI CASTELLUCCI PER IL CROLLO DEL PONTE MORANDI

COST PONTE M

 

 

 

 

Diritti degli azionisti

La Direttiva 2007/36/EC stabilisce diritti minimi per gli azionisti delle societa' quotate in Unione Europea. Tale Direttiva stabilisce all'Articolo 9 il diritto degli azionisti a porre domande connesse ai punti all'ordine del giorno dell'assemblea e a ricevere risposte dalle societa' ai quesiti posti.

 

Considerando le difficolta' che spesso si incontrano nel proporre domande e nel ricevere risposte in tempo utile, in particolare per quanto riguarda gli azionisti individuali impossibilitati a partecipare alla assemblea, e considerando che talvolta vi e' poca chiarezza sulle modalita' da seguire per porre domande alle societa',

 

Ritiene la Commissione:

che il diritto degli azionisti a formulare domande e ricevere risposte sia adeguatamente garantito all'interno dell'Unione Europea?

che la possibilita' di porre domande e ottenere risposte solo nel caso l'azionista sia fisicamente presente nell'assemblea sia compatibile con la Direttiva 2007/36/EC?

 

In che modo la Commissione ritiene che le societa' quotate debbano definire e comunicare le modalita' per porre domande da parte degli azionisti, in modo da assicurare che tale diritto sia rispettato appieno? Sergio Cofferati

 

 

IL MIO LIBRO "L'USO DELLA TABELLA MB nei CASI DI PIANI INDUSTRIALI: FIAT, TELECOMITALIA ED ALTRI..." che doveva essere pubblicato da LIBRAMI-NOVARA nel 2004,  e' ora disponibile liberamente  CLICCA QUI 

 

 

In data 3103.14 nel corso dell'assemblea Fiat il presidente J.Elkann mi fa fatto allontanare dalla stessa dalla DIGOS impedendomi il voto eccone la prova:   

DOC DIGOS

 

Sentenze  

1) IL 21.12.12  alle ore 09.00 nel TRIBUNALE TORINO aula 80 C'E'  STATA LA SENTENZA DI ASSOLUZIONE  PER LA QUERELA DELLA  FIAT,  PER QUANTO DETTO nell'ASSEMBLEA FIAT 2008 .UN TENTATIVO DI IMBAVAGLIARMI, AL FINE DI VEDERE COME  DIFENDO I MIEI DIRITTI E DI TUTTI GLI AZIONISTI DI MINORANZA NELLE ASSEMBLEE .

 Mb

SCAPARONE     SENT Mb

il 24.11.14 alle ore 1200 si tenuto al TRIBUNALE DI TORINO aula 50 ingresso 19 l'udienza finale del mio processo d'appello in seguito alla querela di Fiat per aver detto il 27.03.2008 all'assemblea FIAT che ritengo "Marchionne un'illusionista temerario e spavaldo" e che "la sicurezza Fiat e' responsabile della morte di Edoardo Agnelli per omessa vigilanza". In 1° grado ero stato assolto anche in 2° e nuovamente sia FIAT che PG hanno impugnato per ricorso in Cassazione che mi ha negato la libertà di opinione con una sentenza del 14.09.15.

SOTTO POTETE TROVARE LA DOCUMENTAZIONE

SENT 2013   FIAT 2013  PM 2013 SENT 2015  FIAT 2015  PG 2015  SCA 14.11.14 SCA 24.11.14  SENT CASS

2) il 21 FEBBRAIO 2013  GS-GABETTI sono stati condannati per agiotaggio informativo.

SENTENZA DELLA CASSAZIONE SULL'ERRORE DEL TRIBUNALE DI TORINO NELL'ASSOLVERE GABETTI E GRANDE STEVENS

SENT CASS  SENT AP TO

 

Ifil-Exor: no risarcimento a parti civili, Consob punta a Cassazione

Borsa Italiana-21/feb/2013

Come parti civili si erano costituite la Consob e due piccoli azionisti, tra cui Marco Bava, noto per il suo attivismo in molte assemblee. "Non so ...

 

SU INTERNET IL  LIBRO DI GIGI MONCALVO  SULL'OMICIDIO DI EDOARDO AGNELLI

PRES LIBRO   COP LIBRO DICEMBRE

Edoardo, un Agnelli da dimenticare

 

Marco Bernardini non ha le prove del suicidio io ho molte prove dell'omicidio che sono state illustrate in 5 libri di cui l'ultimo e' l'ultimo di Puppo :

EDOARDO AGNELLI, UN GIALLO TROPPO COMPLICATO - DIRITTO DI CRONACA

Ma Lapo ricorda il suo cane :

http://www.today.it/rassegna/morto-cane-lapo-elkann-comodino.html

 

La vostra voce in Europa - Consultazioni aperte - IT

 

 

www.italiachecambia.org

www.jobyourlife.com

www.osservatoriodannoallapersona.org

www.valserena.it PER PRODOTTI NATURALI

 rowdfundingbuzz.it

http:/fliiby.com/marcobava/?utm_source=in150&utm_medium=email&utm_campaign=life_cycle

http://paoloferrarocdd.blogspot.it/

 

Sarà operativa dal 9 gennaio la nuova piattaforma per la risoluzione alternativa delle controversie online messa in campo dalla Commissione europea. Gli organismi di risoluzione alternativa delle controversie (Adr) notificati dagli Stati membri potranno accreditarsi immediatamente, mentre consumatori e professionisti potranno accedere alla piattaforma a partire dal 15 febbraio 2016, all'indirizzo

http://ec.europa.eu/consumers/odr/

 

 

http://www.freevillage.it/ sito avv.Mario Piccolino ucciso il 29.05.15

 

VIDEO Mb

https://youtu.be/ACwrglgdOeA

https://youtu.be/gQoC1u6yWOM

https://youtu.be/pJ3Y_oSqMV8

https://youtu.be/cSQo3ljpM-Y

 

 

 

 http://www.barattobb.it/

 

 

 

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Videoinforma :  www marcobava.it

 

SE VUOI VEDERE COME VA IL MOND0 VAI SU : https://youtu.be/3sqdyEpklFU

 

 

Sistema di Gestione e Controllo PRNN

https://www.mase.gov.it/pagina/pnrr/sistema-di-gestione-e-controllo

 

 

 

 

Le telecomunicazioni sono un asset strategico per la crescita e lo sviluppo sostenibile del Paese. La disponibilità di una infrastruttura di telecomunicazioni performante è determinante ai fini della competitività. È dunque essenziale essere informati su quello che sta accadendo nel settore anche per capire in che direzione sta andando il Paese.

Ecco una lista delle fonti più affidabili.

Mimit: il ministero per le Imprese e Made in Italy è diviso in sezioni. La sezione “Comunicazioni” è organizzata in due sotto-sezioni: una dedicata alla banda ultralarga dove è possibile accedere al catasto delle infrastrutture e al portale bandaultralarga.italia.it dove è possibile monitorare lo stato dei lavori. L’altra sezione è dedicata a Internet con tutte le info relative all’Internet governance, la sicurezza informatica, le autorizzazioni ai provider e la normativa sull’accessibilità. Nella sezione Media disponibili gli ultimi annunci e azioni del ministero per accelerare sulla diffusione della connettività in Italia.

Infratel: la società di Invitalia è impegnata in interventi di infrastrutturazione del Paese, per il superamento del digital divide e l’abilitazione alla diffusione di servizi di connettività avanzati. Si può accedere alla Data Room, lo spazio online progettato per condividere i dati che sono alla base degli interventi di infrastrutturazione digitale su tutto il territorio nazionale. Inoltre è presente il link al portale del piano nazionale banda ultralarga per monitorare lo stato dei lavori e aanche quello del progetto “Wifi Italia”.

Corecom: i Comitati regionali per le comunicazioni sono gli organi funzionali di Agcom sul territorio. Sui portali regionali attività, stato dell’arte sulla diffusione delle reti e ricerche.

FONTI ISTITUZIONALI EUROPEE E INTERNAZIONALI
Dg Connect: è la direzione della Commissione europea per le Reti di comunicazione dove è possibile trovare tutto il programma di lavoro della Commissione, i piani strategici e di gestione e infine le relazioni annuali delle attività con i risultati e risorse utilizzate dalla direzione anno per anno.

Etsi: lo European Telecommunications Standards Institute è un organismo internazionale, indipendente e senza fini di lucro, responsabile della definizione e dell’emissione di standard nel campo delle Tlc in Europa. Tutti gli standard sono disponibili online.

Itu: l’International Communication Union è l’agenzia Onu per le telecomunicazioni. Il portale istituzionale elenca e approfondisce le azioni strategiche che l’ente sta mettendo in campo per ridurre il digital divide in tutto il mondo e una serie di interviste ad esperti e membri dell’Agenzia stessa sulle strategie da adottare per un mondo più connesso.

LE ASSOCIAZIONI ITALIANE
Asstel: l’associazione che raccoglie le grandi telco italiane a disposizione notizie sulle attività, le legislazioni di riferimento del settore e lo stato dell’arte sul mondo del lavoro e sulle relazioni industriali.

Aiip: l’associazione italiana internet provider raccoglie le telco medie e piccole. Sul portale è possibile accedere ai contenuti sulle attività dell’organizzazione e degli associati e sul ruolo delle Pmi del settore per uno sviluppo sostenibile del settore.

Assoprovider: l’associazione rappresenta gli internet service provider. Online sul portale una serie di contenuti su attività, legislazione e strategie.

Quadrato della Radio: raccoglie manager, esperti e ricercatori che “studiano” l’evoluzione delle Tlc in Italia e nel mondo. Sul sito disponibili tutte le attività e le ricerche.

LE ASSOCIAZIONI INTERNAZIONALI
Etno: l’European Telecommunications Network Operators’ Association raccoglie le telco europee. Il sito fornisce aggiornamenti sulle ultime notizie e comunicati stampa relativi alle attività di Etno e all’industria delle telecomunicazioni in generale nonché una serie di documenti, rapporti e pubblicazioni su argomenti chiave per l’industria delle telecomunicazioni.

Ecta: la European Competitive Telecommunications Association raccoglie gli operatori alternativi, compresi gli Mnvo. Su sito le informazioni sull’associazione, comprese le posizioni e le advocacy rispetto ai temi che riguardano gli operatori concorrenti in Europa. Disponibili anche report, analisi e informazioni sulle tendenze del settore.

Ftth Council Europe: è un’organizzazione senza scopo di lucro che rappresenta gli operatori di rete a banda larga in fibra ottica in Europa. Sul portale sono disponibili informazioni sui vantaggi della tecnologia Ftth, report e analisi sugli impatti economici e sociali della fibra su economia e società e risorse tecniche e informative per aiutare le telco nella pianificazione e nella realizzazione di reti Ftth.

Gsma: la Global System for Mobile Communications Association, è un’organizzazione internazionale che rappresenta gli operatori di Tlc mobili di tutto il mondo. Disponibili notizie e aggiornamenti sulle ultime tendenze, innovazioni e sviluppi nel settore delle telecomunicazioni mobili e anche analisi e studi di mercato. Online anche risorse e best practice per gli operatori di telefonia mobile, come linee guida operative, documenti tecnici, standard e regolamenti.

TESTATE E PORTALI ONLINE
CorCom: testata del Gruppo Digital360, è il più importante quotidiano online italiano che si occupa di tematiche inerenti le Tlc. Sono disponibili news, approfondimenti e interviste ai protagonisti del settore che raccontano come sta evolvendo il mondo delle Tlc e l’impatto su economia e società. Ogni giorno è inviata una newsletter con le notizie più rilevanti.

Techflix360: è il nuovo centro di risorse del Gruppo Digital360. Un vero e proprio “knowledge hub” sull’innovazione digitale e le telecomunicazioni che consente di approfondire gli argomenti di interesse attraverso white paper, webcast, eBook, infografiche, webinar.    

Telecompaper: fornisce notizie, analisi, rapporti di settore e servizi di consulenza per le industrie delle telecomunicazioni, dei media e della tecnologia. Telecompaper monitora costantemente l’evoluzione del settore, raccogliendo informazioni da diverse fonti e fornendo aggiornamenti sulle tendenze, gli sviluppi e le innovazioni nel campo delle telecomunicazioni.

Total Telecom: il sito offre notizie, approfondimenti e interviste a protagonisti del settore delle Tlc europeo e internazionale. Disponibili anche podcast e webinar.

Mobile World Live: è una piattaforma online che fornisce notizie, analisi e informazioni sul settore delle telecomunicazioni e della tecnologia mobile. È gestita dalla Gsma e offre una copertura dettagliata degli eventi e delle novità dell’industria, tra cui le ultime tendenze, gli sviluppi tecnologici, le partnership commerciali e le iniziative di innovazione nel campo delle comunicazioni mobili.

Fierce Telecom: il sito online fornisce aggiornamenti sulle ultime tendenze, sviluppi e innovazioni nell’industria delle telecomunicazioni. Fierce Telecom copre una vasta gamma di argomenti, tra cui reti di comunicazione, servizi di connettività, infrastrutture, tecnologie emergenti, regolamentazione e molto altro.

 

 

 

CAMERA DEI DEPUTATI – TESTO UNIFICATO – Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sull’operato del Governo e sulle misure da esso adottate per prevenire e affrontare l’emergenza epidemiologica del COVID- 19

 

 

TO.11.06.23

H2 Mb

l’H2 e’ una riserva di energia non e’ un vettore energetico visto che il suo rapporto energetico e’ di 2 a 1? Per cui la produzione corretta di H2 da stoccaggio e’ a km0 .
Vettore energetico significa trasportare l’energia come il gas la trasporta dai giacimenti nei gas dotti.
H2 e’ una riserva di energia che viene prodotta e conservata in un luogo definito in funzione dell’uso che se ne puo’ fare in una centrale elettrica in termini di tempo oppure per l’auto in termini di spazio per viaggiare . L’H2 e’ un trasporto mediato dell’elettricita’.
Alla base dell’H2 ci sono l’elettricità’ da fonte rinnovabile e l’acqua. Si produce l’H2 perché dove c’e’ bisogno di energia non si può portare con un filo elettrico. Per cui l’H2 e’ una riserva di energia che viene prodotta e posizionata dove e quando serve. Per cui a H2 e non ha senso produrre H2 con elettricità rinnovabile per poi tornare a produrre elettricità. A questo punto ha molto più senso produrre elettricità, prendere un filo elettrico e portare l’elettricità’ dove e quando serve. Ci sono dei casi in cui l’elettricità’ non può essere portata con un filo, come per l’autotrazione e quindi si usa l’H2 come riserva di elettricità da usare in movimento senza un filo o una batteria. Quindi con l’elettricità’ e l’acqua si produce l’H2 , che poi si libera rilasciando elettricità con uno spostamento d’acqua dal luogo di produzione dell’H2 a quello di utilizzo. In una centrale elettrica dove l’H2 viene prodotto per costituire una riserva, quando l’H2 si riutilizza anche l’acqua viene recuperata . Sia per l’autotrazione sia per le centrali elettriche la produzione ottimale e’ a KM0 . Cioe’ il distributore e la produzione di energia elettrica. Ecco perche’ non ha senso H2MED.

PROGETTO ITH2 per;
1) un progetto nazionale integrato energia-clima PNIEC
2) PRODUZIONE DELLA TOYOTA PRIUS H2 A TORINO

Premessa: La produzione dell’H2 e’ quella di una infrastruttura che produca energia rinnovabile con fotovoltaico che non consumi territorio e con boe marine per produrre H2 a KM0 con idrogenatori.

OBIETTIVO : H2 KM0 e’ l’obiettivo finale in quanto il rapporto energico fra la produzione ed il risultato e’ di 2 a 1. Significa che per produrre 1 di H2 con idrogenatore occorre utilizzare 2 energia elettrica. Per cui non hanno senso gli idrogenodotti per trasportare H2, in quanto ha una convenienza produrre H2 dove viene utilizzato. Ecco perche’ ha piu’ senso trasportare l’elettricità con elettrodotti, da fonte rinnovabile per produrre H2 dove quando serve.

A COSA PUO’ SERVIRE L’H2 ?: 2 possono essere gli utilizzi dell’H2
1) Autotrazione
2) Produzione di energia elettrica quando le energie rinnovabili non sono disponibili.

PROGETTI DI SVILUPPO: Sviluppando rapidamente una rete dell’H2 per autotrazione attraverso la GDO ed AUTOGRILL si possono realizzare pensiline fotovoltaiche per produrre energia elettrica per l’H2.
Con una base distributiva dell’H2 si creano le premesse ed un modello europeo per la domanda di H2 e delle auto ad H2 per cui si può arrivare a produrre negli stabilimenti Pininfarina la futura top dell’H2 : TOYOTA PRIUS H2.

Marco BAVA
 

https://www.youtube.com/watch?v=dDCfk3u9vU0 (VIDE MINISTRO PICHETTO)

https://www.youtube.com/watch?v=Cr1FmAgE-WY (video integrale DR QUADRINO)

 

 

BENITO MUSSOLINI : PERDENTE

L’8 settembre 1943 a Modena
La sera dell’8 settembre 1943 il generale Matteo Negro presidia il Palazzo ducale di Modena. I militari presenti sono troppo pochi per tentare una difesa. Diversi sono impegnati nel campo estivo alle Piane di Mocogno, agli ordini del colonnello Giovanni Duca. Negro, tutt’altro che ostile ai nazisti, decide di consegnarsi alle forze occupanti. In città cerca di resistere soltanto un reparto del 6° reggimento di artiglieria, che punta alcuni pezzi contro i nazisti. Poco dopo, tuttavia, il comando ordina di desistere e la Wehrmacht trova via libera.

Il mattino del 9 settembre i modenesi si risvegliano sotto l’occupazione nazista. La situazione è molto confusa, ma il cronista Adamo Pedrazzi non teme che si scatenino particolari violenze. La città sembra ordinata e piuttosto pronta ad abituarsi alla nuova situazione. Le cose sono però molto diverse là dove la fame si fa sentire.

In vari luoghi della provincia i civili prendono d’assalto ammassi e salumifici per evitare che le scorte finiscano nelle mani dei militari. I più disperati cercano di accaparrarsi quel cibo che è sempre più raro. Da qualche parte la foga è tale da generare veri e propri pericoli. A Castelnuovo Rangone i nazisti intervengono con le armi mentre tante persone cercano di portare via qualcosa dal salumificio Villani.

Passano alcuni giorni e la situazione diventa più chiara. I nazisti non sembrano voler infierire con la violenza, ma i fascisti della Repubblica sociale italiana si mostrano subito determinati ad affermare la propria autorità. Pretendono che le famiglie restituiscono il cibo prelevato dagli ammassi e gli oggetti abbandonati dai militari in fuga. Non vogliono che nessuno sgarri. Pur di evitare il tradimento del patto con la Germania nazista, sono disposti a scatenare una guerra civile.

 

STRAGI DI STATO PER SPECULAZIONE INTERNAZIONALE  DA VACCINI

«Qual è l’incidenza assoluta di ictus ischemico e attacco ischemico transitorio dopo una vaccinazione bivalente COVID-19?».

A questa domanda hanno cercato di rispondere in uno studio pubblicato su MedRxiv i ricercatori del Kaiser Permanente Katie Sharff, Thomas K Tandy, Paul F Lewis ed Eric S Johnson che hanno rilevato ben 100mila casi di ictus ischemico tra pazienti americani over 65 del Nord-Ovest vaccinati con i sieri genici mRNA Pfizer o Moderna.

L’ischemia cerebrale è una condizione in cui il cervello non riceve abbastanza sangue da soddisfare i suoi bisogni metabolici. La conseguente carenza di ossigeno può portare alla morte del tessuto cerebrale, e di conseguenza all’ictus ischemico. E’ pertanto una patologia che mette in correlazione due note reazioni avverse dei sieri genici Covid mRNA o mDNA: le patologie cardiovascolari e quelle neurocerebrali, vergognosamente occultate dalla Pfizer nei suoi trial clinici.

«Abbiamo condotto uno studio di coorte retrospettivo su pazienti Kaiser Permanente Northwest (KPNW) di età pari o superiore a 18 anni che sono stati vaccinati con la formulazione Pfizer o Moderna del vaccino bivalente COVID19 tra il 1 settembre 2022 e il 1 marzo 2023. I pazienti sono stati inclusi nello studio studiare se fossero iscritti al KP al momento della vaccinazione e durante il periodo di follow-up di 21 giorni. Abbiamo replicato la metodologia di analisi del ciclo rapido Vaccine Safety Datalink (VSD) e cercato possibili casi di ictus ischemico o TIA nei 21 giorni successivi alla vaccinazione utilizzando i codici diagnostici ICD10CM sia nella posizione primaria che in qualsiasi posizione».

E’ quanto si legge nell’Abstract della ricerca intitolata “Rischio di ictus ischemico dopo la vaccinazione di richiamo bivalente COVID-19 in un sistema sanitario integrato (Risk of Ischemic Stroke after COVID-19 Bivalent Booster Vaccination in an Integrated Health System)”.

Lo studio dei ricercatori americani di Kaiser Permanente – link a fondo pagina

«Abbiamo aspettato 90 giorni dalla fine del follow-up (21 marzo 2023) per l’accumulo completo dei dati non KP prima di analizzare i dati per tenere conto del ritardo nell’elaborazione delle richieste di risarcimento assicurativo al di fuori dell’ospedale – proseguono i ricercatori di Kaiser Permanente – Due medici hanno giudicato possibili casi rivedendo le note cliniche nella cartella clinica elettronica. Le analisi sono state stratificate per età pari o superiore a 65 anni per consentire confronti con i VSD che hanno riferito alla riunione dell’Advisory Committee on Immunization Practices (ACIP) l’incidenza di ictus ischemico o TIA (incidenza riportata da VSD; 24,6 casi di ictus ischemico o TIA per 100.000 pazienti vaccinato)».

I risultati dello studio sono stati sconcertanti ed hanno confermato anche la ricerca tedesca che per prima aveva segnalato la pericolosità dei booster bivalenti che erano stati testati solo sui topi ma, nonostante ciò, furono raccomandati dal Dipartimento della Salute USA e dal Ministero della Salute italiano anche per i bambini.

«L’incidenza di ictus ischemico o TIA è stata di 34,3 per 100.000 (IC al 95%, da 17,7 a 59,9) nei pazienti di età pari o superiore a 65 anni che hanno ricevuto il vaccino bivalente Pfizer, sulla base di un codice diagnostico nella posizione primaria del pronto soccorso o dell’ospedale scarico. L’incidenza è aumentata a 45,7 per 100.000 (IC 95% da 26,1 a 74,2) quando abbiamo ampliato la ricerca a una diagnosi in qualsiasi posizione e non ci siamo pronunciati per la conferma. Tuttavia, la maggior parte di queste diagnosi aggiuntive di ictus apparente o TIA erano diagnosi di falsi positivi basate sul giudizio dei medici. La stima dell’incidenza basata sulla posizione primaria concordava strettamente con la stima dell’incidenza basata su qualsiasi posizione e giudizio medico: 37,1 su 100.000 (IC 95% da 19,8 a 63,5). Il 79% dei casi di ictus ischemico sono stati ricoverati in ospedali non di proprietà del sistema di consegna integrato».

«Abbiamo identificato un aumento del 50% nell’incidenza di ictus ischemico per 100.000 pazienti di età pari o superiore a 65 anni vaccinati con il vaccino bivalente Pfizer, rispetto ai dati presentati dal VSD. Il 79% dei casi di ictus ischemico sono stati ricoverati in ospedali che non sono di proprietà del sistema di consegna integrato e un ritardo nell’elaborazione delle richieste di risarcimento assicurative esterne all’ospedale è stato probabilmente responsabile della discrepanza nell’accertamento dei casi di ictus ischemico. Il giudizio medico di tutti i casi in questo studio ha consentito stime accurate dell’incidenza assoluta dell’ictus per 100.000 destinatari del vaccino ed è utile nel calcolo del beneficio netto per le raccomandazioni politiche e il processo decisionale condiviso».

«Poiché i vaccini COVID-19 caricano il corpo con il codice genetico per la proteina trombogenica e letale Wuhan Spike, coloro che prendono un vaccino sono vulnerabili a una catastrofe se vengono infettati da SARS-CoV-2 dopo aver recentemente preso uno dei vaccini» il famoso cardiologo americano Peter McCullough ha commentato così lo studio del professor Fadi Nahab dei Dipartimenti di Neurologia e Pediatria della Emory University a cui avevamo dedicato ampio risalto.

«Nahab e colleghi di Emory hanno analizzato un database statale di destinatari del vaccino COVID-19. Circa 5 milioni di georgiani adulti hanno ricevuto almeno un vaccino COVID-19 tra dicembre 2020 e marzo 2022: il 54% ha ricevuto BNT162b2, il 41% ha ricevuto mRNA-1273 e il 5% ha ricevuto Ad26.COV2.S. Quelli con concomitante infezione da COVID-19 entro 21 giorni dalla vaccinazione avevano un aumentato rischio di ictus ischemico (OR = 8,00, 95% CI: 4,18, 15,31) ed emorragico (OR = 5,23, 95% CI: 1,11, 24,64)» scrive McCullough nel suo Substack citando l’abstract dello studio.

«Questa analisi mostra uno dei tanti grandi pericoli presenti nello sviluppo e nel lancio rapidi di un vaccino senza una sicurezza e un monitoraggio dei dati sufficienti. L’ictus è un risultato devastante e sembra che un gran numero di casi debilitanti avrebbe potuto essere evitato se i vaccini COVID-19 fossero stati ritirati dal mercato nel gennaio 2021 per eccesso di mortalità. I pazienti in questo studio sarebbero stati risparmiati da ictus e disabilità» aggiunge il cardiologo americano rilevando l’importanza dello studio.

Verissimo! Ma quanti ictus avrebbero potuto essere evitati se lo studio fosse stato revisionato e pubblicato mesi fa sia sulla prestigiosa rivista che poi su PUBMED, la libreria scientifica dell’Istituto Nazionale della Salute americano (NIH) che l’ha ripreso?

 

Il 13 novembre, mi sono unito alla deputata statunitense Marjorie Taylor Greene e a sette suoi colleghi repubblicani della Camera, in un'audizione intitolata Injuries Caused by COVID-19 Vaccines, che ha esplorato i potenziali collegamenti tra la vaccinazione COVID-19 e gli eventi avversi tra cui miocardite, pericardite e coaguli di sangue. , danni neurologici, arresto cardiaco, aborti spontanei, problemi di fertilità e altro ancora. Il gruppo ha ascoltato le testimonianze sugli eventi avversi dei vaccini da parte degli esperti medici Dr. Robert Malone e Dr. Kimberly Biss e ha anche ascoltato l'avvocato Thomas Renz che rappresentava gli informatori del Dipartimento della Difesa (DOD) che hanno rivelato aumenti di diagnosi mediche tra i membri del servizio registrati in un DOD Banca dati. Scopri di più in questo comunicato stampa .

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LEGGI - New York Post: Il senatore Johnson richiede un colloquio con il consigliere di Fauci, i dati chiave del COVID "profondamente preoccupati" sono stati distrutti

VEDI - Post su X: "E-mail confidenziale del consulente di Fauci che descrive in dettaglio gli sforzi per eludere la mia supervisione sulle origini del COVID-19 . Maggiori dettagli nel comunicato stampa.

GUARDA - Solo la Notizia: "Nessuno vuole ammettere di aver sbagliato". - Il senatore Johnson sugli ultimi numeri del vaccino COVID

 

Il British Medical Journal ha accusato la Food and Drug Administration, l’ente americano regolatore dei farmaci, di aver occultato il risultato di un grande studio di farmacovigilanza attiva, quindi non basato solo su segnalazioni individuali e gratuite a database (EudraVigilance gestita da EMA nell’Unione Europea e VAERS da CDC negli Stati Uniti), si è invece concentrato anche sul follow-up di alcuni vaccinati.

La ricerca statistica denominata “Sorveglianza della sicurezza del vaccino COVID-19 tra le persone anziane di età pari o superiore a 65 anni” è stata finalmente rilasciata dalla FDA e pubblicata il 1° dicembre 2022 dalla rivista specializzata Journal of Vaccine and Elsevier di Science Direct.

Il primo firmatario è Hui-Lee Wong, Direttrice associata per l’innovazione e lo sviluppo dell’Ufficio di biostatistica ed epidemiologia, Centro per la valutazione biologica della Food and Drug Administration statunitense, Silver Spring, MD, USA. Lo studio si concentra sui dati relativi a 30.712.101 persone anziane.

 

 

DOPO I VACCINI 15 INCIDENTI DI BUS PER MALORI DEI CONDUCENTI

Piazzola sul Brenta (PD), Marzo 2022, “Malore dopo l’incidente a Piazzola sul Brenta, grave un autista di bus. Il conducente 44enne ha tamponato un autocarro. Dopo la telefonata a BusItalia si è accasciato sul volante perdendo i sensi”;
Cesena, Dicembre 2022, “Cesena, malore mentre guida l’autobus: 9 auto danneggiate”;
Trento, Aprile 2023, “Paura a Trento, l’autista ha un malore e il bus esce di strada: il mezzo resta in bilico sul muretto del giardino di una casa”;
La Spezia, Maggio 2022, “Malore improvviso per l’autista dello scuolabus, mezzo fa un volo di venti metri”, Catania, Ottobre 2022, “Catania: autista si sente male, bus si schianta”;
Limone Piemonte, Marzo 2023, “maestra interviene per malore autista”;
Sandrà di Castelnuovo del Garda (VR), “Verona, l’autista ha un malore: il bus degli studenti esce di strada e finisce in un vigneto” (conducente di soli 26 anni);
Alessandria, Aprile 2022, “Autista di pullman muore alla guida per un malore”;
Settingiano (CZ), Luglio 2023, “Accosta ai primi sintomi: autista salva passeggeri bus prima di morire di infarto”;
Venezia, Ottobre 2022, “Malore improvviso prima di prelevare una scolaresca: Oscar Bonazza muore a 63 anni;
Roma, Dicembre 2022, “Roma, bus con 41 bimbi a bordo finisce fuori strada per malore autista”;
Cittadella (PD), Gennaio 2023, “Autista di scuolabus muore alla guida per un malore e centra un pullman a Cittadella. Il conducente aveva appena lasciato gli alunni a scuola”;
Genova, Luglio 2023, “Autobus sbanda e colpisce le auto in sosta per un malore dell’autista. L’autista è stato accompagnato al Pronto soccorso un condizioni di media gravità”;
Cagliari, Maggio 2023, “Malore improvviso, l’autista perde il controllo del bus, esce di strada e abbatte due semafori: strage sfiorata”;
Piacenza, Aprile 2023, “Autobus di linea contro un albero dopo il malore dell’autista”… Il più curioso, guardacaso, è poi questo;
L’Aquila, Luglio 2023, “Troppo caldo a bordo del bus, autista dell’Azienda mobilità aquilana (Ama) viene colpito da un malore”.

 

27.11.23

Su 326 autopsie di vaccinati morti «un totale di 240 decessi (73,9%) sono stati giudicati in modo indipendente come direttamente dovuti o a cui ha contribuito in modo significativo la vaccinazione COVID-19».

A scriverlo nero su bianco è una ricerca pubblicata in pre-print (ovvero ancora in attesa di revisione paritaria che potrebbe arrivare tra un mese o tra due anni) dal sito Zenodo che non può essere ritenuta una piattaforma poco affidabile in quanto è gestito dal CERN per OpenAIRE.

Zenodo è un archivio open access per le pubblicazioni e i dati da parte dei ricercatori. Il suo nome deriva da Zenodotos di Ephesos, il primo Direttore della grande biblioteca di Alessandria che ha messo le basi per la costruzione della biblioteconomia.

L’Organizzazione europea per la ricerca nucleare, comunemente conosciuta con la sigla CERN, è il più grande laboratorio al mondo di fisica delle particelle, posto al confine tra la Francia e la Svizzera, alla periferia ovest della città di Ginevra, nel comune di Meyrin. La convenzione che lo istituiva fu firmata il 29 settembre 1954 da 12 stati membri mentre oggi ne fanno parte 23 più alcuni osservatori, compresi stati extraeuropei.

OpenAIRE è un partenariato senza scopo di lucro di 50 organizzazioni, fondato nel 2018 come entità giuridica greca, OpenAIRE A.M.K.E, per garantire un’infrastruttura di comunicazione accademica aperta e permanente a sostegno della ricerca europea.

Lo studio è stato presentato dal laureato in science (BS) Nicolas Hulscher presso il Dipartimento di Epidemiologia dell’Università del Michigan lo scorso venerdì 17 novembre 2023 durante una “poster session”. In ambito accademico l’esposizione di un “poster”, in un congresso o una conferenza con un focus accademico o professionale, è la presentazione di informazioni di ricerca sotto forma di poster cartaceo che i partecipanti alla conferenza possono visualizzare.

Il giovane Hulsher è stato accreditato con un progetto approvato denominato “Systematic Review of Autopsy Findings in Deaths after COVID-19 Vaccination – Revisione sistematica dei risultati dell’autopsia nei decessi dopo la vaccinazione COVID-19” in cui ha potuto fregiarsi di mentor senior di fama mondiale soprattutto nell’ambito delle inchieste sui danni da sieri genici mRNA o mDNA.

McCullough, che ha dato risalto all’evento sul suo substack, è il noto cardiologo americano che per primo ha denunciato i pericoli di miocarditi letali, confermati dagli studi FDA, CDC e infine anche dall’EMA, mentre Makis è l’oncologo canadese che ha scoperto il fenomeno del turbo-cancro.

Nei mesi scorsi lo studio era stato pubblicato anche dalla nota rivista britannica The Lancet che però lo aveva ritirato dopo 24 ore perché aveva scatenato – giustamente – una bufera sui media, sui social e di conseguenza nella comunità scientifica internazionale.

presentazione ufficiale presso l’Università de Michigan e dalla pubblicazione sul sito Zenodo gestito dal CERN.

D’altronde soltanto una volontà paranoica di censura potrebbe oscurarlo essendo basato su una semplice analisi di documenti pubblicati sul più importante archivio medico del mondo: la libreria PUBMED gestita dall’NIH, ovvero l’Istituto Nazionale per la Salute del Governo USA.

«Il rapido sviluppo e l’ampia diffusione dei vaccini contro il COVID-19, combinati con un elevato numero di segnalazioni di eventi avversi, hanno portato a preoccupazioni sui possibili meccanismi di danno, tra cui la distribuzione sistemica delle nanoparticelle lipidiche (LNP) e dell’mRNA, il danno tissutale associato alle proteine ​​spike, la trombogenicità, disfunzione del sistema immunitario e cancerogenicità. Lo scopo di questa revisione sistematica è indagare i possibili collegamenti causali tra la somministrazione del vaccino COVID-19 e la morte utilizzando autopsie e analisi post mortem».

Si legge nell’Abstract della ricerca che fa riferimento a problematiche già certificate separatamente da altre decine di studi  come quello del biochimico italiano Gabriele Segalla sulle nanoforme e sugli eccipienti tossici del siero genico Comirnaty di Pfizer-Biontech autorizzato dall’European Medicines Agency nonostante non potesse “non sapere della tossicità delle inoculazioni”.

«Abbiamo cercato tutti i rapporti autoptici e necroscopici pubblicati relativi alla vaccinazione COVID-19 fino al 18 maggio 2023 – riferiscono Hulsher et al. – Inizialmente abbiamo identificato 678 studi e, dopo lo screening dei nostri criteri di inclusione, abbiamo incluso 44 documenti che contenevano 325 casi di autopsia e un caso di necroscopia. Tre medici hanno esaminato in modo indipendente tutti i decessi e hanno determinato se la vaccinazione contro il COVID-19 fosse la causa diretta o avesse contribuito in modo significativo alla morte».

«Il sistema di organi più implicato nella morte associata al vaccino COVID-19 è stato il sistema cardiovascolare (53%), seguito dal sistema ematologico (17%), dal sistema respiratorio (8%) e da sistemi multipli di organi (7%). In 21 casi sono stati colpiti tre o più apparati. Il tempo medio dalla vaccinazione alla morte è stato di 14,3 giorni. La maggior parte dei decessi si è verificata entro una settimana dall’ultima somministrazione del vaccino. Un totale di 240 decessi (73,9%) sono stati giudicati in modo indipendente come direttamente dovuti o a cui ha contribuito in modo significativo la vaccinazione COVID-19» si legge nello studio consultabile su Zenodo (link a fondo pagina).

Ecco quindi le considerazioni finali dei ricercatori scientifici e medici:

«La coerenza osservata tra i casi in questa revisione con eventi avversi noti del vaccino COVID-19, i loro meccanismi e il relativo eccesso di morte, insieme alla conferma dell’autopsia e alla decisione della morte guidata dal medico, suggerisce che esiste un’alta probabilità di un nesso causale tra COVID-19 vaccini e morte nella maggior parte dei casi. Sono necessarie ulteriori indagini urgenti allo scopo di chiarire i nostri risultati».

«Il sistema di organi più implicato nella morte associata al vaccino COVID-19 è stato il sistema cardiovascolare (53%), seguito dal sistema ematologico (17%), dal sistema respiratorio (8%) e da sistemi multipli di organi (7%). In 21 casi sono stati colpiti tre o più apparati. Il tempo medio dalla vaccinazione alla morte è stato di 14,3 giorni. La maggior parte dei decessi si è verificata entro una settimana dall’ultima somministrazione del vaccino. Un totale di 240 decessi (73,9%) sono stati giudicati in modo indipendente come direttamente dovuti o a cui ha contribuito in modo significativo la vaccinazione COVID-19» si legge nello studio consultabile su Zenodo (link a fondo pagina).

Ecco quindi le considerazioni finali dei ricercatori scientifici e medici:

«La coerenza osservata tra i casi in questa revisione con eventi avversi noti del vaccino COVID-19, i loro meccanismi e il relativo eccesso di morte, insieme alla conferma dell’autopsia e alla decisione della morte guidata dal medico, suggerisce che esiste un’alta probabilità di un nesso causale tra COVID-19 vaccini e morte nella maggior parte dei casi. Sono necessarie ulteriori indagini urgenti allo scopo di chiarire i nostri risultati».

 

La ricerca pubblicata sul sito Zenodo gestito dal CERN – link al fondo dell’articolo tra le fonti

 

 

Brevetto Moderna ammette i problemi di tumori nel DNA da laboratorio

Bre

 

Leggiamo infatti nel brevetto dell’agosto 2019 sui vaccini mRNA contro il virus parainfluenzale umano 3 (HPIV-3) quanto segue:

“L’iniezione diretta di DNA geneticamente modificato (ad esempio DNA plasmidico nudo) in un ospite vivente fa sì che un piccolo numero delle sue cellule producano direttamente un antigene, determinando una risposta immunologica protettiva. Da questa tecnica, tuttavia, derivano potenziali problemi, inclusa la possibilità di mutagenesi inserzionale, che potrebbe portare all’attivazione di oncogeni o all’inibizione di geni oncosoppressori”.

La soppressione del gene che contrasta lo sviluppo dei tumori è proprio quel meccanismo che molti oncologi ritengono sia responsabile delle forme anomale di turbo-cancro rilevate tra le persone vaccinate coi sieri genici mRNA Covid

 

21.10.23

Giovedì Health Canada ha confermato la presenza di contaminazione del DNA nei vaccini Pfizer COVID-19 e ha anche confermato che Pfizer non ha rivelato la contaminazione all’autorità sanitaria pubblica. La contaminazione del DNA include il promotore e potenziatore Simian Virus 40 (SV40) che Pfizer non aveva precedentemente rivelato e che secondo alcuni esperti rappresenta un rischio di cancro a causa della potenziale integrazione con il genoma umano.

Health Canada, l’autorità sanitaria pubblica del paese, ha dichiarato a The Epoch Times che mentre Pfizer ha fornito le sequenze complete di DNA del plasmide nel suo vaccino al momento della presentazione iniziale, il produttore del vaccino “non ha identificato specificamente la sequenza SV40”.

“Health Canada si aspetta che gli sponsor identifichino qualsiasi sequenza di DNA biologicamente funzionale all’interno di un plasmide (come un potenziatore SV40) al momento della presentazione”, ha affermato.

L’ammissione di Health Canada è arrivata dopo che due scienziati, Kevin McKernan e Phillip J. Buckhaults, Ph.D., hanno scoperto la presenza di DNA plasmidico batterico nei vaccini mRNA COVID-19 a livelli potenzialmente 18-70 volte superiori ai limiti stabiliti dagli Stati Uniti. Food and Drug Administration (FDA) e Agenzia europea per i medicinali. L’immunologo virale Dr. Byram Bridle dell’Università di Guelph in Canada, commentando l’ammissione di Health Canada ha scritto sul suo Substack: “Questa è un’ammissione di proporzioni epiche”.

Bridle ha anche scritto:

“Bisogna chiedersi perché la Pfizer non abbia voluto rivelare la presenza di una sequenza di DNA biologicamente funzionale a un ente regolatore sanitario. Alla Pfizer è stato richiesto di rivelare alle agenzie di regolamentazione sanitaria tutte le sequenze bioattive nel DNA plasmidico batterico utilizzato per produrre le loro iniezioni.Bridle ha osservato che sono trascorsi “818 giorni in totale” da quando l’Università di Guelph gli ha vietato di accedere al suo ufficio e al suo laboratorio per aver tentato di condurre ricerche simili, mentre altri ricercatori “sono stati al centro di attacchi da parte di molti cosiddetti ‘esperti di disinformazione’, ” anche se nessuno “è stato in grado di confutare le proprie scoperte”. L’immunologa, biologa e biochimica Jessica Rose, Ph.D., ha dichiarato a The Defender: “DNA residuo è stato trovato nei prodotti Pfizer e Moderna – e soprattutto Pfizer -, in fiale più vecchie e più nuove, incluso il monovalente per adulti XBB.1.5 [ vaccino].”

Rose ha affermato che ciò indica che tale contaminazione “è un problema continuo”.

In osservazioni separate fatte mercoledì al programma “Good Morning CHD” di CHD.TV, Rose ha detto che McKernan “ha anche esaminato il vaccino Janssen [Johnson & Johnson] e ha scoperto DNA residuo a livelli molto alti”.  “Il DNA plasmidico viene utilizzato nella produzione di vaccini mRNA e dovrebbe essere rimosso a un livello inferiore a una soglia stabilita dalle agenzie di regolamentazione sanitaria prima che il prodotto finale venga rilasciato per la distribuzione”, ha riferito The Epoch Times.

La scoperta di McKernan ha reso “possibile per Health Canada confermare la presenza del potenziatore sulla base della sequenza di DNA plasmidico presentata da Pfizer rispetto alla sequenza del potenziatore SV40 pubblicata”, ha affermato Health Canada.

L’SV40 è spesso utilizzato nella terapia genica per la sua capacità unica di trasportare geni alle cellule bersaglio.

Nel processo di produzione del vaccino, l’SV40 “viene utilizzato come potenziatore per guidare la trascrizione genetica”, ha scritto The Epoch Times. McKernan il mese scorso “ha avvertito che la presenza di plasmidi di DNA nei vaccini significa che potrebbero potenzialmente integrarsi nel genoma umano”.

Descrivendo la ricerca di McKernan come “ineccepibile”, Kirsch ha scritto sul suo Substack: “Il DNA dura per sempre e, se si integra nel tuo genoma, produrrai il suo prodotto per sempre”.

“Ciò può far sì che la cellula appena programmata si riproduca e produca mRNA con le risultanti proteine ​​spike per un tempo sconosciuto, potenzialmente per sempre e persino per la generazione successiva”.

 

23.09.23

L'Asl To5 l'aveva sospesa nel periodo Covid perché non vaccinata bloccando la retribuzione, ora dovrà restituire stipendi e interessi
Il tribunale dà ragione alla dipendente No Vax
massimiliano rambaldi
L'Asl To 5 l'aveva sospesa dal suo lavoro d'ufficio nel periodo Covid, perché si era rifiutata di vaccinarsi interrompendole anche il pagamento dello stipendio. Una volta rientrata, alla fine delle restrizioni previste, la donna aveva fatto causa all'azienda sanitaria nonostante in quel periodo ci fossero delle direttive ben chiare sull'obbligo vaccinale. Dieci giorni fa la decisione, per certi versi inaspettata, del tribunale del lavoro di Torino: con la sentenza 1552 i giudici hanno infatti accolto il ricorso della dipendente, accertando e dichiarando «l'illegittimità della sospensione dal servizio – si legge nel documento pubblicato dall'azienda sanitaria di Chieri – condannando quindi l'Asl To 5 a corrispondere alla dipendente il trattamento retributivo richiesto, oltre agli interessi, rivalutazione e compensazione delle spese di lite». In sostanza, secondo quel giudice, l'Asl non poteva sospendere la donna dal posto di lavoro e men che meno negarle lo stipendio. E ora, nell'immediato, dovrà pagarle tutto, interessi compresi nonché le spese legali. Questo perché, nonostante l'azienda sanitaria abbia già deciso di ricorrere in appello contro tale sentenza: «in ragione della provvisoria esecutività della stessa – spiegano dalla direzione nella medesima documentazione - pur non essendo passata in giudicato, l'Asl è tenuta all'ottemperanza». Gli importi dovuti e i giorni di sospensione della dipendente non sono stati resi noti.
La dipendente in questione lavora in ambito amministrativo e non è a contatto con pazienti di un ospedale specifico. Ricordiamo tutti, però, che il governo si era dimostrato estremamente rigoroso contro chi non voleva ricevere il vaccino. In assenza di motivazioni valide (l'unica accettata era una certificata grave patologia pregressa) la persona no vax non poteva più esercitare la propria professione e, qualora fosse stato possibile, doveva essere destinata a mansioni alternative. In caso di impossibilità a spostamenti, sarebbe scattata l'immediata sospensione non retribuita che poteva terminare solo una volta effettuata la vaccinazione. Altrimenti il divieto di andare al lavoro sarebbe continuato fino al completamento della campagna vaccinale. In sostanza quello che è capitato nel caso in questione. La dipendente aveva però deciso di intraprendere le vie legali perché pretendeva di essere regolarmente pagata e di lavorare ugualmente, anche senza aver seguito il percorso anti Covid. Presentando a sua difesa documentazioni che il giudice del lavoro, a quanto pare, ha ritenuto valide. «La decisione e la linea interpretativa del tribunale del lavoro non può essere condivisa – spiegano dall'azienda sanitaria -, in quanto non è coerente con il dispositivo contenuto nel decreto legge 172 del 2021, anche alla luce del diverso orientamento espresso sul punto dalla Corte d'Appello di Torino, sezione lavoro». Immediata quindi la decisione di ricorrere in appello, affidando la questione ai legali di fiducia.

 

 

 

22.09.23

Testimonianza coraggiosa del dottor Phillip Buckhaults dell'Università della Carolina del Sud.

I “vaccini” Covid non sono stati adeguatamente testati e i loro danni non sono stati adeguatamente indagati. La FDA e il CDC devono ammettere i propri fallimenti normativi ed essere onesti con il pubblico.

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17.09.23

La Ricerca delle Università Australiane basata su 253 Studi Internazionali
L’hanno pubblicata gli scienziati autraliani Peter I Parry dell’Unità clinica di ricerca sulla salute dei bambini, Facoltà di Medicina, Università del Queensland, South Brisbane, Australia, Astrid Lefringhausen, Robyn Cosford e Julian Gillespie, Children’s Health Defense (Capitolo Australia), Huskisson, Conny Turni, Ricerca microbiologica, QAAFI (Queensland Alliance for Agriculture and Food Innovation), Università del Queensland, St. Lucia, Christopher J. Neil, Dipartimento di Medicina, Università di Melbourne, Melbourne, e Nicholas J. Hudson, Scuola di Agricoltura e Scienze Alimentari, Università del Queensland, Brisbane.

E’ un colossale lavoro di letteratura scientifica basato su ben 253 studi nei quali vengono citati i più significativi sulla tossicità della proteina Spike e dei vaccini che la innesca nell’organismo attraverso i vettori mRNA. Vengono infatti menzionati lavori sulle malattie autoimmuni della biofisica Stephanie Seneff, scienziata del prestigioso MIT (Massachusetts Institute of Technology) di Cambridge, del cardiologo americano Peter McCullough (fonte 29 nello studio linkato a fondo pagina), quelli sui rischi di tumori dell’oncologo britannico Angus Dalgleish (fonti 230-231), quelli dell’esperto di genomica Kevin McKernan sulla replicazione cellulare dei plasmidi di Dna Spike nel corpo umano (fonte 91), quelli della chimica americana Alana F. Ogatache fu tra le prime a denunciare la pericolosità dei sieri genici mRNA Moderna (fonte 52), ed ovviamente non poteva mancare lo strepitoso e rivoluzionario del biochimico italiano Gabriele Segalla sulle nanoparticelle tossiche del vaccino Comirnaty di Pfizer-Biontech (fonte 61).

“Spikeopatia”: la proteina Spike del COVID-19 è patogena, sia dall’mRNA del virus che da quello del vaccino.
di Parry et al. – pubblicata in origine su Biomedicine (link allo studio completo a fondo pagina)

La pandemia di COVID-19 ha causato molte malattie, molti decessi e profondi disagi alla società. La produzione di vaccini “sicuri ed efficaci” era un obiettivo chiave per la salute pubblica. Purtroppo, tassi elevati senza precedenti di eventi avversi hanno messo in ombra i benefici. Questa revisione narrativa in due parti presenta prove dei danni diffusi dei nuovi vaccini anti-COVID-19 mRNA e adenovettoriali ed è innovativa nel tentativo di fornire una panoramica approfondita dei danni derivanti dalla nuova tecnologia nei vaccini che si basavano sulla produzione di cellule umane di un antigene estraneo che presenta evidenza di patogenicità.

Questo primo articolo esplora i dati sottoposti a revisione paritaria in contrasto con la narrativa “sicura ed efficace” collegata a queste nuove tecnologie. La patogenicità delle proteine ​​spike, denominata “spikeopatia”, derivante dal virus SARS-CoV-2 o prodotta dai codici genetici del vaccino, simile a un “virus sintetico”, è sempre più compresa in termini di biologia molecolare e fisiopatologia.

La trasfezione farmacocinetica attraverso tessuti corporei distanti dal sito di iniezione mediante nanoparticelle lipidiche o trasportatori di vettori virali significa che la “spikeopatia” può colpire molti organi. Le proprietà infiammatorie delle nanoparticelle utilizzate per trasportare l’mRNA; N1-metilpseudouridina impiegata per prolungare la funzione dell’mRNA sintetico; l’ampia biodistribuzione dei codici mRNA e DNA e le proteine ​​spike tradotte, e l’autoimmunità attraverso la produzione umana di proteine estranee, contribuiscono agli effetti dannosi.

Questo articolo esamina gli effetti autoimmuni, cardiovascolari, neurologici, potenziali oncologici e le prove autoptiche per la spikeeopatia. Con le numerose tecnologie terapeutiche basate sui geni pianificate, una rivalutazione è necessaria e tempestiva.

Discussione

Abbiamo iniziato questo articolo citando la risposta dell’ente regolatore sanitario australiano, il TGA, alla domanda di un senatore australiano sui rischi dei vaccini genetici che inducono le cellule umane a produrre la proteina spike SARS-CoV-2. La risposta è stata che la proteina Spike non era un agente patogeno. Abbiamo presentato prove significative che la proteina spike è patogena. Ciò vale quando fa parte del virus, quando è libero ma di origine virale e quando è prodotto nei ribosomi dall’mRNA dei vaccini COVID-19 mRNA e adenovettoreDNA. I meccanismi fisiopatologici d’azione della proteina spike continuano ad essere chiariti.

Abbiamo stabilito che la proteina spike provoca danni legandosi al recettore ACE-2 e quindi sottoregolando il recettore, danneggiando le cellule endoteliali vascolari. La proteina spike ha un dominio legante simile alla tossina, che si lega a α7 nAChR nel sistema nervoso centrale e nel sistema immunitario, interferendo così con le funzioni di nAChR, come la funzione di ridurre l’infiammazione e le citochine proinfiammatorie, come IL-6. Il collegamento con le malattie neurodegenerative avviene anche attraverso la capacità della proteina “spike” di interagire con le proteine che formano l’amiloide leganti l’eparina, avviando l’aggregazione delle proteine cerebrali.

La persistenza della proteina spike causa un’infiammazione persistente (infiammazione cronica), che potenzialmente alla fine sposta il sistema immunitario verso la tolleranza immunitaria (IgG4). Un effetto particolare per le donne e la gravidanza è il legame della proteina Spike al recettore alfa degli estrogeni, che interferisce con il messaggio degli estrogeni.

La proteina Spike è citotossica all’interno delle cellule attraverso l’interazione con i geni soppressori del cancro e causando danni mitocondriali. Le proteine ​​spike espresse sulla superficie delle cellule portano alla risposta autoimmune citopatica.

La proteina spike libera si lega all’ACE-2 su altre cellule di organi e sangue. Nel sangue la proteina Spike induce le piastrine a rilasciare fattori di coagulazione, a secernere fattori infiammatori e a formare aggregati leucociti-piastrine. La proteina spike lega il fibrinogeno, inducendo la formazione di coaguli di sangue.

Esiste anche un’omologia problematica tra la proteina spike e le proteine chiave nel sistema immunitario adattativo che portano all’autoimmunità se vaccinati con l’mRNA che produce la proteina spike.

I fattori farmacocinetici contribuiscono alla fisiopatologia. Come accennato, lo studio sulla biodistribuzione di Pfizer (dove il 75% delle molecole trasportatrici di nanoparticelle lipidiche ha lasciato il deltoide per tutti gli organi entro 48 ore) per il PMDA giapponese era noto alla TGA australiana prima dell’autorizzazione provvisoria dei vaccini mRNA COVID-19 per l’Australia popolazione [5]. Poiché causano la replicazione della proteina Spike in molti organi, i vaccini basati sui geni agiscono come virus sintetici.

Il trasportatore di nanoparticelle lipidiche dell’mRNA e il PEG associato che rende il complesso mRNA-LNP più stabile e resistente alla degradazione, hanno i propri effetti tossici; le nanoparticelle lipidiche principalmente attraverso effetti proinfiammatori e il PEG mediante anafilassi in individui sensibili.

Röltgen et al. [53] hanno scoperto che l’mRNA stabilizzato con N1-metilpseudouridina nei vaccini COVID-19 produce proteine ​​spike per almeno 60 giorni. Altre ricerche citate sulla retroposizione del codice genetico [249] suggeriscono la possibilità che tale produzione di una proteina patogena estranea possa potenzialmente durare tutta la vita o addirittura transgenerazionale.

Un ampio corpo di ricerche emergenti mostra che la stessa proteina spike, in particolare la subunità S1, è patogena e causa infiammazione e altre patologie osservate nel COVID-19 acuto grave, probabilmente nel COVID-19 lungo, e nelle lesioni da vaccino mRNA e adenovettoriDNA COVID-19 . La parola “spikeopatia” è stata coniata dal ricercatore francese Henrion-Caude [98] in una conferenza e dati gli effetti patologici vari e sostanziali della proteina spike SARS-CoV-2, suggeriamo che l’uso del termine avrà un valore euristico.

La piccopatia esercita i suoi effetti, come riassunto da Cosentino e Marino [86] attraverso l’aggregazione piastrinica, la trombosi e l’infiammazione correlate al legame dell’ACE-2; interruzione delle glicoproteine ​​transmembrana CD147 che interferiscono con la funzione cardiaca dei periciti e degli eritrociti; legandosi a TLR2 e TLR4 innescando cascate infiammatorie; legandosi all’ER alfa probabilmente responsabile delle irregolarità mestruali e dell’aumento del rischio di cancro attraverso le interazioni con p53BP1 e BRCA1. Altre ricerche mostrano ulteriori effetti spikeo-patologici attraverso la produzione di citochine infiammatorie indotte da ACE-2, la fosforilazione di MEK e la downregulation di eNOS, compromettendo la funzione delle cellule endoteliali.

Effetti particolarmente nuovi della proteina spike comportano lo squilibrio del sistema colinergico nicotinico attraverso l’inibizione di α7 nAChR, portando a vie biochimiche antinfiammatorie alterate in molte cellule e sistemi di organi, nonché a un alterato tono vagale parasimpatico.

Le lesioni provocate dal vaccino mRNA e adenovettoriale del COVID-19 si sovrappongono alla grave malattia acuta da COVID-19 e al COVID lungo, ma sono più varie, data la più ampia biodistribuzione e la produzione prolungata della proteina spike.

La miopericardite è riconosciuta ma spesso è stata minimizzata come lieve e rara, tuttavia l’evidenza di una miopericardite subclinica correlata al vaccino COVID-19 relativamente comune [113,115] e l’evidenza autoptica [246,247,248] suggeriscono un ruolo nelle morti improvvise in persone relativamente giovani e in forma [116,117 ]. Le proteine ​​spike hanno anche meccanismi per aumentare la trombosi attraverso l’infiammazione correlata all’ACE-2, il disturbo del sistema dell’angiotensina [119], il legame diretto con i recettori ACE-2 sulle piastrine [1], l’interruzione dell’antitrombina [122], ritardando la fibrinolisi [123] (prestampa) e riducendo la repulsione elettrostatica degli eritrociti che porta all’emoagglutinazione [124].

Le malattie autoimmuni di nuova insorgenza dopo la vaccinazione COVID-19 potrebbero riguardare l’omologia della proteina spike e, nella malattia virale che include altre proteine SARS-CoV-2, con le proteine umane [5,138].

Il complesso mRNA-LNP attraversa la BBB e i disturbi neurologici sono altamente segnalati nei database di farmacovigilanza a seguito dei vaccini COVID-19. Numerosi meccanismi di spikepatia vengono chiariti come disturbi sottostanti che coinvolgono: permeabilità del BBB [128]; danno mitocondriale [168]; disregolazione dei periciti vascolari cerebrali [169]; Neuroinfiammazione mediata da TLR4 [170]; morte delle cellule dell’ippocampo [171]; disregolazione delle cascate del complemento e della coagulazione e dei neutrofili che causano coagulopatie [173] (prestampa); neuroinfiammazione e demielinizzazione tramite disregolazione microgliale [174,177,180]; aumento dell’espressione di α-Syn coinvolta nella malattia neurodegenerativa [175]; livelli elevati di chemochina 11 del motivo CC associati all’invecchiamento e alla successiva perdita di cellule neurali e mielina; legandosi al recettore nicotinico dell’acetilcolina α7 (nAChR), aumentando i livelli di IL-1b e TNFα nel cervello causando elevati livelli di infiammazione [172,177]; la subunità S1 è amiloidogenica [185]; disautonomia [96], mediante danno neuronale diretto o meccanismi immunomediati indiretti, ad esempio inibizione di α7 nAChR; anosmia causata sia dal vaccino che dalla malattia [44], anch’essa prodromica alla malattia di Parkinson.

Inoltre, gli autoanticorpi nel dominio C-terminale globulare possono causare la malattia di Creutzfeldt Jakob (CJD) [218], miR-146a è alterato in associazione con COVID-19 [222] e associato sia a infezioni virali che a malattie da prioni nel cervello, e È stato dimostrato che S1 induce senescenza nelle cellule trasfettate.

La quantità di possibili meccanismi di danno mediato dai picchi nel cervello è pari nella vita reale alla prevalenza di effetti avversi neurologici e neurodegenerativi e richiede urgentemente ulteriori ricerche.

Il cancro, anche se non è stato dimostrato con certezza che sia causato dai vaccini, sembra seguire da vicino la vaccinazione e abbiamo esaminato le possibili cause sotto forma di interazioni delle proteine ​​spike con fattori di trascrizione e geni soppressori del cancro.

Il vaccino doveva proteggere le persone di età superiore ai 60 anni con il maggior rischio di mortalità da COVID-19 [10], tuttavia un’analisi del rischio condotta da Dopp e Seneff (2022) [250] ha mostrato che la probabilità di morire a causa dell’iniezione è solo 0,13 % inferiore al rischio di morte per infezione nelle persone di età superiore a 80 anni.

Inoltre, l’invecchiamento naturale è accompagnato da cambiamenti nel sistema immunitario che compromettono la capacità di rispondere efficacemente ai nuovi antigeni. Similmente alle risposte ai virus stratificate per età, ciò significa che i vaccini diventano meno efficaci nell’indurre l’immunità negli anziani, con conseguente ridotta capacità di combattere nuove infezioni [251].

La vaccinazione con mRNA COVID-19 a due dosi ha conferito una risposta immunitaria adattativa limitata tra i topi anziani, rendendoli suscettibili all’infezione da SARS-CoV-2 [252]. Secondo uno studio di Vo et al., (2022) [253], il rischio di malattie gravi tra i veterani statunitensi dopo la vaccinazione è rimasto associato all’età. Questo rischio di infezioni intercorrenti era anche maggiore se erano presenti condizioni di immunocompromissione.

Infine, abbiamo esaminato le migliori serie di casi di autopsia attualmente disponibili, eseguite in Germania, che stabiliscono le connessioni tra spikeopatia e fallimenti multipli di organi, neuropatie e morte.

Conclusioni
In questa revisione narrativa, abbiamo stabilito il ruolo della proteina spike SARS-CoV-2, in particolare della subunità S1, come patogena. Ora è anche evidente che le proteine ​​spike ampiamente biodistribuite, prodotte dai codici genetici dell’mRNA e del DNA adenovettoriale, inducono un’ampia varietà di malattie. I meccanismi fisiopatologici e biochimici sottostanti sono in fase di chiarimento.

I trasportatori di nanoparticelle lipidiche per i vaccini mRNA e Novavax hanno anche proprietà proinfiammatorie patologiche. L’intera premessa dei vaccini basati sui geni che producono antigeni estranei nei tessuti umani è irta di rischi per disturbi autoimmuni e infiammatori, soprattutto quando la distribuzione non è altamente localizzata.

Le implicazioni cliniche che seguono sono che i medici in tutti i campi della medicina devono essere consapevoli delle varie possibili presentazioni della malattia correlata al vaccino COVID-19, sia acuta che cronica, e del peggioramento delle condizioni preesistenti.

Sosteniamo inoltre la sospensione dei vaccini COVID-19 basati sui geni e delle matrici portatrici di nanoparticelle lipidiche e di altri vaccini basati sulla tecnologia mRNA o DNA vettoriale virale. Una strada più sicura è quella di utilizzare vaccini con proteine ricombinanti ben testate, tecnologie virali attenuate o inattivate, di cui ora ce ne sono molti per la vaccinazione contro la SARS-CoV-2.

di Parry et al. – pubblicata in origine su Biomedicine

BIOMEDICINE – ‘Spikeopathy’: COVID-19 Spike Protein Is Pathogenic, from Both Virus and Vaccine mRN
A

 

 

14.09.23

Fondata nel 1945, Kaiser Permanente è riconosciuta come uno dei principali fornitori di assistenza sanitaria e piani sanitari senza scopo di lucro d’America. Attualmente opera in 8 stati (California del Nord, California del Sud, Colorado, Georgia, Hawaii, Virginia, Oregon, Washington) e nel Distretto di Columbia.

«La cura dei membri e dei pazienti si concentra sulla loro salute totale. I medici, gli specialisti e i team di operatori sanitari di Permanente Medical Group guidano tutte le cure. I nostri team medici possono avvalersi di tecnologie e strumenti leader del settore per la promozione della salute, la prevenzione delle malattie, l’erogazione delle cure e la gestione delle malattie croniche» spiega l’organizzazione medica.

«Abbiamo condotto uno studio di coorte retrospettivo su pazienti Kaiser Permanente Northwest (KPNW) di età pari o superiore a 18 anni che sono stati vaccinati con la formulazione Pfizer o Moderna del vaccino bivalente COVID19 tra il 1 settembre 2022 e il 1 marzo 2023. I pazienti sono stati inclusi nello studio studiare se fossero iscritti al KP al momento della vaccinazione e durante il periodo di follow-up di 21 giorni. Abbiamo replicato la metodologia di analisi del ciclo rapido Vaccine Safety Datalink (VSD) e cercato possibili casi di ictus ischemico o TIA nei 21 giorni successivi alla vaccinazione utilizzando i codici diagnostici ICD10CM sia nella posizione primaria che in qualsiasi posizione».

E’ quanto si legge nell’Abstract della ricerca intitolata “Rischio di ictus ischemico dopo la vaccinazione di richiamo bivalente COVID-19 in un sistema sanitario integrato (Risk of Ischemic Stroke after COVID-19 Bivalent Booster Vaccination in an Integrated Health System)”.«Abbiamo identificato un aumento del 50% nell’incidenza di ictus ischemico per 100.000 pazienti di età pari o superiore a 65 anni vaccinati con il vaccino bivalente Pfizer, rispetto ai dati presentati dal VSD. Il 79% dei casi di ictus ischemico sono stati ricoverati in ospedali che non sono di proprietà del sistema di consegna integrato e un ritardo nell’elaborazione delle richieste di risarcimento assicurative esterne all’ospedale è stato probabilmente responsabile della discrepanza nell’accertamento dei casi di ictus ischemico. ».

 

 

18.08.23

Il procuratore generale del Texas Ken Paxton ha cercato di fare luce sulla sicurezza dei vaccini Covid e sugli esperimenti americani Gain of Function (GOF) per il potenziamento dei virus SARS in laboratorio, condotti dal virologo Anthony Fauci tra gli USA (University of North Carolina) e il Wuhan Institute of Virology, ma è stato subito colpito da un impeachment (per altre ragioni politiche) che ha bloccato la sua inchiesta.

Ora quattro famiglie americane delle vittime Covid hanno presentato una formale denuncia per quelle pericolosissime ricerche prendendo di mira il famigerato zoologo di origini britanniche Peter Daszak, presidente della società EcoHealthAlliance di New York che fu finanziata dalla Bill & Melinda Gates Foundation e soprattutto dall’Istituto Nazionale Allergie e Malattie Infettive diretto da Fauci (fino al dicembre 2022) per i progetti di costruzione di coronavirus chimerici del ceppo SARS chimerici nel centro virologico cinese.

l dottor Zhou Yusen misteriosamente morto tre mesi dopo aver brevettato un vaccino contro il Covid-19 nel febbraio 2020 che, secondo gli investigatori americani, sarebbe morto misteriosamente proprio cadendo dal tetto del WIV di Wuhan.

Nel giugno 1998 durante il vertice sino-americano in Cina il presidente Bill Clinton siglò una “Convenzione sulla armi biologiche” con il presidente cinese Jiang Zemin,

Nell’aprile 2004 la Commissione Europea presieduta dall’italiano Romano Prodi e composta anche dal commissario Mario Monti diede il primo finanziamento di quasi 2milioni di euro al Wuhan Institute of Virology grazie al quale la direttrice del Centro di Malattie Infettive Shi Zengli, soprannominata bat-woman per i suoi esperimenti sui coronavirus dei pipistrelli cinesi a ferro di cavallo, creò il primo virus chimerico ricombinante potenziando un ceppo di SARS con plasmidi infettati dal virus HIV.

 

 

16.08.23

 l’instabilità del sistema colloidale di nanomateriali lipidici (e il conseguente maggior rischio tossicologico) della prima versione di Comirnaty sia sostanzialmente dovuta alla presenza, in quella formulazione, di fattori destabilizzanti, quali, appunto, i composti inorganici elettrolitici in eccesso, costituiti principalmente dai componenti del tampone pH PBS utilizzato da Pfizer-BioNTech».

Evidenzia il dottor Segalla illustrando le differenti caratteristiche della stabilizzazione del farmaco concorrente Spikevax di Moderna.

«A questo proposito, però, quanto riportato nel brevetto della stessa BioNTech (co- titolare, insieme a Pfizer, del vaccino Comirnaty) US 10,485,884 B2 RNA Formulation for Immunoterapy [Formulazioni a RNA per immunoterapia] del 26 novembre 2019, risulta ancor più esplicito al riguardo della “elevata tossicità” attribuita a “liposomi e lipoplexes” caricati positivamente».

«Ciò si riferisce a formulazioni a base di RNA incapsulato in nanoparticelle lipidiche cationiche – del tipo cioè di quelle usate nel Comirnaty – e denominate, in questo contesto, “lipoplexes”. Nella descrizione del brevetto, si spiega, fra l’altro, come le nanoparticelle cationiche contenenti RNA si formino soprattutto grazie a determinati rapporti di massa/carica tra i lipidi cationici (+) e le componenti anioniche (-) dell’ RNA, e come tali rapporti giochino un ruolo fondamentale anche per quanto riguarda il passaggio delle nanoparticelle contenenti RNA attraverso la membrana cellulare e il conseguente trasferimento dell’RNA all’interno della cellula (trasfezione) per modificarne le caratteristiche funzionali:

Con una minore carica positiva in eccesso, l’efficacia della trasfezione scende drasticamente, andando praticamente a zero. Sfortunatamente, però, per liposomi e lipoplexes [nanoparticelle lipidiche] caricati positivamente è stata segnalata un’elevata tossicità, che può essere un problema per l’applicazione di tali preparati come prodotti farmaceutici. [corsivi aggiunti] (Figura 26)».

«Le ragioni per cui i tamponi pH del tipo PBS non vanno assolutamente bene in preparati a base di nanoparticelle cationiche inglobanti RNA sono spiegate molto chiaramente nella sezione del brevetto intitolata “Effects of Buffers/ Ions on Particle Sizes and PI of RNA Lipoplexes” [Effetti dei tamponi / composti ionici sulle dimensioni e Indice di polidispersione delle nanoparticelle lipidiche contenenti RNA] del suddetto brevetto di BioNTech US 10,485,884 B2, 44 (47-50), 45 (4-6), 45 (31- 33)».

In condizioni fisiologiche (cioè a pH 7,4; 2,2 mM Ca++), è imperativo assicurarsi che ci sia un rapporto di carica prevalentemente negativa, a causa dell’ instabilità delle nanoparticelle lipidiche neutre o caricate positivamente. [corsivi aggiunti] (Figura 27)

«In altre parole, sulla base di quanto scientificamente documentato e riportato in un brevetto della stessa BioNTech, in aggiunta a quanto già descritto riguardo alla pericolosità intrinseca delle nanoparticelle lipidiche caricate positivamente, apprendiamo che un sistema colloidale di nanoparticelle lipidiche cationiche inglobanti mRNA.

NON dovrebbe contenere nella propria formulazione un tampone ionico come il PBS, al fine di prevenire fenomeni di aggregazione, agglomerazione, flocculazione delle nanoparticelle lipidiche, con tutte le conseguenze di ordine tossicologico sopra descritte.
NON dovrebbe contenere nella propria formulazione composti ionici (come ad es. cloruro di sodio), al fine di prevenire fenomeni di aggregazione, agglomerazione, flocculazione delle nanoparticelle lipidiche, con tutte le conseguenze di ordine tossicologico sopra descritte.
NON dovrebbe essere iniettato per via intramuscolare, a causa della sua instabilità quando viene a trovarsi nelle condizioni fisiologiche del distretto extracellulare (pH 7,4; 2,2 mM Ca++).
«Tutte e tre queste rigorose raccomandazioni, riportate nel succitato brevetto di BioNTech del 2019, sono spudoratamente disattese, o ignorate, nel 2020, sia da Pfizer-BioNTech sia dagli enti certificatori, sia nel merito della formulazione (ionico/ elettrolitico) sia in quello della destinazione d’uso (inoculazione intramuscolare) del preparato Comirnaty» rimarca il biochimico italiano segnalando che tali «criticità» sono «in palese contrasto con le specifiche e pertinenti raccomandazioni asserite dalla stessa BioNTech nel suo sopramenzionato brevetto US 10,485,884 B2»

 

14.08.23

«Per i suesposti motivi, questo giudicante ritiene non legittima e non conforme ai Principi Generali dell’Ordinamento e della Costituzione la normativa in materia di obbligo vaccinale, che pertanto va disapplicata. Con riguardo alle spese di giudizio sussistono giustificati motivi per compensarle, attesa la “particolarità” della materia trattata».

L’anonimo italiano over 50 che ha fatto ricorso al Giudice di Pace di Santa Maria Capua a Vetere contro l’imposizione della vaccinazione Covid e la conseguente multa da 100 euro emanata dall’Agenzia delle Entrate per conto del Ministero della Salute dovrà pagare solo una ventina di euro. Ovvero la metà dell’ammontare delle spese giudiziarie per ricorsi inferiori a 1.100 euro.

Non è il primo e non sarà l’ultimo pronunciamento giudiziario che contesta l’obbligatorietà dei sieri genici sperimentali. Il caso più famoso è ovviamente quello della giudice Susanna Zanda del Tribunale Civile di Firenze che, avendo osato anche segnalare i decessi per presunte reazioni avverse ai vaccini alla Procura della Repubblica di Roma, è finita nel fuoco incrociato della Procura Generale della Corte di Cassazione che ha aperto un procedimento disciplinare nei suoi confronti subito dopo le esternazioni politiche del Ministro della Giustizia Carlo Nordio.

«Ebbene, al di là delle pronunce del Consiglio d’Europa che ha avuto occasione di occuparsi della tematica della vaccinazione Covid (con la Risoluzione 2361 del 2021) e di decisioni, invece, contrarie, a parere di questo giudice, appaiono decisive le circostanze, ormai conclamate, che il non vaccinato — a prescindere dalle decisioni relative all’età — non ha determinato alcun rischio maggiore per la salute pubblica rispetto ai soggetti vaccinati provvisti di green pass, perché l’idoneità dei vaccini (quale strumento di prevenzione del contagio), non solo non è pari o vicina al 100 % ma si è di fatto rivelata prossima allo zero (Trib. Napoli marzo 2023)

«Il Tribunale del Lavoro di Catania, con la decisione del 14.03.2022, ribadisce che “sebbene non si ignori che l’impianto del D.D. 44/2021 sia ispirato alla finalità “di tutelare la salute pubblica e mantenere adeguate condizioni di sicurezza nell’erogazione delle prestazioni di cura e assistenza” (art. 4, co. 1, D.L. 44/2021), nell’ambito di una situazione emergenziale e del tutto straordinaria, le conseguenze che esso implica nella sfera del dipendente non vaccinato — e che si sono irrigidite a seguito delle modifiche apportate all’originaria formulazione del decreto – appaiono tuttavia eccessivamente sproporzionate e sbilanciate, nell’ottica della necessaria considerazione degli altri valori costituzionali coinvolti, tra cui, tra i primi, la dignità della persona, bene protetto da co. 2, 36,41 Cost. plurime previsioni della Carta: artt. 2, 3»

«Sebbene la legge possa prevedere l’obbligatorietà di determinati trattamenti sanitari, sono rarissimi, ed ancorati a precisi presupposti, ì casi in cui l’ordinamento consente la possibilità di eseguirli contro la volontà della persona (ad es., è il caso del TSO), valendo da sempre il principio che gli accertamenti ed i trattamenti obbligatori debbano essere ‘accompagnati da iniziative rivolte ad assicurare il consenso e la partecipazione da parte di chi vi è obbligato”…»

«E ciò a conferma della consapevolezza del legislatore che l’obbligo al trattamento sanitario costituisce pur sempre un’eccezione rispetto al principio, di cui è espressione l’art. 32 Cost., della libera determinazione dell’individuo in materia sanitaria».

In virtù di questi motivi ha accolto «il ricorso annullando il provvedimento opposto» dall’avvocato Alessandra De Rosa contro l’avviso di addebito di 100 euro al suo assistito.

 

08.08.23

Un manager della Pfizer in Oceania ha ammesso che agli impiegati australiani dell’azienda farmaceutica di New York sono somministrati dati lotti di vaccini differenti da quelli distribuiti al pubblico.

Lo ha dichiarato durante un’Audizione davanti al Senato Australiano che, a differenza dei politici dell’Unione Europea foraggiati dalle ONG di Bill Gates, ha già avviato un’inchiesta formale per indagare sulla natura dei sieri genici acquistati, sull’occultamento dei dati dei trials clinici e sui danni causati ai vaccinati.

L’ammissione è arrivata durante una rigorosa sessione di interrogatorio mercoledì, in cui il direttore medico nazionale di Pfizer Australia, il dott. Krishan Thiru, e il capo delle scienze normative, il dott. Brian Hewitt, hanno parlato davanti al “Comitato per la legislazione sull’istruzione e l’occupazione” del Senato australiano sui vaccini sperimentali contro il COVID-19, aggiunge Gateway Pundit

23.07.23

I vaccini Covid contengono proporzioni considerevoli di residui di DNA in grado di integrarsi permanentemente nel genoma umano, causando malattie croniche e tumori. Questo potrebbe anche spiegare l’eccesso di mortalità osservato dall’inizio delle campagne di vaccinazione.

L’ex banchiere svizzero Pascal Najadi e' l’autore di una denuncia penale per abuso di potere contro il presidente della Confederazione Alain Berset è vaccinato tre volte e altrettante volte si è costituito contro le autorità sanitarie da quando un’analisi del suo sangue gli ha rivelato che il suo organismo continua a produrre la proteina spike del vaccino più di 18 mesi dopo la sua ultima iniezione Pfizer/BioNTech.

Contattato, l’interessato ci ha fornito i risultati del laboratorio oltre ad una lettera del Prof. Sucharid Bhakdi confermando che “i risultati del test indicano chiaramente che il signor Najadi soffre di effetti irreparabili a lungo termine causati dal prodotto di mRNA iniettato fabbricato da PfizerBiontech.

L’ex banchiere aveva consultato l’Ufficio federale della sanità pubblica in Svizzera su questo argomento. Quest’ultimo non è stato in grado di dargli risposte, sostenendo che non poteva commentare un singolo caso. Pascal Najadi ne aveva dedotto che l’ufficio in realtà non controllava nulla riguardo a queste nuove tecnologie vaccinali.

La persistenza della presenza della proteina spike rilevata a Najadi e altri iniettati rimane ufficialmente inspiegabile ed è ben oltre i 14 giorni comunicati quando sono state lanciate le campagne di vaccinazione contro il Covid.

Tutti conoscono il DNA, rappresentato da una doppia elica e contenente il nostro codice genetico. L’RNA è costituito solo da un singolo filamento. La cellula lo produce secondo necessità leggendo parte del DNA che servirà poi come specifiche per la produzione di una proteina.

Una dose di “vaccino” Covid a RNA messaggero contiene miliardi di filamenti di RNA messaggero, che innescheranno la produzione di altrettante proteine ​​​​spike del virus SARS-CoV-2 nelle cellule che raggiungono. Queste proteine ​​spike attiveranno una risposta del sistema immunitario.

a proteina avanzata è stata anche presentata come sostanza innocua durante le campagne di vaccinazione quando è nota per essere tossica per l’organismo umano e causare la maggior parte delle complicanze del Covid, comprese le reazioni infiammatorie e allergiche.

Per comunicare, i batteri si scambiano importanti “messaggi” genetici con l’aiuto dei cosiddetti plasmidi. Ad esempio, se un batterio trova un nuovo meccanismo che aumenta la sua resistenza agli antibiotici, incapsula questa informazione in plasmidi, che verranno prodotti e ‘diffusi’ ad altri batteri.

Il processo di produzione dei filamenti di RNA dei vaccini Covid richiede appunto di passare attraverso la manipolazione genetica dei batteri mediante plasmidi, nei quali sarà stata precedentemente introdotta la sequenza di DNA corrispondente alla proteina spike di SARS-CoV-2.

Il plasmide viene propagato nei batteri e utilizzato come stampo per la produzione di massa di RNA messaggero che sarà in grado di innescare la produzione di proteine ​​spike nelle cellule vaccinate. Il DNA deve poi essere rimosso e l’RNA messaggero viene poi miscelato con i lipidi per produrre nanoparticelle in grado di portare l’mRNA nelle nostre cellule

Nell’ambito dell’autorizzazione all’immissione in commercio del vaccino Pfizer, l’Agenzia europea per i medicinali (Ema) si è quindi dovuta accontentare di consultare i dati forniti dal produttore. EMA ha espresso sorpresa al produttore per il fatto che il prodotto finale non fosse stato sequenziato geneticamente per garantire che contenesse solo RNA messaggero e nessun DNA o altri residui, apprende lo scienziato tedesco Florian Schilling in una presentazione

Pfizer ha risposto di aver rinunciato volontariamente al sequenziamento, ammettendo che non era certo ottimale, ma che era giustificato per ridurre i costi. Anche altri produttori hanno rinunciato a questo sequenziamento genetico come parte della loro garanzia di qualità.

Tra le tecniche alternative di valutazione del prodotto utilizzate da Pfizer c’è l’elettroforesi, che conta gli elementi presenti in una soluzione in base alla loro dimensione.

Nei documenti forniti da Pfizer alla WEA, l’RNA messaggero della proteina spike del vaccino è rappresentato da un alto picco centrale. L’anomalia sono le “pendenze” su entrambi i lati del picco, che rappresentano misteriosi “oggetti” genetici che non corrispondono alle dimensioni dell’RNA messaggero e non dovrebbero essere presenti in una soluzione purificata.

Anche l’EMA aveva voluto saperne di più e aveva richiesto i dati grezzi a Pfizer. Il produttore aveva accettato di fornirli ma ad oggi non sono ancora stati consegnati.

Un gruppo di ricercatori, preoccupato in particolare per le conseguenze delle iniezioni di Covid sui giovani, ha deciso all’inizio del 2023 di prendere in mano la situazione e mettere in sequenza lotti di “vaccini” di Pfizer e Moderna. Il loro intero approccio è spiegato in dettaglio in un primo articolo e nel suo supplemento scritto da Kevin McKernan, biologo molecolare, specialista in manipolazione genetica e sequenziamento, che ha partecipato all’analisi.

Le loro scoperte sono di natura inquietante:

Quantità di DNA anormalmente elevata – La presenza di plasmidi contenenti DNA proteico spike è stata confermata in proporzioni notevoli per i “vaccini” di Pfizer e Moderna: tra il 20 e il 35%, ben oltre i limiti di contaminazione fissati dall’EMA (0,033%) . Una singola dose contiene quindi diversi miliardi di questi plasmidi che servivano per produrre l’RNA messaggero e che poi avrebbero dovuto essere eliminati. Queste informazioni sono già prova della non conformità di questi prodotti alle normative vigenti.


Accelerazione della resistenza agli antibiotici – Fatto preoccupante, il DNA di questi plasmidi contiene geni che li rendono resistenti a due antibiotici: neomicina e kanamicina. L’introduzione di miliardi di geni di resistenza agli antibiotici in plasmidi altamente replicabili, consentendo la selezione di batteri resistenti a questi trattamenti nel microbioma, dovrebbe sollevare preoccupazioni sull’accelerazione della resistenza agli antibiotici su scala globale. Alcuni esperti stimavano già prima della crisi del Covid che entro il 2050 non avremmo più avuto antibiotici efficaci.
Elevato fattore di errore di copia – Gli scienziati affermano che la presenza di un nucleotide chiamato pseudouridina è molto preoccupante poiché è noto che ha un tasso di errore di copia di uno su 4000 nucleotidi, ovvero tra 5 e 8,5 milioni di possibili errori di copia per dose di vaccino. E nessuno può dire a cosa corrispondano questi errori poiché sono imprevedibili.


Integrazione permanente e transgenerazionale: i plasmidi vaccinali possono raggiungere un batterio o una cellula umana. Quest’ultimo caso è considerato problematico perché è possibile che il filamento di DNA contenuto nel plasmide sia permanentemente integrato nel codice genetico della cellula umana, permettendole in qualsiasi momento di produrre autonomamente la proteina spike del vaccino, per tutta la vita. Con ogni probabilità, questo è ciò che sta accadendo ai clienti di Pascal Najadi e Me Ulbrich in Germania. L’insegnante. Bhakdi ha ricordato a questo proposito che ogni divisione cellulare è un’opportunità per questo DNA importato di modificare il genoma dell’ospite. Se questa integrazione avviene in una cellula staminale, ovulo o spermatozoo, la modificazione genetica verrà trasmessa alle generazioni successive.

Questo è grave perché oggi la scienza non offre uno strumento per rimuovere un gene. Più incomprensibilmente, il DNA del plasmide utilizzato da Pfizer contiene una sequenza (SV 40) che gli permette di essere trasferito nel nucleo anche quando la cellula non si sta dividendo e quindi di influenzare le cellule. La sua presenza è comunque inutile per la produzione di RNA messaggero nei batteri. Questa sequenza è assente dai plasmidi utilizzati da Moderna.

l vaccino Covid di Johnson & Johnson presenta un rischio di integrazione ancora maggiore perché si basa su un virus a DNA e utilizza un promotore molto più potente dell’SV 40, chiamato CMV. Ciò comporta un rischio molto più elevato di oncogenesi e continua produzione di proteine ​​spike rispetto agli RNA messaggeri, afferma Marc Wathelet, biologo molecolare e specialista di coronavirus che abbiamo consultato (vedi intervista alla fine dell’articolo).

Poiché il DNA della proteina spike del plasmide prende di mira le cellule dei mammiferi, ci sono pochissime possibilità che si integri permanentemente nel genoma di un batterio intestinale. Non riuscendo a diventare fabbriche proteiche avanzate, questi batteri – che non sono cellule umane – potrebbero invece moltiplicare i plasmidi del vaccino e contribuire così ad aumentare il rischio di contaminazione con cellule umane, chiamato “bactofezione” o “trasfezione”.

Marc Wathelet conferma che se “il rischio di contaminazione dei batteri nel microbioma rimane basso, sono i rischi di infiammazione e soprattutto di tumori legati alla contaminazione delle cellule del corpo delle persone vaccinate da parte del DNA che sono più preoccupanti”.

L’esperto sottolinea che è “impossibile quantificare questo rischio”. Trova “un aumento di alcuni tumori, ma non è chiaro se sia dovuto a DNA, mRNA, un indebolimento del sistema immunitario, lipidi nelle nanoparticelle o una combinazione di questi fattori

 

21.07.23

Come risulta, la proteina spike e l’mRNA non sono gli unici rischi di queste iniezioni. Il team di McKernan ha anche scoperto i promotori del virus della simmia 40 (SV40) che, da decenni, sono sospettati di provocare il cancro negli esseri umani, compresi mesoteliomi, linfomi e tumori del cervello e delle ossa.3 I risultati4,5,6,7 sono stati pubblicati su OSF Preprints all’inizio di aprile 2023. Come spiegato nell’abstract:8

“Sono stati utilizzati diversi metodi per valutare la composizione degli acidi nucleici di quattro fiale scadute dei vaccini mRNA bivalenti Moderna e Pfizer. Sono stati valutati due flaconi di ciascun fornitore… Molteplici test supportano una contaminazione da DNA che supera i requisiti dell’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) di 330ng/mg e della FDA [Food and Drug Administration] di 10ng/dose…

Come riportato in una recensione del libro di Lancet “The Virus and the Vaccine: The True Story of a Cancer-Causing Monkey Virus, Contaminated Polio Vaccine and the Millions of Americans Exposed”:13

“Nel 1960, gli scienziati e i produttori di vaccini sapevano che i reni delle scimmie erano fogne di virus scimmieschi. Tale contaminazione spesso rovinava le colture, comprese quelle di una ricercatrice del NIH di nome Bernice Eddy, che lavorava sulla sicurezza dei vaccini… La sua scoperta… minacciava uno dei più importanti programmi di salute pubblica degli Stati Uniti…”.

Eddy cercò di informare i colleghi, ma fu imbavagliata e privata dei suoi compiti di regolamentazione dei vaccini e del suo laboratorio… [Due] ricercatori della Merck, Ben Sweet e Maurice Hilleman, identificarono presto il virus del rhesus, poi chiamato SV40, l’agente cancerogeno che era sfuggito a Eddy.

“Nel 1963, le autorità statunitensi decisero di passare alle scimmie verdi africane, che non sono ospiti naturali dell’SV40, per produrre il vaccino antipolio. A metà degli anni ’70, dopo studi epidemiologici limitati, le autorità conclusero che, sebbene l’SV40 causasse il cancro nei criceti, non sembrava farlo nelle persone.

“Arriviamo agli anni ’90: Michele Carbone, allora all’NIH [National Institutes of Health], stava lavorando sul modo in cui l’SV40 induce i tumori negli animali. Uno di questi era il mesotelioma, un raro tumore della pleura che nelle persone si pensa sia causato principalmente dall’amianto. L’ortodossia riteneva che l’SV40 non causasse tumori nell’uomo.

“Incoraggiato da un articolo del 1992 del NEJM [New England Journal of Medicine] che aveva trovato ‘impronte’ di DNA di SV40 nei tumori cerebrali infantili, Carbone ha analizzato biopsie di tumori umani di mesotelioma presso il National Cancer Institute: Il 60% conteneva DNA di SV40. Nella maggior parte di esse, il virus della scimmia era attivo e produceva proteine.

“Carbone pubblicò i suoi risultati su Oncogene nel maggio 1994, ma l’NIH rifiutò di renderli pubblici… Carbone… si trasferì alla Loyola University. Lì ha scoperto come l’SV40 disabilita i geni soppressori del tumore nel mesotelioma umano e ha pubblicato i suoi risultati su Nature Medicine nel luglio 1997. Anche studi in Italia, Germania e Stati Uniti hanno mostrato associazioni tra SV40 e tumori umani”.

“Incoraggiato da un articolo del 1992 del NEJM [New England Journal of Medicine] che aveva trovato ‘impronte’ di DNA di SV40 nei tumori cerebrali infantili, Carbone ha analizzato biopsie di tumori umani di mesotelioma presso il National Cancer Institute: Il 60% conteneva DNA di SV40. Nella maggior parte di esse, il virus della scimmia era attivo e produceva proteine.

“Carbone pubblicò i suoi risultati su Oncogene nel maggio 1994, ma l’NIH rifiutò di renderli pubblici… Carbone… si trasferì alla Loyola University. Lì ha scoperto come l’SV40 disabilita i geni soppressori del tumore nel mesotelioma umano e ha pubblicato i suoi risultati su Nature Medicine nel luglio 1997. Anche studi in Italia, Germania e Stati Uniti hanno mostrato associazioni tra SV40 e tumori umani”.

 Torniamo alle scoperte di McKernan, che oltre al video in evidenza sono discusse anche nel podcast di Daniel Horowitz qui sopra. In breve, il suo team ha scoperto livelli elevati di plasmidi di DNA a doppio filamento, compresi i promotori SV40 (sequenza di DNA essenziale per l’espressione genica) che sono noti per innescare lo sviluppo del cancro quando incontrano un oncogene (un gene che ha il potenziale di causare il cancro).

Il livello di contaminazione varia a seconda della piattaforma utilizzata per la misurazione, ma indipendentemente dal metodo utilizzato, il livello di contaminazione del DNA è significativamente superiore ai limiti normativi sia in Europa che negli Stati Uniti, afferma McKernan. Il livello più alto di contaminazione del DNA riscontrato è stato del 30%, un dato piuttosto sorprendente.

Come spiegato da McKernan, quando si utilizza un tipico test PCR, si viene considerati positivi se il test rileva il virus SARS-CoV-2 utilizzando una soglia di ciclo (CT) di circa 40. In confronto, la contaminazione del DNA viene rilevata con TC inferiori a 20. Ciò significa che la contaminazione è di un milione di milioni di unità.

Ciò significa che la contaminazione è un milione di volte superiore alla quantità di virus che si dovrebbe avere per risultare positivi al test COVID-19. “Quindi, c’è un’enorme differenza per quanto riguarda la quantità di materiale presente”, afferma McKernan.

Nel suo articolo su Substack14 , McKernan sottolinea anche che chi sostiene che il DNA a doppio filamento e l’RNA virale siano una falsa equivalenza, perché l’RNA virale è in grado di replicarsi, si sbaglia.

“La maggior parte dell’sgRNA che state rilevando in un tampone nasale nel vostro naso NON È ADEGUATO ALLA REPLICAZIONE, come dimostrato da Jaafar et al.15 È solo un frammento di RNA che dovrebbe avere una longevità inferiore nelle vostre cellule rispetto ai frammenti contaminanti di dsDNA”, scrive.

Se si sequenzia il DNA, si scopre che corrisponde a quello che sembra essere un vettore di espressione usato per produrre l’RNA… Ogni volta che vediamo una contaminazione del DNA, come quella dei plasmidi, finire in un prodotto iniettabile, la prima cosa a cui si pensa è se sia presente l’endotossina dell’E. coli (Escherichia coli, ndr), perché crea anafilassi per chi viene iniettato.
 

Mentre i deceduti non vaccinati sono stati soltanto 304 e quelli vaccinati con ciclo incompleto (senza seconda dose) 25. Il periodo preso in considerazione dalla tabella ISS è quello che va dal 29 aprile al 29 maggio 2022.

 

La tabella del Bollettino Covid-19 pubblicato il 24 giugno scorso dall’Istituto Superiore della Sanità di Roma – link a fondo pagina

 

«Numerosi studi riportano l’insorgenza di reazioni autoimmuni a seguito della vaccinazione contro il COVID-19 (Gadi et al., 2021; Watad et al., 2021; Bril et al., 2021; Portoghese et al., 2021; Ghielmetti et al., 2021; Vuille – Lessard et al., 2021; Chamling et al., 2021; Clayton-Chubb et al., 2021; Minocha et al., 2021; Elrashdy et al., 2021; Garrido et al., 2021; Chen et al., 2022; Fatima et al., 2022; Mahroum et al., 2022; Finsterer, 2022; Garg & Paliwal, 2022; Kaulen et al., 2022; Kwon & Kim, 2022; Ruggeri, Giovanellla & Campennì, 2022). I dati istopatologici forniscono una prova indiscutibile che dimostra che i vaccini genetici presentano una distribuzione fuori bersaglio, provocando la sintesi della proteina spike e innescando così reazioni infiammatorie autoimmuni, anche in tessuti terminali differenziati».

Furono proprio gli esami patologici del medico tedesco Morz a rilevare l’anomala persistenza nel corpo umano della proteina Spike di cui un altro studio americano asseverato dalla virologa Jessica Rose spiegò la proliferazione attraverso i plasmidi di RNA.

«In generale, i potenziali rischi dei vaccini genetici che inducono le cellule umane a diventare bersagli per l’attacco autoimmune non possono essere valutati completamente, senza conoscere l’esatta distribuzione e cinetica di LNP e mRNA, nonché la produzione e la farmacocinetica della proteina spike».

Lo studio sottoscritto anche da Donzelli e Bellavite poi conclude:

«Poiché il corpo umano non è un sistema strettamente compartimentato, questo è motivo di seria preoccupazione per ogni vaccino genetico attuale o futuro che induca le cellule umane a sintetizzare antigeni non self. Infatti, per i tessuti terminalmente differenziati, la perdita di cellule determina un danno irreversibile con prognosi potenzialmente fatale. In conclusione, alla luce delle innegabili prove di distribuzione fuori bersaglio, la somministrazione di vaccini genetici contro COVID-19 dovrebbe essere interrotta fino a quando non saranno eseguiti accurati studi di farmacocinetica, farmacodinamica e genotossicità, oppure dovrebbero essere somministrati solo in circostanze quando i benefici superano di gran lunga i rischi».

L’invito a indagare sui danni da sieri genici e a fermarne l’inoculazione è giunto anche da una ricercatrice dell’Istituto Superiore della Sanità e dalla sentenza del Tribunale di Firenze che ha inviato gli atti alla Procura della Repubblica di Roma per un’accurata inchiesta.

 

di Peter McCullough – pubblicato in origine sul suo Substack

Mi viene spesso chiesto: perché tante persone che hanno assunto il vaccino COVID-19 stanno apparentemente bene, mentre altre subiscono danni al cuore, ictus, coaguli di sangue e finiscono per essere invalide o morte? Da molti mesi si sospetta che ci possano essere variazioni nei lotti o nelle partite di vaccino che potrebbero spiegare in parte queste osservazioni. In altre parole, non tutti ricevono la stessa dose di mRNA.

In base all’autorizzazione all’uso in emergenza, le aziende produttrici di vaccini e i loro subappaltatori non effettuano alcuna ispezione delle fiale finali riempite e finite. Si tratta di una situazione senza precedenti per un prodotto di largo uso di qualsiasi tipo.

È possibile che le nanoparticelle lipidiche si aggreghino in sospensione e quindi alcuni lotti potrebbero contenere più mRNA di altri. Allo stesso modo, poiché le dimensioni dei lotti sono variate nel tempo, è possibile che i contaminanti del processo di produzione si concentrino in alcuni lotti più piccoli rispetto a quelli più grandi.

Infine, il trasporto, la conservazione e l’uso del prodotto possono essere fattori che denaturano l’mRNA, tra cui il riscaldamento, l’aria iniettata nelle fiale e gli aghi multipli immersi nella sospensione.

Il problema della contaminazione è emerso quando il Giappone ha restituito milioni di dosi e sono stati riscontrati detriti visibili sul fondo delle fiale. Inoltre, poiché i contactor di biodifesa utilizzano sfere metalliche, è possibile che i lotti iniziali più piccoli avessero detriti magnetici che spiegavano il “magnetismo” nel braccio in cui veniva somministrata l’iniezione, come riportato all’inizio della campagna vaccinale.

Un rapporto di Schmeling e collaboratori sul vaccino Pfizer BNT162b2 mRNA COVID-19 ha rilevato che il 71% degli eventi avversi gravi proveniva dal 4,2% delle dosi (lotti ad alto rischio), mentre <1% di questi eventi proveniva dal 32,1% delle dosi (lotti a basso rischio). La variazione spiegata per i lotti ad alto e moderato rischio è stata rispettivamente del 78 e dell’89%. Pertanto, più dosi sono state somministrate da quelle fiale, maggiore è stato il numero di effetti collaterali segnalati. Ciò significa che la maggior parte del rischio risiede nell’iniezione e non nella persona che l’ha ricevuta.

Si tratta di risultati di importanza cruciale. Essi implicano che la debacle del vaccino COVID-19 è effettivamente un problema di prodotto e non è dovuta alla suscettibilità del paziente nella maggior parte delle circostanze. Inoltre, la mancanza di ispezioni ha portato a un disastro di sicurezza. Alcuni sfortunati pazienti ricevono una quantità eccessiva di mRNA, di contaminanti o di entrambi e sono quindi esposti a iniezioni dannose e, in alcuni casi, letali.

 

IN ITALIA

Il trait d’union tra questa nuova ricerca sponsorizzata dalla Commissione Europea e Rappuoli è proprio la Fondazione Toscana Life Sciences (TLS) che ha creato un park science accentratore di aziende operanti in campo sanitario medico, diagnostico e farmaceutico.

TOSCANA LIFE SCIENCES NEL BIOTECNOPOLO DI SIENA
TLS è anche deputata a diventare uno dei pilastri del progetto del Biotecnopolo di Siena, in fase di realizzazione nell’ex caserma in Viale Cavour, che riceverà una cospicua dotazione finanziaria dal Piano Nazionale Ripresa e Resilienza (PNNR) così suddivisa: 9 milioni di euro per il 2022, 12 milioni per il 2023 e 16 milioni per il 2024. Ma la fetta più grossa spetta proprio all’hub antipandemico (Centro Nazionale Antipandemico – CNAP), che riceverà 340 milioni di euro da qui al 2026.

Una somma ingente in considerazione che le finalità sono praticamente analoghe a quelle del Fondazione Centro Nazionale di Ricerca “Sviluppo di terapia genica e farmaci con tecnologia a RNA” che vede come capofila l’Università di Padova e come partner altri atenei italiani ma, soprattutto, le Big Pharma dei vaccini Pfizer, Biontech e AstraZeneca.

Dal canto suo la Fondazione Toscana Life Sciences (TLS) fin dall’agosto 2022 aveva subito accolto «con estremo favore la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale (GU) della Repubblica Italiana dello Statuto della Fondazione Biotecnopolo, che avrà sede legale e operativa a Siena. Un passo molto atteso che include la partecipazione della Fondazione Toscana Life Sciences in qualità di “nuovo fondatore” attraverso la stipula di un atto convenzionale entro sessanta giorni dall’adozione dello Statuto stesso. Sono soci fondatori il Ministero dell’Università e della Ricerca, il Ministero della Salute, il Ministero dell’Economia e delle Finanze e il Ministero dello Sviluppo Economico, cui si aggiungerà la Fondazione TLS come “nuovo fondatore”

Esaote (che ha sede a Genova ma una filiale a Firenze) e TLS, nella primavera 2021, si trovarono insieme a un vertice convocato dalla Regione Toscana per costruire un eco-sistema per un vaccino anti Covid-19 made in Tuscany. All’incontro presero parte, oltre agli assessori Simone Bezzini (Sanità) e Leonardo Marras (Attività produttive), i rappresentanti del Gruppo farmaceutico Menarini, di Kedrion, Eli Lilly, Molteni Farmaceutici, Diesse Diagnostica, Aboca, Abiogen, e di Gsk Vaccines.

Ora il Biotecnopolo di Siena e Toscana Life Sciences si assumeranno l’onere di portare avanti questo obiettivo puntando sulla figura di Rappuoli.

La Fondazione Toscana Life Sciences è il soggetto operativo che coordina e gestisce le attività del Distretto Toscano Scienze della Vita, il cluster regionale che aggrega tutti i soggetti pubblici e privati che operano nei settori delle biotecnologie, del farmaceutico, dei dispositivi medici, della nutraceutica, della cosmeceutica e dell’Ict applicato alle life sciences.

E’ nata nel 2011 per iniziativa della Regione Toscana allora governata dal presidente Alberto Monaci, bancario e ex deputato della Democrazia Cristiana e poi del Partito Democratico, ed oggi rappresenta un ecosistema dell’innovazione che raggruppa oltre 32 Centri Ricerca e 14 Enti di Ricerca, incluse le Università toscane (Firenze, Pisa, Siena); le Scuole Superiori (Scuole di Alta Formazione Sant’Anna e Normale di Pisa e Istituto di Alti Studi Imt di Lucca); gli Istituti del CNR. Sono affiliate al Distretto oltre 200 aziende del settore pharma, medical devices, biotech, ICT for health, nutraceutica, servizi correlati, per oltre 6 miliardi di fatturato.

Tra queste spicca il nome della bio-farmaceutica Kedrion della famiglia Marcucci dell’ex senatore del PD Andrea Marcucci (non riconfermato alle elezioni del 2022) che attirò l’attenzione dei media per l’interessamento a gestire a livello industriale (con una società Israeliana del Gruppo della Big Pharma americana Moderna finanziata da Gates) le cure del Covid-19 col plasma del medico Giuseppe De Donno, primario di Pneumologia dell’ospedale Poma di Mantova, morto suicida in circostanze misteriose dopo che la sperimentazione fu sottratta dal governo al suo centro di ricerca e assegnata a quello di Pisa.

 

 

NO AL NUCLEARE , SULL'H2-FOTOVOLTAICO  NON SI SPECULA
  1. IL RAZIONAMENTO ENERGETICO NON RISOLTO CON LE RINNOVABILI PUO' ESSERE USATO  PER  GIUSTIFICARE IL NUCLEARE CHE UCCIDE VEDI RUSSIA E GIAPPONE.
  2. CON LA SCUSA DEL NUCLEARE SI PUO' FAR PAGARE 10 QUELLO CHE VALE 1
  3. MENTRE LA FRANCIA INVESTE PER SANARE LO SFASCIO DEL NUCLEARE L'ITALIA CI VUOLE ENTRARE ?
  4. GLI INCIDENTI NUCLEARI IN RUSSIA E GIAPPONE NON CI HANNO INSEGNATTO NULLA ? NE VOGLIAMO UNO ANCHE IN ITALIA ?

 

LA CHIMERA MANGIA-SOLDI DELLA FUSIONE NUCLEARE    FUSIONE NUCLEARE    QUANTE RINNOVABILI SI POSSONO FARE ? IL CNR SPENDE PIU' PER IL FINTO NUCLEARE CHE PER LA BANCA DEL SEME AGRICOLO.

IL FUTURO H2 CHE NON SI VUOLE VEDERE

E' ASSURDO CONTINUARE A PENSARE DI GESTIRE A COSTI BASSI ECONOMICAMENTE VANTAGGIOSI LA FUSIONE NUCLEARE QUANDO ESISTONO ENERGIE RINNOVABILI MOLTO più CONTROLLABILI ED EFFICIENTI A COSTI più BASSI, COME DIMOSTRA IL : https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/it/ip_22_3131

 

   INFETT VIRUS  DIO UOMINI      IL DOPPIO SACRILEGIO DELLA BESTEMMIA     BESTEMMIA

   RICETTA LIEVITO MADRE LIEVITO MADRE

RICAMBIO POLITICO BLOCCATO BLOCCO   ROMA  MELONI    INTERNI

 

L'Ucraina in fiamme - Documentario di Igor Lopatonok Oliver Stone 2016 (sottotitoli italiano)

https://www.youtube.com/watch?v=2AKpsBF-bvo

"Abbiamo creato un archivio online per documentare i crimini di guerra della Russia". Lo scrive su Twitter il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba. "Le prove raccolte delle atrocità commesse dall'esercito russo in Ucraina garantiranno che questi criminali di guerra non sfuggano alla giustizia", aggiunge, con il link al sito in inglese

https://war.ukraine.ua/russia-war-crimes/

 

 

 

Cosa c’entra il climate change con l’incidente al ghiacciaio della Marmolada?

 

Temperature di 10°C a 3.300 metri di altezza da giorni, anomalie termiche pronunciate da maggio. Sono questi i fattori alla base del crollo del seracco che ha travolto due cordate di alpinisti domenica 3 luglio sotto Punta Penia

 

Ghiacciaio della Marmolada: il climate change fa almeno 6 morti
crediti: Local Team

Il ghiacciaio della Marmolada si sta ritirando di 6 metri l’anno

(Rinnovabili.it) – Almeno 10 morti, 9 feriti e un disperso. È il bilancio provvisorio dell’incidente che ha coinvolto il 3 luglio due cordate di alpinisti nella zona di Punta Rocca, proprio sotto il ghiacciaio della Marmolada. Una parte del ghiacciaio è collassata per le temperature elevate, scivolando rapidamente a valle in una enorme valanga di ghiaccio, pietre e acqua fusa.

La dinamica dell’incidente

Verso le 14 del 3 luglio ha ceduto un seracco del ghiacciaio della Marmolada, la vetta più alta delle Dolomiti, tra Punta Rocca e Punta Penia a oltre 3000 metri di quota. La scarica che si è creata è stata imponente, alta 60 metri con un fronte largo circa 200, e ha investito un tratto della via normale per la cima di Punta Penia precipitando a 300 km/h.

Il punto di distacco del seracco è ben visibile in alto a destra. Crediti: Local Team.

Ogni ghiacciaio ha dei seracchi, blocchi di ghiaccio che assomigliano a dei pinnacoli e si formano con il movimento del corpo glaciale. Scorrendo verso il basso, il ghiacciaio incontra delle variazioni nella pendenza della montagna. Queste deformano il ghiacciaio e provocano la formazione di crepacci, che a loro volta danno luogo a delle “torri” di ghiaccio, i seracchi. Queste formazioni, seppur normali, sono per loro natura instabili. Tendono a cadere a valle, ricompattandosi con il resto del corpo glaciale, ed è difficile prevedere quando esattamente un evento del genere si può verificare.

Il climate change sul ghiacciaio della Marmolada

Il distacco del seracco dal ghiacciaio della Marmolada, con ogni probabilità, è stato facilitato e reso più rovinoso dal cambiamento climatico. Negli ultimi giorni, anche sulle cime di quel settore delle Dolomiti il termometro è salito regolarmente a 10°C. Ma è da maggio che si registrano anomalie termiche molto pronunciate.

Anomalie che investono tutto l’arco alpino. Sulla cima del monte Sonnblick, in Austria, 100 km più a nord-est, uno degli osservatori con le serie storiche più lunghe e affidabili della regione alpina ieri segnalava il quasi completo scioglimento del manto nevoso. Un dato che illustra molto bene quanto l’estate del 2022 sia eccezionale: lì la neve non si era mai sciolta prima del 13 agosto (capitò nel 1963 e nel caldissimo 2003).

Che legame c’è tra il crollo del seracco e le temperature elevate? Secondo la società meteorologica alpino-adriatica, “il ghiacciaio si è destabilizzato alla base a causa della grande disponibilità di acqua di fusione dopo settimane di temperature estremamente elevate e superiori alla media”. Il caldo ha accelerato lo scioglimento del ghiacciaio: “la lubrificazione dell’acqua alla base (o negli interstrati) e l’aumento della pressione nei crepacci pieni d’acqua sono probabilmente le cause principali di questo evento catastrofico”.

Normalmente, il ghiaccio sciolto – acqua di fusione – penetra fra gli strati di ghiaccio o direttamente sul fondo del ghiacciaio, incuneandosi tra massa glaciale e rocce sottostanti, per sgorgare poi al fondo della lingua glaciale. Questo processo “lubrifica” il ghiacciaio, accelerandone lo scivolamento, ma può anche creare delle “sacche” piene d’acqua che non trova uno sfogo e preme sul resto del ghiacciaio.

Come tutti gli altri ghiacciai alpini, anche il ghiacciaio della Marmolada è in veloce ritirata a causa del riscaldamento globale. L’ultima campagna di rilevazioni, condotta dal Comitato Glaciologico Italiano e da Arpa Veneto lo scorso agosto, ha segnalato un ritiro di 6 metri in appena 1 anno, mentre la perdita complessiva di volume raggiunge il 90% in 100 anni.

Il cambiamento climatico corre più veloce sulle Alpi che nel resto del pianeta, facendo delle terre alte uno dei settori più vulnerabili. Un aumento della temperatura globale di 1,5 gradi si traduce in un innalzamento, sulle montagne italiane, di 1,8 gradi (con un margine d’errore di ±0,72°C). Superare i 2 gradi a livello globale significa invece Alpi 2,51°C più calde (±0,73°C). Ma durante i mesi estivi, l’aumento di temperatura è ancora più pronunciato e può arrivare, rispettivamente, a 2,09°C ±1,24°C e a 2,81°C ±1,23°C.

 

 

https://www.rinnovabili.it/ambiente/impatti-ambientali-delle-guerre/

 

 

 

 

 

LA STRAGE DI USTICA

«Il 22 maggio 1988 il sommergibile Nautile esplora il Mar Tirreno alla ricerca del Dc9 Itavia. Alle 11,58 le telecamere inquadrano una forma particolare. Uno dei due operatori dell’Ifremer scandisce in francese la parola “misil”. Alle 13,53 s’intravede un’altra classica forma di missile. Le ricerche della società di Tolone vengono sospese tre giorni dopo. L’ingegner Jean Roux, dirigente della sezione recuperi dell’Ifremer, subisce uno stop inspiegabile dall’ingegner Massimo Blasi, capo della commissione dei periti del Tribunale di Roma» si legge ancora nell’articolo.

«I due missili non vengono raccolti neppure durante la seconda operazione di recupero affidata a una società inglese. Forse, perché la Stella di Davide è intoccabile? – si domanda Lannes – Trascorrono tre anni prima che i periti di parte abbiano la possibilità di visionare i nastri dell’operazione Ifremer. Secondo un primo tentativo di identificazione di tratta di un “Matra R 530 di fabbricazione francese” e di uno “Shafrir israeliano”. I dati tecnici parlano chiaro. Quel Matra è “lungo 3,28 metri, ha un diametro di 26 centimetri con ingombro alare di 110, pesa 110 chilogrammi: è munito di una testata a frammentazione e può colpire il bersaglio a 3 km di distanza con la guida a raggi infrarossi e a 15 km con la guida radar semiattiva”. L’altro missile è “lungo 2,5 metri, 16 centimetri di diametro e 52 di apertura alare, pesa 93 kg e ha una gittata di 5 km”. Entrambi i missili erano in dotazione ai caccia di Israele, in particolare: Mirage III, Kfir, F4, A4, F15, F16. Uno di quei missili è stato lanciato contro il Dc9».

Lannes ha aggiunto particolari agghiaccianti. «Qualche anno fa – accompagnato alla Procura della Repubblica di Roma da due poliziotti della scorta della Polizia di Stato – ho riferito, o meglio verbalizzato ai magistrati Amelio e Monteleone quanto avevo scoperto indagando per dieci anni sulla strage di Ustica. Ed ho indicato loro alcuni testimoni (ex militari) mai interrogati dall’autorità giudiziaria. Uno di essi (un ex ufficiale della Marina Militare) ha dichiarato che il 27 giugno 1980 era in corso un’imponente esercitazione aeronavale della NATO nel Mar Tirreno. E che l’unità su cui era imbarcato, la Vittorio Veneto non ha prestato alcun soccorso, pur essendo vicina al luogo di impatto del velivolo civile, ma ricevette l’ordine di far rientro a La Spezia. Due di questi ex militari, già appartenenti all’Aeronautica Militare sono stati minacciati, ed uno di essi ha subito addirittura un trattamento sanitario obbligatorio messo in atto dall’Arma Azzurra».

 

 

IL VERO OBBIETTIVO DELLA MAFIA ESSERE LEGITTIMATA A TRATTARE ALLA PARI CON LO STATO.

QUESTO LA HA FATTO LO GIURISPRUDENZA DELLA TRATTATIVA STATO MAFIA  CHE HA LEGITTIMATO DI FATTO LA MAFIA A TRATTARE ALLA PARI CON LO STATO.

LA RESPONSABILITA' DEI SERVIZI SEGRETI NELLA MORTE DI FALCONE E BORSELLINO , E PALESE.

I SERVIZI SEGRETI DIPENDONO DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO


Dichiarazione di Giuliano AMATO

«Stragi del '92 con matrice oscura. Giusto l'intervento di Pisanu» - INTERVISTA

(02 luglio 2010) - fonte: Corriere della Sera - Giovanni Bianconi - inserita il 02 luglio 2010 da 31

«Certo che il nostro è uno strano Paese», esordisce Giuliano Amato, presidente del Consiglio nel 1992 insanguinato dalle stragi di mafia, e dunque testimone diretto di quella drammatica stagione rievocata nella relazione del presidente della commissione parlamentare antimafia Giuseppe Pisanu.

Perché, presidente?

«Perché quando un personaggio di primissimo rango come Giulio Andreotti esce indenne da un lungo processo si dice che questo capita se si confonde la responsabilità penale con quella politica, mentre quando un presidente dell`Antimafia come Pisanu si sforza di cercare responsabilità politiche laddove non ne sono state individuate di penali gli si risponde che bisogna lasciar lavorare i giudici. Ma allora che bisogna fare?».

Secondo lei?

«Secondo me il lavoro di Pisanu è legittimo e prezioso, perché può aiutare la politica a cercare delle chiavi di lettura che non possono sempre venire dalla magistratura. E a trovare finalmente il giusto modo di affrontare la questione mafiosa. Provando a capire che cosa è accaduto in passato si può affrontare meglio anche il presente».

Il passato, in questo caso, sono le stragi del 1992 e 1993. Lei divenne capo del governo dopo la morte di Giovanni Falcone e prima di quella di Borsellino. Ha avuto la sensazione di «qualcosa di simile a una trattativa», come dice Pisanu?

«Sinceramente no. L`ho detto anche ai procuratori di Caltanissetta quando mi hanno interrogato.
Io in quelle settimane ero molto impegnato ad affrontare l`emergenza economico-finanziaria, dovevamo fare una manovra da 30.000 miliardi di lire per il`92 e impostare quella del `93. La strage di via D`Amelio ci colse nel pieno dei vertici economici internazionali.
Ricordo però che dopo quel drammatico avvenimento ebbi quasi un ordine da Martelli, quello di far approvare subito il decreto-legge sul carcere duro per i mafiosi varato dopo l`eccidio di Capaci. Andai di sera dal presidente del Senato Spadolini, ed ottenni una calendarizzazione ad horas del provvedimento».

Dei contatti tra alcuni ufficiali del Ros dei carabinieri e l`ex sindaco mafioso di Palermo Ciancimino lei sapeva qualcosa, all`epoca?

«No, però voglio dire una cosa. Che ci sia stato un certo lavorio di qualche apparato a livello inferiore è possibile, ma pensare che dei contatti poco chiari potessero avere una sponda in Nicola Mancino che era stato appena nominato ministro dell`Interno è un ipotesi che considero offensiva, in primo luogo per lo stesso Mancino. Sulle ragioni della sua nomina è Arnaldo Forlani che può fare chiarezza».

Perché?

«Perché la Dc di cui allora era segretario decise, o fu spinta a decidere, che bisognava tagliare Gava dal governo. Ma a Gava bisognava comunque trovare una via d`uscita onorevole, individuata nella presidenza del gruppo al Senato che era di Mancino».

L`ex presidente del Consiglio Ciampi ha ripetuto che dopo le stragi del '93 lui, da Palazzo Chigi, ebbe timore di un colpo di Stato. Lei pensò qualcosa di simile, nello stesso posto, dopo le bombe del '92?

«No, ma del resto non ebbi timori di quel genere nemmeno dopo le stragi degli anni Settanta. All`indomani di via D`Amelio non ebbi allarmi particolari dal ministro dell`Interno, né dal capo della polizia Parisi o da quelli dei servizi segreti. Parisi lo trovai ai funerali di Borsellino, dove io e il presidente Scalfaro subimmo quasi un`aggressione e avemmo difficoltà ad entrare in chiesa.
Ma attribuimmo l`episodio alla rabbia contro lo Stato che non era riuscito ad evitare quella morte. Il problema che ancora oggi resta insoluto è la vera matrice di quelle stragi».

Che intende dire?

«Che per la mafia furono un pessimo affare. Non solo quella di via D`Amelio, dopo la quale Martelli applicò immediatamente il regime di carcere duro a centinaia di boss, ma anche quella di Capaci. Certo, Falcone era un nemico, ma in quel momento un`impresa economico-criminale come Cosa Nostra avrebbe avuto tutto l`interesse a stare lontana dai riflettori, anziché accenderli con quella manifestazione di violenza. Quali interessi vitali dell`organizzazione mafiosa stava mettendo in pericolo, Falcone?
La spiegazione che volevano eliminare un magistrato integerrimo, come lui o come Borsellino, è troppo semplice. In ogni caso potevano ucciderlo con modalità meno eclatanti, come hanno fatto in altre occasioni. Invece vollero colpire lui e insieme lo Stato, imponendo una devastante dimostrazione di potere».

Chi può esserci allora, oltre a Cosa nostra, dietro gli attentati che per la mafia furono controproducenti?

«Purtroppo non lo sappiamo, ma è questa la domanda-chiave a cui dovremmo trovare la risposta. Perché vede, per le stragi degli anni Settanta si sono trovate molte spiegazioni; compresa quella che sosteneva il prefetto Parisi, il quale immaginava un ruolo dei servizi segreti israeliani per punire la politica estera italiana sul versante palestinese. E per le stragi del 1993 io trovo abbastanza convincente la tesi di una ritorsione per il carcere duro affibbiato a tanti boss e soprattutto al loro capo, Riina, arrestato all`inizio dell`anno. Per quelle del`92, invece, non riesco a immaginare motivazioni mafiose sufficienti a superare le ripercussioni negative. E questo conferma l`ipotesi di qualche condizionamento esterno rispetto ai vertici di Cosa nostra.
Perciò ha ragione Pisanu a interrogarsi e chiedere di fare luce».

Anche laddove i magistrati non riescono ad arrivare?

«Ma certo. Noi siamo arrivati al limite del giuridicamente accettabile con il reato di concorso esterno in associazione mafiosa, che io condivido ma che faccio fatica a spiegare all`estero.
Al di là di quel reato, però, non ci sono solo i boy scout; possono esistere rapporti pericolosi, magari meno diretti o meno importanti, ma pur sempre rapporti. E di questi dovrebbe occuparsi la politica, prima dei magistrati».

Infatti Andreotti e Cossiga, agli ordini  di Henry Kissinger,  se ne interessarono con Delle Chiaie che rappresentava un estremismo di destra che teneva rapporti con la mafia di Rejna , secondo Lo Cicero.

 

 

 

CARO PIERO ANGELA UOMO DI STATO

CARO

 

 

ESPERIENZA STORICA DELL'ARROGANZA DELLA FIAT

https://www.rainews.it/tgr/piemonte/video/2022/07/watchfolder-tgr-piemonte-web-de-ponte-auto-elettrica-vl-tg1tgp2mxf-5f9b9ee5-2a7f-4d92-81c5-52a913e172bc.html

 

 

Il potere segreto. Perché vogliono distruggere Julian Assange e Wikileaks

 

 FATTI NO BLA BLA BLA  DELLA STAMPA PER CONDIZIONARE LA VITA DELLE PERSONE CHE NON PENSANO PRIMA DI AGIRE

LE NON RISPOSTE DI DRAGHI E CINGOLANI DOCUMENTATE DA REPORT

DRAGHI NO RISP

QUALE E' LA VERITA' SUI MANDANTI DELLA MORTE DI FALCONE E BORSELLINO ?

Era il 23 maggio del 1992 quando Giovanni Falcone guidava la Fiat Croma della sua scorta che lo accompagnava dall’aeroporto di Punta Raisi a Palermo.

Assieme a lui c’erano la moglie Francesca Morvillo, e l’autista Giuseppe Costanza che quel giorno sedeva dietro.

Nel corteo delle auto che accompagnano il magistrato palermitano c’erano anche altre due auto, la Fiat Croma marrone sulla quale viaggiavano gli agenti Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo, e la Fiat Croma azzurra sulla quale erano presenti gli agenti Paolo Capuzza, Gaspare Cervello e Angelo Corbo.

Alle 17:57 circa, secondo la ricostruzione della versione ufficiale, viene azionato da Giovanni Brusca il telecomando della bomba posta sotto il viadotto autostradale nel quale passava il giudice Falcone.

La prima auto, quella degli agenti Montinaro, Schifani e Dicillo viene sbalzata in un campo di ulivi che si trovava vicino alla carreggiata. Muoiono tutti sul colpo.

L’auto di Falcone e di sua moglie Francesca viene investita da una pioggia di detriti e l’impatto tremendo scaglia entrambi contro il parabrezza della macchina.

In quel momento sono ancora vivi, ma le ferite riportate sono molto gravi ed entrambi moriranno nelle ore successive all’ospedale.

L’autista Giuseppe Costanza sopravvive miracolosamente alla strage ed è ancora oggi vivo.

Mai in Italia la mafia era riuscita ad eseguire una operazione così clamorosa e così ben congegnata tale da far pensare ad un coinvolgimento di apparati terroristici e militari che andavano ben oltre le capacità di Cosa Nostra.

Capaci è una strage unica probabilmente anche a livello internazionale. Fu fatta saltare un’autostrada con 200 kg di esplosivo da cava. Appare impossibile pensare che furono soltanto uomini come Giovanni Brusca o piuttosto Totò Riina soprannominato Totò U Curtu potessero realizzare qualcosa del genere.

Impossibile anche che nessuno si sia accorto di come nei giorni precedenti sia stata portata una quantità considerevole di esplosivo sotto l’autostrada senza che nessuno notasse nulla.

È alquanto probabile che gli attentatori abbiano utilizzato dei mezzi pesanti per trasportare il tritolo e il T4 utilizzati per preparare l’ordigno.

Il via vai di mezzi deve essere stato frequente ed è difficile pensare che questo passaggio non sia stato notato da nessuno nelle aree circostanti.

Così come è impossibile che gli attentatori sapessero l’ora esatta in cui Falcone sarebbe sbarcato a Palermo senza avere una qualche fonte dall’interno che li informasse dei movimenti e degli spostamenti del magistrato.

Capaci per tutte le sue caratteristiche quindi è un evento che appare del tutto inattuabile senza il coinvolgimento di elementi infedeli presenti nelle istituzioni che diedero agli attentatori le informazioni necessarie per eseguire la strage.

Senza i primi, è impossibile sapere chi sono i veri mandanti occulti dell’eccidio che è costato la vita a 5 persone e che sconvolse l’Italia.

E per poter comprendere quali siano questi mandanti occulti è necessario guardare a cosa stava lavorando Falcone nelle sue ultime settimane di vita.

Senza posare lo sguardo su questo intervallo temporale, non possiamo comprendere nulla di quello che accadde in quei tragici giorni.

La stampa nostrana sono trent’anni che ci offre una ricostruzione edulcorata e distorta della strage di Capaci.

Ci vengono mostrate a ripetizione le immagini di Giovanni Brusca. Ci è stato detto tutto sulla teoria strampalata che vedrebbe Silvio Berlusconi tra i mandanti occulti dell’attentato, teoria che pare aver trovato una certa fortuna tra gli allievi liberali montanelliani, quali Peter Gomez e Marco Travaglio.

Non ci viene detto nulla però su ciò che stava facendo davvero Giovanni Falcone prima di morire.

L’indagine di Falcone sui fondi neri del PCI

All’epoca dei fatti, Falcone era direttore generale degli affari penali, incarico che aveva ricevuto dall’allora ministro della Giustizia, Claudio Martelli.

Nei mesi prima di Capaci, Falcone riceve una vera e propria richiesta di aiuto da parte di Francesco Cossiga, presidente della Repubblica.

Cossiga chiede a Falcone di fare luce sulla marea di fondi neri che erano piovuti da Mosca dal dopoguerra in poi nelle casse dell’ex partito comunista italiano.

Si parla di somme da capogiro pari a 989 miliardi di lire che sono transitati dalle casse del PCUS, il partito comunista dell’Unione Sovietica, a quelle del PCI.

La politica del PCUS era quella di finanziare e coordinare le attività dei partiti comunisti fratelli per diffondere ed espandere ovunque l’influenza del pensiero marxista e leninista e dell’URSS che si dichiarava custode di quella ideologia.

Questa storia è raccontata dettagliatamente in un avvincente libro intitolato "Il viaggio di Falcone a Mosca" firmato da Francesco Bigazzi e da Valentin Stepankov, il procuratore russo che stava collaborando con Falcone prima di essere ucciso.

Il sistema di finanziamento del PCUS era piuttosto complesso e spesso si rischia di perdersi in un fitto dedalo di passaggi e sottopassaggi nei quali è spesso difficile comprendere dove siano finiti effettivamente i fondi.

I finanziamenti erano erogati dal partito comunista sovietico agli altri suoi satelliti nel mondo e di questo c’è traccia nelle carte esaminate da Stepankov.

Ricevevano fondi il partito comunista francese e persino il partito comunista americano rappresentato da Gus Hall che a Mosca assicurava tutto il suo impegno contro l’imperialismo americano portato avanti da Ronald Reagan.

Il partito comunista italiano era però quello che riceveva la quantità di fondi più ingenti perché questo era il partito comunista più forte d’Occidente ed era necessario nell’ottica di Mosca assicurargli un costante sostegno per tenera aperta la possibilità di spostare l’Italia dall’orbita del patto Atlantico a quella del patto di Varsavia.

Una eventualità che se fosse mai avvenuta avrebbe provocato non solo la probabile fine della stessa NATO ma anche un probabile conflitto tra Washington e Mosca che si contendevano un Paese fondamentale, allora come oggi, per gli equilibri dell’Europa e del mondo.

Ed è in questa ottica che va vista la strategia della tensione ispirata e attuata da ambienti atlantici per impedire che Roma si avvicinasse troppo a Mosca.

Nell’ottica di questa strategia era necessario colpire la popolazione civile attraverso gruppi terroristici, ad esempio le Brigate Rosse, infiltrati da ambienti dell’intelligence americana per eseguire azioni clamorose, su tutte il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro.

Il sangue versato dall’Italia nel dopoguerra per volontà del cosiddetto stato profondo di Washington è stato versato per impedire all’Italia di intraprendere un cammino politico che avrebbe potuto allontanarla troppo dalla sfera di dominio Euro-Atlantica non tanto per approdare in quella sovietica, ma piuttosto, secondo la visione di Moro, nel campo dei Paesi non allineati né con un blocco né con l’altro.

Nel 1992 questo mondo era già crollato e non esisteva più la cosiddetta minaccia sovietica. A Mosca regnava il caos. Una epoca era finita e l’URSS era crollata non per via della sua struttura elefantiaca, come pretende di far credere una certa vulgata atlantista, ma semplicemente perché si era deciso di demolirla dall’interno.

La perestrojka, termine russo che sta per ristrutturazione, di cui l’ex segretario del PCUS, Gorbachev, fu un convinto sostenitore fu ciò che preparò il terreno alla caduta del blocco sovietico.

Gorbachev era ed è un personaggio molto vicino agli ambienti del globalismo che contano e fu uno dei primi sovietici ad essere elogiato e sostenuto dal gruppo Bilderberg che nel 1987 guarda con vivo interesse e ammirazione alla sua apertura al mondo Occidentale.

Al Bilderberg c’è il gotha della società mondiale in ogni sua derivazione politica, economica, finanziaria e ovviamente mediatica senza la quale sarebbe stato impossibile perseguire i piani di questa struttura paragovernativa internazionale.

Uno dei membri di spicco di questo club, David Rockefeller, ringraziò calorosamente alcuni anni dopo gli esponenti della stampa mondiale, soprattutto quella anglosassone, per aver taciuto le attività di questa società segreta che senza il silenzio dei media non sarebbe mai riuscita a portare avanti indisturbata i suoi piani.

Nella visione di questi ambienti, l’URSS, di cui, sia chiaro, non si ha nostalgia, era comunque diventata ingombrante e doveva essere rimossa.

Il segretario del partito comunista, Gorbachev, attraverso le sue “riforme” ebbe un ruolo del tutto fondamentale nell’ambito del raggiungimento di questo obbiettivo.

I signori del Bilderberg avevano deciso che gli anni 90 avrebbero dovuto essere gli anni della globalizzazione e della concentrazione di un potere mai visto nelle mani della NATO che per poter avvenire doveva passare dall’eliminazione del blocco opposto, quello dell’Unione Sovietica.

Il crollo dell’URSS ebbe un impatto devastante sulla società post-sovietica russa. Moltissimi dirigenti, 1746, si tolsero la vita. Un numero di morti per suicidio che non trova probabilmente emuli nella storia politica recente di nessun Paese.

Alcuni suicidi furono piuttosto anomali e si pensò che alcuni influenti notabili di Mosca in realtà siano stati suicidati per non far trapelare le verità scomode che sapevano riguardano ai finanziamenti del partito.

A Mosca era iniziato il grande saccheggio e le svendite di tutto quello che era il patrimonio pubblico dello Stato.

L’URSS era uscita dall’era della proprietà collettivizzata per entrare in quella del neoliberismo più feroce e selvaggio così come avvenne per gli altri Paesi dell’Europa Orientale che furono messi all’asta e comprati da corporation angloamericane.

Il procuratore russo Stepankov voleva far luce sulla enorme quantità di soldi che era uscita dalle casse del partito. Voleva capire dove fosse finito tutto questo denaro e come esso fosse stato speso.

Per fare questo, chiese assistenza all’Italia e il presidente Cossiga girò questa richiesta di aiuto all’allora direttore generale degli affari penali, Giovanni Falcone.

Falcone accettò con entusiasmo e ricevette a Roma nel suo ufficio il procuratore Stepankov per avviare quella collaborazione, inedita dal secondo dopoguerra in poi, tra l’Italia e la neonata federazione russa.

Al loro primo incontro, Falcone e Stepankov si piacciono subito. Entrambi si riconoscono una integrità e una determinazione indispensabili per degli inquirenti determinati a comprendere cosa fosse accaduto con quella enorme quantità di denaro che aveva lasciato Mosca per finire in Italia.

I fondi venivano stanziati in dollari e poi convertiti in lire ma per poter completare questo passaggio era necessaria l’assistenza di un’altra parte, che Falcone riteneva essere la mafia che in questo caso avrebbe agito in stretto contatto con l’ex PCI.

I legami tra PCI e mafia non sono stati nemmeno sfiorati dai media mainstream italiani. La sinistra progressista si è attribuita una sorta di primato morale nella lotta alla mafia quando questa storia e questa indagine rivelano invece una sua profonda contiguità con il fenomeno mafioso.

L’indagine di Falcone rischiava di mandare a monte il piano di Mani Pulite

Giovanni Falcone era determinato a fare luce su questi legami, ma non fece in tempo. Una volta iniziata la sua collaborazione con Stepankov la sua vita fu stroncata brutalmente nella strage di Capaci.

Era in programma un viaggio del magistrato nei primi giorni di giugno a Mosca per continuare la collaborazione con Stepankov.

Il giudice si stava avvicinando ad una verità scabrosa che avrebbe potuto travolgere l’allora PDS che aveva abbandonato la falce e martello del partito comunista due anni prima nella svolta della Bolognina inaugurata da Achille Occhetto.

Il PCI si stava tramutando in una versione del partito democratico liberal progressista molto simile a quella del partito democratico americano.

Il processo di conversione era già iniziato anni prima quando a Washington iniziò a recarsi sempre più spesso Giorgio Napolitano che divenne un interlocutore privilegiato degli ambienti che contano negli Stati Uniti, soprattutto quelli sionisti e atlantisti.

A Washington avevano già deciso probabilmente in quegli anni che doveva essere il nuovo partito post-comunista a trascinare l’Italia nel girone infernale della globalizzazione.

Il 1992 fu molto di più che l’anno della caccia alle streghe giudiziaria. Il 1992 fu una operazione internazionale decisa nei circoli del potere anglo-sionista che aveva deciso di liberarsi di una classe politica che, seppur con tutti i suoi limiti, aveva saputo in diverse occasioni contenere l’atlantismo esasperato e aveva saputo esercitare la sua sovranità come accaduto a Sigonella nel 1984 e come accaduto anche con l’omicidio di Aldo Moro, che pagò con la vita la decisione di voler rendere indipendente l’Italia dall’influenza di questi centri di potere transnazionali.

Il copione era quindi già scritto. Il pool di Mani Pulite agì come un cecchino. Tutti i partiti vennero travolti dalle inchieste giudiziarie e tutti finirono sotto la gogna mediatica della pioggia di avvisi di garanzia che in quel clima da linciaggio popolare equivalevano ad una condanna anticipata.

Il PSI di Craxi fu distrutto così come la DC di Andreotti. Tutti vennero colpiti ma le inchieste lasciarono, “casualmente”, intatto il PDS.

Eppure era abbastanza nota la corruzione delle cosiddette cooperative rosse, così come era nota la corruttela che c’era nel partito comunista italiano che riceveva fondi da una potenza straniera, allora nemica, e poi li riciclava attraverso la probabile assistenza di organizzazioni mafiose.

Questa era l’ipotesi investigativa alla quale stava lavorando Giovanni Falcone e questa era la stessa ipotesi che subito dopo raccolse Paolo Borsellino, suo fraterno amico e magistrato ucciso soltanto 55 giorni dopo a via d’Amelio.

Mai la mafia era giunta a tanto, e non era giunta a tanto perché non era nelle sue possibilità. C’è un unico filo rosso che lega queste due stragi e questo filo rosso porta fuori dai confini nazionali.

Porta direttamente in quei centri di potere che avevano deciso che tutta la ricchezza dell’industria pubblica italiana fosse smantellata per essere portata in dote alla finanza anglosionista.

Questi stessi centri di potere globali avevano deciso anche che dovesse essere il nuovo PDS a proseguire lo smantellamento dell’economia italiana attraverso la sua adesione alla moneta unica.

E fu effettivamente così, salvo la parentesi berlusconiana del 94. Il PDS portò l’Italia sul patibolo dell’euro e di Maastricht e privò della sovranità monetaria il Paese agganciandola alla palla al piede della moneta unica, arma della finanza internazionale.

E fu il turbare di questi equilibri che portò alla prematura morte dei magistrati Falcone e Borsellino. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino avevano messo le mani sui fili dell’alta tensione. Quelli di un potere così forte che fa impallidire la mafia.

I due brillanti giudici sapevano che il fenomeno mafioso non poteva essere compreso se non si guardava al piano superiore, che era quello costituito dalla massoneria e dal potere finanziario.

Cosa Nostra e le altre organizzazioni sono solamente della manovalanza di un potere senza volto molto più potente.

È questa la verità che non viene raccontata agli italiani che ogni anno quando si celebrano queste stragi vengono sommersi da un fiume di retorica o da una scadente cinematografia di regime che mai sfiora la verità su quanto accaduto in quegli anni e mai sfiora il vero potere che eseguì il colpo di Stato del 1992 e che insanguinò l’Italia nello stesso anno.

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino sono due figure che vanno ricordate non solo per il loro eroismo, ma per la loro ferma volontà e determinazione nel fare il loro mestiere, anche se questo voleva dire pagare con la propria vita.

Lo fecero fino in fondo sapendo di sfidare un potere enormemente più forte di loro. Sapevano che in gioco c’erano equilibri internazionali e destini decisi da uomini seduti nei consigli di amministrazione di banche e corporation che erano i veri registi della mafia.

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino vanno ricordati perché sono due eroi italiani che si sono opposti a ciò che il Nuovo Ordine Mondiale aveva deciso per l’Italia e pur di farlo non hanno esitato a sacrificare la loro vita.

Oggi, trent’anni dopo, sembra che stiano per chiudersi i conti con quanto accaduto nel 1992 e l’Italia sembra più vicina all’avvio di una nuova fase della sua storia, una nella quale potrebbe esserci la seria possibilità di avere una sovranità e una indipendenza come non la si è avuta dal 1945 in poi.

 

 

 

Autovelox mobili: la multa non è valida se non sono segnalati
multe autovelox

La Cassazione ha confermato che anche gli autovelox posti sulle pattuglie delle varie forze dell’ordine devono essere adeguatamente segnalati.
Autovelox mobili: la multa non è valida se non sono segnalati

AUTOVELOX MOBILI - Subire una multa per eccesso di velocità non è certamente piacevole, soprattutto perché questo comporta la necessità di dover mettere mano al portafoglio per una spesa imprevista. Ci sono però delle situazioni in cui la sanzione può essere ritenuta non valida e quindi annullata, come indicata da una recente sentenza emessa dalla Corte di Cassazione. Che ha così chiarito i dubbi su cosa può accadere nel caso in cui l’autovelox presente in un tratto di strada non sia opportunamente segnalato: l’obbligo è valido anche per gli autovelox mobili montati sulle auto della polizia.

UNA LUNGA TRAFILA LEGALE - La vicenda trae origine da un’automobilista di Feltre (Belluno) aveva subito sei anni fa una multa per eccesso di velocità dopo essere stato sorpreso a 85 km/h in un tratto di strada in cui il limite era invece di 70 m/h. Una pattuglia della polizia presente sul posto dotata di autovelox Scout Speed aveva provveduto a sanzionarlo. L’uomo era però convinto di avere subito un’ingiustizia e aveva così deciso di fare ricorso. Alla fine, nonostante la trafila sia stata particolarmente lunga, è stato proprio il conducente a vincere fino ad arrivare alla sentenza della Cassazione emessa pochi giorni fa.

LA SENTENZA - Nella quale si legge: "In attuazione del generale obbligo di preventiva e ben visibile segnalazione, contempla la possibilità di installare sulle autovetture dotate del dispositivo Scout Speed messaggi luminosi contenenti l'iscrizione “controllo velocità” o “rilevamento della velocità”, visibili sia frontalmente che da tergo. Molteplici possibilità di impiego e segnalazione sono correlate alle caratteristiche della postazione, fissa o mobile, sicché non può dedursi alcuna interferenza negativa che possa giustificare, avuto riguardo alle caratteristiche tecniche della strumentazione impiegata nella postazione di controllo mobile, l'esonero dall'obbligo della preventiva segnalazione".

 

  

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per non fare diventare l'ITALIA un'hotspot europeo dell'immigrazione in quanto bisogna resistere come italiani nel nostro paese dando agli immigrati un messaggio forte e chiaro : ogni paese puo' svilupparsi basta impegnarsi per farlo con le risorse disponibili e l'intelligenza , che significa adattamento nel superare le difficolta'.

Inventarsi un lavoro invece che fare l'elemosina.

Quanti miracoli ha fatto Maometto rispetto a Gesu' ?

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1) esame d'italiano e storia italiana per gli immigrati

2) lavori socialmente utili

3) pulizia e cucina autonoma

3 gennaio 1917, Suor Lucia nel Terzo segreto di Fatima: Il sangue dei martiri cristiani non smetterà mai di sgorgare per irrigare la terra e far germogliare il seme del Vangelo.  Scrive suor Lucia: “Dopo le due parti che già ho esposto, abbiamo visto al lato sinistro di Nostra Signora un poco più in alto un Angelo con una spada di fuoco nella mano sinistra; scintillando emetteva grandi fiamme che sembrava dovessero incendiare il mondo intero; ma si spegnevano al contatto dello splendore che Nostra Signora emanava dalla sua mano destra verso di lui: l’Angelo indicando la terra con la mano destra, con voce forte disse: Penitenza, Penitenza, Penitenza! E vedemmo in una luce immensa che è Dio: “Qualcosa di simile a come si vedono le persone in uno specchio quando vi passano davanti” un Vescovo vestito di Bianco “abbiamo avuto il presentimento che fosse il Santo Padre”. Vari altri vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose salire una montagna ripida, in cima alla quale c’era una grande croce di tronchi grezzi come se fosse di sughero con la corteccia; il Santo Padre, prima di arrivarvi, attraversò una grande città mezza in rovina e mezzo tremulo con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che incontrava nel suo cammino; giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande croce venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi di arma da fuoco e frecce, e allo stesso modo morirono gli uni dopo gli altri i vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose e varie persone secolari, uomini e donne di varie classi e posizioni. Sotto i due bracci della croce c’erano due Angeli ognuno con un innaffiatoio di cristallo nella mano, nei quali raccoglievano il sangue dei Martiri e con esso irrigavano le anime che si avvicinavano a Dio”. interpretazione del Terzo segreto di Fatima era già stata offerta dalla stessa Suor Lucia in una lettera a Papa Wojtyla del 12 maggio 1982. In essa dice:  «La terza parte del segreto si riferisce alle parole di Nostra Signora: “Se no [si ascolteranno le mie richieste la Russia] spargerà i suoi errori per il mondo, promuovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa. I buoni saranno martirizzati, il Santo Padre avrà molto da soffrire, varie nazioni saranno distrutte” (13-VII-1917). La terza parte del segreto è una rivelazione simbolica, che si riferisce a questa parte del Messaggio, condizionato dal fatto se accettiamo o no ciò che il Messaggio stesso ci chiede: “Se accetteranno le mie richieste, la Russia si convertirà e avranno pace; se no, spargerà i suoi errori per il mondo, etc.”. Dal momento che non abbiamo tenuto conto di questo appello del Messaggio, verifichiamo che esso si è compiuto, la Russia ha invaso il mondo con i suoi errori. E se non constatiamo ancora la consumazione completa del finale di questa profezia, vediamo che vi siamo incamminati a poco a poco a larghi passi. Se non rinunciamo al cammino di peccato, di odio, di vendetta, di ingiustizia violando i diritti della persona umana, di immoralità e di violenza, etc. E non diciamo che è Dio che così ci castiga; al contrario sono gli uomini che da se stessi si preparano il castigo. Dio premurosamente ci avverte e chiama al buon cammino, rispettando la libertà che ci ha dato; perciò gli uomini sono responsabili».

Le storie degli immigrati occupanti che cercano di farsi mantenere insieme alle loro famiglie , non lavoro come gli immigrati italiani all'estero:

1)  Mi trovavo all'opedale per prenotare una visita delicata , mentre stato parlando con l'infermiera, una donna mi disse di sbrigarmi : era di colore.

2) Mi trovavo in C,vittorio ang V.CARLO ALBERTO a Torino, stavo dando dei soldi ad un bianco che suonava una fisarmonica accanto ai suoi pacchi, arriva un nero in bici e me li chiede

3) Ero su un bus turistico e' salito un nero ha spostato la roba che occupava i primi posti e si e' messo lui

4) Ero in un team di startup che doveva fare proposte a TIM usando strumenti della stessa la minoranza mussulmana ha imposto di prima vedere gli strumenti e poi fare le proposte: molto innovativo !

5) FINO A QUANDO I MUSSULMANI NON ACCETTANO LA PARITA' UOMO DONNA , ANCHE SE LO SCRIVE IL CORANO E' SBAGLIATO. E' INACCETTABILE QUESTO PRINCIPIO CHE CI PORTA INDIETRO.

6) perche' lITALIA deve accogliere tutti ? anche gli alberghi possono rifiutare clienti .

7) Immigrazione ed economia sono interconnesse in quanto spostano pil fuori dal paese.

8) Gli extracomunitari ti entrano in casa senza chiedere permesso. Non solo desiderano la roba d altri ma la prendono.
Forse il primo insegnamento sarebbe il rispetto della liberta' altrui.

 

09.01.19

Tutti i nulllafacenti immigrati Boeri dice che ne abbiamo bisogno : per cosa ? per mantenerli ?

04.02.17l

L'ISIS secondo me sta facendo delle prove di attentato con l'obiettivo del Vaticano con un attacco simultaneo da terra con la tecnica dei camion e dal cielo con aerei come a NY l'11.09.11.

Riforma sostenuta da una maggioranza trasversale: «Non razzismo, ma realismo» Case Atc agli immigrati La Regione Piemonte cambia le regole Gli attuali criteri per le assegnazioni penalizzano gli italiani .

Screening pagato dalla Regione e affidato alle Molinette Nel Centro di Settimo esami contro la Tbc “Controlli da marzo” Tra i profughi in arrivo aumentano i casi di scabbia In sei mesi sono state curate un migliaio di persone.

Il Piemonte è la quarta regione italiana per numero di richiedenti asilo. E gli arrivi sono destinati ad aumentare. L’assessora Cerutti: “Un sistema che da emergenza si sta trasformando in strutturale”. Coinvolgere maggiormente i Comuni.In Piemonte ci sono 14.080 migranti e il flusso non accenna ad arrestarsi: nel primo mese del 2017 sono già sbarcati in Italia 9.425 richiedenti asilo, in confronto ai 6030 dello scorso anno e ai 3.813 del 2015. Insomma, serve un piano. A illustrarlo è l’assessora all’Immigrazione della Regione Monica Cerutti, che spiega come la rete di accoglienza in questi anni sia radicalmente cambiata, trasformando il sistema «da emergenziale a strutturale».

La Regione punta su formazione e compensazioni mentre aumentano i riconoscimenti In Piemonte 14 mila migranti Solo 1200 nella rete dei Comuni A Una minoranza inserita in progetti di accoglienza gestiti dagli enti locali umentano i riconoscimenti delle commissioni prefettizie, meno rigide rispetto al passato prossimo: la tendenza si è invertita, le domande accolte sono il 60% rispetto al 40% dei rigetti. Non aumenta, invece, la disponibilità a progetti di accoglienza e di integrazione da parte dei Comuni. Stando ai dati aggiornati forniti dalla Regione, si rileva che rispetto ai 14 mila migranti oggi presenti in Piemonte quelli inseriti nel sistema Sprar - gestito direttamente dai Comuni - non superano i 1.200. Il resto lo troviamo nelle strutture temporanee sotto controllo dalle Prefetture. Per rendere l’idea, nella nostra regione i Comuni sono 1.2016. La trincea dei Comuni Un bilancio che impensierisce la Regione, alle prese con resistenze più o meno velate da parte degli enti locali: il termometro di un malumore, o semplicemente di indifferenza, che impone un lavoro capillare di convincimento. «Di accompagnamento, di compensazione e prima ancora di informazione contro la disinformazione e certe strumentalizzazioni politiche», - ha precisato l’assessora Monica Cerutti riepilogando le azioni previste nel piano per regionale per l’immigrazione. A stretto giro di posta è arrivata la risposta della Lega Nord nella persona del consigliere regionale Alessandro Benvenuto: «Non esistono paure da disinnescare ma necessità da soddisfare sia in termini di sicurezza e controllo del territorio, sia dal punto di vista degli investimenti. Il Piemonte ha di per sé ben poche risorse, che andrebbero utilizzate per creare lavoro e risolvere i problemi che attanagliano i piemontesi, prima di essere adoperate per far fare un salto di qualità all’accoglienza». Progetti di accoglienza Tre i progetti in campo: «Vesta» (ha come obiettivo il miglioramento dei servizi pubblici che si relazionano con i cittadini di Paesi terzi), “Petrarca” (si occupa di realizzare un piano regionale per la formazione civico linguistica), “Piemonte contro le discriminazioni” (percorsi di formazione e di inclusione volti a prevenire le discriminazioni). Inoltre la Regione ha attivato con il Viminale un progetto per favorire lo sviluppo delle economie locali sostenendo politiche pubbliche rivolte ai giovani ivoriani e senegalesi. Più riconoscimenti Come si premetteva, aumentano i riconoscimenti: 297 le domande accolte dalla Commissione di Torino nel periodo ottobre-dicembre 2016 (status di rifugiato, protezione sussidiaria e umanitaria); 210 i rigetti. In tutto i convocati erano mille: gli altri o attendono o non si sono presentati. I tempi della valutazione, invece, restano lunghi: un paio di anni, considerando anche i ricorsi. Sul fronte dell’assistenza sanitaria e della prevenzione, si pensa di replicare nel Centro di Castel D’Annone, in provincia di Asti, lo screening contro la tubercolosi che dal marzo sarà attivato al Centro Fenoglio di Settimo con il concorso di Regione, Croce Rossa e Centro di Radiologia Mobile delle Molinette.

INTANTO :«Non sono ipotizzabili anticipazioni di risorse» per l’asilo che Spina 3 attende dal 2009. La lunga attesa aveva fatto protestare molti residenti e c’era chi già stava perdendo le speranze. Ma in Circoscrizione 4, in risposta a un’interpellanza del consigliere della Lega Carlo Morando, il Comune ha messo nero su bianco che i fondi dei privati per permettere la costruzione dell’asilo non ci sono. Quella di via Verolengo resta una promessa non rispettata. Con la crisi immobiliare, la società Cinque Cerchi ha rinunciato a costruire una parte dei palazzi e gli oneri di urbanizzazione versati, spiegò mesi fa l’ex assessore Lorusso, erano andati per la costruzione del tunnel di corso Mortara. Ad ottobre c’è stata una nuova riunione. L’esito è stata la fumata nera da parte dei privati. «Sarà necessario che la progettazione e la realizzazione dell’opera vengano curate direttamente dalla Città di Torino», scrive il Comune nella sua risposta. Senza specificare come e dove verranno reperiti i fondi necessari, né quando si partirà.

 

Tunisia. Frattini: "Proporremo immigrazione circolare" - Il portale dell ...

www.stranieriinitalia.it/.../tunisia-frattini-qproporremo-immigrazione-circolareq.html

20 gen 2011 - L'immigrazione "circolare" è quella in cui i migranti, dopo un certo periodo di lavoro all'estero, tornano nei loro Paesi d'origine. Un sistema più ...

Tutto è iniziato quando è stato chiuso il bar. I 60 stranieri che erano a bordo del traghetto Tirrenia diretto a Napoli volevano continuare a bere. L’obiettivo era sbronzarsi e far scoppiare il caos sulla nave. Lo hanno fatto ugualmente, trasformando il viaggio in un incubo anche per gli altri 200 passeggeri. In mezzo al mare, nel cuore della notte, è successo di tutto: litigi, urla, botte, un tentativo di assalto al bancone chiuso, molestie ai danni di alcuni viaggiatori e persino un’incursione tra le cuccette. La situazione è tornata alla calma soltanto all’alba, poco prima dell’ormeggio, quando i protagonisti di questa interminabile notte brava hanno visto che sulle banchine del porto di Napoli erano già schierate le pattuglie della polizia. Nella nave Janas partita da Cagliari lunedì sera dalla Sardegna era stato imbarcato un gruppo di nordafricani che nei giorni scorsi aveva ricevuto il decreto di espulsione. Una trentina di persone, alle quali si sono aggiunti anche altri immigrati nordafricani. E così a bordo è scoppiato il caos. Il personale di bordo ha provato a riportare la calma ma la situazione è subito degenerata. Per ore la nave è stata in balia dei sessanta scatenati. All’arrivo a Napoli, il traghetto è stato bloccato dagli agenti della Questura di Napoli che per tutta la giornata sono rimasti a bordo per identificare gli stranieri che hanno scatenato il caos in mezzo al mare e per ricostruire bene l’episodio. «Il viaggio del gruppo è stato effettuato secondo le procedure previste dalla legge, implementate dalle autorità di sicurezza di Cagliari – si limita a spiegare la Tirrenia - La compagnia, come sempre in questi casi, ha destinato ai passeggeri stranieri un’area della nave, a garanzia della sicurezza dei passeggeri, non essendo il gruppo accompagnato  dalle forze di polizia. Contrariamente a quanto avvenuto in passato, il gruppo ha creato problemi a bordo per tensioni al suo interno che poi si sono ripercosse sui passeggeri». A bordo del traghetto gli agenti della questura di Napoli hanno lavorato per quasi 12 ore e hanno acquisito anche le telecamere della videosorveglianza della nave. Nel frattempo sono scoppiate le polemiche. «I protagonisti di questo caos non sono da scambiare con i profughi richiedenti asilo - commenta il segretario del Sap di Cagliari, Luca Agati - La verità è che con gli sbarchi dal Nord Africa, a cui stiamo assistendo anche in questi giorni, arrivano poco di buono, giovani convinti di poter fare cio’ che vogliono una volta ottenuto il foglio di espulsione, che di fatto è un lasciapassare che garantisce loro la libertà di delinquere in Italia. Cosa deve accadere per far comprendere che va trovata una soluzione definitiva alla questione delle espulsioni?»  In ostaggio per ore Per ore la nave è stata in balia dei sessanta scatenati, che hanno trasformato il viaggio in un incubo per gli altri 200 passeggeri  21.02.17

Istituto comprensivo Regio Parco La crisi spegne la musica in classe Le famiglie non pagano la retta da 10 euro al mese: a rischio il progetto lanciato da Abbado, mentre la Regione Piemonte finanzia un progetto per insegnare ai bambini italiani la lingua degli immigrati non viceversa.

 Qui Foggia Gli sfollati di una palazzina crollata nel 1999 vivono in container di appena 24 mq Qui Messina Nei rioni Fondo Fucile e Camaro San Paolo le baracche aumentano di anno in anno Donne e bambini Nei rioni nati dopo il sisma le case sono coperte da tetti precari, spesso di Eternit Qui Lamezia Terme Oltre 400 calabresi di etnia rom vivono ai margini di una discarica a cielo aperto  Qui Brescia Nelle casette di San Polino le decine di famiglie abitano prefabbricati fatiscenti Da Brescia a Foggia, da Lamezia a Messina. Oltre 50 mila italiani vivono in abitazioni di fortuna. Tra amianto, topi e rassegnazione Caterina ha 64 anni e tenacia da vendere. Con gli occhi liquidi guarda il tetto di amianto sopra la sua testa: «Sono stata operata due volte di tumore, è colpa di questo maledetto Eternit». Indossa una vestaglia a righe bianche e blu. «Vivo qui da vent’anni. D’estate si soffoca, d’inverno si gela, piove in casa e l’umidità bagna i vestiti nei cassetti. Il dottore mi ha detto di andare via. Ma dove?». In fondo alla strada abita Concetta, che tra topi e lamiere trova la forza di sorridere: «A ogni campagna elettorale i politici ci promettono case popolari, ma una volta eletti si dimenticano di noi. Sono certa che morirò senza aver realizzato il mio sogno: un balcone dove stendere la biancheria». Antonio invece no, lui non ride. Digrigna i denti rimasti: «Gli altri li ho persi per colpa della rabbia. In due anni qui sono diventato brutto, mi vergogno». Slum, favela, bidonville: Paese che vai, emarginazione che trovi. Un essere umano su sei, nel mondo, vive in una baraccopoli. In Italia sono almeno 53 mila le persone che, secondo l’Istat, abitano nei cosiddetti «alloggi di altro tipo», diversi dalle case. Cantine, roulotte, automobili e soprattutto baracche. Le storie di questi cittadini invisibili (e italianissimi) sono raccontate nel documentario «Baraccopolis» di Sergio Ramazzotti e Andrea Monzani, prodotto da Parallelozero, in onda domenica sera alle 21,15 su Sky Atlantic Hd per il ciclo «Il racconto del reale». Le baraccopoli sono non luoghi popolati da un’umanità sconfitta e spesso rassegnata. Donne, uomini, bambini, anziani. Vittime della crisi economica o di circostanze avverse. Vivono in stamberghe all’interno di moderni ghetti al confine con quella parte di città degna di questo nome. Di là dal muro la civiltà. Da questo lato fango, calcinacci, muffa, immondizia, fogne a cielo aperto. A Messina le abitazioni di fortuna risalgono ad oltre un secolo fa, quando il terremoto del 1908 rase al suolo la città. Qui l’emergenza è diventata quotidianità. Fondo Fucile, Giostra, Camaro San Paolo. Eccoli i rioni del girone infernale dei diseredati. Legambiente ha censito più di 3 mila baracche e altrettante famiglie. I topi, invece, sono ben di più. A Lamezia Terme oltre 400 calabresi di etnia rom vivono ai margini di una discarica. Tra loro c’è Cosimo, che vorrebbe andare via: «Non per me, ma per mio figlio, ha subìto un trapianto di fegato». A Foggia gli sfollati di una palazzina crollata nel 1999 vivono nei container di 24 mq. Andrea abita invece nelle casette di San Polino a Brescia, dove un prefabbricato fatiscente è diventato la sua dimora forzata: «Facevo l’autotrasportatore. Dopo due ictus ho perso patente e lavoro. I miei figli non sanno che abito qui. Non mi è rimasto nulla, nemmeno la dignità». Sognando un balcone «Il mio sogno? È un balcone dove stendere la biancheria», dice la signora Caterina nIl documentario «Baraccopolis» di Sergio Ramazzotti e Andrea Monzani, prodotto da Parallelozero, andrà in onda domani sera alle 21.15 su Sky Atlantic Hd per il ciclo «Il racconto del reale». Su Sky Atlantic Il documentario 3 domande a Sergio Ramazzotti registra e fotografo “Così ho immortalato la vita dentro quelle catapecchie” Chi sono gli abitanti delle baraccopoli? «Sono cittadini italiani, spesso finiti lì per caso. Magari dopo aver perso il lavoro o aver divorziato». Quali sono i tratti comuni? «Chi finisce in una baracca attraversa fasi simili a quelle dei malati di cancro. Prima lo stupore, poi la rabbia, il tentativo di scendere a patti con la realtà, la depressione, infine la rassegnazione». Cosa ci insegnano queste persone? «È destabilizzante raccontare donne e uomini caduti in disgrazia con tanta rapidità. Sono individui come noi. La verità è che può succedere a chiunque». Baraccopolid’Italia

01.03.17

GLI ITALIANI AIUTANO più FACILMENTE GLI EXTRACOMUNITARI RISPETTO AGLI ITALIANI.

 

 

 

SE VUOI SCRIVERTI UN BREVETTO CONSULTA dm.13.01.10 n33

13/01/2010 - Decreto ministeriale del 13 gennaio 2010, n. 33 - Uibm

 

 

 

CORRISPONDENZA sulla Xylella fastidiosa con la UE luglio 2018

XYLELLA\18-07-31-ARES 4037967.pdf

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Mutui, la prova della truffa Via a rimborsi per 16 miliardi

Dopo tre anni ecco la sentenza Ue sull'Euribor truccato da banche estere. Ma si può far causa pure alle italiane

Giuseppe Marino - Sab, 19/11/2016 - 15:52

La Commissione europea, tre anni dopo aver condannato quattro tra le più grandi banche europee per aver truccato il tasso di interesse che incide sui mutui di milioni di cittadini europei, ha finalmente tolto il segreto al testo della sentenza. E quel documento di trenta pagine potrebbe valere, solo per gli italiani che hanno un mutuo sulle spalle, ben 16 miliardi di euro di rimborsi da chiedere alle banche.

La storia parte con la scoperta di un'intesa restrittiva della concorrenza, ovvero un cartello, tra le principali banche europee. Lo scopo, secondo l'Antitrust europeo, era di manipolare a proprio vantaggio il corso dell'Euribor, il tasso di interesse che funge da riferimento per un mercato di prodotti finanziari che vale 400mila miliardi di euro. Tra questi ci sono i mutui di 2,5 milioni di italiani, per un controvalore complessivo stimabile in oltre 200 miliardi. L'Euribor viene calcolato giorno per giorno con un sondaggio telefonico tra 44 grandi banche europee, che comunicano che tasso di interesse applicano in quel momento per i prestiti tra banche. Il risultato del sondaggio viene comunicato all'agenzia Thomson Reuters che poi comunica il valore dell'Euribor agli operatori e al pubblico. L'Antitrust ha scoperto che alcune grandi banche, tra il 2005 e il 2008, si erano messe d'accordo per falsare i valori comunicati e manipolare il valore del tasso secondo la propria convenienza. «Alcune volte, -recita la sentenza che il Giornale ha potuto visionare- certi trader (omissis...) comunicavano e/o ricevevano preferenze per un settaggio a valore costante, basso o alto di certi valori Euribor. Queste preferenze andavano a dipendere dalle proprie posizioni commerciali ed esposizioni»

Il risultato ovviamente si è riflettuto sui mutui degli ignari cittadini di tutta Europa, che però finora avevano le unghie spuntate. Un avvocato di Sassari, Andrea Sorgentone, legato all'associazione Sos Utenti, ha subissato la Commissione di ricorsi per farsi consegnare il testo della sentenza dell'Antitrust che condanna Deutsche Bank, Société Genéralé, Rbs e Barclay's a pagare in totale una multa di oltre un miliardo di euro.

La Ue ha sempre rifiutato adducendo problemi di riservatezza delle banche, ma alla fine l'avvocato ha ottenuto una copia della sentenza, seppur in parte «censurata». E ora il conto potrebbe salire. E non solo per quelle direttamente coinvolte, perché il tasso alterato veniva applicato ai mutui variabili da tutte le banche, anche le italiane, che ora potrebbero dover pagare il conto dei trucchi di tedesche, francesi e inglesi. Sorgentone si dice convinto di poter ottenere i risarcimenti: «Secondo le stime più attendibili -dice- i mutuatari italiani hanno pagato interessi per 30 miliardi, di cui 16 indebitamente. La sentenza europea è vincolante per i giudici italiani. Ora devono solo quantificare gli interessi che vanno restituiti in ogni rapporto mutuo, leasing, apertura di credito a tasso variabile che ha avuto corso dal 1 settembre 2005 al 31 marzo 2009».

27.01.17

 

 

Come creare un meeting su Zoom? In un periodo in cui è richiesto dalla società il distanziamento sociale, la nota app per le videoconferenze diventa uno strumento importante per molte aziende e privati. Se partecipare a un meeting è un processo estremamente semplice, che non richiede neppure la registrazione al servizio, discorso diverso vale per gli utenti che desiderano creare un meeting su Zoom.

Ecco dunque una semplice guida per semplificare la vita a coloro che hanno intenzione di approcciare alla piattaforma senza confondersi le idee.

Come si crea un meeting su Zoom

Dopo aver scaricato e installato Zoom, e aver effettuato la registrazione, si dovrà dunque effettuare l’accesso premendo Sign In (è possibile loggare direttamente con il proprio account Google o Facebook, comunque). A questo punto, bisogna procedere in questo modo:

  • Fare tap su New Meeting (pulsante arancione)
  • Scegliere se avviare il meeting con la fotocamera accesa o spenta, tramite il toggle Video On
  • Premere Start a Meeting

A questo punto è stata creata la videoconferenza, ma affinché venga avviata è necessario invitare i partecipanti. Per proseguire sarà necessario quindi:

  • Fare tap su Participants (nella parte in basso dello schermo)
  • Premere su Invite
  • Scegliere il mezzo attraverso cui inviare il link di partecipazione ai mittenti (tramite e-mail o messaggio, per esempio)

Una volta invitati gli utenti, chi ha creato il meeting avrà la possibilità di fare tap su ognuno di essi per utilizzare diverse funzioni: per esempio si potranno silenziare, piuttosto che chiedergli di attivare la fotocamera, eccetera.

Zoom, anche su dispositivi mobile

Zoom (immagine: Zoom).

Facendo tap sul pulsante Chats (in basso a sinistra dello schermo), inoltre, si potranno inviare messaggi di testo a tutti i partecipanti o solo a uno di essi. Una volta terminata la videoconferenza, la si potrà chiudere facendo tap sulla scritta rossa End in alto a destra: si potrà in ultimo scegliere se lasciare il meeting (Leave Meeting), permettendo agli altri di continuare a interagire, o se scollegare tutti (End Meeting).

 

 

Windows File Recovery recupera i file cancellati per sbaglio

È la prima app di questo tipo realizzata direttamente da Microsoft.

A tutti - beh, a quanti non hanno un backup efficiente - sarà capitato di cancellare per errore un file, non solo mettendolo nel Cestino, ma facendolo sparire apparentemente per sempre.

Recuperare i file cancellati ha tante più possibilità di riuscire quanto meno la zona occupata da quei file è stata sovrascritta, ed è un lavoro per software specializzati.

Fino a oggi, l'unica possibilità per i sistemi Windows era scegliere programmi di terze parti. Ora Microsoft ha rilasciato una piccola utility che si occupa proprio del recupero dei file.

Si chiama Windows File Recovery ed è disponibile gratuitamente sul Microsoft Store.

Si tratta di un programma privo di interfaccia grafica: per adoperarlo bisogna quindi superare la diffidenza per la linea di comando che alberga in molti utenti di Windows.

L'utility ha tre modalità base di funzionamento. Default, suggerita per i drive Ntfs, si rivolge alla Master File Table (MFT) per individuare i segmenti dei file. Segment fa a meno della MFT e si basa invece sul rilevamento dei segmenti (che contengono informazioni come il nome, la data, il tipo di file e via di seguito). Signature, infine, si basa sul tipo di file: non avendo a disposizione altre informazioni, cerca tutti i file di quel tipo (Microsoft consiglia questo sistema per le unità esterne come chiavette Usb e schede SD).

Windows File Recovery è in grado di tentare il recupero da diversi filesystem - quali Ntfs, exFat e ReFS - e per apprendere il suo utilizzo Microsoft ha messo a disposizione una pagina d'aiuto (in inglese) sul sito ufficiale.

Qui sotto, alcune schermate di Windows File Recovery.

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Leggi l'articolo originale su ZEUS News - https://www.zeusnews.it/n.php?c=28141

 

Bloatbox ripulisce Windows 10 dalle app indesiderate

Bastano pochi clic per eliminare tutto il bloatware preinstallato.

Leggi l'articolo originale su ZEUS News - https://www.zeusnews.it/n.php?c=28201

Non si può dire che Windows 10 sia un sistema operativo essenziale: ogni nuova installazione porta con sé, insieme al sistema vero e proprio, tutta una serie di applicazioni che per la maggior parte degli utenti si rivelano inutili, se non fastidiose, senza contare le aggiunte dei singoli produttori di Pc.

Rimuoverle a mano una a una è un compito tedioso, ma esiste una piccola applicazione che facilita l'intera operazione: Bloatbox.

Nata come estensione per Spydish, app utile per gestire le informazioni condivise con Microsoft da Windows 10 e più in generale le impostazioni del sistema che coinvolgono la privacy, è poi diventata un software a sé.

Il motivo è un po' la medesima ragione di vita di Bloatbox: non rendere Spydish troppo "grasso" (bloated), ossia ricco di funzioni che, per quanto utili, vadano a incidere sulla possibilità di avere un'applicazione compatta, efficiente e facile da usare.

Bloatbox si scarica da GitHub sotto forma di archivio .zip da estrarre sul Pc. Una volta compiuta questa operazione non resta altro da fare che cliccare due volte sul file Bloatbox.exe per avviare l'app.

La finestra principale mostra sulla sinistra una colonna in cui è presente la lista di tutte le app installate in Windows, tra cui anche quelle che normalmente non si possono disinstallare - come il Meteo, Microsoft News e via di seguito - e quelle installate dal produttore del computer.

Ciò che occorre fare è selezionare quelle app che si intende rimuovere e, quando si è soddisfatti, premere il pulsante , che le aggiungerà alla colonna di destra, dove si trovano tutte le app condannate alla cancellazione.

A questo punto si può premere il pulsante Uninstall, posto nella parte inferiore della colonna centrale, e il processo di disinstallazione inizierà.

L'ultima versione al momento in cui scriviamo mostra anche, nella colonna di destra di un pratico link per effettuare una "pulizia generale" di una nuova installazione di Windows 10, identificato dalla dicitura Start fresh if your Windows 10 is loaded with bloat....

Cliccandolo, verranno aggiunte all'elenco di eliminazione tutte le app preinstallate e considerate bloatware. Chiaramente l'elenco può essere personalizzato a piacere rimuovendo da esso le app che si intende tenere tramite il pulsante Remove selected.

 

 

 

 

Il sito che installa tutte le app essenziali per Windows 10

Bastano pochi clic per ottenere un Pc perfettamente attrezzato, senza dover scaricare ogni singolo software.

Reinstallare il sistema operativo è solo il primo passo, dopo un incidente al Pc che abbia causato la necessità di ripartire da capo, tra quelli necessari per arrivare a riavere un computer perfettamente configurato e utilizzabile.

A quel punto inizia infatti il processo di configurazione e di installazione di tutte quelle grandi e piccole applicazioni che svolgono i vari compiti ai quali il computer è dedicato. Si tratta di un'operazione che può essere lunga e tediosa e che sarebbe bello poter automatizzare.

Una delle alternative migliori da tempo esistente è Ninite, sito che permette di selezionare le app preferite e si occupa di scaricarle e installarle in autonomia.


Da quando però Microsoft ha lanciato un proprio gestore di pacchetti (Winget) sono spuntate delle alternative che a esso si appoggiano e, dato che funziona da linea di comando, dette alternative si occupano di fornire un'interfaccia grafica.

Una delle più interessanti è Winstall, che semplifica l'installazione delle app dai repository messi a disposizione da Microsoft.

Winstall è una Progressive Web Application (Pwa), ossia un sito da visitare con il proprio browser e che permette di scegliere le app da installare sul computer; in questo senso, dal punto di vista dell'uso è molto simile al già citato Ninite.

Diverso è però il funzionamento: se Ninite scarica i singoli installer dei vari programmi, Winstall si appoggia a Winget, che quindi deve essere preventivamente installato sul Pc.

Inoltre offre una propria funzionalità specifica, che il suo sviluppatore ha battezzato Featured Pack.

Si tratta di gruppi di applicazioni unite da un tema o una funzionalità comune (browser, strumenti di sviluppo, software per i giochi) che si possono selezionare tutte insieme; Winstall si occupa quindi di generare il codice da copiare nel Prompt dei Comandi per avviare l'installazione.

In alternativa si può scaricare un file .bat da eseguire, che si occupa di invocare Winget per portare a termine il compito.

I Featured Pack sono infine personalizzabili: gli utenti sono invitati a creare il proprio e a condividerlo.

Leggi l'articolo originale su ZEUS News - https://www.zeusnews.it/n.php?c=28369

 

 

Cos’è e a cosa serve la pasta madre

La pasta madre è un lievito naturale che permette di preparare un ottimo pane, ma anche pizze e focacce. Conosciuta anche come pasta acida, la pasta madre è un impasto che può essere realizzato in diversi modi. Ad esempio, la pasta madre si può ottenere prelevando un impasto del pane da conservare grazie ai “rinfreschi”, oppure preparando un semplice impasto di acqua e farina da lasciare a contatto con l’aria, così che si arricchisca dei lieviti responsabili dei processi fermentativi che consentono la lievitazione di pane e altri prodotti da forno.

Gli impasti preparati con la pasta madre hanno generalmente bisogno di lievitare per diverse ore, ma il risultato ripaga dell’attesa: pane, pizze e focacce risulteranno infatti più gonfi, più digeribili, conservabili più a lungo e con un sapore decisamente migliore.

La pasta madre, inoltre, accresce il valore nutrizionale del pane e di altri prodotti da forno. Negli impasti preparati con la pasta madre diverse importanti sostanze rimangono intatte e, grazie alla composizione chimica della pasta madre, il nostro organismo riesce ad assimilare meglio i sali minerali presenti nelle farine.

I lieviti della pasta madre, poi, favoriscono la crescita di batteri buoni nell’intestino, favorendo un buon equilibrio del microbiota e migliorando così la digestione. È importante anche notare che il pane preparato con lievito naturale possiede un indice glicemico inferiore rispetto al pane realizzato con altri lieviti. Questo significa che quando i carboidrati presenti nel pane vengono assimilati sotto forma di glucosio, questo si riversa più lentamente nel flusso sanguigno, evitando picchi glicemici.

Oltre a conferire al pane proprietà organolettiche e nutrizionali migliori, la pasta madre presenta altri vantaggi. Grazie ai rinfreschi, si può infatti avere a disposizione questo straordinario lievito naturale a lungo; in più, la pasta madre può essere preparata con vari tipi di farine, anche senza glutine.

La dieta senza glutine è l’unica terapia per le persone celiache e per chi presenta sensibilità verso le proteine del frumento e in altri cereali come orzo e farro. Inoltre, ridurre il consumo di glutine può migliorare alcuni disturbi intestinali ed è consigliato anche a chi vuole seguire un regime alimentare antinfiammatorio.

 

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